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Universit

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Madrigale + Sestina. La stanza di canzone (R.v.f. 126) FRONTE (se indivisibile) 1 piede 1 Chiare, fresche et dolci acque, settenario a. 2 ove ... – PowerPoint PPT presentation

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Title: Universit


1
Université de FribourgFaculté des
LettresDomaine dItalien
  • Semestre Autunnale 2012-2013
  • Corso introduttivo
  • Avviamento allanalisi del testo poetico
  • Prof. Uberto Motta
  • MIS 3026, giovedì 15-19h

2
Bibliografia (1)
  • Manuale di riferimento
  • P. G. Beltrami, Gli strumenti della poesia,
    Bologna, Il Mulino, 2002.

3
Bibliografia (2)
  • Opere di consultazione
  • DA. S. Avalle, Lanalisi letteraria in Italia
    formalismo, strutturalismo, semiologia,
    Milano-Napoli, Ricciardi, 1970.
  • L. Renzi, Come leggere la poesia, con
    esercitazioni su poeti italiani del Novecento,
    Bologna, Il Mulino, 1985.
  • C. Segre, Avviamento allanalisi del testo
    letterario, Torino, Einaudi, 1985.
  • M. Martelli F. Bausi, La metrica italiana
    teoria e storia, Firenze, Le Lettere, 1993.
  • Il testo letterario. Istruzioni per luso, a cura
    di M. Lavagetto, Roma-Bari, Laterza, 1996.
  • P. V. Mengaldo, Prima lezione di stilistica,
    Roma-Bari, Laterza, 2001-
  • P. V. Mengaldo, Attraverso la poesia italiana
    analisi di testi esemplari, Roma, Carocci, 2008.
  • G. Lavezzi, I numeri della poesia guida alla
    metrica italiana, Roma, Carocci, 2002.
  • L. Serianni, La lingua poetica italiana
    grammatica e testi, Roma, Carocci, 2009.
  • B. Mortara Garavelli, Il parlar figurato.
    Manualetto di figure retoriche, Roma-Bari,
    Laterza, 2010.
  • S. Bozzola, La lirica. Dalle origini a Leopardi,
    Bologna, Il Mulino, 2012.
  • A. Afribo A. Soldani, La poesia moderna. Dal
    secondo Ottocento a oggi, Bologna, Il Mulino,
    2012.

4
Calendario delle lezioni
  • Giovedì 20 settembre 1515 1700 MIS 3026
  • Giovedì 27 settembre 1515 1700 MIS 3026
  • Giovedì 4 ottobre 1515 1700 MIS 3026
  • Giovedì 11 ottobre 1515 1700 MIS 3026
  • Mercoledì 17 ottobre 1715 1900 MIS 3026
  • Giovedì 18 ottobre 1515 1700 MIS 3026
  • Martedì 23 ottobre Giornata di studi
    italiani
  • Giovedì 25 ottobre 1515 1700 MIS 3026
  • Giovedì 8 novembre 1515 1700 MIS 3026
  • Giovedì 15 novembre 1515 1700 MIS 3026
  • Giovedì 22 novembre lezione sospesa
  • Giovedì 29 novembre 1515 1700 MIS 3026
  • Giovedì 6 dicembre 1515 1700 MIS 3026
  • Giovedì 13 dicembre 1515 1700 MIS 3026
  • Giovedì 20 dicembre 1515 1700 MIS 3026

5
T. S. Eliot, Le frontiere della critica, 1956 (I)
  • Capire una poesia vuol dire gustarla pienamente
    per la ragione giusta. Capire una poesia
    travisandola significa compiacersi di una mera
    interpretazione della propria mente. È
    impossibile gustare appieno una poesia se non la
    si è capita daltro canto è ugualmente vero che
    non possiamo capirla fino in fondo se non la
    gustiamo.

6
T. S. Eliot, Le frontiere della critica (II)
  • Le fonti e i modelli non offrono alcuna chiave
    per lintendimento di qualsiasi poesia scritta da
    qualsiasi poeta.
  • Capire una poesia vuol dire afferrare la sua
    ragione dessere e la sua entelechia.

7
T. S. Eliot, Le frontiere della critica (III)
  • Spiegazione causale levento è il risultato di
    una causa ? critica biografica e psicologica
  • Spiegazione finalistica levento è il suo
    effetto ? critica reader oriented

8
Eliot, The frontiers of criticism (IV)
  • In tutta la grande poesia cè qualcosa che deve
    restare inesplicabile, per quanto completa possa
    essere la nostra conoscenza del poeta, e anzi è
    questo il più importante. Quando nasce una poesia
    è accaduta una cosa nuova che non può essere
    interamente spiegata da qualsivoglia cosa
    avvenuta prima. È questo, io credo, ciò che
    sintende per creazione.

9
Eliot, The frontiers of criticism (V)
  • Di una poesia non cè una sola interpretazione
    giusta.
  • Uninterpretazione non è giusta se e perché
    corrisponde a ciò che lautore si proponeva di
    fare.
  • Nessuna interpretazione deve preclude al lettore
    la possibilità di continuare a gustare la poesia.

10
Eliot, The frontiers of criticism (VI)
  • Leggere una poesia non è solo un esercizio
    archeologico, un viaggio a ritroso nel tempo è
    uno spalancamento su una scintilla.

11
Contini, Filologia ed esegesi dantesca, 1965 (I)
  • Una apparente aporia nellesperienza di ogni
    lettore
  • labbandono allincanto dellesecuzione
  • il godimento, la fruizione della poesia
  • (B) lacclaramento penetrante della lettera
  • lo studio, il giudizio culturale, la spiegazione
    sistematica

12
Contini, Filologia ed esegesi (II)
  • Leggere e godere prima di avere capito tutto
  • Consentire che sia la gioia della lettura a
    stimolare la ricerca e lo studio (e non
    viceversa) ? dallispirazione alla tecnica
  • Passare dalla critica ideologica alla critica
    verbale lesecuzione del testo

13
Contini, Filologia ed esegesi (III)
  • Citazione da B. Croce, La poesia di Dante, 1921
  • Proposizioni filosofiche, nomi di persone,
    accenni a casi storici, giudizi morali e politici
    e via dicendo, sono, in poesia, nientaltro che
    parole, identiche sostanzialmente, a tutte le
    altre parole, e vanno interpretate in questi
    limiti.

14
Contini, Filologia ed esegesi (IV)
  • A proposito della critica verbale
  • limitare il giudizio ai casi di flagrante
    intenzionalità è arbitrario, perché spesso la
    scrittura poetica ha una velocità che si sottrae
    alla coscienza

15
V. Sereni, Il silenzio creativo, 1962
  • Si convive per anni con sensazioni, impressioni,
    sentimenti, intuizioni, ricordi. Il senso di
    rarità o eccezionalità che a ragione o a torto si
    attribuisce ad essi, forse in relazione con
    lintensità con cui lesistenza li impose, è
    forse la prima fonte di insoddisfazione creativa,
    anzi di riluttanza di fronte alla messa in opera,
    che si traduce (peggio per chi non la prova) in
    nausea metrica, in disgusto per ogni modulo
    precedentemente sperimentato Si convive con le
    proprie invenzioni, con spettri di poesie non
    scritte
  • Non è prodotto del caso (e direi anche che è
    salutare) la rinunzia a chiedersi che cosa sia,
    in assoluto, la poesia. Molto più senso di una
    simile domanda mi pare abbia lindividuazione di
    un piano di sviluppo delle emozioni che porti a
    raffigurare sotto un angolo specifico il rapporto
    tra esperienza e invenzione la ricerca dun tale
    angolo e dun tale rapporto segna il passaggio
    dalla fase negativa del silenzio di cui
    discorrevo alla fase per cui gli spettri
    dellinsoddisfazione prendono corpo.
  • Ma ci sono tanti modi dinventare e non sinventa
    una volta per tutte. Al contrario, sinventa
    volta per volta Avere ben presenti queste cose
    significa evitare per quanto possibile di fare
    anche dellinvenzione, dei propri collaudati modi
    inventivi, una formula e unabitudine, sapere
    sempre a rischio daltri silenzi che langolo
    utile, il rapporto illuminante non è mai dato, ma
    è da trovare e al tempo stesso mettersi in grado
    di aderire meglio a quanto ha di vario il moto
    dellesistenza. E questo è il prezzo della
    comunicazione.

