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Mod.1 - Il sistema dell'Energia: fonti rinnovabili, efficienza

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Title: Mod.1 - Il sistema dell'Energia: fonti rinnovabili, efficienza


1
Mod.1 - Il sistema dell'Energia fonti
rinnovabili, efficienza
  • 1.1 - Problematiche connesse al consumo
    energetico
  • 1.1.3 Cambiamenti climatici

A cura di Gennaro Molino
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Il surriscaldamento climatico
  • Secondo quanto riportato dall'Intergovernmental
    Panel on Climate Change delle Nazioni Unite
    (IPCC), la temperatura superficiale globale del
    pianeta sarebbe aumentata di 0,74 0,18 C
    durante gli ultimi 100 anni, fino al 2005.
  • L'IPCC ha inoltre concluso che la maggior parte
    dell'incremento osservato delle temperature medie
    globali a partire dalla metà del XX secolo è
    molto probabilmente da attribuire all'incremento
    osservato delle concentrazioni di gas serra
    antropogenici attraverso un aumento dell'effetto
    serra.
  • Viceversa i fenomeni naturali come le
    fluttuazioni solari e l'attività vulcanica hanno
    contribuito marginalmente al riscaldamento
    nell'arco di tempo che intercorre tra il periodo
    pre-industriale e il 1950 e hanno addirittura
    causato un lieve effetto di raffreddamento nel
    periodo dal 1950 all'ultima decade del XX secolo

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Il surriscaldamento climatico
4
Il surriscaldamento climatico
  • Per il futuro, le proiezioni del modello
    climatico riassunte dall'IPCC indicano che la
    temperatura media superficiale del pianeta si
    dovrebbe innalzare probabilmente di circa 1,1 C
    - 6,4 C durante il XXI secolo.
  • Questo intervallo di valori risulta dall'impiego
    di vari scenari sulle emissioni future di gas
    serra, assieme a diversi valori di sensibilità
    climatica.
  • Il riscaldamento e l'innalzamento del livello dei
    mari potrebbero continuare per più di un migliaio
    di anni, anche se i livelli di gas serra verranno
    stabilizzati di questo secolo.

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Leffetto serra naturale
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I gas serra
  • Nell'attuale fase di riscaldamento del pianeta si
    sta assistendo ad una variazione significativa di
    un importante fattore che influenza la
    temperatura terrestre, ovvero la concentrazione
    atmosferica di anidride carbonica o biossido di
    carbonio (CO2), uno dei gas serra.
  • Tale incremento di circa 2 ppm all'anno (in due
    secoli il valore della concentrazione è passato
    da 280 ppm a 380 ppm, il valore più alto da
    650.000 anni a questa parte) non ha eguali nella
    storia recente del pianeta ed è ritenuto legato
    all'uso di combustibili fossili che durante il
    periodo carbonifero (tra 345 e 280 milioni di
    anni fa) sono stati "fissati" nel sottosuolo ad
    opera della vegetazione e degli animali, passando
    dalla forma gassosa di CO2 a quella solida o
    liquida di petrolio, carbone o gas naturale

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I gas serra
  • Negli ultimi 150-200 anni, a partire dalla
    rivoluzione industriale, la combustione dei
    giacimenti fossili ha invertito il processo
    avvenuto durante il periodo carbonifero,
    re-immettendo nell'atmosfera questo carbonio
    sepolto da milioni di anni sotto forma di enormi
    quantità di anidride carbonica (circa 27 miliardi
    di tonnellate all'anno).
  • Inoltre, secondo le stime, il pianeta riuscirebbe
    oggi a riassorbire, mediante la fotosintesi
    clorofilliana e l'azione delle alghe degli
    oceani, meno della metà delle emissioni, anche a
    causa della deforestazione.
  • L'attività umana ha infatti ridotto la biomassa
    vegetale in grado di assorbire la CO2 fin dalla
    rivoluzione agricola neolitica, trasformando i
    boschi in campi o città.

