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Percorsi di libert

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Le intervistate Patricia Bermeo stilista, talent scout, manager di spettacolo che lavora con donne straniere Cosmos International Gina Bruno ... – PowerPoint PPT presentation

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Title: Percorsi di libert


1
Percorsi di libertà femminile nelle società
multiculturali
  • Chiara MartucciUniversità degli Studi di Milano
  • Ciclo di Seminari Laboratorio Limes 20.11.2008

2
Obiettivi e metodo
  • (i) Approfondire la conoscenza dei servizi
    esistenti e del loro livello di interconnessione
    (ii) identificare gli aspetti positivi e quelli
    problematici legati alla sempre maggiore presenza
    di migranti (iii) comprendere i diversi
    significati attribuiti allidea di libertà.
  • Interviste qualitative (in profondità, semi
    strutturate) a testimoni privilegiati
    (associazionismo, enti pubblici, privato sociale)
    per dare voce alle esperienze di alcune donne,
    italiane e straniere, che da anni vivono e
    operano sul territorio di Milano e provincia.

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Focus teorico
  • Dimensione pubblica della libertà individuale
  • Pluralismo come fatto e come valore
  • ?
  • Libertà vs Pluralismo?

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Libertà In Pubblico alcuni elementi costitutivi
  • La LIP risulta scomponibile in tre nozioni
    distinte
  • Entitlement non solo dalla mancanza di vincoli,
  • ma anche protezione da interferenze
    arbitrarie,
  • tipiche di relazioni di subjection
  • Empowerment sviluppo della possibilità dei
    singoli di controllare attivamente la propria
    vita
  • Voice capacità di essere soggetti e non oggetti
    politici.

5
Il matrimonio di Licu e Fancy
  • Esempio che permette di cogliere e mettere a tema
    la delicata tensione tra il riconoscimento dei
    diritti culturali ai gruppi e la libertà delle
    donne che di quelle comunità fanno parte e il
    problema delle preferenze adattive
  • Fino a pochi decenni fa, ci si aspettava
    tipicamente dai gruppi minoritari che si
    assimilassero nelle culture di maggioranza. Ora
    questa attesa di assimilazione è spesso
    considerata oppressiva e molti paesi occidentali
    cercano di escogitare nuove linee di condotta
    politica, più sensibili alla persistenza delle
    differenze culturali. . Ma una questione è
    ricorrente in tutti i contesti, sebbene non sia
    quasi stata notata nel dibattito attuale che
    fare quando le pretese di culture o religioni
    minoritarie collidono col principio
    delleguaglianza di genere che è per lo meno
    formalmente sottoscritta dagli stati
    liberal-democratici per quanto continuino a
    violarla nella pratica?1
  • 1 Susan Moller Okin, (1997), Is
    Multiculturalism Bad for Women?, Boston Review,
    ristampato con alcune revisioni in Cohen, J.,
    Howard, M. and Nussbaum, M., (1999), (eds.), Is
    Multiculturalism Bad for Women?, Princeton
    University Press, Princeton.

6
Visibilità distintiva
  • Imparare a vedere e a vedersi diversamente
    (formare giudizi autonomi)
  • comunicare con lesterno (superare le barriere
    linguistiche e culturali che impediscono
    lincontro)
  • potersi identificare con il contesto (poter
    concepire come pensabili per sé questi modi di
    essere)
  • avere strumenti pratici e risorse materiali per
    poter accedere effettivamente a queste altre
    possibilità (conoscere e avere accesso alle
    risorse e ai servizi offerti dal territorio)
  • poter essere visti e partecipare (poter, cioè,
    rendere visibile nello spazio della città il
    proprio modo di essere e contribuire
    allelaborazione delle norme che ci riguardano).

