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Diapositiva 1

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Title: Diapositiva 1


1
IL CONTROLLO ETICO DELLE CATENE DI FORNITURA
Mario Molteni Alta Scuola Impresa e Società
2
Il controllo etico delle catene di fornitura
imprese multinazionali
Controllo del rispetto dei diritti fondamentali
dei lavoratori in tutti i processi produttivi che
compongono la catena di fornitura
fornitori
fornitori
fornitori
sub-fornitori
sub-fornitori
sub-fornitori
sub-fornitori
sub-fornitori
3
Le origini del problema
Eliminazione barriere al commercio internazionale
Focalizzazione e outsourcing
Estensione globale catene di fornitura
Ricerca di mercati dapprovvigionamento a basso
costo
Competizione tra paesi in via di sviluppo per
attrarre IDE e capitali occidentali
Bassi livelli di tutela dei diritti dei
lavoratori per mantenere bassi i costi di
manodopera
4
I driver del controllo della catena di fornitura
Delocalizzazione in contesti a bassa tutela
Pressione competitiva
  • orari di lavoro eccessivi
  • lavoro sottopagato
  • instabilità del lavoro e delle retribuzioni
  • mancanza di libertà associativa
  • minacce, abusi fisici, psicologici e sessuali
  • discriminazioni sul posto di lavoro
  • utilizzo lavoro minorile e forzato
  • violazioni norme salute e sicurezza

Politiche dacquisto aggressive
Pressioni sui fornitori
  • continua ricerca del fornitore che offre il
    prezzo minore
  • pressione sui fornitori per la riduzione
  • dei lead times di produzione
  • riduzione dei margini assegnati ai fornitori
  • produzione e consegne just-in-time
  • ONG e media
  • Consumo etico
  • Social Responsible Investing

Danni reputazionali ed economico/finanziari
Controllo della catena di fornitura
5
Il compliance model
1. Definizione di un codice di condotta che fissi
gli standard in tema di condizioni lavorative
2. Inclusione del rispetto del codice tra le
condizioni contrattuali con i fornitori
3. Programmi di risk assessment per identificare
aree geografiche e fornitori high risk
4. Monitoraggio del rispetto del codice
focalizzato sui fornitori operanti in contesti
high risk
5. Predisposizione remediation plan volti a
correggere le violazioni al codice riscontrate
6. Attività di comunicazione e reporting verso
consumatori, investitori, ONG, autorità, ecc.
Processo continuo di diffusione dei diritti dei
lavoratori lungo la supply chain
6
I limiti dellimplementazione in isolamento
  • Proliferazione e discordanza dei codici di
    condotta
  • difficoltà di accountability
  • confusione per i fornitori
  • Mancanza di coordinamento nelle attività di
    monitoraggio
  • reiterazione monitoraggi e interruzione cicli
    produttivi dei fornitori
  • lievitazione costi complessivi sostenuti dalle
    imprese

Scarsa credibilità dei soggetti preposti al
monitoraggio
  • Lack di competenze specifiche
  • scarsa comprensione implicazioni socio-culturali
    connesse ai diritti umani nei diversi contesti
  • Scarsa collaborazione tra impresa e fornitori
  • definizione da parte dellimpresa di remediation
    plan di fatto inapplicabili
  • reiterazione delle violazioni al codice da parte
    dei fornitori
  • Inefficienza nel controllo dellimplementazione
    del codice da parte dei fornitori
  • Inefficacia nella correzione delle violazioni ai
    diritti dei lavoratori
  • Risposta insufficiente alle richieste di eticità
    degli stakeholder
  • Mancata gestione del rischio reputazionale

7
Le iniziative multistakeholder
ONG
Organizzazioni sindacali
Imprese multinazionali
  • APPORTO DI
  • reti relazionali nei paesi dei fornitori
  • competenze tutela diritti umani
  • APPORTO DI
  • credibilità verso i lavoratori
  • competenze contrattazione collettiva