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I gas serra
  • Variazione della temperatura globale (in
    rosso) e dell'anidride carbonica presente
    nell'atmosfera (in blu) negli ultimi 1000 anni.
    La causalità non è da tutti ritenuta provata, ma
    si notano delle somiglianze fra le due curve,
    soprattutto nell'ultimo secolo.

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I gas serra
10
I gas serra
11
I gas serra
  • Va sottolineato che l'effetto serra è un fenomeno
    naturale e necessario per permettere alla
    superficie terrestre di avere temperature adatte
    alla vita, in particolare quella umana ad
    esempio la decomposizione di piante ed animali
    morti o la normale attività geotermica dei
    vulcani emettono enormi quantità di gas serra, ma
    in questi casi si tratta di emissioni costanti o
    in lentissima evoluzione (dell'ordine di migliaia
    o milioni di anni) e per questo non ritenute
    problematiche.
  • Anche in concomitanza di grandi eruzioni
    catastrofiche si sono determinate evidenti
    mutazioni del clima a livello globale (di solito
    però abbassando le temperature a causa delle
    eccezionali quantità di polveri emesse in
    atmosfera, come nel caso delle eruzioni dei
    vulcani Pinatubo o Krakatoa).
  • Tuttavia questo genere di fenomeni, in epoche
    storiche, sono stati riassorbiti e non hanno
    comportato mutamenti permanenti del clima. A
    parte dunque tale effetto serra naturale, il
    problema è l'eccesso di riscaldamento dovuto ad
    un più marcato effetto serra, e dunque il
    conseguente surriscaldamento.

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Il surriscaldamento degli oceani
  • L'incremento della CO2 dovuto alle fonti fossili
    è ulteriormente amplificato dal surriscaldamento
    degli oceani.
  • Le acque marine contengono disciolta una grande
    quantità di CO2 ed il riscaldamento dei mari ne
    causa l'emissione in atmosfera.
  • Inoltre, il riscaldamento dovuto all'aumento
    della temperatura produce una maggior
    evaporazione dei mari liberando in atmosfera
    ulteriori quantità di vapore acqueo, il
    principale gas serra, accrescendo ulteriormente
    la temperatura globale ed aumentando quantità e
    violenza di piogge ed uragani, tropicalizzando il
    clima.
  • Inoltre, la diminuzione del livello di salinità
    degli oceani, dovuta sia allo scioglimento dei
    ghiacciai che all'aumento delle precipitazioni,
    potrebbe interrompere, rallentare o comunque
    alterare le grandi correnti transoceaniche, con
    disastrose conseguenze sul clima e
    sull'agricoltura in Europa e con impatti su tutti
    i mari e sulle temperature in tutto il mondo.

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Lo scioglimento delle banchise polari
  • Nel 2005, il British Antartic Survey ha rilevato
    che l'87 per cento dei ghiacciai della penisola
    antartica si sono ritirati negli ultimi
    cinquant'anni e negli ultimi cinque anni i
    ghiacciai hanno perso in media 50 metri all'anno.
    L'intera banchisa antartica contiene acqua a
    sufficienza per innalzare il livello dei mari di
    62 metri. Anche se il terzo rapporto dell'IPCC
    considera assai improbabile questo scenario,
    nuove ricerche indicano uno sgretolamento
    massiccio della banchisa.
  • Anche i ghiacci del Polo Nord. che contengono più
    del 6 per cento dell'acqua potabile del mondo, si
    stanno sciogliendo ad un ritmo molto più elevato
    di quanto non si pensasse. Lo scioglimento
    dell'intera Groenlandia determinerebbe un
    innalzamento dei mari di 6 metri, ma anche un
    incremento di un solo metro significherebbe
    l'inondazione di New York, Amsterdam, Venezia e
    di tutto il Bangladesh.