7
Migrazione e contaminazione
  • Negli ultimi ventanni i processi di migrazione
    che hanno interessato la società occidentale
    hanno trasformato gli scenari dei nostri contesti
    sociali e prodotto nuove rappresentazioni
    culturali, appartenenti ad universi altri
    rispetto a quello della cultura occidentale.
  • Secondo le statistiche ufficiali, gli stranieri
    sono oggi in Italia oltre 4.000.000 e producono
    il 9 della ricchezza nazionale, e la Lombardia è
    la regione più massicciamente interessata da
    questo fenomeno.

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Le intervistate
  • Patricia Bermeo stilista, talent scout, manager
    di spettacolo che lavora con donne straniere
    Cosmos International
  • Gina Bruno operatrice volontaria del Naga Har
    (rifugiati politici, richiedenti asilo)
  • Eleonora DallOvo operatrice di Yoni, servizio
    ginecologico per donne italiane e straniere
  • Dounia Ettaib Presidente Associazione Donne
    Arabe dItalia
  • Marian Ismail Presidente Associazione Donne in
    Rete per lo sviluppo e la pace (ADIR) sportello
    donne straniere
  • Marina Locatelli operatrice e formatrice
    Spazio rosa della Provincia di Milano
  • Carmen Marchetti Coordinatrice del servizio
    sociale dellUfficio stranieri del Comune di
    Milano
  • Ouejdane Mejri Presidente Associazione
    Tunisini a Milano
  • Almira Myzyri mediatrice culturale Telefono
    mondo coop. Progetto Integrazione

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Scarsa connessione e comunicazione tra le risorse
esistenti sul territorio
  • No, non cè una sufficiente connessione tra i
    diversi servizi offerti dalle istituzioni e
    spesso ci sono delle clonazioni un ente eroga
    medesimi servizi offerti da altri. I servizi sul
    territorio non dialogano tra loro. Cè una
    dispersione di energia per gli utenti che
    continuano a girare senza concludere niente. .
    Non cè attenzione verso lutente, cè attenzione
    a erogare e concludere il servizio, ma non cè
    metodologia nel come erogarlo.
  • (Dounia Ettaib Presidente Associazione Donne
    Arabe dItalia)

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Ingranaggi perversi
  • Noi abbiamo segnalato il caso di una ragazza
    richiedente asilo politico al Comune di Milano
    che è intervenuto. La ragazza è andata in
    commissione in breve tempo, ha avuto la
    protezione sussidiaria che dura tre anni. Sta
    cercando un lavoro, ha trovato offerte lavorative
    anche molto vantaggiose per lei ma non può
    lavorare perché non ha la carta di identità,
    perché le agenzie interinali chiedono la carta di
    identità. Per andare a fare la carta di identità
    devi andare al Comune e il Comune risponde
    abbiamo troppi accertamenti da fare. Puoi avere
    la carta didentità tra nove mesi, ma devi
    aspettare e nel frattempo devi avere la
    residenza. Il centro di accoglienza per una sua
    politica interna non rilascia la residenza prima
    di tre mesi di permanenza allinterno del centro.
    Quindi lei avrebbe già potuto lavorare da due
    mesi, però il centro di residenza non le fa la
    dichiarazione di ospitalità. Una volta che lha
    ottenuta può andare al Comune a richiedere la
    carta di identità, che però non le viene
    rilasciata prima di sette/otto mesi. Nel
    frattempo il periodo in cui lei può stare nel
    centro di accoglienza finirà, perché dura sei
    mesi. E quindi finirà per strada. Finirà per
    strada senza lavoro! Questi sono gli ingranaggi
    perversi in cui ci si viene a trovare.
  • (Gina Bruno operatrice volontaria del Naga
    Har - rifugiati politici, richiedenti asilo)