16
Due ipotesi a confronto
  • Gentile
  • Ettore Serra
  • poesia
  • è il mondo lumanità
  • la propria vita
  • fioriti dalla parola
  • la limpida meraviglia
  • di un delirante fermento
  • Quando trovo
  • in questo mio silenzio
  • una parola
  • scavata è nella mia vita
  • come un abisso
  • (G. Ungaretti, Commiato, 1916)
  • Secondo quale criterio linguistico si riconosce
    empiricamente la funzione poetica? In
    particolare, qual è lelemento la cui presenza è
    indispensabile in ogni opera poetica? ... La
    funzione poetica proietta il principio
    dequivalenza dallasse della selezione allasse
    della combinazione. Lequivalenza è promossa al
    grado di elemento costitutivo della sequenza.
  • (R. Jakobson, Linguistica e poetica, 1963)

17
  • Genti le 3
  • Ettore Serra 5
  • poesia 4
  • è il mondo lumanità 8
  • la propria vita 5
  • fioriti Dalla parola 8
  • la limpiDa meraviglia 8
  • di un Delirante fermento 8
  • QuandO trOvO 4
  • in questO miO silenziO 8
  • unA pArolA 5
  • scAvAtA è nellA miA vitA 9
  • come un abisso 5

18
Versi liberi
  • Montale, Forse un mattino, v. 8
  • tra gli uomini che non si voltano, col mio
    segreto.
  • Montale, Felicità raggiunta, v. 8
  • è dolce e turbatore come i nidi delle cimase.

19
Versi spezzati
  • Montale, La bufera, 18-20
  • lo scalpicciare del fandango, e sopra
  • qualche gesto che annaspa
  • Come quando
  • ti rivolgesti e con la mano, sgombra

20
G. Ungaretti, Eterno
  • Tra un fiore colto e laltro donato
  • linesprimibile nulla
  • I redazione, Lacerba, 8 maggio 1915
  • Eternità
  • Tra un fiore colto e laltro donato
  • linesprimibile vanità.
  • Fiore doppio
  • nati in grembo alla madonna
  • della gioia.

21
La misura dei versi
  • di retro da Maria, da quella costa (Purg., X
    50)
  • Lamoroso pensero (Petrarca, RVF, LXXI 91)
  • Nel mezzo del cammin di nostra vita (Inf., I 1)
  • lo ciel perdei che per non aver fé (Purg., VII
    8)
  • che noi possiam ne laltra bolgia scendere
    (Inf., XXIII 32)

22
Sistole e diastole
  • Né dolcezza di figlio, né la pièta
  • del vecchio padre, né l debito amore
  • lo qual dovea Penelopé far lieta (Inf. XXI 94-6)
  • E l duca disse a me - Più non si desta
  • di qua dal suon dellangelica tromba,
  • quando verrà la nimica podèsta. (Inf. VI 94-6)
  • Come quando la nebbia si dissipa,
  • lo sguardo a poco a poco raffigura
  • ciò che cela il vapor che laere stipa (Inf. XXXI
    34-6)

23
I versi della poesia italiana
  • Mono- e Bisillabo Qui / non si sente / altro
    (Ungaretti)
  • Trisillabo (2) Si tace (Palazzeschi)
  • Quadrisillabo (1,3) sono priso (Giacomo da
    Lentini) vuoto e tondo (Boito)
  • Quinario (1/2,4) ninfa gentile (Pindemonte)
    bandiera bianca (Fusinato)
  • Senario (2,5 o 1,3,5) Dal core mi vene (Giacomo
    da Lentini) non voler soffrire (Jacopone da
    Todi) fantasma tu giungi (Pascoli)
  • Settenario (1-4,6) Meravigliosamente (Giacomo
    da Lentini) Chiare, fresche et dolci acque
    (Petrarca) Ei fu. Siccome immobile (Manzoni)

24
I versi della poesia italiana
  • Quinario doppio (4,9) Dal mio cantuccio, donde
    non sento (Pascoli)
  • Senario doppio (2,5,8,11) Dagli atri muscosi,
    dai Fori cadenti (Manzoni)
  • Settenario doppio (alessandrino o martelliano)
    (6,13) Sui campi di Marengo batte la luna
    fosco (Carducci) tra la Bormida e il Tanaro
    sagita e mugge un bosco (Carducci)

25
I versi della poesia italiana
  • Ottonario (3,7) Quantè bella giovinezza
    (Lorenzo de Medici) Su l castello di Verona
    (Carducci)
  • Novenario (2,5,8) tremava un sospiro di
    vento (Pascoli)
  • Decasillabo (3,6,9) Dilongato mi son da la
    via (Jacopone) Soffermati sullarida sponda
    (Manzoni)
  • Endecasillabo (4/6,10) Nel mezzo del cammin di
    nostra vita (2,6,10 endecasillabo a maiore, con
    accenti fissi di 6a e 10a) mi ritrovai per
    una selva oscura (4,8,10 endecasillabo a
    minore, con accenti fissi di 4a e 10a)

26
Laccento metrico
  • Regola generale accento metrico accento
    grammaticale
  • Atoni articoli, preposizioni, congiunzioni
  • pron. pers. di una sillaba seguiti da verbo
  • non in posizione non enfatica
  • agg. poss. in posizione debole (mia vita)
  • agg. di una sill. sost.
  • verbi ausiliari monosill. part. (è stato)
  • verbi ausiliari di 2 sill. accento del part.
    (avea fatto gtlt abbia perduto)
  • es. (6,10) che di lagrime son fatti uscio e
    varco (Rvf 3,11)

27
Ipermetria e ipometria
  • Boccaccio, Teseida, I 38
  • I denti batte e rugghia e gli spediti
  • sentieri a sua salute cerca e pe
    romori
  • chegli ha in qua in là in giù e su uditi,
  • non sa qua vie per lui sien migliori.
  • Saba, Canzoniere, A mamma, v. 108
  • Sugli ultimi mari i naviganti 1948 lt Di su gli
    ultimi mari i naviganti 1911 e 1921

28
Figure metriche (1)
  • Sinalefe Voi chascoltate in rime sparse il
    suono (RVF I 1)
  • Dialefe O anima cortese mantoana (Inf. II 58)
  • Sinèresi di quei sospiri ondio nudriva il core
    (RVF I 2)
  • Dieresi Sì travïato è l folle mi desio (RVF
    VI 1)

29
Figure metriche (2)
  • e come albero in nave si levò (Dante, Inf.,
    XXXI 145) ? sinalefe
  • che fece me a me uscir di mente (Dante, Purg.,
    VIII 14) ? dialefe
  • Io venia pien dangoscia a rimirarti (Leopardi,
    Alla luna, v. 3) ? sineresi
  • O grazïosa luna, io mi rammento (Leopardi, Alla
    luna, v. 1) ? dieresi

30
Testo Spesso il male di vivere ho
incontrato era il rivo strozzato che
gorgoglia. Parafrasi di I grado Dal verso (due
endecasillabi a maiore) alla prosa Disposizione
delle parole Ho incontrato spesso il male di
vivere era come un corso dacqua che, bloccato
da un ostacolo, ribolle. Parafrasi di II
grado Risoluzione e scioglimento delle figure
retoriche Io ho sperimentato spesso il male di
vivere, e ne ho trovato lequivalente metaforico,
per esempio, in un corso dacqua che, impedito
nel suo scorrere naturale, ribolle.
31
Spessoil male di vivere ho
incontrato 1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 era
il rivo strozzato che gorgoglia. 1
2 3 4 5 6 7 8 9
10 11 Cfr. Dante, Inf. VII 125, questinno
si gorgoglian nella strozza
32
La rima (1)
  • La rima può essere piana (amore dolore), tronca
    (sentì compì) o sdrucciola (cantano
    piantano).
  • Si parla di assonanza se coincidono solo le
    vocali, mentre sono diverse le consonanti
    (campane celare), e di consonanza nel caso di
    uguaglianza delle consonanti (ardo morde).