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Innalzamento del livello del mare
  • Nei prossimi cento anni si prevede un aumento del
    livello medio del mare compreso tra i 9 e gli 88
    centimetri, a causa delle immissioni in atmosfera
    di gas serra.
  • Questo innalzamento dipenderà sia dal progressivo
    scioglimento dei ghiacciai, sia dalla naturale
    espansione degli oceani, dovuta al fatto che
    l'acqua aumenta di volume quando aumenta di
    temperatura.
  • Per quanto possa sembrare modesto, anche un
    innalzamento di pochi centimetri provocherebbe il
    caos inondazioni nelle zone costiere,
    contaminazione delle falde acquifere potabili,
    aumento del grado di salinità degli estuari sono
    solo alcuni degli elementi di questo scenario
    allarmante.
  • Molte delle città sulla costa avrebbero problemi.
    Risorse strategiche per le popolazioni costiere,
    come le spiagge, l'acqua potabile, la pesca, la
    barriera corallina e gli atolli sarebbero a
    rischio.

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Il protocollo di Kyoto
  • Il protocollo di Kyoto è un trattato
    internazionale in materia ambientale riguardante
    il riscaldamento globale, sottoscritto l11
    dicembre 1997 da più di 160 Paesi, in occasione
    della Conferenza della Convenzione quadro delle
    Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC).
  • Il trattato è entrato in vigore il 16 febbraio
    2005, dopo la ratifica anche da parte della
    Russia.

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Il protocollo di Kyoto
  • Il trattato prevede l'obbligo in capo ai paesi
    industrializzati di operare una riduzione delle
    emissioni dei seguenti elementi inquinanti
  • anidride carbonica (CO2),
  • metano (CH4)
  • protossido di azoto (N2O)
  • idrofluorocarburi (HFC)
  • perfluorocarburi (PFC)
  • esafluoruro di zolfo (SF6)
  • in una misura non inferiore al 5 rispetto alle
    emissioni registrate nel 1990 considerato come
    anno base nel periodo 2008-2012.

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Il protocollo di Kyoto
  • La ratifica dellaccordo, in realtà, non è stato
    così semplice. Perché il trattato potesse entrare
    in vigore si richiedeva infatti che fosse
    ratificato da non meno di 55 nazioni firmatarie e
    che le nazioni che lo avessero ratificato
    producessero almeno il 55 delle emissioni
    inquinanti questultima condizione è stata
    raggiunta solo nel novembre del 2004, quando
    anche la Russia ha perfezionato la sua adesione.

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Il protocollo di Kyoto
  • Latmosfera contiene 3 milioni di megatonnellate
    (Mt) di CO2, mentre il mondo immette 6.000 Mt di
    CO2, di cui 3.000 dai paesi industrializzati e
    3.000 da quelli in via di sviluppo. Il numero di
    megatonnellate dovrebbe scendere a 5.850 su un
    totale di 3 milioni.
  • Ad oggi 174 Paesi e unorganizzazione di
    integrazione economica regionale (EEC) hanno
    ratificato il Protocollo o hanno avviato le
    procedure per la ratifica. Questi paesi
    contribuiscono per il 61,6 alle emissioni
    globali di gas serra.
  • I Paesi in via di sviluppo, al fine di non
    ostacolare la loro crescita economica
    frapponendovi oneri per essi particolarmente
    gravosi, non sono stati invitati a ridurre le
    loro emissioni.
  • L Australia, che aveva firmato ma non ratificato
    il protocollo, lo ha ratificato il 2 dicembre
    2007.

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Il protocollo di Kyoto
  • Perché questi numeri possano essere raggiunti, il
    Protocollo sancisce che i Paesi aderenti possano
    utilizzare alcuni meccanismi flessibili che
    servono per acquisire crediti per le emissioni.
  • In sostanza se un Paese compie alcune azioni
    utili a ridurre limpatto ambientale e
    lemissione di CO2, acquisisce alcuni crediti che
    gli permette di immettere in atmosfera più CO2
    rispetto al parametro di Kyoto.
  • Sono quindi meccanismi compensatori, per i quali
    esiste anche un mercato stile borsa.

