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Lo stoicismo

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Lo stoicismo L antica sto di Zenone, Cleante e Crisippo * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * L ETICA stoica Il tema della libert ci introduce a ... – PowerPoint PPT presentation

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Title: Lo stoicismo


1
Lo stoicismo
Lantica stoà di Zenone, Cleante e Crisippo
2
Zenone di Cizio (333/2-264/3)Cleante di Asso
(304-232)Crisippo di Soli (281/77-208/4)
  • Sono i fondatori della scuola filosofica che
    prende il nome dal Portico (Stoà in greco) dove
    si riuniva Zenone con i suoi seguaci per
    approfondire i temi più esistenzialmente
    importanti della filosofia.
  • I tre iniziatori dello stoicismo daranno vita ad
    una delle più feconde scuole filosofiche della
    tarda antichità, che si estenderà ben oltre la
    fine del periodo ellenistico e caratterizzerà
    anche una cospicua parte della riflessione romana.

3
Antica, media e nuova Stoà
  • La vitalità nel tempo della scuola stoica ci
    permette di costruire la seguente
    periodizzazione.
  • Antica Stoà Zenone, Cleante e Crisippo sono gli
    iniziatori della corrente filosofica, scrivono in
    greco, anche se gran parte della loro opera è
    andata perduta (le principali testimonianze del
    loro pensiero ci sono date da Crisippo)
  • Media Stoà Panezio (Rodi, ca 185 a.C. ca 109
    a.C.), Posidonio (Apamea, 135 a.C. circa Roma,
    50 a.C.) scrivono in greco, attingendo anche da
    fonti filosofiche estranee allo stoicismo allo
    scopo di mitigarne alcune asperità aggiungono
    alla tradizionale sapienza stoica importanti e
    cospicui approfondimenti scientifici e
    storico-geografici
  • Nuova Stoà Seneca (Cordoba, 21 maggio 4 a.C.
    Roma, 65) , Epitteto (Ierapoli, 50 Nicopoli
    d'Epiro, 120) , Marco Aurelio (Roma, 26 aprile
    121 Vindobona, 17 marzo 180) è la recezione
    dello stoicismo in Roma da parte di filosofi che,
    pur non brillando per originalità, ci offrono
    esempi di come la filosofia stoica si prestasse
    ad essere vissuta allinterno dellethos romano,
    e ce ne danno anche interessanti e acute
    interpretazioni.
  • In questa fase ci occupiamo principalmente delle
    teorie fondative dello stoicismo, elaborate
    dallantica stoà.

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Lo stoicismo come filosofia ellenistica
  • Lo stoicismo condivide con le altre filosofie
    dellellenismo ed in particolare con
    lepicureismo
  • Il primato delletica e la concezione della
    filosofia come esercizio spirituale finalizzato a
    curare lanima
  • Il rifiuto della trascendenza (materialismo)
  • La partizione della filosofia in logica, fisica
    ed etica
  • Rispetto allepicureismo, gli stoici non
    concordano con lidentificazione di bene e
    piacere e con latomismo fisico.

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La partizione della filosofia
  • Gli stoici adottano per spiegare come vada in
    generale concepita la ricerca filosofica, la
    seguente immagine
  • La filosofia è come un giardino cintato in cui
  • a) le mura di cinta corrispondono alla logica,
    infatti la logica permette di difendere
    largomentazione filosofica, mediante discorsi
    più forti e convincenti dal punto di vista
    razionale
  • b) gli alberi sono la fisica, la ricerca sulla
    realtà è ciò che può crescere rigogliosamente
    dentro il giardino del ragionamento corretto e
    produrre frutti sani
  • c) i frutti sono letica, come infatti lopera
    dellalbero è quella di fornire frutti
    commestibili e godibili dalluomo, allo stesso
    modo letica è il fine della produzione
    filosofica, che è orientata a indicare alluomo
    la strada per vivere degnamente in questa vita,
    comportandosi secondo giustizia.
  • Dunque, come anche nella riflessione epicurea, le
    parti più teoretiche della filosofia sono
    concepite come introduzioni e sostegni alla sua
    dimensione più autentica e importante, quella
    etico-pratica.

6
LOGICA
  • Oggetto della logica sono i DISCORSI (logoi),
    scopo è determinare i criteri di verità di ciò
    che noi diciamo attorno alla realtà rispondendo
    alla seguente domanda
  • QUANDO POSSIAMO ESSERE CERTI CHE IL NOSTRO
    DISCORSO ATTORNO A QUALSIASI OGGETTO REALE SIA
    VERO?