33
La rima (2)
  • baciate (AA, es. valore signore)
  • alternate (ABAB, es. bella oro stella
    lavoro)
  • incrociate (ABBA, es. colore morta porta
    valore)
  • invertite (ABC.CBA, es. piagenza vertute
    mostra nostra salute conoscenza, in
    Cavalcanti)
  • replicate (ABC.ABC, es. tutto sovente
    vergogno frutto chiaramente sogno, in
    Petrarca)

34
La rima (3)
  • Facili campare andare parlare in Inf. II
    68-72
  • Difficili Inf., XXIX 74-78, con la serie
    tegghia-stregghia-vegghia
  • Ricche regi dispregi, in Inf. VIII e Par. XIX
  • Derivative parte sparte, degna indegna, in
    Inf. III
  • Equivoche porta porta, in Inf. XXIV 37-39

35
F. Petrarca, R.v.f. XVIII
  • Quandio son tutto vòlto in quella parte
  • ove l bel viso di madonna luce,
  • et mé rimasa nel pensier la luce
  • che marde et strugge dentro a parte a parte, 4
  • i che temo del cor che mi si parte,
  • et veggio presso il fin de la mia luce,
  • vommene in guisa dorbo, senza luce,
  • che non sa ove si vada et pur si parte. 8
  • Così davanti ai colpi de la morte
  • fuggo ma non sì ratto che l desio
  • meco non venga come venir sòle.
  • Tacito vo, ché le parole morte 12
  • farian pianger la gente et i desio
  • che le lagrime mie si spargan sole.

36
La rima (4)
  • Frante in Inf. XXVIII 119-123, la serie
    come-chiome-Oh me in Inf. XXX 83-87, la serie
    oncia-sconcia-non ci ha
  • Ripetute o identiche Qui vince la memoria mia lo
    ngegno / ché quella croce lampeggiava Cristo, /
    sì chio non so trovare essempro degno / ma chi
    prende sua croce e segue Cristo, / ancor mi
    scuserà di quel chio lasso, / vedendo in
    quellalbor balenar Cristo (Par. XIV 103-108)

37
La rima (5)
  • Rima ipermetra
  • tempesta restano
  • che ti lessi negli occhi, cherano / pieni di
    pianto, che sono / pieni di terra, la preghiera /
    di vivere e dessere buono! (Pascoli)
  • Ah luomo che se ne va sicuro, / agli altri ed
    a se stesso amico, / e lombra sua non cura che
    la canicola / stampa sopra uno scalcinato muro!
    (Montale)

38
A che cosa serve la rima
  • Funzione strutturante o demarcativa in relazione
    alla forma del testo
  • Funzione musicale valorizzazione della
    componente eufonica del segno
  • Funzione semantica attivazione di rapporti
    produttori di senso

39
La rima
  •  
  • Voi chascoltate in rime sparse il suono ABBA
  • di quei sospiri ondio nudriva l core
  • in sul mio primo giovenile errore
  • quandera in parte altruom da quel chi
    sono 4
  • del vario stile in chio piango et ragiono, ABBA
  • fra le vane speranze, e l van dolore,
  • ove sia chi per prova intenda amore,
  • spero trovar pietà, nonché perdono. 8
  • Ma ben veggio or sì come al popol tutto CDE
  • favola fui gran tempo, onde sovente
  • di me medesmo meco mi vergogno
  • et del mio vaneggiar vergogna è l frutto, 12
    CDE
  • e l pentérsi, e l conoscer chiaramente
  • che quanto piace al mondo è breve sogno.

40
La rima
  • Arso completamente dalla vita
  • io vivo in essa felice e dissolto.
  • La mia pena damore non ascolto
  • più di quanto non curi la ferita.
  • (S. Penna)

41
La rima (6)
  • rima interna / rima al mezzo
  • Leopardi, La ginestra
  • Con lungo affaticar lassidua gente
  • avea provvidamente al tempo estivo (vv. 209-10)
  • Non ha natura al seme
  • delluom più stima o cura (vv. 231-232)

42
Lenjambement (1)
  • Molto forte
  • Lessicale Poi non vi piace cheo vami,
    ameraggio- / vi dunque per forza? Non piaccia
    unque a Deo! (Guittone)
  • Sintagmatico Ma, sedendo e mirando, interminati
    / spazi di là da quella, e sovrumani / silenzi,
    e profondissima quiete (Leopardi) che vanno al
    nulla eterno e intanto fugge / questo reo tempo,
    e van con lui le torme (Foscolo)

43
Lenjambement (2)
  • Forte Ma ben veggio or sì come / al popol
    tutto favola fui gran tempo, onde sovente
    (Petrarca) Giovin signore, o a te scenda per
    lungo / di magnanimi lombi ordine il sangue
    (Parini)
  • Debole Amor, cha nullo amato amar perdona, /
    mi prese del costui piacer sì forte (Dante).

44
Petrarca, R.f.v. CCCIX, 1-8
  • Lalto et novo miracol cha dì nostri
  • apparve al mondo, et star seco non volse,
  • che sol ne mostrò l ciel, poi sel ritolse
  • per adornarne i suoi stellanti chiostri, 4
  • vuol chi depinga a chi nol vide, e l mostri,
  • Amor, che n prima la mia lingua sciolse,
  • poi mille volte indarno a lopra volse
  • ingegno, tempo, penne, carte e nchiostri. 8

45
Schemi metrici
  • Sonetto ABAB.ABAB oppure ABBA.ABBA CDC.DCD,
    CDE.CDE oppure CDE.EDC
  • Terzina ABA.BCB.CDC.DED
  • Ottava AB.AB.AB.CC, oppure AB.AB.AB.AB,
    AB.AB.CC.DD
  • Canzone stanze formate da fronte (divisa in
    due piedi) e coda (o sirma)
  • Ballata ritornello stanze
  • Madrigale Sestina

46
La stanza di canzone (R.v.f. 126)
  • FRONTE (se indivisibile)
  • 1 piede 1 Chiare, fresche et dolci
    acque, settenario a
  • 2 ove le belle membra settenario b
  • 3 pose colei che sola a me par
    donna endecasillabo C
  • 2 piede 4 gentil ramo ove piacque settenario
    a
  • 5 (con sospir mi rimembra) settenario
    b
  • 6 a lei di fare al bel fiancho
    colonna endecasillabo C
  • SIRMA
  • 7 herba et fior che la gonna settenario
    c
  • 8 leggiadra ricoverse settenario d
  • 9 co langelico seno settenario e
  • 10 aere sacro, sereno, settenario
    e
  • 11 ove Amor co begli occhi il cor
    maperse endecasillabo D
  • 12 date udïenza insieme settenario
    f
  • 13 a le dolenti mie parole estreme. endecasilla
    bo F
  • vv. 6-7, concatenatio
  • vv. 12-13, combinatio