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Il protocollo di Kyoto
  • 1) Clean Development Mechanism (CDM) consente ai
    Paesi industrializzati e ad economia in
    transizione di realizzare progetti nei Paesi in
    via di sviluppo, che producano benefici
    ambientali in termini di riduzione delle
    emissioni di gas-serra e di sviluppo economico e
    sociale dei Paesi ospiti e nello stesso tempo
    generino crediti di emissione (CER) per i Paesi
    che promuovono gli interventi.

21
Il protocollo di Kyoto
  • 2) Joint Implementation (JI) consente ai Paesi
    industrializzati e ad economia in transizione di
    realizzare progetti per la riduzione delle
    emissioni di gas-serra in un altro paese dello
    stesso gruppo e di utilizzare i crediti
    derivanti, congiuntamente con il Paese ospite.

22
Il protocollo di Kyoto
  • 3) Emissions Trading (ET) consente lo scambio di
    crediti di emissione tra Paesi industrializzati e
    ad economia in transizione un Paese che abbia
    conseguito una diminuzione delle proprie
    emissioni di gas serra superiore al proprio
    obiettivo può così cedere (ricorrendo allET)
    tali crediti a un paese che, al contrario, non
    sia stato in grado di rispettare i propri impegni
    di riduzione delle emissioni di gas-serra.

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Il protocollo di Kyoto
  • Gli Stati Uniti dAmerica non hanno ratificato il
    Protocollo anche se sono i responsabili del 36,2
    del totale delle emissioni. In principio, il
    presidente Bill Clinton aveva firmato il
    Protocollo durante gli ultimi mesi del suo
    mandato, ma George W. Bush, poco tempo dopo il
    suo insediamento alla Casa Bianca, ritirò l
    adesione inizialmente sottoscritta.
  • Altri due Paesi tenuti sotto controllo sono
    lIndia e la Cina, che hanno ratificato il
    protocollo, non sono tenute a ridurre le
    emissioni di anidride carbonica nel quadro del
    presente accordo, nonostante la loro popolazione
    relativamente grande ed i loro elevati ritmi di
    crescita industriale.

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Il rapporto Stern
  • Il rapporto (fine 2006) dell'economista inglese
    Nicholas Stern, ex capo economista della Banca
    Mondiale, su incarico del governo britannico,
    valuta gli impatti economici dei mutamenti
    climatici.
  • Stern mostra come i costi dei cambiamenti
    climatici possano andare dal 5 al 20 del
    prodotto mondiale lordo.
  • Al rapporto Stern è anche allegata una tabella
    con le possibili conseguenze pratiche che ogni
    grado di aumento medio della temperatura potrà
    portare al Pianeta.
  • La forbice di incremento prevista dagli
    scienziati per il 2100 oscilla tra i 2 e 4,5
    gradi Celsius, con la possibilità più attendibile
    fissata a quota 3 gradi.

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Il rapporto Stern
  • 1 grado
  • Con un solo grado di aumento (possibilità che
    ormai i ricercatori ritengono molto remota a
    causa del ritardo con cui si è corsi ai ripari)
    lo scioglimento dei ghiacciai porterà serie
    minacce agli approvvigionamenti idrici di circa
    50 milioni di persone.
  • Il ritorno massiccio della malaria e di altre
    malattie legate al riscaldamento globale,
    associate alla malnutrizione, provocheranno circa
    300 mila decessi ogni anno.
  • Una cifra solo in parte compensata da un calo
    della mortalità dovuta al gelo nelle località più
    fredde.
  • A soffrire molto sarà poi l'ecosistema marino,
    con circa l'80 della barriera corallina uccisa
    dal riscaldamento.
  • Unica nota positiva, il previsto aumento dei
    raccolti agricoli nelle aree temperate.