7
Innanzitutto serve una DOTTRINA DELLA CONOSCENZA
  • La prima parte della logica è dedicata alla
    dottrina della conoscenza che cerca di spiegare
    come in generale noi veniamo a conoscenza di
    qualche oggetto della realtà (successivamente ci
    si dedicherà ad analizzare le condizioni del
    ragionamento corretto attorno agli oggetti in
    questione).

8
SENSAZIONE
  • Ogni conoscenza nasce dalla sensazione cioè dai
    dati che attorno agli oggetti ci forniscono i
    nostri cinque sensi.
  • Questi dati noi possiamo raccoglierli grazie al
    fatto che gli oggetti esterni COLPENDO i nostri
    sensi producono delle IMPRESSIONI.
  • Attraverso il corpo, esse vengono TRASMESSE alla
    nostra mente o anima.

9
RAPPRESENTAZIONE
  • Così lanima elabora delle immagini o
    rappresentazioni dei corpi che hanno colpito e
    impressionato i sensi.
  • A seconda della maggiore o minore EVIDENZA della
    rappresentazione lanima darà o negherà il suo
    assenso alla rappresentazione, accettandola come
    vera o rifiutandola come falsa.

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CLIC!rappresentazione CATALETTICA
  • Dobbiamo pensare alluomo che conosce un oggetto
    come ad una sorta di macchina fotografica in cui
    lobiettivo sono i sensi, i quali vengono
    impressionati dalla luce, e la fotografia è
    limmagine o rappresentazione della mente. Se la
    fotografia è venuta bene, la mente dà il suo
    assenso (dice Ok, ciò che vedo è vero!),
    altrimenti, se la fotografia, per esempio è
    sfocata lo nega.
  • La rappresentazione accolta diventa
    rappresentazione CATALETTICA o comprendente, cioè
    conoscenza certa.

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Prolessi
  • Laccumularsi delle rappresentazioni genera le
    PROLESSI. Essi sono concetti in base ai quali
    ANTICIPIAMO una realtà prima di averla
    effettivamente conosciuta, proprio grazie al
    fatto che abbiamo potuto precedentemente
    conoscere loggetto.
  • P.es. io vedo Tizio una, due, tre volte, dunque
    lo conosco e me ne faccio un concetto,
    unimmagine mentale. Quando Caio mi parla di
    Tizio io posso rappresentarmelo senza che Tizio
    sia lì presente e poi riconoscerlo quando egli
    effettivamente giunge in mia presenza.

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La logica
  • Con la prolessi abbiamo visto la formazione dei
    concetti, ora cerchiamo di vedere come i concetti
    vadano gestiti nel ragionamento.
  • Per gli stoici lunità minima del discorso,
    dotata di significato, non è il termine, ma il
    giudizio, ossia la proposizione.
  • Infatti il lékton, ossia il significato, ciò che
    è espresso, appare completo solo in una
    proposizione completa di soggetto e predicato
    (per es. non cammina, ma Socrate cammina).
  • Tra le proposizioni, quelle che interessano alla
    logica sono solo quelle dichiarative, cioè quelle
    che possono essere dette vere o false.

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Il lékton incorporeo
  • Il lékton incorporeo, cioè il significato, è una
    realtà intermedia tra due corpi, le parole
    pronunciate, e gli oggetti indicati.
  • Il significato si trova ad essere in qualche modo
    indipendente, in quanto collocato nel pensiero,
  • sia dalla parola pronunciata o scritta (infatti
    esistono varie lingue),
  • sia dagli oggetti esterni, infatti le parole
    mantengono il loro significato a prescindere
    dallesistenza degli oggetti che nominano.
  • Dunque a differenza da ciò che pensavano Platone
    e Aristotele, il significato non dipende da un
    éidos o da un essenza realmente esistente al di
    fuori del pensiero umano.

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Teoria del significato e validità conoscitiva
della logica
  • Se il significato ha unesistenza propria nel
    pensiero a prescindere da ciò che esso nomina e
    dallo strumento della sua espressione, la logica
    appare poco legata con la realtà e il suo valore
    conoscitivo inevitabilmente diminuisce.
  • Ciò è vero anche se poi gli stoici nellanalisi
    dei ragionamenti intendono istituire delle
    condizioni di verità dei giudizi, attraverso la
    loro corrispondenza a rappresentazioni
    catalettiche.