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Difficoltà di fare rete (i)
  • Noi abbiamo provato a fare una rete con Todo
    Cambia e con diverse altre associazioni
    quello che è risultato difficile non è stato
    trovare i contatti, ma mantenerli nel tempo
    poi ci siamo perse .
  • La figura fondamentale è la mediatrice, se è una
    brava mediatrice lei ti mette in contatto con le
    associazioni, con le donne migranti, ti dice dove
    andare, quali sono i progetti in corso delle
    associazioni eccetera.
  • Io ad un certo punto ho iniziato ad usare le
    loro feste per contattare le donne e le
    associazioni, tipo la festa dei filippini quando
    si incontrano davanti alla chiesa di S. Lorenzo
    oppure il festival sud americano però questi per
    loro sono dei momenti di festa, cè poco tempo
    per parlare di altre cose e le associazioni, le
    referenti delle associazioni è difficile
    trovarle.
  • (Eleonora DallOvo operatrice di Yoni,
    servizio ginecologico per donne italiane e
    straniere)

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Difficoltà di fare rete (ii)
  • Emerge la presenza di alcuni micro-circuiti
    consolidati e virtuosi tra enti pubblici e
    privati e lesistenza di ricerche o
    sperimentazioni di eccellenza, che restano però
    troppo spesso esperienze parallele e non
    comunicanti, confinate al singolo progetto e alle
    persone che vi sono coinvolte
  • Mancanza di una banca dati dei servizi e delle
    associazioni (anche non riconosciute e informali)
    esistenti sul territorio che sia consultabile
    direttamente e liberamente
  • Mancanza di occasione di scambio e messa in rete
    delle esperienze esistenti anche per conoscersi,
    incontrarsi fisicamente, scambiarsi opinioni,
    consigli e punti di vista.

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Barriere burocratiche
  • Cè la disorganizzazione burocratica. È
    incivile e anticostituzionale che uno straniero
    debba attendere un anno per avere il permesso di
    soggiorno! Significa che se scade la patente non
    può rinnovarla, la tessera sanitaria non può
    essere rinnovata, non si può viaggiare. E ora che
    te lo danno è già scaduto! Questo riguarda i
    diritti civili e umani. Non ha senso che queste
    cose siano seguite dalla prefettura e della
    questura che non comunicano tra loro e non
    conoscono la legislazione specifica. Sbagliano,
    danno consigli imprecisi disinformano. In
    altri paesi europei (Spagna e Francia per
    esempio) quando sta per scadere il permesso è il
    comune in cui lo straniero risiede che manda una
    lettera e dà un appuntamento, come per rinnovare
    la carta didentità. Il permesso di soggiorno
    richiede una giornata massimo. Lo straniero si
    presenta con la documentazione richiesta
    inviatagli a casa e il giorno stesso ce lha.
  • (Dounia Ettaib Presidente Associazione Donne
    Arabe dItalia)
  • Il sistema burocratico è folle . Si dice che
    entro 8 giorni si deve andare in Questura, ma
    molte informazioni non vengono date. Allora una
    persona si trova in una città come Milano in cui
    gli uffici della Questura sono tanti e non è
    facile capire quali sono le competenze, la
    modalità di accesso. Adesso in tanti uffici si
    accede solo per via telematica. Si pretende dal
    cittadino immigrato appena arrivato e che magari
    non sa la lingua e non conosce niente di
    stabilire un appuntamento entro otto giorni per
    via telematica. Per alcuni può essere un
    vantaggio, ma per altri no. Anche per chi sa
    usare il computer se moduli on line sono, come
    succede, solo in lingua italiana.
  • (Almira Myzyri, mediatrice culturale
    Telefono mondo)

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Barriere psicologiche
  • cè una barriera psicologica che è veramente
    devastante e che nessuno prende in
    considerazione. Lessere accolta da un poliziotto
    nervoso senza aver fatto un piffero di niente
    è veramente mortificante. Questuare un tuo
    dovere, neanche un tuo diritto! ha un qualcosa di
    raccapricciante. Io non devo abbassare la testa
    perché devo andare a fare un permesso di
    soggiorno che mi mette in una situazione di
    legalità.
  • È un dovere, un obbligo per stare in questo
    paese. Devo adempiere al mio dovere, non vedo
    perché mi devono mettere anche i piedi in testa.
    La cosa peggiore è quando lo devi fare davanti ai
    tuoi figli che ti vedono veramente in ginocchio.
    È umiliante. Io devo adempiere a un dovere e lo
    devo fare anche in ginocchio! Questo è un aspetto
    centrale che mai nessuno tocca.
  • (Marian Ismail Presidente Associazione Donne
    in Rete per lo sviluppo e la pace)

