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Situazione politica mondiale nel primo dopo guerra

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Title: Situazione politica mondiale nel primo dopo guerra


1
Situazione politica mondiale nel primo dopo guerra
  • Di Luciano Corallo

2
Situazione Politica
3
Regimi totalitari
Germania
Italia
Spagna
Giappone
4
Totalitarismo
  •  Il termine totalitarismo fu coniato negli anni
    Venti. Dapprima applicato al regime fascista,
    venne nel secondo dopoguerra esteso alle forme
    moderne di governo autoritario Unione
    Sovietica staliniana, Germania nazista, Cina di
    Mao. Al di là delle differenze ideologiche, tali
    stati sembravano infatti presentare alcuni tratti
    sostanzialmente identici  v     Culto del capo
    supremo     Base sociale di massa     Protezione
    dello stato in ogni settore della vita civile    
    Ricorso alla repressione poliziesca     Politica
    di aggressiva espansione allestero La teoria del
    totalitarismo è stata oggetto in sede storica di
    diverse critiche, per la sua pretesa di
    analizzare secondo un rigido modello società
    diversissime tra loro essa tuttavia rappresenta
    un importatane tentativo di interpretazione dei
    meccanismi del potere nello Stato contemporaneo.
    Nel brano che segue due studiosi di storia
    sovietica cercano di fissare le principali
    caratteristiche dello Stato totalitario. Le 6
    caratteristiche principali del totalitarismo
    sono 
  • Una ideologia ufficiale, composta da un corpo
    dottrinario ufficiale, esteso a tutti gli aspetti
    vitali dellesistenza umana, al quale tutti
    coloro che vivono nella società devono aderire,
    almeno passivamente questa ideologia è
    decisamente proiettata verso uno atato finale
    perfetto dellumanità
  • Un unico partito di massa diretto per lo più da
    un uomo, il dittatore del quale fa parte una
    percentuale relativamente ristretta della
    popolazione (fino al 10). Questo nucleo è
    composto da uomini e donne, che sostengono
    appassionatamente e incondizionatamente
    lideologia ufficiale e sono pronti ad usare ogni
    mezzo per imporla al resto della popolazione. Un
    simile partito è organizzato in forma gerarchica
    e oligarchica e si intreccia con lorganizzazione
    burocratica del governo
  • Un sistema di controllo terroristico di polizia,
    che sostiene e insieme controlla il partito
    attraverso i suoi dirigenti. Esso è diretto non
    solo contro i nemici riconosciuti del regime,
    ma anche contro strati della popolazione scelti
    arbitrariamente. La polizia segreta utilizza
    sistematicamente la scienza moderna, ed in
    particolare le conoscenze psicologiche.
  • Un pressoché totale controllo esercitato dal
    partito e dai quadri ad esso sottoposti sui mezzi
    di comunicazione di massa, come la stampa, la
    radio, il cinema reso, reso possibile dalla
    tecnologia.
  • Un quasi totale controllo da parte del partito di
    tutte le forze armate anchesso reso possibile
    dallevoluzione della tecnologia.
  • Un controllo ed una direzione centralizzata di
    ogni attività economica attraverso lintegrazione
    burocratica di fattori economici in precedenza
    autonomi.

  •   C.J. FRIEDRICH Z.K.
    BRZESINSKI,Totalitarian Dictatorship Autocracy,
    New York, Praeger, 1966

5
Le democrazie
6
Il caso della Russia
7
Il fascismo
  • Nascita
  • Struttura
  • Il bienni rosso
  • La marcia su Roma
  • La nascita della dittatura
  • La guerra di Etiopia
  • Gli ebrei ed il fascismo
  • Sistema di governo
  • Il governo di coalizione
  • Gerarchie militari

8
Nascita del fascismo

  • Mussolini giovane
  • Lo scoppio della prima guerra mondiale provocò un
    radicale cambiamento di posizioni politiche in
    Benito Mussolini, fino ad allora dirigente
    socialista e, dal 1912, addirittura direttore de
    l'Avanti!. Dopo un'iniziale adesione alla linea
    di neutralismo del partito, Mussolini divenne
    interventista e allora il 20 ottobre del 1914 si
    dimise dalla direzione del giornale. In novembre
    realizzò un suo quotidiano, "Il popolo d'Italia",
    ultranazionalista, radicalmente schierato su
    posizioni interventiste a fianco dell'Intesa.
    Espulso immediatamente dal Psi, qualche anno
    dopo, nel '18, ruppe anche gli ultimi legami
    ideologici con l'originaria matrice socialista,
    in nome di un superamento dei tradizionali
    antagonismi di classe. Finita la guerra, fondò i
    fasci di combattimento a Milano, il 23 marzo del
    1919. Il movimento non ebbe inizialmente
    successo. Tuttavia, man mano che la situazione
    italiana si andava deteriorando e il fascismo si
    caratterizzava come forza organizzata in funzione
    antisocialista e antisindacale, ottenne crescenti
    adesioni e favori da agrari e industriali e
    quindi dai ceti medi.  Divenuto deputato al
    Parlamento con le elezioni del 1921, Mussolini si
    avvicinò maggiormente alla monarchia (mentre il
    suo programma originario era di fedeltà agli
    ideali repubblicani) con il discorso di Udine (20
    settembre 1922). Un mese dopo, organizzò la
    marcia su Roma, che doveva portarlo alla carica
    di presidente del Consiglio (31 ottobre 1922).
  •  

9
Il manifesto dei fasci di combattimento (1919) -
Programma di San Sepolcro Italiani! Ecco il
programma di un movimento genuinamente italiano.
Rivoluzionario perché antidogmatico fortemente
innovatore antipregiudiziaiolo.Per il problema
politico Noi vogliamoa) Suffragio universale
a scrutinio di lista regionale, con
rappresentanza proporzionale, voto ed
eleggibilità per le donne.b) II minimo di età
per gli elettori abbassato ai I 8 anni quello
per i deputati abbassato ai 25 anni.c)
L'abolizione del Senato.d) La convocazione di
una Assemblea Nazionale per la durata di tre
anni, il cui primo compito sia quello di
stabilire la forma di costituzione dello
Stato.e) La formazione di Consigli Nazionali
tecnici del lavoro, dell'industria, dei
trasporti, dell'igiene sociale, delle
comunicazioni, ecc. eletti dalle collettività
professionali o di mestiere, con poteri
legislativi, e diritto di eleggere un Commissario
Generale con poteri di Ministro. Per il problema
socialeNoi vogliamoa) La sollecita
promulgazione di una legge dello Stato che
sancisca per tutti i lavori la giornata legale di
otto ore di lavoro.b) I minimi di paga.c) La
partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori
al funzionamento tecnico dell'industria.d)
L'affidamento alle stesse organizzazioni
proletarie (che ne siano degne moralmente e
tecnicamente) della gestione di industrie o
servizi pubblici.
10
e) La rapida e completa sistemazione dei
ferrovieri e di tutte le industrie dei
trasporti.f) Una necessaria modificazione del
progetto di legge di assicurazione sulla
invalidità e sulla vecchiaia abbassando il limite
di età, proposto attualmente a 65 anni, a 55
anni. Per il problema militare Noi vogliamoa)
L'istituzione di una milizia nazionale con brevi
servizi di istruzione e compito esclusivamente
difensivo.b) La nazionalizzazione di tutte le
fabbriche di armi e di esplosivi.c) Una politica
estera nazionale intesa a valorizzare, nelle
competizioni pacifiche della civiltà, la Nazione
italiana nel mondo.Per il problema finanziario
Noi vogliamoa) Una forte imposta straordinaria
sul capitale a carattere progressivo, che abbia
la forma di vera espropriazione parziale di tutte
le ricchezze.b) II sequestro di tutti i beni
delle congregazioni religiose e l'abolizione di
tutte le mense Vescovili che costituiscono una
enorme passività per la Nazione e un privilegio
di pochi.c) La revisione di tutti i contratti di
forniture di guerra ed il sequestro dell' 85 dei
profitti di guerra.(II popolo d'Italia, 6
giugno 1919)  
11
Il biennio "rosso"(1919-1920)
  • Introduzione
  • Come iniziò il biennio
  • La sconfitta del movimento operaio
  • Gli industriali e le squadre fasciste
  • Conclusioni

Gramsci
12
Introduzione
Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, anche
l'Italia soffrì di gravi difficoltà economiche.