47
Il congedo di canzone (R.v.f. 126)
  • Se tu avessi ornamenti quanthai voglia, A
  • potresti arditamente b
  • uscir del boscho, et gir in fra la gente B

48
La ballataritornello/ripresa strofe/stanze
  • grande, con ritornello di quattro versi
    (endecasillabi, o endecasillabi e settenari)
  • mezzana, con ritornello di tre versi
    (endecasillabi, o endecasillabi e settenari)
  • minore, con ritornello di due versi
    (endecasillabi, o endecasillabi e settenari)
  • piccola, con ritornello di un solo endecasillabo
  • stravagante, con ritornello formato da più di
    quattro versi

49
Petrarca, R.v.f. 69 (ballata)
  • Tolta m' è poi di que' biondi capelli,
  • lasso, la dolce vista
  • e 'l volger de' duo lumi honesti et belli
  • col suo fuggir m' atrista
  • ma perché ben morendo honor s' acquista,
  • per morte né per doglia
  • non vo' che da tal nodo Amor mi scioglia.

50
Petrarca, R.v.f. 69 (ballata)
  • Ripresa
  • Perché quel che mi trasse ad amar prima, Y
  • altrui colpa mi toglia, x
  • del mio fermo voler già non mi svoglia. X
  • I Stanza
  • piede
  • Tra le chiome de l' òr nascose il laccio, A
  • al qual mi strinse, Amore
    b
  • piede
  • et da' begli occhi mosse il freddo ghiaccio, A
  • che mi passò nel core, b
  • volta
  • con la vertú d' un súbito splendore, B
  • che d' ogni altra sua voglia
    x
  • sol rimembrando anchor l' anima spoglia. X
  • II Stanza
  • piede
  • Tolta m' è poi di que' biondi capelli,
    A
  • lasso, la dolce vista
    b
  • piede
  • e 'l volger de' duo lumi honesti et belli
    A
  • col suo fuggir m' atrista
    b
  • volta
  • ma perché ben morendo honor s' acquista, B
  • per morte né per doglia
    x
  • non vo' che da tal nodo Amor mi scioglia. X

51
F. Petrarca, R.v.f. 106
  • Nova angeletta sovra l' ale accorta A
  • scese dal cielo in su la fresca riva, B
  • là 'nd' io passava sol per mio destino. C
  • Poi che senza compagna et senza scorta A
  • mi vide, un laccio che di seta ordiva B
  • tese fra l' erba, ond' è verde il camino. C
  • Allor fui preso et non mi spiacque poi, D
  • sí dolce lume uscia degli occhi suoi. D

52
esercizio
  • F. Petrarca, R.v.f., 12
  • Se la mia vita da l'aspro tormento
  • si può tanto schermire, et dagli affanni,
  • chi veggia per vertù de gli ultimi anni,
  • donna, de be vostrocchi il lume spento, 4
  • e i cape d'oro fin farsi d'argento,
  • et lassar le ghirlande e i verdi panni,
  • e l viso scolorir che ne miei danni
  • allamentar mi fa pauroso et lento 8
  • pur mi darà tanta baldanza Amore
  • chi vi discovrirò de mei martiri
  • qua sono stati gli anni, e i giorni et lore
  • et se l tempo è contrario ai be desiri, 12
  • non fia chalmen non giunga al mio dolore
  • alcun soccorso di tardi sospiri.

53
Analisi di Rvf XII (1)
  • Parafrasi
  • Schema metrico
  • Sonetto, rime ABBA ABBA CDC DCD
  • Consonanza tra C e D (-ore e iri) rima interna
    ai vv. 6-8 (lassar lamentar) e (identica) ai
    vv. 3-11 (anni)
  • Rima ricca e franta ai vv. 11 e 13 (lore
    dolore)
  • Enjambements
  • ai vv. 1-2 (con iperbato e allitterazione), 7-8,
    10-11, 13-14
  • Effetti fonici

54
  • Se la mia vita da l'aspro tormento 4 7 10
  • si può tanto schermire,et dagliaffanni, 2 3
    6 10
  • chi veggia per vertù de gliultimianni, 2 6
    8 10
  • donna, de be vostrocchiil lume spento, 1 4
    6 8 10
  • ei cape d'oro fin farsi d'argento, 3 4 6 7
    10
  • et lassar le ghirlandeei verdi panni, 3 6 8
    10
  • e l viso scolorir che ne miei danni 2 6 10
  • allamentar mi fa paurosoet lento 4 6 8 10
  • pur mi darà tanta baldanza Amore 4 5 8 10
  • chi vi discovrirò de mei martiri 6 10
  • qua sono stati gli anni,ei giorniet
    lore 2 4 6 8 10
  • et se l tempoè contrarioai be desiri, 3 4
    6 8 10
  • non fia chalmen non giungaal mio dolore 2 4
    6 10
  • alcun soccorso di tardi sospiri. 2 4 7 10

55
Analisi di Rvf XII (2)
  • Il tema della poesia
  • La speranza di trovare in vecchiaia consolazione
    delle pene amorose sofferte in gioventù.
  • Un artificio prospettico posta
    lincomunicabilità che separa lamante dalla
    visione e dal contatto desiderati, ci si augura
    che i pensieri damore possano essere rivelati e
    condivisi in futuro.
  • Rovesciamento del motivo classico (Tibullo)
    dellinvecchiamento ostile agli amanti originale
    è il sogno di una vecchiaia che finalmente
    riunisca gli amanti in una virtuosa reciprocità.

56
Analisi di Rvf XII (3)
  • Analisi linguistica e stilistica
  • da veggia (v. 3) dipendono (asimmetricamente
    Contini) sia un sostantivo con predicato
    delloggetto, sia tre subordinate infinitive con
    verbo medio, transitivo o intransitivo
  • la poesia si regge su un doppio periodo
    ipotetico Se (vv. 1-8 PROTASI), pur mi darà
    (vv. 9-11 APODOSI) et se (v. 12 PROTASI), non
    fia (vv. 13-14 APODOSI). NB Protasi al
    presente, apodosi al futuro

57
Analisi di Rvf XII (4)
  • vv. 4-7, ritratto di lei per frammenti (occhi,
    capelli, panni, viso) ? lirraggiungibilità
    dellintero
  • v. 5, e i cape doro fin farsi dargento
  • elemento chiave della donna del Libro (i capelli
    biondi) segmento centrale allitterante ma
    separato da cesura diametralità oro/argento
  • NB assonanza interna che lega fin a schermire (v.
    2) e a scolorir (v. 7) con la i tonica sempre
    in 6a posizione

58
Analisi di Rvf XII (5)
  • v. 8, a llamentar mi fa pauroso e lento
  • uno dei rari casi in Rvf di raddoppiamento
    fonosintattico
  • forte cesura alla fine del primo emistichio
  • rima interna fa darà (v. 9), che lega
    fonicamente quartine e terzine (ribadita da qua
    al v. 11)
  • dittologia in fine verso linadeguata reazione
    dellamante alle sue pene
  • mi fa il cuore del sonetto al sogno di un
    futuro diverso si oppone il tempo presente del
    timore e dello smarrimento (pauroso/baldanza)