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Barriere (iii)
  • È una cosa incredibile, però noi quando arriviamo
    qua abbiamo problemi con i nostri stessi
    connazionali perché la gente vuole approfittare
    delle persone che arrivano per guadagnarci dei
    soldi. Dentro ogni comunità cè sempre un furbo
    che approfitta dell ignoranza di chi è appena
    arrivato. A me hanno detto un sacco di cose
    false che non si può fare il codice fiscale, che
    costava un sacco di soldi .Bisogna stare
    attenti!
  • Per le donne poi cè ancora tanto maschilismo,
    qui in Italia come fuori. Nel mercato del lavoro
    cè discriminazione per le donne, cè ancora
    molto maschilismo un attimo, dopo parli tu.
    Non ci sono stimoli per le donne, anche per
    quelle che hanno studiato, come per esempio le
    russe. Forse, dopo tanto tempo, quando vedono che
    sei validaPerò non è giusto.
  • (Patricia Bermeo stilista, talent scout,
    manager di spettacolo che lavora con donne
    straniere)

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Il fattore delta
  • Se le esigenze di uno studente sono x, le
    esigenze di uno studente straniero saranno x
    y, non sono qualcosa di diverso. Le esigenze
    sono quelle di tutti più un fattore delta. I
    bisogni sono gli stessi, sono i bisogni della
    città . Non ci sono bisogni specifici. Nel
    bisogno siamo tutti uguali. È in quello che
    possiamo dare siamo diversi poi ci sono problemi
    di comunicazione specifici.
  • (Ouejdane Mejri Presidente dellAssociazione
    Tunisini a Milano)

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Comunicare e informare (i)
  • Quello che mi viene in mente è migliorare le
    politiche di accoglienza é essere più chiari
    nelle possibilità che offre il territorio. La
    chiarezza delle informazioni, la spiegazione
    degli interventi e degli accessi possibili. Il
    problema per la mia esperienza è che le persone
    sono digiune, povere di informazione. Nel momento
    in cui tu sei povero di informazione, non sai
    dove ti devi rivolgere. Non sai che hai diritto
    allassistenza sanitaria, per esempio, perché
    nessuno te lha detto. Nessuno ti spiega come
    devi fare e ti accompagna per diventare un
    soggetto autonomo. . Se tu non sai come devi
    fare come devi per farti serve il codice fiscale
    o la tessera sanitaria. E non sai a che cosa
    serve il codice fiscale o la tessera sanitaria in
    questo paese. Se tu non sai cosa sono questi
    strumenti, difficilmente potrai diventare padrone
    di te stesso in un sistema che è completamente
    diverso da quello di appartenenza. E già tutto
    quello che vedi è shockante. Si tende a dare per
    scontato che le persone debbano capire come
    funziona. Ti faccio un esempio molto banale una
    persona non è mai entrata in un bar perché non sa
    che cosa vuol dire andare a fare lo scontrino per
    prendere una brioche! I primi tempi sono duri,
    crudi. Loro non lo sanno, perché nessuno glielo
    spiega, perché nessuno li accompagna. In alcuni
    discorsi che abbiamo fatto con loro sulle cose
    che si aspettano, cè stata la risposta
    bellissima di un ragazzo che ha dettoNon si
    possono fare dei corsi sulla cultura italiana in
    cui voi ci spiegate come si vive in questo paese.
    Come si parla con la gente, come si esceCome si
    fa ad approcciare una ragazza?
  • (Gina Bruno operatrice volontaria del Naga
    Har (rifugiati politici, richiedenti asilo)