La disoccupazione, la riconversione industriale
da militare a civile, il ritorno dei reduci
furono problemi giganteschi per il nostro paese.
I ceti medi e le classi a reddito fisso furono
particolarmente colpite dalla crisi economica,
anche perché danneggiate più delle altre
dall'inflazione causata dalle enormi spese
militari) e deluse a causa del mancato aumento
degli stipendi. Nel gennaio 1919, i Cattolici
diedero vita al Partito Popolare Italiano, il
primo vero partito di ispirazione cattolica.
Fondatore e ispiratore della nuova formazione fu
Don Luigi Sturzo. Intanto il 23 marzo del 1919
Mussolini fondava i fasci di combattimento, a
Milano.Le elezioni politiche del '19
dimostrarono la voglia di novità del popolo
italiano, facendo registrare il netto declino
dei liberali la crescita del partito popolare
di don Sturzo l'enorme forza del partito
socialista.
13
Il Partito socialista ottenne 156 deputati in
confronto ai 48 del 1913, il Partito popolare ne
ebbe 100 in confronto ai 33 cattolici eletti nel
1913. I liberali persero la maggioranza.
Ottennero infatti poco più di 200 deputati
rispetto agli oltre 300 eletti nel 1913. Nel
periodo successivo, tra il 1919 e il 1920, la
classe operaia esplose con scioperi,
dimostrazioni ed agitazioni a livelli
impressionanti nelle fabbriche italiane, contro
il taglio degli stipendi e le serrate. Tra le
cause di questa ondata di scioperi ci furono la
crisi economica conseguente alla guerra appena
terminata, ma ebbe un ruolo importante anche il
mito della rivoluzione russa e il sogno di fare
come in Russia. Agli scioperi causati dalle
difficoltà economiche e volti a ottenere migliori
condizioni di lavoro e salari più alti, si
aggiunsero manifestazioni di contenuto
dichiaratamente politico.Così i due motivi, le
richieste economiche e la pressione
rivoluzionaria, finirono col mescolarsi e
confondersi. Si diffusero parole dordine come le
fabbriche agli operai e la terra ai contadini.
Nel mezzogiorno gruppi di braccianti tentarono di
occupare le terre incolte. Intanto cresceva il
partito dei nazionalisti e dei reduci della
guerra. La "vittoria mutilata", ovvero il
sentimento di scontentezza per lesito degli
accordi di pace di Versailles (lItalia ottenne
il Trentino, lAlto Adige, la Venezia Giulia,
Trieste e lIstria restarono invece aperte la
questione della città di Fiume e quella della
Dalmazia)  trovò un ottimo portavoce in Gabriele
DAnnunzio. I reduci della Prima Guerra mondiale
videro che il loro ruolo non era valorizzato
dallo Stato.
14
Le preoccupazioni della classe politica liberale
allora dominante erano sostanzialmente due
fermare il revanscismo dei dannunziani e
prevenire in ogni modo la possibilità di una
rivoluzione comunista, del tipo di quella
avvenuta in Russia pochi anni prima. La seconda
preoccupazione era particolarmente sentita anche
dagli industriali e dai possidenti agricoli, che
detenevano gran parte delle ricchezze del paese.
La cronica indecisione dei governanti italiani
fece il resto. LItalia si trovò di fronte ad un
bivio, e scelse la tragica strada del fascismo
credendo portasse lontano, verso un futuro
migliore.  
15
Come iniziò il biennio
La storia del Biennio Rosso iniziò a Torino il
13 settembre 1919 con la pubblicazione sulla
rivista Ordine Nuovo del manifesto Ai commissari
di reparto delle officine Fiat Centro e Brevetti,
nel quale si ufficializzava lesistenza e il
ruolo dei Consigli di fabbrica quali nuclei di
gestione autonoma delle industrie da parte degli
operai. Già tre mesi prima Gramsci e Togliatti
avevano affrontato il problema, sempre sulla
stessa rivista, in un articolo chiamato
Democrazia operaia. Torino, culla
dellindustrializzazione italiana, si prefigurava
così come il centro propulsore del bolscevismo,
in quanto la struttura dei Consigli proposta
dagli ordinovisti ricalcava, seppur con
peculiarità proprie, quella dei Soviet russi. Le
proteste iniziarono nelle fabbriche di meccanica,
per poi continuare nelle ferrovie, trasporti e in
altre industrie, mentre i contadini occupavano le
terre. Le agitazioni si diffusero anche nelle
campagne della pianura padana, innescando duri
scontri fra proprietari e braccianti, con
violenza da una parte e dallaltra, soprattutto
in Emilia e Romagna. Gli scioperanti, però,
fecero molto più che unoccupazione,
sperimentando per la prima volta forme di
autogestione operaia 500.000 scioperanti
lavoravano, producendo per se stessi.
16
Durante questo periodo, l'Unione Sindacale
Italiano (USI) raggiunse quasi un milione di
membri. Il fenomeno si estese rapidamente ad
altre fabbriche del Nord, coinvolse il movimento
anarchico ma venne solo in parte appoggiato dal
P.S.I., che in quel momento era diviso tra
riformisti e massimalisti. Gramsci avvertì
lincapacità dei politici socialisti di fronte a
queste manifestazioni di autogoverno proletario,
e cercò di dare sistemazione, teorica prima, e
pratica poi, al movimento operaio. Nulla potè,
però, contro la reazione degli industriali,
appoggiati dal governo e da questo aiutati con
migliaia di militari in assetto di guerra. Dal 28
marzo 1920 si delinearono i due blocchi, da una
parte gli operai con lo sciopero ad oltranza,
dallaltra i proprietari, che adottarono la
serrata come reazione alle richieste operaie.
Dopo alcuni mesi di trattative sugli aumenti
salariali, sempre respinti dalla Confederazione
Generale dellIndustria, si ritornò
allinasprimento dei contrasti, con loccupazione
armata delle fabbriche da parte degli operai, il
30 agosto del 1920.
Guardie rosse armate all'interno di una fabbrica
occupata (1920)
17
Mentre il Partito Socialista tentava la
trattativa con il governo presieduto da Giolitti,
gli industriali e i latifondisti, più pragmatici,
cominciarono a garantire il loro appoggio
economico alle squadre dei "ras" fascisti. E
così agli scioperi agrari nella Pianura Padana,
allo sciopero generale dei metallurgici in
Piemonte e all'occupazione delle fabbriche in
molte città italiane il fascismo rispose con la
violenza. Squadre fasciste  intervennero per
spezzare gli scioperi aggredendo i partecipanti,
pestando deputati e simpatizzanti socialisti. A
novembre, in occasione dell'insediamento del
nuovo sindaco di Bologna, un socialista di
estrema sinistra, partirono pistolettate e bombe
a mano che provocarono la morte di nove persone
nella piazza, mentre un consigliere nazionalista
venne ucciso in pieno Consiglio comunale. Le
spedizioni punitive estesero il loro raggio
d'azione alla Toscana, al Veneto, alla Lombardia
e all'Umbria. Vennero assaltate le Case del
Popolo, le sedi delle amministrazioni comunali
socialiste e le leghe cattoliche. In Venezia
Giulia giovani squadristi assalirono e
incendiarono le sedi di associazioni e giornali
sloveni. In Alto Adige simili attenzioni vennero
rivolte alla popolazione tedesca, di cui i
fascisti auspicavano una forzata italianizzazione
("dobbiamo estirpare il nido di vipere tedesco",
disse Mussolini). Prefetti, commissari di polizia
e comandanti militari tolleravano e in alcuni
casi agevolavano le "operazioni" della squadre
fasciste contro il 'sovversivismo rosso'. "Sono
dei fuochi d'artificio, che fanno molto rumore ma
si spengono rapidamente", disse Giolitti
minimizzando il problema.  