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I giudizi veri e la forma del vero ragionamento
La logica stoica parte dai elementi primi del
discorso significativo, cioè i lékta completi
ossia le proposizioni, stabilendo alcune regole
per la loro connessione in modo che essa risulti
valida, cioè corretta dal punto di vista formale.
Gli stoici si concentrarono sulla connessione
ipotetica e disgiuntiva delle proposizioni,
indicandola come la forma più universale di
inferenza su cui poter esprimere una valutazione
di validità e di verità.
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I 5 anapodittici
  • Vi sono 5 modelli di ragionamento vero, cioè di
    sillogismo valido, che sono tali in modo
    intuitivamente evidente
  • Sill. Ip.
  • 1)Modus ponens Sa A allora B, ma A allora B
  • 2)Modus tollens Se A allora B, ma non B allora
    non A
  • 3)A e B non sono veri nello stesso tempo, ma A
    allora non B
  • Sill disg.
  • 1) O A o B, ma A allora non B
  • 2) O A o B, ma non B allora A
  • Questi schemi ci riferiscono la forma
    dellinferenza valida, ossia ci danno il criterio
    di validità dei sillogismi, mentre la
    proposizione che segue ma (che noi diciamo
    premessa minore), ci restituisce, se
    corrispondente ad una rappresentazione
    catalettica, il loro criterio di verità.

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La fisica
  • Dopo avere indicato le modalità di conoscenza
    della realtà e le forme corrette di ragionamento,
    gli stoici procedettero ad una ricerca sulle
    questioni ontologiche più importanti e sulle
    caratteristiche fondamentali del reale. Questi
    temi sono oggetto della fisica.

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Essere
  • Per gli stoici ESSERE è tutto ciò che ha
    capacità di agire o patire (PLATONE).
  • Ma tale capacità compete solo ai corpi.
  • Dunque lessere è corpo.

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I corpi
  • Nei corpi è presente un principio PASSIVO
    corrispondente ad una sorta di materia inerte
  • ed un principio ATTIVO che è causa della
    conformazione che di volta in volta il corpo
    prende e della sua struttura ordinata e complessa.

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Immanenza del principio attivo
  • Il principio attivo è un essere corporeo chiamato
    FUOCO ARTEFICE o PNEUMA e penetra allinterno
    della materia costituendone un principio
    immanente di ordine e razionalità
  • (i corpi sono divisibili allinfinito e
    reciprocamente penetrabili).

21
Rationes seminales
  • Il fuoco artefice o pneuma è una sorta di seme
    fondamentale da cui nascono tutte le cose.
  • Tale seme esplica la sua forza generativa,
    manifestandosi in una miriade di singole forze
    generative che sono i semi di tutte le singole
    cose, cioè delle specie di idee platoniche ma
    aventi caratteri corporei.

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Materialismo, finalismo, panteismo
  • Questa insistenza sul carattere corporeo della
    realtà fa dello stoicismo una filosofia
    materialista.
  • I corpi tuttavia sono posti in una relazione
    finalistica, cioè pensata secondo lordine
    maggiormente razionale in cui ogni singola parte
    è finalizzata allo sviluppo e allarmonia
    dellintero.
  • Il fatto che la materia dei corpi sia penetrata
    da un principio attivo, vivificante e razionale
    (logos-pneuma-fuoco) e che tale principio sia
    chiamato dagli stoici con il nome di Dio,
    conferisce alla loro impostazione un carattere
    panteistico.

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Ordine cosmico
  • Il fuoco artefice o pneuma o logos è ciò che,
    penetrando la materia, le conferisce un ordine e
    una struttura razionale.
  • Tutto lo spazio occupato da corpi nel nostro
    universo è dunque uno spazio ordinato e
    organizzato.

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e destino
  • Ma, grazie al logos onnipresente, un ordine
    esiste non solo nella STRUTTURA SPAZIALE del
    cosmo, ma anche nel suo SVILUPPO TEMPORALE.
  • Tale ordine temporale prende il nome di DESTINO,
    in forza del quale tutti gli eventi sono
    DETERMINATI.