26
Il rapporto Stern
  • 2 gradi
  • La situazione in questo caso (che i pessimisti
    ritengono anch'essa un'obiettivo di
    "stabilizzazione" ormai fuori portata) inizia a
    farsi più pesante.
  • I raccolti nell'Africa tropicale diminuiscono del
    5-10 per cento.
  • Un'ulteriore popolazione compresa tra i 40 e i 60
    milioni di persone sarà esposta in Africa al
    rischio di malaria.
  • Fino a dieci milioni di persone saranno vittime
    dell'innalzamento del livello del mare.
  • Grave anche l'impatto sugli ecosistemi, con una
    stima che fissa tra il 15 e il 40 per cento la
    quantità di specie a rischio di estinzione.
  • Tra gli animali più minacciati, quelli artici
    come l'orso polare.
  • Inoltre, con una temperatura media di 2, il
    manto ghiacciato della Groenlandia potrebbe
    iniziare a sciogliersi in maniera irreversibile,
    avviando un aumento del livello del mare di ben 7
    metri.

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Il rapporto Stern
  • 3 gradi
  • Questo è ritenuto lo scenario di incremento più
    attendibile, sempre che la comunità
    internazionale inizi ad intraprendere le
    necessarie misure di contrasto.
  • La prospettiva è comunque drammatica l'Europa
    meridionale andrebbe incontro a pesanti siccità
    con un ciclicità di circa 10 anni la scarsità
    d'acqua colpirebbe una cifra compresa tra 1 e 4
    miliardi di persone ai quali andrebbero aggiunte
    150-550 milioni di persone a rischio di fame e
    1-3 milioni di vittime della malnutrizione.
  • Alcuni modelli predicono poi l'inizio del
    collasso della foresta Amazzonica, il rischio di
    collasso della banchisa polare occidentale,
    l'"impazzimento" delle correnti calde che
    attraversano l'oceano Atlantico e bruschi
    cambiamenti nei cicli monsonici.

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Il rapporto Stern
  • 4 gradi
  • La situazione si farebbe ancor più drammatica. I
    raccolti agricoli in Africa crollerebbero di un
    15-35 per cento.
  • Alle cifre fornite nei casi precedenti andrebbero
    aggiunti altri 80 milioni di persone esposte ai
    rischi di malaria, perdita di circa metà della
    tundra artica.
  • 5 gradi
  • E' un quadro catastrofico con la possibile
    scomparsa dei ghiacciai himalayani e il
    conseguente scarsità di acqua per circa un quarto
    della popolazione cinese e una buona fetta di
    indiani.
  • L'ulteriore aumento nell'acidità degli oceani
    potrebbe stravolgere gli ecosistemi marini,
    compresa la disponibiltà di pesce.
  • L'innalzamento del mare raggiungerebbe un livello
    tale da minacciare molte isole minori e vaste
    area costiere, comprese quelle della Florida e
    grandi città come New york, Londra e Tokyo.

29
Il rapporto UE sullimpatto dei cambiamenti
climatici in Europa
  • Dopo il rapporto Stern lUnione Europea nel 2007
    ha commissionato uno studio analogo, limitato ai
    paesi europei. Il risultato è che anche con un
    aumento della temperatura media globale compreso
    fra 2,2 e 3C, quindi nientaffatto catastrofico,
    i costi dei cambiamenti climatici potrebbero
    giungere a livelli insopportabili per leconomia
    europea.
  • Questi costi potrebbero, invece essere
    sopportabili e non bloccare lo sviluppo solo
    qualora laumento della temperatura media globale
    fosse inferiore a 2C i paesi membri della UE
    potrebbero affrontarli e gestibili a costi
    accettabili con idonee strategie di adattamento.
  • Oltre questo limite, a parte il rischio di
    conseguenze imprevedibili e di possibili
    catastrofi, le economie nazionali non sarebbero
    più in grado di correre ai ripari ed i danni
    sarebbero irreparabili.