18
La sconfitta del movimento operaio
Giolitti rifiutò di far intervenire la polizia e
l'esercito nelle fabbriche e aspettò che il
movimento si esaurisse da sé, che terminassero le
scorte di materie prime nei magazzini delle
aziende occupate, che gli stessi operai si
rendessero conto che l'occupazione non portava a
nulla. Nello stesso tempo favorì le trattative
fra gli industriali e sindacati e, praticamente,
obbligò gli industriali a concedere ai lavoratori
i miglioramenti di salario richiesti. Così
allinizio di ottobre del 1920 Giolitti riuscì a
far accettare un compromesso tra le parti
sociali. A tal uopo presentò anche un progetto di
legge per controllo operaio su fabbriche, mai
attuato. Le agitazioni operaie ebbero in
conclusione risultati economici positivi i
lavoratori ottennero miglioramenti nel salario e
nelle condizioni di lavoro la durata massima
della giornata lavorativa passò da 10-11 ore a 8
ore. Ebbero tuttavia anche degli effetti politici
negativi, perché spaventarono fortemente la
borghesia non solo i grandi proprietari di
industrie o di terre ma, ancora di più, il ceto
medio, i piccoli borghesi che cominciavano a
costituire una classe sociale decisamente
numerosa. Il timore di una possibile rivoluzione
li avrebbe presto spinti ad appoggiare il
fascismo di Benito Mussolini. Così come fece la
classe politica liberale. Fu lo stesso Giolitti a
favorire l'ascesa del fascismo quando, in
occasione delle elezioni del maggio 1921,
cercando di assorbire i fascisti nella normale
prassi parlamentare, li inserì nei Blocchi
nazionali da opporre ai partiti di massa
(popolare, socialista, comunista) ne furono
eletti 35, con alla testa Mussilini.  
19
Gli industriali e le squadre fasciste
La violenza fascista continuò anche dopo il
biennio rosso, anzi si intensificò. Nella sola
pianura padana, nei primi sei mesi del 1921, gli
attacchi operati dalle squadre fasciste furono
726. Gli obiettivi di questa violenza mostrano
chiaramente che le squadre fasciste volevano
colpire e da quali interessi erano sostenute 59
case del popolo, 119 camere del lavoro, 107
cooperative, 83 leghe contadine, 141 sezioni
socialiste, 100 circoli culturali, 28 sindacati
operai, 53 circoli ricreativi operai. Gli organi
dello Stato che avrebbero dovuto mantenere
l'ordine, non intervennero per reprimere le
illegalità. In alcuni casi, le forze di polizia
si affiancarono alle squadre fasciste. Comunisti
e anarchici reagirono con la creazione delle
squadre degli Arditi del Popolo (epica fu, ad
esempio, la difesa di Parma, assalita da migliaia
di fascisti nell'agosto del 1922).  
20
Conclusioni
Il Biennio Rosso rappresentò quindi lincubatrice
di due tendenze opposte, entrambe nate da una
scissione del partito socialista il
rivoluzionarismo di stampo bolscevico, che poi si
concretizzerà nella fondazione, avvenuta nel
gennaio del 1921, al Congresso di Livorno, del
P.C.I., un soggetto politico destinato a lasciare
unindelebile impronta nella vita italiana, e
contemporaneamente il fascismo reazionario e
violento, altrettanto determinante per la storia
dItalia nel XX secolo.
21
Struttura del partito fascista
  •  
  • Lordinamento nazionale
  • Il Partito Nazionale Fascista è costituito, su
    base nazionale, da due organi centrali
  • Il Direttorio nazionale e il Consiglio Nazionale
  • IL DIRETTORIO NAZIONALE
  • Presieduto dal Segretario del Partito e
    costituito da tre vice Segretari, un Segretario
    amministrativo e da otto componenti, nominati e
    revocati dal Duce, su proposta del Segretario del
    P.N.F.
  • IL CONSIGLIO NAZIONALE
  • Presieduto dal Segretario del Partito, è
    costituito dal Direttorio Nazionale, dagli
    Ispettori del P.N.F., dai Segretari federali.
  •  
  • Lordinamento sul territorio
  • Il Partito Nazionale Fascista è costituito dai
    Fasci di combattimento, i quali sono inquadrati
    in Federazioni di Fasci di combattimento nelle
    Province del Regno, nei Governi dellImpero,
    nelle Province della Libia e nel possedimento
    delle Isole Egee.
  • A capo di ciascuna Federazione di Fasci di
    combattimento è un Segretario federale.

22
LE FEDERAZIONI Il Segretario Federale, nominato
direttamente dal Duce su proposta del Segretario
del P.N.F., attua le direttive ed eseguisce gli
ordini del Segretario del P.N.F., promuove e
controlla lattività dei Fasci di combattimento e
delle Associazioni dipendenti dal Partito,
controlla le organizzazioni del Regime e il
conferimento ai Fascisti delle cariche e degli
incarichi nellambito della provincia. Mantiene
inoltre i collegamenti con gli organi periferici
dello Stato e con i rappresentanti provinciali
degli Enti pubblici, è Comandante federale della
G.I.L., Segretario del Fascio di combattimento
del capoluogo, Presidente del Dopolavoro
provinciale e del Comitato provinciale dellEnte
radio rurale fa parte del Comitato di presidenza
del Consiglio provinciale delle Corporazioni e
del Comitato dellOpera universitaria nelle città
sedi di università. Convoca e presiede il
Direttorio federale, i rapporti dei gerarchi
della provincia, dei Fascisti e degli iscritti
alle Associazioni dipendenti dal P.N.F. nella
provincia, dirige i corsi di preparazione
politica per i giovani, propone al Segretario del
P.N.F. la nomina e la revoca dei componenti il
Direttorio federale fra i quali designa il vice
Segretario federale e il Segretario federale
amministrativo, dei gerarchi provinciali delle
organizzazioni del P.N.F. e delle Associazioni
dipendenti.Nomina e revoca gli Ispettori
federali, i Segretari politici dei Fasci di
combattimento della provincia e i componenti dei
relativi direttori, i Fiduciari dei Gruppi
rionali fascisti e i componenti delle relative
Consulte, i Capi settore e i Capi nucleo, ha
facoltà di sciogliere i Direttori e le Consulte e
di procedere alla nomina di commissari incaricati
di reggere in via temporanea i Fasci di
combattimento e i Gruppi rionali fascisti,
promuove e regola lattività sportiva delle
organizzazioni competenti in relazione alle
direttive segnate dal C.O.N.I.,
23
rappresenta il P.N.F. nella provincia a tutti gli
effetti e sono perciò a lui subordinati i
gerarchi provinciali delle Associazioni e degli
Enti che dal Partito dipendono. In ogni
Federazione dei Fasci di combattimento è
costituito il Direttorio della Federazione, che
esegue funzioni consultive ed esecutive sulle
direttive del Segretario federale. Componenti il
Direttorio Federale sono v     Il vice
Segretario federale v     Il Segretario federale
amministrativo v     Il Segretario del Gruppo
dei Fascisti universitari v     Il vice
Comandante federale della G.I.L. per i Giovani
Fascisti v     Il vice Comandante federale della
G.I.L. per gli Avanguardisti e i Balilla.   IL
FASCIO DI COMBATTIMENTO Il Fascio di
combattimento è retto dal Segretario politico,
assistito da un direttorio. Il Segretario
politico del Fascio di combattimento attua le
direttive ed esegue gli ordini del Segretario
federale, promuove e controlla lattività delle
Associazioni del Partito e del regime e il
conferimento ai Fascisti di cariche ed incarichi
nellambito del proprio territorio, mantiene il
collegamento con gli organi statali e con gli
Enti pubblici locali, propone al Segretario
federale la nomina e la revoca dei componenti il
Direttorio del Fascio di combattimento fra i
quali designa il vice Segretario e il Segretario
amministrativo, dei Fiduciari dei Gruppi rionali
fascisti, dei componenti le relative Consulte,
dei Capi settore e dei Capi nucleo, convoca e
presiede il Direttorio del Fascio di
combattimento e i rapporti dei Fascisti,
24
propone al Segretario federale listituzione dei
Gruppi rionali fascisti e ha facoltà di
costituire e sciogliere settori e nuclei, designa
i suoi rappresentanti presso il Comitato
dellEnte comunale di assistenza. v     Il
Direttorio del Fascio di combattimento è
costituito da v     Il vice Segretario
politico v     Il Segretario amministrativo v    
Il Vice comandante locale della G.I.L. (ove sia
nominato) v     I Comandanti dei Giovani Fascisti
e degli Avanguardisti e Balilla Il Direttorio del
Fascio di combattimento dei capoluoghi di
provincia è costituito da un vice Segretario
politico e da sette membri.   I GRUPPI RIONALI
FASCISTI I Gruppi rionali fascisti sono sezioni
del Fascio di combattimento nei centri con
popolazione numerosa.l Gruppo rionale fascista è
retto dal Fiduciario, alla dipendenza del
Segretario del Fascio di combattimento.Il
Fiduciario del Gruppo rionale fascista è
assistito da una Consulta di cinque membri, attua
le direttive ed esegue gli ordini del Segretario
del Fascio di combattimento al quale Segretario
designa un vice Fiduciario e un consultore
amministrativo, scelti fra i componenti della
Consulta del Gruppo. La Consulta del Gruppo è
costituita dal vice Fiduciario, dal consultore
amministrativo e da quattro componenti, essa
esercita funzioni consultive ed esecutive sulle
direttive del Fiduciario. Il Gruppo rionale
fascista è diviso in settori, i settori in
nuclei.