59
Analisi di Rvf XII (6)
  • vv. 10-11, de mei martiri / qua sono stati gli
    anni, e i giorni et lore
  • prolessi che enfatizza la lunghezza del tempo del
    dolore
  • v. 13, non fia chalmen non giunga
  • perifrasi con doppia litote, che rallenta e sfuma
    limmagine del futuro
  • v. 14, tardi sospiri
  • speculare alla lentezza del poeta-amante (al v.
    8)

60
Analisi di Rvf XII (7)
  • Intertestualità
  • v. 3, ultimi anni ? Verg. Ecl. IV 53-54 , O mihi
    tum longae maneat pars ultima vitae, / spiritus
    et quantum sat erit tua dicere facta!
  • v. 7, e l viso scolorir ?
  • Inf. V 131, e scolorocci il viso
  • v. 8, a llamentar mi fa pauroso et lento ?
  • Inf. V 117, a lagrimar mi fanno tristo e pio
  • la serie rimica martiri desiri sospiri ?
  • Inf. V 115-120 (Poi mi rivolsi a loro e parla
    io, / e cominciai - Francesca, i tuoi martiri /
    a lagrimar mi fanno tristo e pio. / Ma dimmi al
    tempo de dolci sospiri, / a che e come
    concedette Amore / che conosceste i dubbiosi
    disiri?-
  • v. 12, tempo ?
  • Inf. V 118 (al tempo de dolci sospiri)
  • v. 14, alcun soccorso di tardi sospiri ?
  • Inf. II 65, Chio mi sia tardi al soccorso
    levata

61
G. Leopardi, A Silvia, vv. 49-63
  • 7 Anche peria fra poco
  • 50 11 La speranza mia dolce agli anni miei
  • 7 Anche negaro i fati
  • 7 La giovanezza. Ahi come,
  • 7 Come passata sei,
  • 11 Cara compagna dell'età mia nova,
  • 55 7 Mia lacrimata speme!
  • 7 Questo è quel mondo? questi
  • 11 I diletti, l'amor, l'opre, gli eventi
  • 11 Onde cotanto ragionammo insieme?
  • 11 Questa la sorte dell'umane genti?
  • 60 7 All'apparir del vero,
  • 11 Tu, misera, cadesti e con la mano
  • 11 La fredda morte ed una tomba ignuda
  • 7 Mostravi di lontano.

62
Denotazione e connotazione
  • significato denotativo referenziale, oggettivo
  • significato connotativo supplementare,
    contestuale
  • Dolce color d'orïental zaffiro, / che
    s'accoglieva nel sereno aspetto / del mezzo, puro
    infino al primo giro , / a li occhi miei
    ricominciò diletto, / tosto ch'io usci' fuor de
    l'aura morta / che m'avea contristati li occhi e
    'l petto (Purg. I 13-18)
  • DOL ce cO LOR DORIentaL zaffI RO
  • 1 2 3 4 5 6
    7 8 9 10 11

63
I valori fonosimbolici
  • di me medesmo meco mi vergogno (RVF I 11)
  • (Virgilio, Buc. III 76 Phyllida mitte mihi,
    meus est natalis)
  • il pietoso pastor pianse al suo pianto (Tasso,
    GL, VII 16)
  • Spesso il male di vivere ho incontrATO / era il
    rivo strozzATO che gorgoOGLIA, / era
    lincartocciarsi della fOGLIA / riarsa, era il
    cavallo stramazzATO (Montale)

64
Onomatopea
  • Giovanni Pascoli, Arano, vv. 7-10
  • ché il passero saputo in cor già gode,
  • e il tutto spia dai rami irti del moro
  • e il pettirosso nelle siepi sode
  • il suo sottil tintinno come doro.
  • ?
  • Questultima immagine è complessa, costruita
    comè su un doppio ordine di rapporti analogici
    esplicito il primo, fra il movimento ingegnoso e
    il suono dellorologio e il moto e il rispondersi
    delle voci nel coro dei beati implicito il
    secondo, fra la liturgia conventuale del
    mattutino e il canto delle anime. Lonomatopea, i
    vocaboli rari traducono in preziosità di
    linguaggio la tensione fantastica (N. Sapegno)
  • Dante, Paradiso, X, 139-148
  • Indi, come orologio che ne chiami
  • ne l'ora che la sposa di Dio surge
  • a mattinar lo sposo perché l'ami,
  • che l'una parte e l'altra tira e urge,
  • tin tin sonando con sì dolce nota,
  • che 'l ben disposto spirto d'amor turge
  • così vid'ïo la gloriosa rota
  • muoversi e render voce a voce in tempra
  • e in dolcezza ch'esser non pò nota
  • se non colà dove gioir s'insempra.

65
Ritmo e sintassi U. Foscolo, A Zacinto
  • Né più mai toccherò le sacre spondeove il mio
    corpo fanciulletto giacque,Zacinto mia, che te
    specchi nell'ondedel greco mar, da cui vergine
    nacque 4
  • Venere, e fea quellisole fecondecol suo primo
    sorriso, onde non tacquele tue limpide nubi e le
    tue frondel'inclito verso di colui che l'acque
    8
  • cantò fatali, ed il diverso esiglioper cui bello
    di fama e di sventura baciò la sua petrosa Itaca
    Ulisse.
  • Tu non altro che il canto avrai del figlio, 12o
    materna mia terra a noi prescrisseil fato
    illacrimata sepoltura.

66
Parafrasi
  • 1-4 Io non potrò mai più toccare le sacre
    sponde (del luogo dove sono nato), dove il mio
    corpo da piccolo giacque, o Zacinto mia, che ti
    rispecchi nelle onde del mare greco (cioè, non
    potrò mai più ritornare in patria).
  • 4-6 Dalle acque di questo mare nacque la dea
    Venere, che rese feconde (cioè felici) quelle
    isole attraverso il suo primo sorriso.
  • 6-11 Per questo motivo, del tuo candido cielo e
    dei tuoi boschi (ossia, delle tue bellezze
    naturali) non poté non parlare la nobile poesia
    di Omero, che raccontò le avventure (di Ulisse)
    sul mare governato dal fato, e lesilio di colui,
    bello nella fama e nella disgrazia, che è
    arrivato alla fine a baciare la sua rocciosa
    Itaca.
  • 12-14 Tu invece, o Zacinto, non avrai altro che
    la poesia del tuo figlio a noi, infatti, il
    destino ha riservato una sepoltura senza lacrime
    (cioè lontana dalla patria).

67
Esercizio FOSCOLO
  • Analisi metrica
  • ABAB ABAB CDE CED
  • rima ricca ai vv. 10-14
  • enjamb. 1-2, 3-4, 4-5, 6-7, 7-8, 8-9, 10-11,
    13-14
  • Analisi lessicale
  • sacre (v. 1), giacque (v. 2)
  • feconde (v. 5), limpide (v. 7)
  • inclito (v. 8)
  • fatali e diverso (v. 9), bello (v. 10)
  • materna (v. 13), illacrimata (v. 14)
  • Analisi sintattica
  • vv. 1-11 vv. 12-14 Periodo iniziale di
    inusitata ampiezza secchezza epigrafica della
    terzina finale
  • Funzione strutturante dei nessi relativi
  • Frequenti e vistosi iperbati ai vv. 6-11.

68
Esercizio FOSCOLO
  • Né più mai toccherò le sacre spondeove il mio
    corpo fanciulletto giacque,Zacinto mia, che te
    specchi nell'ondedel greco mar, da cui vergine
    nacque
  • Venere, e fea quellisole fecondecol suo primo
    sorriso, onde non tacquele tue limpide nubi e le
    tue frondel'inclito verso di colui che l'acque
  • cantò fatali, ed il diverso esiglioper cui bello
    di fama e di sventura baciò la sua petrosa Itaca
    Ulisse.
  • Tu non altro che il canto avrai del figlio,o
    materna mia terra a noi prescrisseil fato
    illacrimata sepoltura.