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Comunicare e informare (ii)
  • Probabilmente gli ostacoli sono soprattutto di
    tipo culturale. Devono sapere soprattutto che
    hanno dei diritti. Poi quando conoscono i
    servizi, molto dipende dal loro contesto
    familiare, quanta autonomia di movimento hanno.
    Per avere le straniere abbiamo scoperto che
    devi proprio invitarle. Noi abbiamo sperimentato
    un corso specifico per lavvio di attività
    imprenditoriale per donne straniere lanno scorso
    che ha avuto un ottimo successo, tanto che ci è
    stato chiesto di ripeterlo. Il problema con le
    donne straniere è che non tutte sono facilmente
    raggiungibili. . Le utenti straniere sono
    aumentate leggermente dallanno scorso, ma noi
    non siamo ancora in contatto con tutte le
    associazioni esistenti per poter far conoscere i
    nostri servizi e poter aiutare loro a inserirsi
    in maniera efficace sul territorio. Perché
    per loro la cosa fondamentale è conoscere, poi
    sono bravissime ad organizzarsi. Ho visto che in
    molti casi non sanno che ci sono dei servizi per
    loro, o anche spesso se sono senza permesso di
    soggiorno non sanno di avere accesso al servizio
    sanitario gratuito, soprattutto se in gravidanza.
    E allora basta indicare loro a chi rivolgersi, e
    loro si sanno anche muovere molto bene in
    autonomia.
  • (Marina Locatelli operatrice e formatrice
    dello Spazio Rosa della Provincia di Milano)

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Incontrarsi (dove?)
  • Cè mancanza di informazione anche da parte
    nostra. Forse il tempo . Qua è un caos,
    soprattutto nelle città grosse come Milano e Roma
    dove si lavora e si fa tutto in fretta. Manca
    informazione, una specie di pubblicità mediatica.
    Non televisiva, più volantinaggio. La tv non si
    guarda perché non cè tempo. Io per esempio non
    la guardo. Ci sono molti che lavorano dalla
    mattina alla sera, tornano la sera stanchi .
    Penso che si debba fare un altro tipo di
    pubblicità. Bisogna andare dove la gente cè.
    Alle ambasciate vanno tutti e poi centri
    sportivi, supermercati. Oppure, andando al cuore
    del problema, alluscita delle discoteche lì non
    manca mai nessuno!
  • (Patricia Bermeo stilista, talent scout,
    manager di spettacolo che lavora con donne
    straniere)
  • Secondo me dei luoghi dove si potrebbe
    collaborare sono le scuole, oppure i consultori,
    i luoghi dellassociazionismo dove le donne si
    incontrano. Perché non è possibile andare a casa
    delle persone così. Si devono organizzare
    incontri, si chiede se qualcuno è disponibile a
    partecipare . Nelle comunità in cui le donne
    lavorano meno, il contatto sono i figli la
    scuola, gli educatori. Se arriva qualcosa da
    fuori senza avere una conoscenza, sembra un
    coinvolgimento un po imposto. Tutti i comuni
    dovrebbero mandare lettere in lingua in cui
    invitano le famiglie interessate a rivolgersi ai
    servizi che ci sono. Bisogna trovare il modo di
    offrire dei servizi particolari per le donne
    straniere. Aiuto per i figli, per fargli fare i
    compiti, per la conciliazione, visto che spesso
    lavorano e non hanno assistenza per la cura dei
    figli, sia per questioni economiche, sia per
    mancanza di abitudine ad affidarsi ad una
    babysitter. Viene più spontaneo chiedere un
    favore o organizzarsi tra amiche, parenti,
    conoscenti. Le banche del tempo possono fare
    molto, non solo nellaccompagnamento, ma anche
    per seguire i compiti, che spesso è un compito
    complicato se si hanno difficoltà linguistica.
    Solo che le banche del tempo sono poco
    conosciute.
  • (Almira Myzyri, mediatrice culturale Telefono
    mondo)