25
  • Per gli iscritti al Partito vi erano previste
    alcune cariche onorifiche che erano ratificate
    dopo un attento esame da parte di apposite
    commissioni in seno alle Federazioni dei Fasci o
    alla Segreteria nazionale.Sostanzialmente le
    onorificenze attribuite ai Fascisti erano tre
    Sanselpocristi, Squadristi e Fascio Littorio.
  •  

Cariche Onorifiche
26
SANSEPOLCRISTI I Sansepolcristi avevano, come segno distintivo sull'uniforme del Partito, uno scudetto ricamato in oro su panno nero. Lo scudetti, di dimensioni 7x5,5 cm., era portato all'avambraccio sinistro.  
SQUADRISTI Spetta la qualifica di squadrista al fascista che, per essere stato iscritto nei Fasci italiani di Combattimento e nel Partito Nazionale Fascista prima della Marcia su Roma e per aver fatto parte delle Squadre dAzione nel periodo 23 marzo 1919 28 ottobre 1922, ne abbia ottenuto il riconoscimento.  
COMPOSIZIONE GRADI I gradi allinterno del
partito, sono stati modificati per tre volte,
fino al 1945. COMPOSIZIONE GRADI DAL 1931 AL
1934 I gradi venivano portati nel centro della
giubba, erano costituiti da stellette ricamate a
una due o tre stelle in base alla carica
rivestita nel Partito, con fondo
nero. COMPOSIZIONE GRADI DAL 1934 AL
1938 Il Distintivo di grado, è sostituito in
uno a forma di scudetto, con controspalline nere
27
.
SEGRETARIO   DEL P.N.F. MINISTRO, SOTTOSEGRETARIO DIRETTORIO NAZIONALE ISPETTORE CONTROSPALLINE
COMPOSIZIONE GRADI DAL 1938 AL 1943 I distintivi
di grado rimangono a forma di scudetto ma viene
aggiunta, anche l'aquila sul berretto, dal
cordone portato sulla spalla e dalle
controspalline che cambiano totalmente.
 
SEGRETARIO   DEL P.N.F. MINISTRO, SOTTOSEGRETARIO DIRETTORIO NAZIONALE ISPETTORE FREGIO BERRETTO CONTROSPALLINE
28
La conquista del potere la marcia su Roma (28
ottobre 1922)
La possibilità di conquistare il potere con la
forza fu prospettata per la prima volta da Benito
Mussolini il 29 settembre 1922, in una seduta
segreta a Firenze della direzione fascista. La
decisione di passare allazione si ebbe il 16
ottobre 1922, nella riunione a Milano del gruppo
dirigente fascista, nel corso della quale venne
anche costituito il quadrumvirato che avrebbe
diretto l'insurrezione, formato da De Vecchi, De
Bono, Balbo e Bianchi. Pochi giorni dopo, il 24
ottobre, al Congresso fascista di Napoli, arrivò
il proclama ufficiale di Mussolini "O ci daranno
il governo o lo prenderemo calando a Roma".
29
Secondo i piani, il quadrunvirato, insediato a
Perugia, avrebbe assunto nella notte tra il 26 e
il 27 i pieni poteri e nei due giorni successivi
sarebbe seguita la mobilitazione delle squadre
fasciste che avrebbero occupato i punti chiave
dell'Italia centrale. Le bande destinate a
marciare sulla capitale (26.000 uomini) furono
inquadrate in quattro colonne (una di riserva e
tre concentrate a Santa Marinella, Monterotondo e
Tivoli) e cominciarono a muovere verso Roma il
27. Mussolini rimase a Milano in attesa degli
sviluppi della situazione a livello
governativo. In grande ritardo, dopo la
mezzanotte tra il 27 e il 28 ottobre 1922, il
presidente del consiglio Luigi Facta, richiamato
il re da San Rossore (Pisa) a Roma, convocò il
Consiglio dei ministri per predisporre il decreto
di stato dassedio, che dava pieni poteri al
governo per disperdere i fascisti con l'esercito.
Il generale Pugliese, capo del territorio di
Roma, predispose, con i suoi 28.000 uomini, la
difesa della capitale. La mattina del 28  le
bande fasciste vennero temporaneamente fermate a
Civitavecchia, Orte, Avezzano e Segni. Vittorio
Emanuele III, che alle due del mattino aveva
espresso il suo accordo con la decisione del
governo, quando di prima mattina ricevette Facta
con il decreto (che era già stato affisso nelle
strade della capitale), anche perché influenzato
dal parere negativo di Salandra e di Giolitti, si
rifiutò di firmarlo. Caduto Facta, il re propose
a Mussolini un ministero con Salandra, ma il duce
rifiutò sostenendo la richiesta di un governo
interamente fascista. Il 29 ottobre Vittorio
Emanuele cedette e chiese formalmente a Mussolini
di formare il nuovo esecutivo.
30
Quando i fascisti entrarono a Roma, era già tutto
deciso. Nonostante la successiva mitizzazione
della "marcia", essa fu essenzialmente una
parata le squadre fasciste, infatti, giunsero
nella capitale 24 ore dopo che Mussolini aveva
già ricevuto lincarico di formare il nuovo
governo. Lo stesso duce arrivò a Roma in
vagone-letto da Milano la mattina del 30 ottobre
e la sera salì al Quirinale per sottoporre al re
la lista dei suoi ministri. La marcia su Roma e
la conquista del potere da parte di Mussolini
rappresentarono il momento culminante di un
periodo di scioperi (il cosiddetto biennio rosso,
1919-20), violenza e illegalità diffusa cui le
istituzioni dello Stato liberale governi deboli
e incapaci di durare a lungo - non erano riuscite
a porre rimedio, e che aveva visto gli squadristi
fascisti protagonisti, in contrapposizione ai
socialisti, ai sindacati e alle leghe
contadine. Vissuto in forma minoritaria e
marginale fino allinizio del 1921, il fascismo
si inserì nel vuoto di potere e nella crisi dello
Stato liberale mediante la violenza e le
spedizioni punitive delle "squadre dazione"
spesso tollerate dalle autorità locali e in
alcuni casi perfino appoggiate da esercito e
polizia contro Case del Popolo, sezioni
socialiste e amministrazioni comunali rosse. Con
le parole dordine del nazionalismo e
dellanti-socialismo, il movimento di Benito
Mussolini raccolse in breve tempo il largo
consenso sia di ex-combattenti, agrari a media
borghesia urbana, sia dei centri di potere degli
industriali e dellalta borghesia (di qui la tesi
secondo la quale lavvento del fascismo avrebbe
avuto la funzione di impedire la presa del potere
da parte dei socialisti in Italia, accreditata
anche dal fatto che le forze conservatrici
europee inizialmente guardano con un certo favore
allascesa di Mussolini).