69
M. Pagnini, Il sonetto A Zacinto, in Semiosi.
Teoria ed ermeneutica del testo letterario,
Bologna, Il Mulino, 1988
  • Zacinto partecipa della stessa sostanza che
    generò la dea ha praticamente la stessa genesi
    sorse dal mare. Visto poi nella prospettiva
    nostalgica del passato felice e irrecuperabile,
    il complesso semico Zacinto Venere si inscrive
    nellidea archetipica del Paradiso Perduto.
    Con che si pongono in rapporto i due termini del
    viaggio esistenziale linizio come grembo
    materno la fine come grembo ctonio. Peraltro
    il verbo giacque sembra portare con sé il
    desiderio di un altro giacersi, distante di una
    vita tormentosa da quello del pargolo. Il ritorno
    allisola natale sarebbe, per regressione, un
    ritorno al grembo materno, e quindi alla felicità
    primeva, fonte anche del mito e della poesia.

70
Sonetto Foscolo
  • Allitterazione
  • v. 1 Né più mai toccherò le SacrE SpondE
  • vv. 4-5 del gReco maR, da cui VERgiNE nacque /
    VENERe, e FEa quellisole Feconde
  • v. 8 LinCLito vErso di CoLui ChE LACQUE
  • v. 12-14 Tu non aLTRo che il canTo avRai deL
    figlio, / o maTeRna mia TeRRa a noi pRescRisse /
    iL faTo iLLacRimaTa sepoLTuRa

71
Leopardi, A Silvia, vv. 1-6
  • Silvia, riMeMbri ancora 7quel teMpo della
    tua vita Mortale, 11quando beltà splendea
    7negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
    11e tu, lieta e pensosa, il liMitare 11di
    gioventù salivi? 7
  • Principale (interr.) 2 sub. temp. fra loro
    coordinate

72
Leopardi, A Silvia, vv. 7-14
  • Sonavan le quiete 7stanze, e le vie
    dintorno, 7al tuo perpetuo canto,
    7allor che all'opre femminili inteNTA
    11sedEVI, assai conteNTA 7di quel vago
    avvenir che in mente avEVI. 11Era il maggio
    odoroso e tu solEVI 11così menare il giorno.
    7
  • due periodi I, principale sub. tempor. da cui
    dipendono una modale implicita e una relativa
    II, principale coordinata

73
Leopardi, A Silvia, vv. 15-27
  • Io gli studi leggiadri 7talor lasciando E
    le sudate carte, 11ove il tempo mio primo
    7E di me si spendea la miglior parte,
    11d'in su i veroni del paterno
    ostello 11porgEA gli orecchi al suon della tua
    voce, 11ED alla man veloce 7che percorrEA
    la faticosa tela. 11Mirava il ciel sereno,
    7le vie dorate E gli orti, 7E quinci
    il mar da lungi, E quindi il monte. 11Lingua
    mortal non dice 7quel ch'io sentiva in
    seno. 7

74
Leopardi, A Silvia
  • vv. 10-12
  • allor cheallopre femminiliintenta, 2 4 8 10
  • sedevi,assai contenta 2 4 6
  • di quel vago avvenir chein menteavevi 2 6 8
    10
  • 23-25
  • Miravail ciel sereno, 2 4 6
  • le vie doratee gliorti, 4 6
  • e quinciil mar da lungi,e quindi il monte 2
    4 6 8 10

75
Le figure retoriche
  • Dante, Inferno, XVII vv. 16-18 Con più
    coloR, sommesse e sovRaposTe / non feR mai dRappi
    TaRTaRi né TuRchi, / né fuoR Tai Tele peR aRagne
    imposTe.
  • L. Ariosto, Satire, I vv. 226-228 Il qual
    se vuol di calamo et inchiostro / di me servirsi,
    e non mi tor da bomba, / digli Signore, il mio
    fratello è vostro .

76
Le figure retoriche operanti sulla costruzione
sintattica
  • liperbato Tasso, O belle agli occhi miei tende
    latine Parini, La nascente del sol luce
    rifrange
  • lanastrofe Pascoli, dalle fratte / sembra la
    nebbia mattutina fumare
  • lepifrasi Leopardi, dolce e chiara è la notte
    e senza vento
  • il chiasmo Pascoli, con tonfi spessi e lunghe
    cantilene
  • lenumerazione Ariosto, Altri in amar lo il
    senno perde, altri in onori, / altri in cercar,
    scorrendo il mar, richezze / altri ne le
    speranze de signori, / altri dietro alle magiche
    sciocchezze
  • lanafora Ariosto Vedete il meglio de la
    nobiltade Vedete quante lance e quante spade
    Vedete che l destrier sotto gli cade Vedete gli
    omicidi e le rapine
  • il climax Leopardi, ogni stento, ogni danno, /
    ogni estremo timor subito scordi
  • lanticlimax Leopardi, posa per sempre
    tacqueta omai.

77
Tra sintassi e semantica
  • lipallage Foscolo, sorgon così tue dive /
    membra dallegro talamo Montale, e gli alberi
    discorrono col trito / mormorio della rena
  • lo zeugma Dante, parlare e lagrimar vedrai
    insieme Dante, fuori sgorgando lacrime e
    sospiri

78
Lessico e semantica
  • Significato denotativo (oggettivo e comune)
  • ?
  • Significato connotativo (evocativo e contestuale)
  • ? trama fonica, ritmica e sintattica
  • ? echi letterari (fonti) intertestualità

79
Lessico e semantica
  • e il naufragar mè dolce in questo mare (G.
    Leopardi, Linfinito)
  • ? il contesto (ultimo orizzonte, infinito
    silenzio, immensità, sannega)
  • ? le fonti (Dante, Par. I Mme De Staël, Corinna)
  • Linfinito rimane per sua natura indefinibile,
    per quante precisione e varietà lessicali siano
    state messe in campo e allora ecco che Leopardi
    termina il testo rappresentandolo non più in
    sé ma nella sua azione sullio ed è qui che
    si situa più probabilmente il ricordo del canto
    di Ulisse di Dante
  • Osservare tra frondi il palpitare / lontano di
    scaglie di mare / mentre si levano tremuli
    scricchi / di cicale dai calvi picchi (E.
    Montale, Meriggiare pallido e assorto) Il
    cammino finisce a queste prode / che rode la
    marea col moto alterno (Montale, Casa sul mare)
  • Come questa pietra / è il mio pianto / che non
    si vede (G. Ungaretti, Sono una creatura)
  • cfr. Tutto ho perduto (Il dolore) La vita non
    mi è più / / che una roccia di gridi Mio
    fiume anche tu (ivi) E pietà in grido si
    contrae di pietra

80
Similitudine e metafora
  • Ella non ci dicea alcuna cosa, / ma lasciavane
    gir, solo sguardando / a guisa di leon quando si
    posa (Dante, Purgatorio, VI 64-66)
  • Erano i capei doro a laura sparsi (Petrarca,
    Rvf, XC 1)
  • Si sta come / dautunno / sugli alberi / le
    foglie (G. Ungaretti, Soldati)
  • È il mio cuore / il paese più straziato (G.
    Ungaretti, San Martino del Carso, vv. 11-12)

81
La similitudine
  • Intesi cha sì fatto tormento
  • enno dannati i peccator carnali,
  • che la ragion sommettono al talento.
  • E come li stornei ne portan lali
  • nel freddo tempo, a schiera larga e piena,
  • così quel fiato li spiriti mali
  • di qua, di là, di giù, di sù li mena
  • nulla speranza li conforta mai,
  • non che di posa, ma di minor pena.
  • E come i gru van cantando lor lai,
  • faccendo in aere di sé lunga riga,
  • così vidio venir, traendo guai,
  • ombre portate da la detta briga.
  • (Inf., V 37 -49)