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Il grande anno o EONE
  • Lo sviluppo del cosmo avviene secondo tappe
    prestabilite in un grande ciclo vitale che gli
    stoici chiamano grande anno o eone.
  • Le tappe del grande anno sono le seguenti
  • Linizio del ciclo e la nascita del cosmo
  • La sua vita
  • La sua conflagrazione finale o ekpyrosis in cui
    tutto si consuma in un gigantesco fuoco
    purificatore
  • La sua nuova nascita o palingenesis in cui tutto
    rinasce
  • La sua ricostituzione o apocatastasis secondo il
    medesimo ordine di tutti i precedenti cicli.

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Una visione ciclica della storia
  • La storia è vista dagli stoici come un ripetersi
    continuo e necessario, cioè destinale, di eventi.
    Tali eventi non possono discostarsi dal piano del
    logos, cioè sono necessariamente concatenati come
    lo è un ragionamento logico, dunque sono
    destinati sempre a ripetersi nella medesima
    maniera. Ogni accadimento è destinato a tornare
    infinite volte perché infiniti sono i cicli in
    cui luniverso nasce, vive e muore.
  • La storia non è una linea che va da un inizio ad
    una fine
  • Ma un cerchio
  • In cui tutto ritorna su se stesso.

a
?
27
Luomo
  • Come si inserisce luomo in questo contesto?
  • Egli è quella parte del cosmo in cui, in modo più
    completo, si manifesta il logos divino.
  • Quindi il cosmo intero è finalizzato a e
    centrato sulluomo
  • ANTROPOCENTRISMO.

28
Lanima
  • Lanima umana è un frammento dellanima cosmica.
  • Così come il fuoco-pneuma-logos penetra ogni
    oggetto del cosmo,
  • allo stesso modo lanima umana pervade ogni
    fibra dellorganismo.

29
Le otto parti dellanima
  • Lanima si suddivide in otto parti con differenti
    funzioni
  • le prime cinque parti sono corrispondenti ai
    cinque sensi,
  • vi è una parte dellanima deputata al linguaggio,
  • una alla generazione
  • e infine
  • LEGEMONICO
  • Che riguarda la ragione e le funzioni superiori
    cioè
  • 1)lassentire - rappresentazione
  • 2)lappetire - volontà
  • 3)il ragionare intelletto.

30
Lanima sopravvive al corpo?
  • Alcuni stoici affermano che lanima degli stolti
    sopravvive al corpo solo per breve tempo, mentre
    quella dei saggi fino alla successiva
    conflagrazione
  • altri sostengono che tutte le anime sono
    destinate ad una breve sopravvivenza.

31
Luomo è libero?
  • Se vi è un dovere, luomo deve essere libero. La
    causa perfetta del suo volere, dice Crisippo, è
    la sua volontà, mentre le cause esterne sono
    semplicemente condizioni.
  • Per es.
  • Quando un cilindro rotola, la condizione che lo
    fa rotolare è che qualcuno o qualcosa labbia
    spinto, mentre la causa perfetta del suo rotolare
    è la sua natura cilindrica.
  • Ciò vale anche per lagire umano, la cui causa
    perfetta va ritrovata appunto nella volontà, che
    dunque appare essere autonoma rispetto alle
    catene causali del cosmo.

32
Preservare la libertà
  • Questo tentativo di preservare la libertà,
    attribuendo alla volontà la vera ragione
    dellagire umano, che così si sottrarrebbe alla
    rigida connessione delle condizioni esterne (cioè
    del fato-destino), è destinata a spostare
    solamente il problema.
  • Infatti anche la volontà, in quanto parte
    dellanima e sua facoltà, se è reale, deve essere
    inserita nella concatenazione delle cause che
    costituisce tutta la realtà.

33
Lunica libertà
  • In realtà lunica libertà che gli stoici
    concedono alluomo è quella di conformarsi al
    destino
  • Ducunt volentem fata nolentem trahunt (Seneca che
    liberamente traduce Cleante, Ep. 107,10)
  • anche se, a rigore, per conformarsi al destino,
    bisogna mantenere una certa libertà e autonomia
    del volere (infatti il dovere di conformarsi al
    destino, comporta anche la possibilità di non
    farlo).
  • Insomma per gli stoici, che in ogni momento
    ribadiscono luniversale cogenza della NECESSITÀ,
    mantenere una possibilità di decisione, seppur
    limitata allanima umana e alla sua ragione e
    seppur limitata alla possibilità di assenso ad un
    destino già deciso, appare comunque fonte di
    contraddizione.