31
Quando Mussolini andò al potere, buona parte
della classe politica liberale era convinta che
sarebbe durato poco. Lo stesso Giolitti, del
resto, inserendo i fascisti nei Blocchi Nazionali
lalleanza elettorale per il rinnovo del
Parlamento del maggio 1921 - si era illuso di
poterne sfruttare la forza contro lesuberanza
della classe operaia, per poi far rientrare gli
squadristi nella legalità. Il fascismo invece si
stava rapidamente costituendo come una vera e
propria struttura statuale alternativa e quindi
in grado di sostituirsi al modello liberale in
decomposizione.
32
La nascita della dittatura(1922-1926)
Il primo governo Mussolini, al quale partecipano
anche ministri liberali, ottiene il voto di
fiducia di un ampio fronte parlamentare che va
dalla maggioranza dei liberali al partito
popolare (306 voti favorevoli e 116 contrari).
Utilizzando i poteri costituzionali, tra il 1922
e il 1925, Mussolini svolge un sistematico
processo di fascistizzazione dello Stato, delle
sue strutture e del suo ordinamento, gettando le
basi della dittatura rafforzamento del potere
esecutivo, indebolimento delle prerogative del
Parlamento, integrazione delle strutture militari
e politiche fasciste nellapparato statale,
riduzione del pluralismo politico per imporre il
partito unico, eliminazione delle libertà
costituzionali come quelle di stampa, di
associazione e di sciopero. Nel 1922 nasce il
Gran Consiglio del fascismo e lanno seguente lo
squadrismo viene istituzionalizzato nella Milizia
volontaria per la sicurezza nazionale, con il
doppio scopo da parte di Mussolini di potersene
servire contro i nemici politici ed esercitare un
controllo diretto sul braccio armato del suo
stesso movimento. Sempre nel 1923, viene
approvata una nuova legge elettorale, la legge
Acerbo, che elimina di fatto il sistema
proporzionale fissando un premio di maggioranza
pari ai 2/3 dei seggi per la lista che ottiene
più del 25.
33
Le elezioni dellaprile 1924 si svolgono in un
clima di terrore e di violenza. Le opposizioni
sono disunite e non riescono ad offrire una
alternativa valida al "listone" fascista - cui
aderiscono anche la maggior parte dei liberali,
escluso Giolitti - che conquista 403 seggi contro
i 106 delle opposizioni. Poco dopo però il
fascismo si trova a dover affrontare una
gravissima crisi. In seguito al rapimento e
alluccisione del deputato socialista Giacomo
Matteotti, che allapertura della nuova Camera
aveva denunciato le illegalità e le violenze
della campagna elettorale, nel paese si diffonde
una ondata di proteste e indignazione. Le forze
dopposizione, dai liberali di Amendola, ai
socialisti, ai comunisti, abbandonano il
Parlamento e si ritirano su quello che Filippo
Turati definisce "lAventino delle coscienze".
Restano però le differenze interne più prudenti
i liberali e i socialisti, mentre i comunisti
pensano ad un vero e proprio Parlamento
alternativo e il progetto di convincere il re a
liquidare Musolini e indire nuove elezioni
ripristinando la proporzionale fallisce. Il 3
gennaio 1924 Mussolini pronuncia il seguente
discorso alla Camera "Dichiaro qui, al cospetto
di questa assemblea ed al cospetto di tutto il
popolo italiano, che io assumo, io solo, la
responsabilità politica, morale, storica di tutto
quanto è avvenuto". Nei giorni seguenti vengono
imbavagliati i giornali di opposizione, chiusi 35
circoli politici, sciolte 25 organizzazioni
definite "sovversive", serrati 150 esercizi
pubblici, arrestati 111 oppositori ed eseguite
655 perquisizioni domiciliari.
34
Intanto la violenza contro gli oppositori si
scatenava ancora una volta in modo selvaggio
Amendola, principale capo dellopposizione dopo
la morte di Matteotti, fù nuovamente aggredito,
il 20 luglio 1925, da una squadra guidata da
Carlo Scorza, futuro segretario del partito
fascista, e morì nellaprile successivo in
Francia la famiglia Rosselli subì tre "azioni
punitive" Filippo Turati e Gaetano Salvemini
furono forzati a seguire in esilio Sturzo e
Nitti.Il 4 ottobre 1925 si ripeté a Firenze una
strage di antifascisti come quella del 18
dicembre 1922 a Torino (la "notte di San
Bartolomeo"). Anche alla Camera dei deputati, del
resto chiusa per lunghi periodi agli oppositori,
i fascisti, non permettevano praticamente più di
prendere la parola. Mussolini si esprimeva contro
"il parlamentarismo parolaio", che, diceva, gli
faceva solo perdere tempo. Pochi mesi dopo
vengono varate le "leggi fascistissime".
Approfittando dellattentato progettato dal
deputato Tito Zaniboni, denunciato in anticipo da
una spia (4 novembre 1925), Mussolini fece
occupare le logge massoniche, sciolse il Partito
Socialista Unitario e ne soppresse lorgano La
Giustizia, simpadronì del Corriere della Sera e
della Stampa, sciolse centinaia di associazioni,
decretò il licenziamento di migliaia di impiegati
statali, tolse la cittadinanza agli esuli
politici, modificò o Statuto stabilendo che al
capo del governo, nominato dal re e non più
soggetto alla fiducia parlamentare, venivano
attribuiti poteri speciali tra cui la nomina a
sua discrezione dei ministri e la decisione sugli
argomenti in discussione in Parlamento.
Allinizio del 1926 vengono abolite le
amministrazioni locali di nomina elettiva e il
sindaco viene sostituito dal podestà di nomina
governativa.
35
E non era finita. In seguito a un altro attentato
assai misterioso, che venne attribuito al
giovinetto Anteo Zamboni, linciato sul posto a
Bologna il 31 ottobre 1926, Mussolini sciolse
tutti i partiti a eccezione, naturalmente, di
quello fascista , soppresse i giornali
antifascisti, istituì la pena del confino,
introdusse la pena di morte, creò la polizia
segreta (OVRA) e il Tribunale Speciale per la
Difesa dello Stato, col compito di reprimere i
reati politici, cioè gli oppositori del fascismo,
proclamò la decadenza di 120 deputati
dopposizione accusati di aver disertato i lavori
parlamentari, compresi però i comunisti che a
Montecitorio erano rientrati tentando di far
sentire la loro voce di opposizione. Tutti questi
provvedimenti, che tra laltro aumentavano i
poteri dellesecutivo sul legislativo, passarono
in novembre alla Camera e al Senato senza che
fosse consentita la minima discussione. Durissime
condanne furono comminate agli oppositori (da 20
a 23 anni di carcere a Gramsci, Terracini,
Scoccimarro, ma furono centinaia gli antifascisti
che riempirono le carceri). Le investigazioni e
la repressione furono attuate soprattutto dagli
uffici speciali di polizia che costituirono
lOVRA, la cui sigla, sempre rimasta misteriosa,
fu inventata personalmente da Mussolini. Col
novembre 1926 si può dire che si abbia in Italia
la fine di ogni vita politica e linizio del
"regime". Comincia la "fascistizzazione" di tutte
le istituzioni e di tutti i settori dellattività
nazionale stampa, scuola, magistratura,
diplomazia, esercito, organizzazioni giovanili e
professionali. La soppressione di libere elezioni
completa lopera. Il regime parlamentare, a
questo punto, non esiste più, sostituito da un
regime autoritario a partito unico, incentrato
sullautorità del capo del governo e basato sul
terrore poliziesco.