30
Il rapporto UE sullimpatto dei cambiamenti
climatici in Europa
  • Il rapporto UE prende in considerazione due
    scenari climatici medi (contrassegnati con le
    sigle A2 e B2 del terzo rapporto IPCC) che hanno
    la più alta probabilità che possano
    effettivamente verificarsi in futuro. In
    particolare
  • con lo scenario B2 la temperatura media globale
    crescerà al 2070 di 2,2 C (e tendenzialmente 3C
    al 2100),
  • mentre con lo scenario A2 laumento sarà di 3C
    (e tendenzialmente attorno ai 3,5C al 2100).
  • Gli impatti considerati non sono tutti ma quelli
    principali riguardanti lagricoltura, la salute
    umana, il turismo, le alluvioni ed inondazioni e
    le aree marino costiere.
  • Le ipotesi prese in considerazione e che sono
    alla base di questi due scenari sono lo sviluppo
    demografico, lo sviluppo economico, luso delle
    risorse energetiche, luso delle risorse
    naturali, linnovazione tecnologica e luso di
    nuove tecnologie.

31
Il rapporto UE sullimpatto dei cambiamenti
climatici in Europa
  • Conseguenze sullagricoltura.
  • Nonostante gli scenari presi in considerazione
    siano quelli medi, e non quelli massimi più
    pessimistici e catastrofici, a causa del
    riscaldamento climatico e della maggiore
    disponibilità di acqua la produttività agricola
    potrebbe crescere fino al 70 in più nel nord
    Europa, ma, viceversa, a causa delleccesso di
    caldo e della minore disponibilità dacqua
    potrebbe diminuire del 22 in area mediterranea.
  • Siccome lagricoltura pesa mediamente attorno al
    15 del prodotto nazionale lordo, i danni per i
    paesi dellarea mediterranea sarebbero ingenti.
  • Viceversa altrettanto ingenti sarebbero i
    benefici per i paesi del nord Europa.

32
Il rapporto UE sullimpatto dei cambiamenti
climatici in Europa
  • Conseguenze sanitarie
  • Le ondate di caldo potrebbero aumentare i decessi
    delle persone più a rischio (anziani e bambini)
    di 36 mila persone in più lanno,con aumento di
    temperatura media di 3 C (scenario A2) di 18
    mila persone in più lanno, con aumento di
    temperatura di 2,2 C (scenario B2). Questo si
    ripercuote sui relativi servizi sanitari
    nazionali ed in particolare su quelli dei paesi
    del sud Europa dove le ondate di calore sarebbero
    più rilevanti, come ha mostrato lesempio
    dellestate 2003.

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Il rapporto UE sullimpatto dei cambiamenti
climatici in Europa
  • Conseguenze sulle economie marittime e fluviali
  • Complessivamente per le coste europee i danni per
    erosione e inondazione costiera a causa
    dellinnalzamento del livello del mare potrebbero
    andare da 9 a oltre 42 miliardi di euro per anno
    che, però, si potrebbero ridurre a valori
    compresi fra 2 e 11 miliardi di euro per anno se
    si procedesse già da subito a ridurne la
    vulnerabilità.
  • Per quanto riguarda le alluvioni, i danni
    maggiori li subirebbero i paesi attraversati da
    grandi fiumi o da fiumi meno dotati di difese
    adeguate contro le inondazioni. Per le piene dei
    fiumi i costi potrebbero essere molto salati
    anche in termini di perdita di vite umane, di
    beni e di abitazioni. I danni maggiori potrebbero
    venire dal Danubio e dalla Mosa ed interessare
    quindi più direttamente i paesi del centro Europa.

34
Il rapporto UE sullimpatto dei cambiamenti
climatici in Europa
  • Conseguenze sul turismo
  • Per quanto riguarda il turismo le regioni
    mediterranee diventerebbero del tutto inospitali
    sia per mancanza dacqua che per eccessivo
    calore, mentre diventerebbero molto più
    appetibili le aree del nord Europa.
  • In pratica, agli impatti negativi e le perdite
    economiche dellindustria turistica dei paesi del
    sud Europa e del Mediterraneo si tradurrebbero in
    impatti positivi e crescita del prodotto
    nazionale lordo dei paesi del nord Europa.