82
La similitudine
  • E come li stornei ne portan lali
  • nel freddo tempo, a schiera larga e piena,
  • così quel fiato li spiriti mali
  • di qua, di là, di giù, di sù li mena.
  • lelemento comune ai due termini della
    comparazione
  • la funzione o ragione della similitudine
  • (A) la gentilezza
  • (B) la lussuria
  • LOttimo Commento (1333) questa comperazione
    induce l'Autore per mostrare la forma di queste
    anime che andavano a schiera come stornelli, li
    quali sono uccelli molto lussuriosi, e però se ne
    vanno a stare il verno in paesi molto caldi e
    così queste anime divenute fredde erano portate
    contrario alli loro desiderii.
  • eventuali fonti o modelli (intertestualità)
  • Verg. Aen. VI 311-312, quam multae
    glomerantur aues, ubi frigidus annus / trans
    pontum fugat et terris immittit apricis Alberto
    Magno, De animalibus XXIII 24, 104, sturnus
    gregatim volat et compresse
  • giudizi critici
  • B. Lombardi (1791) sceglie, al paragone
    dellirregolare mossa data dal vento a quelli
    spiriti, il volo degli stornelli, perché di fatto
    è irregolarissimo.

83
La similitudine
  • E come i gru van cantando lor lai,
  • faccendo in aere di sé lunga riga,
  • così vidio venir, traendo guai,
  • ombre portate da la detta briga.
  • lelemento comune ai due termini della
    comparazione
  • la funzione della similitudine
  • eventuali fonti o modelli (intertestualità)
  • Verg. Aen. X 264-266 quales sub nubibus atris /
    Strymoniae dant signa grues atque aethera tranant
    / cum sonitu Brunetto Latini, Tesoro, I 5, 27
    Grue sono una generazione di uccelli che vanno a
    schiera...e sempre vanno luno dietro laltro.
  • - giudizi critici
  • A. M. Chiavacci Leonardi La prima immagine si
    riferisce a tutti gli spiriti del cerchio,
    travolti dalla bufera questa indica una
    particolare schiera (vidio venir ... ombre) che
    si avanza verso Dante, in lunga fila. Come si
    preciserà più avanti (v. 69), si tratta di coloro
    che a causa di amore hanno subito morte
    violenta.
  • Bibliografia Lawrence Ryan, Stornei, Gru,
    Colombe The Bird Images in Inferno V, Dante
    Studies, 94 (1976), pp. 25-45

84
Montale, I limoni, vv. 1-10
  • Ascoltami, i poeti laureati
  • si muovono soltanto fra le piante
  • dai nomi poco usati bossi ligustri o acanti.
  • Io, per me, amo le strade che riescono agli
    erbosi
  • fossi dove in pozzanghere
  • mezzo seccate agguantano i ragazzi
  • qualche sparuta anguilla
  • le viuzze che seguono i ciglioni,
  • discendono tra i ciuffi delle canne
  • e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.

85
G. Ungaretti, Stelle (da Sentimento del tempo)
  • Tornano in alto ad ardere le favole.
  • Cadranno colle foglie al primo vento.
  • Ma venga un altro soffio,
  • Ritornerà scintillamento nuovo.

86
G. Ungaretti, Stelle
  • Tornano in alto ad ardere le favole.
  • Tornanoin altoad ardere le favole.
  • 1 2 3 4 5 6 7 8
    9 10 11 12
  • Cadranno colle foglie al primo vento.
  • Cadranno colle foglieal primo vento.
  • 1 2 3 4 5 6 7
    8 9 10 11
  • Ma venga un altro soffio,
  • Ma vengaun altro soffio,
  • 1 2 3 4 5 6 7
  • Ritornerà scintillamento nuovo.
  • Ritornerà scintillamento nuovo.
  • 1 2 3 4 5 6 7 8 9
    10 11

87
G. Ungaretti, Stelle (da Sentimento del tempo)
  • Tornano in alto ad ardere le favole. 11
  • lt Tornano le favole a ardere in alto
  • Cadranno colle foglie al primo vento. 11
  • Ma venga un altro soffio, 7
  • Ritornerà scintillamento nuovo. 11
  • lt Parrà lincendio nuovo a un altro soffio

88
Contesto e intertesto
  • Contesto la situazione extra-testuale
    (lextra-testo), ossia le circostanze dentro cui
    avviene lesperienza comunicativa, che ne rendono
    possibile linterpretazione.
  • Cotesto il codice linguistico
  • Contesto i fattori socio-culturali
  • Ch. Bally (Linguistique générale et linguistique
    française, 1932) ? enunciazione ed enunciato
  • Intertesto la dimensione dentro cui un testo
    vive, stabilendo rapporti (di discendenza o
    filiazione culturale) con uno o altri testi,
    assunti come proprie componenti (implicite o
    esplicite)
  • Intertestualità nessi a livello formale
  • Interdiscorsività nessi a livello semantico
  • M. Bachtin (La parola nel romanzo, 1934-35) J.
    Kristeva (Semiotica, 1969)

89
La parafrasi
  • Parafrasi processo di transcodificazione o
    riscrittura del testo in una lingua più vicina a
    quella del ricevente ? esplicitazione del
    contenuto referenziale o denotativo
  • A livello lessicale
  • A livello sintattico
  • A livello retorico-stilistico
  • ? esigenza integrativa (includere nel testo gli
    elementi contestuali indispensabili alla
    comprensione)
  • ? esigenza sommativa (escludere dal testo gli
    elementi ridondanti o accessori)

90
U. Foscolo, In morte del fratello Giovanni
  • Un dì, sio non andrò sempre fuggendo
  • di gente in gente, me vedrai seduto
  • su la tua pietra, o fratel mio, gemendo
  • il fior de tuoi gentili anni caduto. 4
  • La madre or sol suo dì tardo traendo
  • parla di me col tuo cenere muto,
  • ma io deluse a voi le palme tendo
  • e sol da lunge i miei tetti saluto. 8
  • Sento gli avversi numi, e le secrete
  • cure che al viver tuo furon tempesta,
  • e prego anchio nel tuo porto quïete. 11
  • Questo di tanta speme oggi mi resta!
  • Straniere genti, almen le ossa rendete
  • allora al petto della madre mesta. 14

91
Contestualizzazione
  • Lettera di U. Foscolo a V. Monti, dicembre 1801
  • La morte dellinfelicissimo mio fratello ha
    esulcerato tutte le mie piaghe tanto più chei
    morí duna malinconia lenta, ostinata, che non lo
    lasciò né mangiare né parlare per quarantasei
    giorni. Io mi figuro i martirij di quel
    giovinetto e lo stato doloroso della nostra
    povera madre tra le cui braccia spirò. Ma io temo
    che egli stanco della vita siasi avvelenato .
    La morte sola finalmente poté decidere la
    battaglia che le sue grandi virtù, e i suoi
    grandi vizj manteneano da gran tempo in quel
    cuore di fuoco.