36
La guerra di Etiopia (1935-36)
37
La politica coloniale dell'Italia riprese slancio
negli anni Venti, trovando una sua coerente
giustificazione nell'ideologia fascista. Subito
dopo l'avvento di Mussolini, la presenza italiana
in Libia fu consolidata fu ampliata
l'occupazione della Tripolitania settentrionale
(1923-1925) e della Tripolitania meridionale,
mentre una dura repressione fu avviata in
Cirenaica, guidata con successo dal generale
Graziani. Tra il 1923 ed il 1928 fu inoltre
completata la conquista della Somalia, fino a
quel momento limitata alla parte centrale del
Paese. In Etiopia, invece, il fascismo non
ritenne, in questa prima fase, di modificare la
situazione. Anzi, nel 1928 Italia ed Etiopia
stipularono un patto di amicizia ed una
convenzione stradale. La decisione di
intraprendere una campagna militare in Etiopia
iniziò a maturare a partire dal 1930. Il
pretesto per l'avvio delle operazioni militari, i
cui piani erano stati preparati già da tempo, fu
offerto il 5 dicembre 1934 da un incidente presso
la località di Ual-Ual, lungo la frontiera
somala. L'imperatore d'Etiopia, Hailè Selassiè,
preoccupato dai progetti italiani, si rivolse
alla Società delle Nazioni, di cui il suo Paese
era membro dal 1923. Ma Inghilterra e Francia,
che non volevano alienarsi l'appoggio di
Mussolini nel nuovo scenario politico d'Europa,
impedirono di fatto che l'azione italiana fosse
ostacolata. Solo in un secondo tempo, quando
l'opinione pubblica internazionale iniziò a
mobilitarsi contro la violenta aggressione
dell'Italia, la Società delle Nazioni approvò una
serie di sanzioni economiche contro l'Italia
(ottobre 1935).
38
Il 2 ottobre 1935, in un famoso discorso
pubblicato il giorno successivo su tutti i
giornali italiani, Mussolini annunciò l'inizio di
una guerra provocata senza alcuna causa
plausibile, rispolverando come giustificazione la
bruciante sconfitta subita dall'Italia alla fine
del secolo precedente Con l'Etiopia abbiamo
pazientato quaranta anni! Ora basta! L'esito
della guerra era facilmente immaginabile
considerato l'enorme dispiegamento di mezzi
disposto dall'Italia. Il 3 ottobre le truppe
italiane invasero l'Etiopia dall'Eritrea,
occupando in breve tempo Adua, Axum, Adigrat,
Macallè. A metà novembre la direzione delle
operazioni fu affidata al generale Pietro
Badoglio, che, dopo aver affrontato la
controffensiva etiopica, entrò ad Addis Abeba il
5 maggio 1936. Il 9 maggio 1936 Mussolini poté
proclamare la costituzione dell'Impero italiano
di Etiopia, attribuendone la corona al Re
d'Italia Vittorio Emanuele III.
39
Ebrei e fascismo, storia della persecuzione
All'inizio del Novecento le comunità israelitiche
sono quasi del tutto integrate in Italia, e
lantisemitismo è limitato a frange minoritarie
del mondo cattolico e ad alcune riviste, come La
Civiltà Cattolica dei gesuiti. Alcuni esponenti
delle comunità ricoprono cariche importanti nella
politica e nellesercito nel 1902, fra i 350
senatori nominati dal re, figurano 6 senatori
ebrei (nel 1920 diventeranno addirittura 19) nel
1906 il barone Sidney Sonnino, ebreo convertito
al protestantesimo, è nominato presidente del
Consiglio, dopo essere stato ministro delle
Finanze e degli Esteri nel 1910 un altro ebreo,
Luigi Luzzati, questa volta non convertito,
ricopre la carica di primo ministro, dopo essere
stato anchegli ministro delle Finanze. Il
sociologo Leopoldo Franchetti è senatore
conservatore per molti anni, prima di suicidarsi
dopo la sconfitta italiana di Caporetto.
Salvatore Barzilai, giornalista irredentista di
Trieste, è eletto deputato per otto mandati e,
dopo la Grande Guerra, fa parte della delegazione
italiana alla conferenza per la pace a
Versailles. Ernesto Nathan, ebreo e massone, è
sindaco di Roma dal 1907 al 1913. Giuseppe
Ottolenghi, primo ebreo a rivestire il grado di
generale nel 1888, diventa istruttore del futuro
Vittorio Emanuele III e nel 1902 viene nominato
senatore e ministro della Guerra. E
significativo anche il contributo ebraico al
primo conflitto mondiale lItalia ha 50 generali
ebrei uno di questi, Emanuele Pugliese, sarà il
più decorato dellesercito un altro, il generale
Roberto Segre, idea le difese sul Piave.
40
Lavvento del fascismo non mette in crisi
lintegrazione degli ebrei in Italia. Nella
famosa riunione in piazza San Sepolcro a Milano
(23 marzo1919), fra i 119 fondatori del fascismo
ci sono anche cinque ebrei, ed è uno di loro
(Cesare Goldman) a procurare la sala
all'associazione industriali dove Mussolini tiene
a battesimo il movimento. Tra i "martiri
fascisti" che muoiono negli scontri con i
socialisti fra il 1919 e il 1922, figurano tre
ebrei Duilio Sinigaglia, Gino Bolaffi e Bruno
Mondolfo. Più di 230 ebrei partecipano alla
marcia su Roma nellottobre del 1922 e risulta
che a quella data gli iscritti al partito
fascista o a quello nazionalista (che poi nel
1923 si fondono) siano ben 746. A Fiume con
D'Annunzio ci sono ebrei, fra cui Aldo Finzi che
diviene poi sottosegretario agli interni di
Mussolini e membro del Gran Consiglio
(allontanato dal Regime, entrerà poi nella
Resistenza e morirà alle Fosse Ardeatine), mentre
Dante Almansi ricopre addirittura sotto il
fascismo la carica di vice capo della polizia.
Guido Jung è eletto deputato fascista e viene
nominato ministro delle Finanze dal 1932 al 1935.
Maurizio Rava è nominato vicegovernatore della
Libia, governatore della Somalia e generale della
milizia fascista. Tanti altri ebrei, pur
occupando posti di minore importanza,
contribuiscono allaffermazione del fascismo,
come il commendator Elio Jona, finanziatore de Il
Popolo dItalia, e come gli industriali lombardi
di origine ebraica che, per paura del comunismo,
sostengono finanziariamente il movimento. Lo
stesso Benito Mussolini conta fra i suoi amici
esponenti dellebraismo quali la russa Angelica
Balabanoff, Cesare Sarfatti e Margherita
Sarfatti, per lungo tempo amante del duce,
condirettrice della rivista fascista "Gerarchia"
e autrice della prima biografia di Mussolini dal
titolo Dux, tradotta in tutte le lingue, che
contribuisce significativamente a propagandare il
fascismo a livello mondiale.