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Incontrarsi (come?)
  • Bisognerebbe fare degli incontri su tematiche
    comuni. Parliamo insieme dell x, scopriremo il
    delta in più. I problemi sono il lavoro, il
    rapporto con la famiglia (la donna nella
    famiglia, divorzi e separazioni, violenza). È da
    li che nasce tutto. Poi la salute del corpo. .
    Creare momenti di confronto dove ognuna
    racconta la sua storia di vita. Con
    unintroduzione su come funzionano le cose in
    Italia. Non il problema delle donne immigrate
    ma parlare dei problemi che ci sono in
    generale, aprire il dialogo e poi chiedere quali
    sono i problemi e pensare insieme a delle
    possibili soluzioni. A partire dalle storie di
    vita, dagli aneddoti. Le persone sono interessate
    a questo.. E poi magari bersi un the insieme.
    A latere di questi incontri si potrebbero creare
    momenti conviviali di scambio (cucina, vestiti,
    usi e costumi). Secondo me questo permetterebbe
    di abbattere delle barriere. . Bisognerebbe
    pensare a iniziative a lungo termine, a innescare
    un processo. Non fare le cose a spot. Percorsi
    pensati che si rendono disponibili a cambiare e
    rivedersi nel tempo, creare interazione.
  • (Ouejdane Mejri Presidente dellAssociazione
    Tunisini a Milano)
  • Ci vorrebbero momenti di incontro e scambio di
    esperienze, perché ci si rende conto che poi le
    difficoltà sono le stesse nellaffrontare il
    ruolo di madre, di donna che lavora, il ruolo
    nostro nellattuale società. Se le mie donne,
    io le chiamo così, riuscissero ad avere questo
    confronto con le donne italiane, si renderebbero
    conto che non sono delle marziane, ma sono
    semplicemente delle donne. Non essendoci la
    conoscenza dellaltro, e essendoci anche
    tantissima timidezza da parte delle donne
    arabeti basta guardare fuori dalle scuole, il
    gruppo di donne arabe con il velo da un lato, e
    il gruppo di donne italiane da questaltro lato.
  • (Dounia Ettaib Presidente Associazione Donne
    Arabe dItalia)

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Incontrarsi (buone prassi)
  • Cè da un anno una sperimentazione molto
    interessante allUfficio stranieri del Comune di
    Milano gruppi di auto-aiuto che sono si sono
    formati tra donne, a partire dal tema del
    ricongiungimento familiare. Lufficio Stranieri
    ha organizzato delle riunioni pubbliche dalle 18
    alle 20 per dare informazioni sul
    ricongiungimento familiare con un approccio
    multidisciplinare (psicologi, assistenti sociali,
    esponenti dellassociazionismo). Gli inviti sono
    stati fatti circolare in tutti i consolati in
    diverse lingue. Ci sono state 20/30 persone per
    serata. La maggior parte delle richieste era,
    allinizio, di tipo procedurale, ma poi si
    riusciva sempre ad inserire dei momenti di
    riflessione su cosa significa dal punto di vista
    pratico e psicologico larrivo di un figlio che
    non si vede magari da anni. Questo lavoro ha
    portato con il tempo alla richiesta da parte
    delle donne straniere di continuare a ritrovarsi.
    È stato allora organizzato un secondo gruppo,
    sempre con la presenza delle assistenti sociali
    italiane. La maggioranza sono donne del sud
    america. Ma non solo. Si è ragionato sulla cosa
    che le accomunava tutte lessere madri e avere i
    figli lontani. Ci sono state grandi feste
    ogni volta che si concludeva un ricongiungimento,
    cè un forte sostegno del gruppo,
    indipendentemente dalle questioni politiche che
    ci sono nei loro paesi di provenienza.
  • (Carmen Marchetti coordinatrice del servizio
    sociale dellUfficio stranieri del Comune di
    Milano)
  • Secondo me non basta identificare un luogo
    fisico, ma bisogna starci dietro. Perché anche la
    modalità di accesso e gli orari sono molto
    diversi. Cè un mondo da scoprire e bisogna
    investire abbastanza come tempo e pazienza per
    identificare modalità di accesso e di frequenza.
    Ma anche di quello che si offre. Ci sono già
    esperienze positive a Cologno Monzese cera
    un esperienza di questo tipo di donne italiane e
    straniere. Non so come sia andata a finire. Ma se
    si riesce a mettere insieme donne straniere da
    cinque continenti, il fatto di inserire anche
    donne italiane non crea una difficoltà in più. Io
    credo che le esperienze miste compresa la
    popolazione autoctona siano sempre positive.
  • (Almira Myzyri, mediatrice culturale
    Telefono mondo)