35
Il rapporto UE sullimpatto dei cambiamenti
climatici in Europa
  • Raccomandazioni del rapporto UE
  • Per contenere il riscaldamento globale entro un
    limite massimo di 2C è necessario fissare come
    limite massimo delle concentrazioni atmosferiche
    di anidride carbonica a 550 ppm (parti per
    milione in volume), un valore questo che è circa
    doppio di quello che cera due secoli fa e che è
    circa il 45 superiore a quello attuale (380
    ppm).
  • Per stabilizzare le concentrazioni atmosferiche
    di anidride carbonica a 550 ppm è necessario
    procedere ad una riduzione delle emissioni di gas
    serra fino a circa il 60 rispetto al 1990, da
    attuarsi entro e non oltre il 2050.
  • Come tappa intermedia si potrebbe fissare tra il
    2020 ed il 2030, data per la quale la riduzione
    dovrebbe essere intermedia e cioè attorno al 30.
  • Questa è la proposta della Unione Europea per la
    quale la Commissione chiede non solo supporto, ma
    anche forte determinazione affinché sia
    realizzata pienamente a cominciare dal prima
    possibile.

36
Il rapporto ambiente Italia 2008 di Legambiente
  • Si allontana il rispetto degli impegni di Kyoto,
    peggiora l'efficienza energetica, aumentano i
    consumi dei trasporti, diminuisce la tassazione
    ambientale, le rinnovabili sono in crescita, ma
    restano sotto la media europea.
  • Nelle politiche energetiche e nella lotta al
    cambiamento climatico, insomma, l'Italia è
    indietro. Ma ce la può fare.
  • Il rapporto Ambiente Italia 2008 di Legambiente,
    Scenario 2020 le politiche energetiche
    dell'Italia, dimostra che, cifre alla mano, anche
    da noi è possibile realizzare gli obiettivi
    fissati dalla Ue al 2020 per il potenziamento
    dell'efficienza energetica, la diffusione delle
    fonti rinnovabili e la riduzione delle emissioni
    di gas serra.

37
Il rapporto ambiente Italia 2008 di Legambiente
  • Nello scorso decennio, in Italia, tutti gli
    indicatori energetici e quelli relativi alle
    emissioni climalteranti hanno mostrato un segno
    contrario alle speranze di un'evoluzione verso
    una economia più efficiente e rinnovabile.
  • Crescono le emissioni di gas serra, giunte nel
    2005 a oltre 580 milioni di tonnellate di CO2
    equivalente ( 0,3 sull'anno precedente), ma nei
    due anni successivi si registra finalmente una
    lieve inversione di tendenza
  • Siamo il terzo paese europeo per emissioni
    (eravamo il quinto nel 1990 e il quarto nel
    2000)

38
Il rapporto ambiente Italia 2008 di Legambiente
  • Mentre l'Unione Europea ha ridotto del 7,9 le
    proprie emissioni rispetto al 1990 (nell'Europa a
    15 sono scese del 3), l'Italia le ha viste
    crescere del 12,1, soprattutto a causa
    dell'aumento dei consumi per trasporti (27),
    della produzione di energia elettrica (16) e
    della produzione di riscaldamento per usi civili
    (21)
  • Le nostre emissioni procapite di gas
    climalteranti sono, sia pure di poco, superiori
    alla media europea e circa il doppio della media
    mondiale
  • L'intensità di emissioni di CO2 rispetto alla
    ricchezza prodotta (misurata come Pil) è
    aumentata in Italia del 2 tra il 2000 e il 2005
    rispetto al 1990 per ogni milione di euro (a
    valori costanti) le emissioni di CO2 sono
    diminuite in Italia del 7, mentre in Germania e
    negli Stati Uniti sono scese del 24, in Gran
    Bretagna del 33 e in Cina del 44.
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