Maggior efficacia delle iniziative
multistakeholder
8
Alcuni esempi di iniziative multistakeholder
Ethical Trading Initiative (ETI) nata nel 1998 su iniziativa del Governo Britannico multinazionali G.D.O., T.A.C. e agro-alimentare (tra cui Tesco, MarksSpencer, Levi Strauss, The Body Shop, Twinings, Chiquita ) ONG (tra cui ActionAid, Fairtrade, Oxfam) sindacati (tra cui ICFTU, ITLGWF)
Fair Labour Association (FLA) nata nel 1999 come spin-off della Apparel Industry Partnership promossa dallamministrazione Clinton negli Stati Uniti multinazionali abbigliamento sportivo (tra cui Adidas-Salomon, Nike, Reebok, Puma) ONG e sindacati T.A.C. statunitensi Università e college statunitensi
Fair Wear Foundation (FWF) nata nel 1999 in Olanda associazioni di categoria olandesi di produttori e distributori abbigliamento (MODINT e MITEX) ONG (tra cui Clean Clothes Campaign) sindacato olandese (FNV Bondgenoten)
9
Il profilo organizzativo degli enti
multistakeholder
Organizzazioni sindacali
ONG
Imprese multinazionali
  • ORGANO TRIPARTITO DI PROGRAMMAZIONE STRATEGICA
  • mediazione tra gli interessi delle diverse
    categorie di membri
  • definizione dei requisiti per la partecipazione
    delle imprese
  • individuazione delle criticità nei diversi
    contesti
  • identificazione di ambiti e modalità di
    collaborazione tra le diverse categorie di membri
    (progetti, attività di monitoraggio congiunte,
    ecc.)
  • ORGANO OPERATIVO INDIPENDENTE
  • verifica del rispetto dei requisiti di
    partecipazione da parte delle imprese
  • monitoraggio e verifica delle performance nella
    diffusione dei labour standard allinterno
  • delle catene di fornitura delle imprese
    partecipanti
  • implementazione delle attività di collaborazione
    tra le diverse categorie di membri
  • costituzione di reti relazionali nei paesi
    dattività dei fornitori delle imprese a supporto
    delle attività dellorganizzazione (progetti,
    attività di monitoraggio, ecc.)

10
Attività e obiettivi delle iniziative
multistakeholder
Attività tipiche Obiettivi perseguiti
Sviluppo di un codice di condotta condiviso e di modalità di implementazione omogenee uniformità degli standard per imprese e fornitori accountability verso gli stakeholder
Forme di collaborazione tra imprese partecipanti alliniziativa (strumenti informatici per la condivisione di informazioni su fornitori e attività di monitoraggio, progetti specifici, gruppi di confronto, ecc. ) condivisione di best practice nel controllo etico dei fornitori coordinamento nel monitoraggio dei fornitori in comune
Partecipazione di ONG, organizzazioni sindacali e stakeholder locali nelle attività di monitoraggio efficacia nellidentificazione violazioni del codice credibilità del processo di monitoraggio
Predisposizione di sistemi di segnalazione (complaint system) relazioni dirette tra impresa e lavoratori dei fornitori contributo attivo dei lavoratori nellidentificazione delle violazioni dei labour standard
Programmi di formazione per il management dei fornitori comprensione del business case di un miglior HRM (produttività, tassi di turn-over, costi assicurativi,ecc.) contributo dal basso nel rispetto del codice
Progetti sperimentali nei singoli contesti dattività dei fornitori inclusione nei processi di monitoraggio e remediation degli stakeholder locali fine tuning degli strumenti di controllo etico rispetto alle peculiarità socio-culturali e legislative
Verifica delle performance delle imprese partecipanti e strumenti di public reporting valutazione dellefficacia nellimplementazione del codice allinterno della supply chain accountability e credibilità verso gli stakeholder
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Le fasi di sviluppo del controllo etico
PRIMI ANNI 90
FINE ANNI 90
OGGI
JOINT INITIATIVE ON ACCOUNTABILITY AND WORKERS
RIGHTS
ADOZIONE DI CODICI DI CONDOTTA DA PARTE DELLE
SINGOLE IMPRESE MULTINAZIONALI
COSTITUZIONE INIZIATIVE MULTISTAKEHOLDER
PRIMI APPROCCI AL CONTROLLO ETICO DELLE CATENE
DI FORNITURA
SVILUPPO DELL APPROCCIO COLLABORATIVO
VERSO LA CREAZIONE DI STANDARD INTERNAZIONALI
PER IL CONTROLLO ETICO
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