22
Ascoltare e dare voce
  • Non bisogna parlare per, ma dare voce.
    Lasciare spazio allascolto. Non si deve cedere
    alle proprie rappresentazioni che si hanno
    sullaltro/a. Il bagaglio con il quale un
    immigrato arriva in Italia è diverso. Voi avete
    una storia di libertà, mentre spesso nei paesi da
    cui proveniamo non esiste la libertà di
    espressione.
  • Non puoi guardarmi solo con i tuoi occhi!
    Non puoi guardare da fuori e dire poi di cosa
    abbiamo bisogno.
  • (Ouejdane Mejri Presidente dellAssociazione
    Tunisini a Milano)
  • Noi offriamo ma non ascoltiamo mai le esigenze.
    Ascolto per produrre e migliorare i servizi e non
    clonare mille sportelli che nascono e muoiono.
    Cè linteresse di vivere e capire quella molla
    che fa fare ad alcune donne alcune cose e ad
    altre no. Cè curiosità da parte delle donne
    arabe nei confronti delle donne sud americane,
    per esempio. O la voglia di confrontarsi con le
    donne filippine che mandano i figli a studiare in
    patria per capire cosa spinge una donna a
    rinunciare a stare con i suoi figli.
  • (Dounia Ettaib Presidente Associazione Donne
    Arabe dItalia)

23
Creare agio
  • È importante il clima che si crea per poter
    raccontare la propria esperienza. Far sì che chi
    ha bisogno di parlare lo faccia
    tranquillamente. La capacità sta alla persona
    che gestisce il corso o lincontro. Tantè che
    noi insistiamo molto sui relatori. È
    fondamentale perché la persona si senta libera di
    parlare/non parlare, fare quello che si sente
    lei. Noi cerchiamo di fare unattenta
    selezione precedente. Ecco anche perché ci
    muoviamo molto prima per creare unaula omogenea,
    perché ci possa essere agio. Il relatore deve
    saper gestire laula. Il relatore ha un
    programma, ma il bravo relatore sa adeguarsi a
    chi ha di fronte. È fondamentale la capacità di
    chi sta in aula di capire come passare le
    informazioni corrette. Le utenti devono poter
    partecipare in maniera attiva e segnalare tutto
    nel bene e nel male, per riuscire a capire cosa
    tenere e cosa migliorare.
  • (Marina Locatelli operatrice e formatrice
    dello Spazio Rosa della Provincia di Milano)