34
LETICA stoica
  • Il tema della libertà ci introduce a quello che
    rimane linteresse principale degli stoici, cioè
  • letica,
  • disciplina che studia il comportamento umano con
    il fine di poterne fornire una valutazione in
    termini di bene o male, di giusto o ingiusto,
  • cercando il fine ultimo della vita umana su
    questa terra, cioè la sua più completa
    realizzazione.

35
Il fine
  • Fine delluomo è il raggiungimento della
  • FELICITÀ
  • in questa vita.
  • Tale fine si raggiunge
  • VIVENDO SECONDO NATURA.

36
La oikéiosis
  • Il primo livello, quello diremmo animale, del
    vivere secondo natura è relativo alla oikéiosis
    (appropriazione).
  • Si tratta di favorire quello che è una sorta di
    istinto di autoconservazione che appartiene ad
    ogni vivente e che induce tutti ad
  • APPROPRIARSI DI CIÒ CHE FAVORISCE IL PROPRIO
    ESSERE E A FUGGIRE CIÒ CHE LO DANNEGGIA.

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Bene e male nelloikeiosis
  • Nella logica delloikeiosis bene è ciò che ci
    conserva, male è ciò che ci danneggia.
  • Già in questa fase si nota una presa di distanza
    dalle conclusioni epicuree il piacere è
    assolutamente ininfluente quale fine e oggetto di
    valutazione dei comportamenti naturali. I viventi
    non cercano il piacere (che è appunto
    accidentale) bensì la conservazione di se stessi.

38
Etica e umanità
  • Luomo però è chiamato a superare la fase
    delloikeiosis, poiché è caratterizzato dal pieno
    possesso del logos.
  • Se il logos, e non il semplice essere al mondo, è
    ciò che va incrementato e supportato in quanto
    elemento distintivo e costitutivo della dignità
    dellumano,
  • BENE sarà ciò che incrementa il logos, MALE ciò
    che vi si oppone.

39
Vivere secondo natura
  • L'uomo deve vivere in accordo con sé stesso
    vivere secondo natura
  • La natura è l'ordine razionale, perfetto,
    necessario
  • l'azione che si prospetta conforme all'ordine
    razionale costituisce il dovere (kathékon).
  • Stoicismo è l'etica del dovere conformità
    dell'azione umana all'ordine razionale (mentre
    Platone e Aristotele avevano fatto riferimento
    rispettivamente alla giustizia e alla felicità)

40
Le passioni contro il logos
  • Le passioni sono propriamente il male e la
    malattia delluomo.
  • Esse non sono naturali.
  • Sono dovute ad errori nel giudizio, cioè a cadute
    dellanima umana nell opinione comune e
    affrettata e nellirrazionalità.
  • Il tutto a causa di leggerezza
  • I perturbamenti non sono suscitati da alcuna
    forza della natura e sono tutti opinioni e
    giudizi di leggerezza (Cicerone, De finibus,
    III, 35)
  • gli stoici li chiamano malattie, non ingenite
    per natura, ma prese per opinione perversa
    (Lattanzio, Divinae Institutiones, VI, 14).

41
Bene, logos e virtù
  • Lestirpazione delle passioni deve essere lo
    scopo dellagire morale in vista dellincremento
    del logos.
  • L APATIA (assenza di passioni), si ottiene
    facendo della ragione la regola e misura di ogni
    appetito, cosa che ci permette di conseguire la
    virtù.
  • La virtù fondamentale è eminentemente logica
    cioè si identifica con la sapienza.
  • La virtù come conformità alla natura deve
    diventare una disposizione uniforme e costante.
    Il suo esercizio non è possibile senza la
    conoscenza dell'ordine cosmico
  • Essa viene poi declinata secondo uno schema
    diventato ormai tradizionale prudenza, fortezza,
    giustizia, temperanza (le cosiddette virtù
    cardinali).

42
Gli INDIFFERENTI
  • Di fronte al bene supremo del LOGOS, le cose che
    giovano al corpo e alla sua natura animale sono
    retrocessi al rango di
  • INDIFFERENTI
  • cioè né bene, né male
  • (morte e vita, salute e malattia, ricchezza e
    povertà, fama e disonore).