92
Catullo, Carmina, CI
  • Multas per gentes et multa per aequora
    vectusadvenio has miseras, frater, ad
    inferias,ut te postremo donarem munere mortiset
    mutam nequiquam alloquerer cinerem,quandoquidem
    fortuna mihi tete abstulit ipsum,heu miser
    indigne frater adempte mihi.Nunc tamen interea
    haec, prisco quae more parentumtradita sunt
    tristi munere ad inferias,accipe fraterno multum
    manantia fletu,atque in perpetuum, frater, ave
    atque vale.
  • Per molte genti portato e per molti mari/ arrivo
    a queste misere, fratello, esequie, / per donarti
    l'ultimo tributo di morte/ ed invano parlare con
    le tue mute ceneri, / dal momento che la sorte mi
    ha tolto proprio te,/ ahi, misero fratello
    indegnamente sottrattomi./ Ora tuttavia, intanto,
    queste offerte, che secondo lantico rito / degli
    avi sono state rese con triste tributo alle
    esequie, / accogli stillanti di fraterno pianto,
    / ed in perpetuo, fratello, salute e addio.

93
  • Parce, per inmatura tuae precor ossa sororis
    Tibullo, Elegie, II 6, vv. 29-40
  • sic bene sub tenera parva quiescat humo.
  • Illa mihi sancta est, illius dona sepulcro
  • et madefacta meis serta feram lacrimis,
  • illius ad tumulum fugiam supplexque sedebo
  • et mea cum muto fata querar cinere.
  • Non feret usque suum te propter flere clientem
  • illius ut verbis, sis mihi lenta, veto,
  • ne tibi neglecti mittant mala somnia Manes,
  • maestaque sopitae stet soror ante torum,
  • qualis ab excelsa praeceps delapsa fenestra
  • uenit ad infernos sanguinolenta lacus.
  • Risparmiami, ti prego, per le ossa di tua
    sorella morta anzitempo / riposi la piccola in
    pace sotto la terra morbida. / Lei mi è sacra al
    suo sepolcro porterò offerte / e corone intrise
    delle mie lacrime / accanto al suo tumulo mi
    rifugerò, sedendo supplichevole, / e col suo
    cenere muto compiangerò il mio destino. Lei non
    permetterà che il suo protetto pianga di continuo
    per causa tua / in nome suo ti proibisco di
    mostrarti indifferente con me, / se non vuoi che
    i suoi Mani trascurati ti mandino sogni
    terrificanti / e nel sonno non ti / appaia
    davanti al letto la sorella afflitta, / com'era
    il giorno in cui, precipitata dall'alto di una
    finestra, / sanguinante raggiunse gli stagni
    infernali.

94
Alfieri, Rime, CLXXV 1-4 e 12-14
  • Misera madre che di pianto in pianto
  • vai strascinando la tua triste sera
  • e ad uno ad uno i figli amati tanto
  • vedi acerbi ingoiar da morte fera.
  • E per me mai non stringerai tu al seno
  • un pargoletto, che a te sia richiamo,
  • a sperar quaggiù ancor un dì sereno.

95
La matrice petrarchesca
  • v. 4 Rvf CCLXVIII 39, al fior degli anni suoi
  • v. 5 Rvf XVI 5, Indi trahendo poi lantiquo
    fianco
  • vv. 10-11 Rvf CCCLXV 9-10, Sí che sio vissi in
    guerra, et in tempesta, / mora in pace, et in
    porto
  • v. 12 Rvf CCLXVIII 32, Questo mavanza di
    cotanta speme

96
G. Leopardi, Alla luna
  • O graziosa luna, io mi rammentoche, or volge
    l'anno, sovra questo colleio venia pien
    d'angoscia a rimirartie tu pendevi allor su
    quella selvasiccome or fai, che tutta la
    rischiari. 5Ma nebuloso e tremulo dal
    piantoche mi sorgea sul ciglio, alle mie luciil
    tuo volto apparia, che travagliosaera mia vita
    ed è, né cangia stile,o mia diletta luna. E pur
    mi giova 10la ricordanza, e il noverar
    l'etatedel mio dolore. Oh come grato occorrenel
    tempo giovanil, quando ancor lungola speme e
    breve ha la memoria il corso,il rimembrar delle
    passate cose, 15ancor che triste, e che
    l'affanno duri!

97
Alla luna, vv. 12 ss.
  • I red. (1819)
  • del mio dolore. Oh come grato occorre
  • il sovvenir delle passate cose,
  • ancor che triste, e che il pianto duri.
  • II red. (1835-36)
  • del mio dolore. Oh come grato occorre
  • nel tempo giovanil, quando ancor lungo
  • la speme e breve ha la memoria il corso,
  • il rimembrar delle passate cose,
  • ancor che triste, e che laffanno duri!

98
  • La redazione definitiva
  • O graziosa luna, io mi rammento
  • che, or volge l'anno, sovra questo colleio
    venia pien d'angoscia a rimirartie tu pendevi
    allor su quella selvasiccome or fai, che tutta
    la rischiari. Ma nebuloso e tremulo dal
    piantoche mi sorgea sul ciglio, alle mie luciil
    tuo volto apparia, che travagliosaera mia vita
    ed è, né cangia stile,o mia diletta luna. E pur
    mi giova la ricordanza, e il noverar l'etatedel
    mio dolore. Oh come grato occorrenel tempo
    giovanil, quando ancor lungola speme e breve ha
    la memoria il corso,il rimembrar delle passate
    cose, ancor che triste, e che l'affanno duri
  • Le varianti genetiche
  • lanno lt un anno colle lt poggio
  • Io venia pien lt Venia carco
  • selva lt prato lt bosco
  • luci lt sguardo
  • volto lt viso travagliosa lt dolente
  • ricordanza lt rimembranza

99
U. Saba, La capra
  • Ho parlato a una capra. Era sola sul prato, era
    legata. Sazia d'erba, bagnata dalla pioggia,
    belava. Quell'uguale belato era fraterno 5
    al mio dolore. Ed io risposi, prima per celia,
    poi perché il dolore è eterno, ha una voce e non
    varia. Questa voce sentiva gemere in una capra
    solitaria. 10 In una capra dal viso semita
    sentiva querelarsi ogni altro male, ogni altra
    vita.

100
Leopardi, Canto notturno di un pastore errante
dellAsia
  • Qualche bene o contento / avrà forsaltri a me
    la vita è male. / O greggia mia che posi, oh te
    beata, / che la miseria tua, credo, non sai! /
    Quanta invidia ti porto! (vv. 103-107)
  • O forse erra dal vero, / mirando allaltrui
    sorte, il mio pensiero / forse in qual forma, in
    quale / stato che sia, dentro covile o cuma, / è
    funesto a chi nasce il dì natale (vv. 139-143) .

101
  • Biograficamente, il tempo in cui Saba compose
    questo idillio è quello in cui luomo attivo
    sente più vivace lobbligo di assumere nel mondo
    una figura che lo renda necessario. Invece, in
    Saba, si conferma a questo punto lassoluta
    insensibilità ad ogni impulso dagire a
    giustificare la sua vita gli basta il desto e
    delicatissimo sentimento delle cose in cui si
    obblia. E, se tutta la sua personalità non si
    dissolve passivamente nelle cose, ciò proviene
    dallintensissimo amore che egli porta ad esse e
    che è già, da solo, una sufficiente e originale
    ragion di vivere. Cè una devozione seria ed
    assorta per gli aspetti in cui il mondo si
    rivela. La malinconia che Saba ha musicato
    trae forse le sue confuse ragioni
    dallinstabilità di un centro morale in luogo
    del quale è un succedersi di stati danima, tutti
    facenti capo ad una certezza del dolore umano,
    più garantita dalle affermazioni degli altri che
    da una autentica ricognizione e la logorante
    insidia di questo caos è mantenuta dallassenza
    di ogni travolgente iniziativa donde il gusto di
    starsene a ruminare in un ozio faticoso la
    propria atonia (G. Debenedetti, La poesia di
    Saba, 1923) .
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