41
Questo non significa che lebraismo italiano
sposi la causa del fascismo. Mussolini, fin dai
primi anni, deve fare i conti con lopposizione
anche di molti ebrei i socialisti Treves e
Modigliani sono fra i protagonisti dellAventino
il senatore Vittorio Polacco pronuncia un
coraggioso discorso, che ha una vasta eco nel
paese Eucardio Momigliano, che era stato uno dei
sansepolcristi ebrei, abbandona il fascismo quasi
subito, fondando lUnione democratica
antifascista il deputato Pio Donati, aggredito e
percosso due volte, è costretto allesilio e
muore in solitudine nel 1926 alcuni professori
universitari rifiutano fedeltà al Regime (tra i
12 coraggiosi in tuttItalia, tre sono ebrei
Giorgio Errera, Giorgio Levi della Vida e Vito
Volterra), il presidente della Corte Suprema
Ludovico Mortara si dimette nel maggio del 25
il Manifesto degli intellettuali fascisti redatto
da Croce è sottoscritto da 33 ebrei.   Primi
anni del Regime, il problema ebraico non
esiste Nei primi anni Venti per il fascismo il
problema ebraico non esiste, anzi Mussolini
quando ciò corrisponde ai suoi fini politici
non manca di corteggiare le comunità
israelitiche, come testimoniano le sue parole sul
Popolo dItalia del 1920 "In Italia non si fa
assolutamente nessuna differenza fra ebrei e non
ebrei, in tutti i campi, dalla religione, alla
politica, alle armi, alleconomia... la nuova
Sionne, gli ebrei italiani, lhanno qui, in
questa nostra adorabile terra". Solo dopo il 38,
molti zelanti gerarchi italiani filo-nazisti, per
far piacere a Hitler, spulceranno alcuni vecchi
discorsi di Mussolini, con qualche frase che si
poteva interpretare razzista (sul Popolo d'Italia
del 4 giugno 1919 il duce affermava "Sulla
Rivoluzione Russa mi domando se non è stata la
vendetta dell'ebraismo contro il cristianesimo,
visto che l'80 per cento dei dirigenti dei soviet
sono ebrei...
42
La finanza dei popoli è in mano agli ebrei, e chi
possiede le casseforti dei popoli dirige la loro
politica" e concludeva che il bolscevismo era
"difeso dalla plutocrazia internazionale, e che
la borghesia russa era guidata dagli ebrei
quindi proletari non illudetevi"). Ma si tratta
soltanto di battute. Nel novembre del 23
Mussolini, dopo aver ricevuto il rabbino di Roma
Angelo Sacerdoti, fa diramare un comunicato
ufficiale in cui si legge "() S.E. ha
dichiarato formalmente che il governo e il
fascismo italiano non hanno mai inteso di fare e
non fanno una politica antisemita, e che anzi
deplora che si voglia sfruttare dai partiti
antisemiti esteri ai loro fini il fascino che il
fascismo esercita nel mondo". Nel 1930, lanno
dopo il Concordato col Vaticano, il duce fa
approvare la Legge Falco sulle Comunità
israelitiche italiane, accolta molto
favorevolmente dagli ebrei italiani. In realtà
con questa legge il fascismo vuole soltanto
servirsi degli ebrei per la sua politica. Il
rabbino di Alessandria dEgitto (David Prato) è
un italiano in tal modo si pensa che linfluenza
italiana nel Levante si affermi viene perciò
aperto un Collegio rabbinico a Rodi i consoli
italiani fanno opera di persuasione perché gli
ebrei italiani allestero non rinuncino alla
cittadinanza si facilita liscrizione alle
Università italiane di quegli studenti stranieri
che provengono da paesi dove vige il "numerus
clausus". Il Collegio rabbinico da Firenze viene
nuovamente trasferito a Roma. Nel 32 la
Mondadori pubblica i famosi Colloqui con
Mussolini di Emil Ludwig, e il duce condanna il
razzismo senza riserve, definendolo una
"stupidaggine", quanto allantisemitismo, afferma
che "non esiste in Italia". Dopo la presa del
potere da parte di Hitler, i profughi ebrei dalla
Germania vengono accolti e il loro insediamento
non è ostacolato dalle Autorità.
43
Se non si tratta di un corteggiamento, poco ci
manca. La risposta delle comunità ebraiche è
ottima tra lottobre del 1928 e lottobre del
1933, sono 4920 gli ebrei che si iscrivono al
partito fascista poco più del 10 per cento della
popolazione ebraica italiana.   1933-34, comincia
l'antisemitismo I primi germi dellantisemitismo
incominciano a manifestarsi dopo la conquista del
potere da parte di Hitler in Germania nel 1933.
Su diversi giornali fascisti appaiono i primi
segni dellantisemitismo che, raccogliendo la
letterature tradizionali, accusano gli ebrei di
voler conquistare il potere mondiale. Nel marzo
del 1934 due giovani ebrei torinesi aderenti a
Giustizia e Libertà, Sion Segrè e Mario Levi,
sono fermati dallOvra alla frontiera mentre
tentano di introdurre manifestini e propaganda
antifascista. Levi riesce a darsi alla fuga
gettandosi nelle acque del Lago Maggiore. Nella
rete cadono anche i loro "complici" Leone
Gizburg, Carlo Mussa Ivaldi, Barbara Allaso,
Augusto Monti. Questo fatto da occasione a molti
giornali di sfogare il loro livore antisemita.
tanto che il gerarca Roberto Farinacci invita
tutti gli ebrei italiani a scegliere tra sionismo
e fascismo. E mentre alcuni ebrei corrono ai
ripari, e nella stessa Torino viene fondato il
giornale La nostra bandiera, diretto da Ettore
Ovazza (che poi nel 43 sarà ucciso dai
tedeschi), esponente dei buoni "cittadini
italiani di religione israelitica" , devoti al
Regime, altri continuano a tenere un contegno
degno delle più nobili tradizioni risorgimentali
fra questi i due fratelli Nello e Carlo Rosselli
- discendenti da Pellegrino Rosselli e Jeannette
Nathan Rosselli, che ospitarono Mazzini - uccisi
in Francia da sicari fascisti nel 1937. Carlo
Rosselli, in esilio a Parigi, fonda il movimento
"Giustizia e libertà" e poi combatte nella guerra
civile in Spagna.
44
Dal 34 è un crescendo di "segnali" antiebraici.
La stampa ospita sempre più di frequente articolo
razzisti. Nel 1936, a Tripoli, alcuni esponenti
della Comunità ebraica vengono fustigati nella
pubblica piazza perché i commercianti ebrei della
città si rifiutano di tenere i negozi aperti di
sabato. Mussolini, autonominatosi "protettore
dellIslam", appoggia gli Arabi di Palestina,
inviando loro armi si parla di minaccia ai
luoghi santi da parte del Sionismo, sostenuto
dalla Gran Bretagna. Nel novembre del 36 il
Ministro degli esteri Galeazzo Ciano emana
precise istruzioni affinché si eviti che
funzionari ebrei della Farnesina siano incaricati
di trattare con la Germania. Eppure si tratta
ancora di episodi limitati, non ancora di una
scelta politica dichiarata dellintero partito. E
infatti si registrano anche avvenimenti di segno
opposto. Nel 34 Mussolini da il via libera alla
creazione della sezione ebraica della scuola
marittima di Civitavecchia (molti dei
partecipanti costituiranno poi il nucleo della
marina israelina) Lanno dopo diversi ebrei
partecipano alla guerra d'Etiopia e,
successivamente, alla guerra di Spagna Uno dei
caduti in Spagna (Alberto Liuzzi) è perfino
decorato di medaglia d'oro. Anche quando la
Società delle Nazioni sanziona lItalia,
ladesione alla "giornata della fede" e
allofferta delloro da parte delle comunità
ebraiche è larghissima. La guerra in Africa mette
il Governo italiano in contatto coi 30 mila
Falascia che vivono in Abissinia, un nucleo di
negri professante la religione ebraica, ma
vissuto per secoli in assoluto isolamento.
Mussolini, ritenendo opportuno favorire questo
gruppo, dopo che i capi Falascia hanno prestato
il giuramento di fedeltà, lo mette in relazione
con gli ebrei dItalia. Anche se,
contemporaneamente, il Regime mette in cantiere
una legislazione indirizzata a contenere il
meticciato fra italiani e popolazioni indigene
africane che fa da apristrada a a concezione di
superiorità della razza italica.