43
Indifferenti che giovano e no
Delle cose indifferenti, alcune gli stoici (in
particolare Crisippo) dicono preferibili, altre
reiette preferibili quelle che hanno un valore,
cioè possono, se usate bene, concorrere
allarmonia della vita (fra le cose spirituali
ingegno, arte fra quelle corporee salute, forza
etc fra le esteriori ricchezza, fama etc.)
reiette quelle che rappresentano comunque un
disvalore (ottusità o malattia o povertà etc.).
44
Azioni convenienti o doverose
Se un individuo persegue gli indifferenti che
giovano, le sue azioni possono essere definite
CONVENIENTI o DOVEROSE. Esse sono, tra i
preferibili, quegli atti che appaiono essere più
conformi a natura (onorare i genitori i fratelli,
la patria, perseguire lamicizia etc.). La
dottrina delle azioni convenienti o doverose
nasce con il fine di elaborare una morale per i
più, per i non saggi, che di per sé non possono
compiere nulla di veramente buono e le cui azioni
tuttavia vanno discriminate.
45
Le azioni del saggio
  • Le azioni del saggio saranno invece le azioni
    rette che perseguono il bene e la virtù
    (prudenza, giustizia etc.). Esse non sono
    esternamente diverse dalle azioni convenienti ma
    se ne differenziano per lo spirito con cui sono
    compiute, uno spirito di consapevole adesione al
    logos universale. La perfezione morale non sta
    dunque in quello che si fa ma in COME lo si fa.
  • La morale stoica si caratterizza quindi per
    essere una morale dellintenzione e
    dellinteriorità consapevole.

46
Il fine delle azioni rispetto al logos
  • Lerrore e lirrazionalità delle azioni sbagliate
    sta nellisolamento del fine particolare,
    perseguito dal soggetto agente, dalluniversale,
    mentre il saggio deve guardar sempre le cose non
    nella particolarità loro, ma nellordine e
    nellarmonia delluniverso (R. Mondolfo, Il
    pensiero stoico ed epicureo, NuovaItalia,
    firenze, 1957, p. 42).

47
Il suicidio stoico
  • Quando le circostanze impediscono lesercizio
    della virtù, il saggio può decidere di rinunciare
    a quellindifferente che è la vita suicidandosi.
  • Giustificabilità del suicidio

48
LA POLITICA
  • Luomo è per natura un essere sociale
  • Poiché nessuno vuole condurre la vita nella più
    deserta solitudine, neppure con infinita
    abbondanza di piaceri, è facile intendere che noi
    siamo nati per la congiunzione ed associazione
    degli uomini e per la naturale comunità
    (Cicerone, De finibus, 20, 65-67).

49
cosmopolitismo
  • L oikéiosis si estende oltre lindividuo fino a
    coinvolgere, la famiglia, la comunità, lo Stato e
    lintero genere umano. Ciò fa della politica
    stoica una politica a carattere cosmopolitico in
    cui lordine della società umana deve
    rispecchiare la razionalità del cosmo intero
    Luomo che si conforma alla legge è francamente
    cittadino del mondo (cosmopolita) e dirige le
    azioni secondo il volere della natura,
    conformemente alla quale tutto quanto il mondo si
    governa (Filone, De opificio mundi, III).

50
Legge naturale
  • Lordine della società va fondato sulla legge
    naturale che è di per sé superiore alla legge
    positiva.
  • Cioè vi è una legge cosmica un logos universale
    che è criterio e punto di riferimento di ogni
    legge creata dagli uomini per dare un ordine alle
    loro comunità.

51
Lideale del saggio
  • Il saggio stoico è il perno del mondo, è
    linterprete presso gli uomini del logos
    universale e divino, sul quale ogni legge umana
    va commisurata. Egli è impassibile e
    imperturbabile, è insensibile alle lusinghe del
    piacere e alle preghiere degli altri, non si
    piega di fronte a nessun evento esterno e
    obbedisce solo alla legge interiore del logos che
    è la sua dimensione propriamente divina. Pur
    acquisendo in questo modo un carattere freddo e
    forse disumano, egli è lì a sottolineare
    lesigenza di razionalità connessa ad ogni etica
    che voglia essere stabile e non dipendere da
    sentimenti ed emozioni effimere. Egli vuole così
    essere artefice di unumanità rocciosa e virile,
    anche se nasconde in fondo a tale voglia di
    granitica serenità uno sfondo di vuoto, un sorta
    di disperazione del senso ultimo delle cose, che
    non può ritrovarsi in un cosmo in cui tutto ha il
    suo posto, ma la cui ragione di fondo non può
    essere espressa da una razionalità che divinizza
    il finito, la materia e limmanenza.
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