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Dare visibilità
  • Elementi qualificanti per la costruzione di una
    rete come lincontro e la condivisione, lo
    scambio e la progettazione paritetica e
    partecipata sono strumenti e formule che io
    caldeggio e sposo. Manca però fondamentalmente
    una cosa non si può continuare a trattare
    largomento, accogliere le persone senza poi
    lasciare spazio alla comunicazione. In Italia cè
    un grosso problema di racial profiling non si
    può parlare di migrazione e chiamare gli esperti
    che guarda caso sono sempre italiani.
  • Dopo il caso di Abdul noi siamo terrorizzati per
    i nostri figli/ie di seconda generazione
  • Se dovessero fare una monellata verrebbero
    sprangati? Perché la televisione ci vuole solo
    analfabeti, che non parliamo italiano? Io parlo
    perfettamente italiano, come molti altri, potrei
    andare in tutte le serate televisive non
    posso demandare la mia angoscia al solito cinese
    o africano che non sa spiccicare una parola. Non
    è così! I nostri figli non accettano più queste
    cose. Sono cittadini italiani. Parlano la lingua
    e vivono qui. Questo è il loro habitat e sono
    cittadini. Fateci parlare!!! Fateci vedere!!!
    Lasciamo emergere le differenze politiche e umane
    tra migranti. Che sia regolamentato in maniera
    democratica anche questo aspetto, altrimenti non
    si capisce più dove si sta andando e salta tutto.
    Una delle regolamentazioni che possono dare molto
    aiuto in questo è il voto amministrativo. I
    nostri figli e figlie sono arrabbiati, che la
    loro possa essere una rabbia costruttiva che
    possano essere giornalisti, industriali,
    annunciatori televisiviNoi li stiamo preparando
    per questo, perché lEuropa ci sta dando questa
    possibilità di crescita. Bisogna dare visibilità
    pubblica in positivo, non solo in negativo!
  • (Marian Ismail Presidente Associazione Donne
    in Rete per lo sviluppo e la pace)

25
Formare e valorizzare le competenze esistenti
  • La lingua è in assoluto il primo fattore di
    integrazione. Senza non vai da nessuna parte. Sei
    sempre un escluso e una persona che si brucia
    tante possibilità. Quindi potenziare
    linsegnamento della lingua. Fare corsi di
    alfabetizzazione continua. E poi corsi di
    formazione professionale finalizzata
    allorientamento. Le persone che noi incontriamo
    ce lo chiedono continuamente. Vengono fatti anche
    dei corsi di formazione, ma nel momento in cui il
    corso di formazione è fine a se stesso non ha
    tanto senso. E allargare le prospettive di questi
    corsi, non fare solo quelli per tornitore. I
    corsi di formazione sono finalizzati
    allinserimento lavorativo là dove cè lofferta.
    Quindi le grandi aziende metalmeccaniche,
    siderurgia, carico scarico merci . Soprattutto
    lavori di basso profilo, non necessariamente in
    senso dispregiativo. Però implicitamente si va a
    sostenere che limmigrato può essere manovalanza
    soltanto per quel tipo di professionalità. Il che
    non è vero. Noi vediamo persone pluridiplomate,
    molti hanno la laurea. Persone che facevano anche
    lavori di insegnamento, lavori di segreteria,
    alcuni erano anche politici. Sono persone che
    possono fare molto. Quindi valutare di più le
    loro capacità e potenzialità e indirizzare i
    corsi di formazione in relazione alle
    potenzialità di ciascuno. Empowerment ma anche
    valutazione del potenziale. Capire che cosa
    abbiamo, non considerarli tutti braccia. Questo
    crea il problema molto grave che è quello della
    depressione.
  • (Gina Bruno operatrice volontaria del Naga
    Har (rifugiati politici, richiedenti asilo)

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Dare voce
  • Io sono un animale politico da quando ho iniziato
    a respirare. Non cè nessuna azione se non viene
    da una riflessione politica sulla mutazione e il
    cambiamento di questa società. Fintanto che le
    porte della politica sono chiuse nellascoltare
    laltro, ci sarà sempre uno scontro. Ciò a cui
    noi siamo chiamati, almeno io la considero una
    mia missione, é di bussare quelle porte. . La
    politica deve aprirsi nel confrontarsi coni
    diritti interessati. Non puoi fare una
    politica sulla confindustria senza sentire la
    confindustria, eccetera eccetera. È tutto così
    ci sente. E allora perché con noi non ci si
    sente? Il nodo è un nodo politico. Noi
    immigrati e immigrate dobbiamo essere capaci di
    parlare senza paura con chiunque dal
    rifondarolo al leghista più puro. Io non ho
    nessun problema a confrontarmi, non ho fatto
    nulla di male!
  • (Marian Ismail Presidente Associazione Donne
    in Rete per lo sviluppo e la pace)
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