45
La situazione va nettamente peggiorando col
graduale avvicinamento del governo fascista a
quello hitleriano, anche se Mussolini, il 16
febbraio del 38, con il documento n. 14
dellInformazione diplomatica, il bollettino
semiufficiale adoperato dal regime per comunicare
le sue scelte di politica estera, smentisce
ufficialmente le voci, sempre più insistenti,
provenienti dallestero, di misure antisemite che
il governo italiano andrebbe elaborando. Ne sono
consapevoli i vertici delle comunità ebraiche. E
infatti nel 37, dopo che una delegazione
italiana ha partecipato al Congresso antisemita
di Erfurt, viene pubblicato un coraggioso
"Manifesto dei rabbini dItalia ai loro
fratelli", aperta rampogna agli ebrei italiani
che seguendo altre ideologie si ritengono avulsi
dal loro ceppo di origine. Nella primavera del
37 Paolo Orano, rettore dellUniversità di
Perugia, pubblica "Gli Ebrei Italiani". In questo
libro Orano chiede agli ebrei di diventare in
tutto e per tutto italiani, di prendere le
distanze dal sionismo e di tagliare i ponti con
gli ebrei dei paesi liberal-democratici per
sostenere la lotta contro linternazionale
ebraica. Intanto Giovanni Preziosi diffonde in
Italia il falso documento "I Protocolli dei Savi
Anziani di Sion", pesantemente antisemita. La
campagna di stampa si fa sempre più pesante. Il
giornale Regime Fascista pubblica regolarmente
articoli razzisti firmati Farinacci. Altri
giornali antisemiti, Il Tevere, Giornalissimo,
Quadrivio, vomitano insulti e calunnie contro gli
ebrei il più zelante divulgatore di odio
razziale è Telesio Interlandi, autore del libello
"Contra Judaeos".  
46
1938, la visita di Hitler e le leggi razziali Nel
maggio del 1938 Hitler viene a Roma per
ricambiare la visita di Mussolini. Storicamente
non esiste la prova di un collegamento diretto
tra la visita e la svolta razzista del Regime (e
secondo molti storici, a partire da De Felice,
sarebbe ingiusto scaricare le responsabilità
dellItalia e del fascismo su Hitler). Fatto sta
che il mese dopo una delegazione di esperti
tedeschi di razzismo viene in Italia per istruire
funzionari italiani su questa pseudo-scienza e
appena due mesi dopo, il 14 luglio del 1938,
viene pubblicato il "Manifesto della razza" ,
firmato da un gruppo di professori, di cui il più
autorevole è Nicola Pende, in cui si sostiene la
teoria della purità della razza italiana,
prettamente ariana, il cui sangue va difeso da
contaminazioni quindi, gli ebrei sarebbero
estranei e pericolosi al popolo italiano. Sempre
in luglio lufficio demografico del Ministero
dellinterno si trasforma in Direzione generale
per la demografia e la Razza. Il massimo consenso
alla campagna razzista si manifesta tra gli
intellettuali e i docenti universitari. Tutto ciò
suscita scarsi dissensi. Uniche eccezioni di
rilievo sono il filosofo Giovanni Gentile, lo
scrittore Massimo Bontempelli, e il fondatore del
futurismo Tommaso Marinetti. Voci discordi si
levano anche in ambienti cattolici (in
particolare ad opera del gruppo fiorentino di
Giorgio La Pira), preoccupati tra laltro della
piega "pagana" che sembra prendere la
persecuzione antiebraica, e inizialmente anche da
parte del Vaticano che però come scrive Renzo
De Felice tutto sommato non si dimostra
contrario "ad una moderata azione antisemita". E
infatti il 10 ottobre lambasciatore italiano
presso la santa Sede comunica per telespresso a
Mussolini "() le recenti deliberazioni del Gran
Consiglio in tema di difesa della razza non hanno
trovato in complesso in Vaticano sfavorevoli
accoglienze () le maggiori per non dire uniche
preoccupazioni della Santa Sede si riferiscono al
caso di matrimoni con ebrei convertiti".
47
Contemporaneamente al "Manifesto della razza"
viene lanciata (in data 15 luglio 1938)
unedizione speciale dei "Protocolli" e per
sostenere e diffondere la teoria razziale, nuova
per gli italiani, inizia le sue pubblicazioni una
rivista La difesa della razza, diretta da
Telesio Interlandi. Durante tutta lestate del
38 tutta la stampa italiana pubblica articoli
diffamatori contro gli ebrei per preparare
lopinione pubblica alla normativa razziale. Il
1 settembre 1938 viene emanata la legge tutti
gli ebrei italiani sono messi al bando della vita
pubblica perfino le scuole sono precluse ai
bambini ebrei. Allinterno del partito fascista,
tra i pochi ad opporsi cè Italo Balbo.   La
persecuzione degli ebrei italiani Il periodo
1938-1943 è tragico per gli ebrei italiani.
Michele Sarfatti nel suo studio certifica che in
questi sei anni vengono assoggettate alla
persecuzione circa 51.100 persone, cioè poco più
dell1 per mille della popolazione della
penisola i perseguitati sono in parte (circa
46.600) ebrei effettivi e in parte (circa 4500)
non-ebrei classificati "di razza ebraica".
Lantisemitismo permea la vita del paese in tutti
i suoi comparti. In un solo anno, dei 10 mila
ebrei stranieri presenti in Italia, 6480 sono
costretti a lasciare il Paese. Uno degli
epicentri della "pulizia etnica" del fascismo
sono le scuole e le Università. Nel giro di poche
settimane, 96 professori universitari, 133
assistenti universitari, 279 presidi e professori
di scuola media, oltre un centinaio di maestri
elementari, oltre 200 liberi docenti, 200
studenti universitari, 1000 delle scuole
secondarie e 4400 delle elementari vengono
allontanati dagli atenei e dalle scuole pubbliche
del regno una profonda ferita, mai completamente
rimarginata, viene inferta alla cultura italiana.
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Molti illustri docenti sono costretti allesilio
(come Enrico Fermi, che ha una moglie ebrea)
altri costretti al silenzio e alla miseria,
esclusi da quegli istituti che hanno creato, come
Tullio Levi Civita (fisico e matematico), che si
vede persino negare lingresso alla biblioteca
del suo Istituto di Matematica della Università
di Roma dal nuovo direttore, Francesco Severi. La
stessa tragica sorte subiscono 400 dipendenti
pubblici, 500 dipendenti privati, 150 militari e
2500 professionisti, che perdono i loro posti di
lavoro e vengono ricacciati nel nulla, senza
possibilità non solo di proseguire la loro
carriera, ma spesso anche di sopravvivere. Gli
episodi di violenza fisica da parte fascista sono
per fortuna contenuti (qualche incidente si
verifica solo a Roma, Trieste, Ferrara, Ancona e
Livorno) Gli ebrei come reagiscono? Quelli che
hanno la possibilità, emigrano i più verso le
Americhe, molti in Palestina (alla data del 28
ottobre 1941 risultano aver lasciato il regno
5966 ebrei di nazionalità italiana). L1 per
mille dei perseguitati si suicida. Il caso più
drammatico è quello di Angelo Fortunato
Formiggini, giornalista, editore, fra i primi a
rendersi conto della pericolosità del fascimo. Si
registrano anche molte abiure e pubbliche
dissociazioni (3880 casi tra il 1938 e il 1939)
ed anche qualche "arianizzazione", ottenuta col
presentare documenti falsi e forti somme di
denaro. Sono invece pochi quelli che fanno valere
una legge, emanata ad hoc, secondo la quale era
da considerarsi "ariano" lebreo che dimostrava
di essere figlio di un adulterio. Gli altri si
adattano a vivere come possono, si organizzano in
seno alle stesse Comunità e continuano, malgrado
le loro peggiorate condizioni, ad aiutare i
fratelli doltralpe che dallavvento di Hitler al
potere continuano ad affluire numerosi in Italia
(tra il 38 e il 41, nonostante i divieti e le
leggi razziali, ne arrivano almeno 3mila, anche
grazie alla compiacenza delle guardie
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