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4 Teoria dell

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Title: Teoria dell impeto e teorema della media Author: Fabio Bevilacqua Last modified by: Fabio Created Date: 2/25/2003 11:02:03 AM Document presentation format – PowerPoint PPT presentation

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Title: 4 Teoria dell


1
4 Teoria dellimpeto e teorema della media
  • Fabio Bevilacqua

2
La teoria dellimpeto Buridano
  • A partire dal VI secolo dopo Cristo la fisica del
    moto di Aristotele viene sottoposta a severe
    critiche. Si comincia ad analizzare la
    possibilità del moto nel vuoto la resistenza del
    mezzo viene sostituita dalla resistenza
    intrinseca del corpo, mentre il peso o la
    leggerezza assumono il ruolo di forza motrice nel
    caso dei moti naturali.
  • Per i moti forzati viene modificato il ruolo
    svolto dal mezzo nel trasmettere per contatto la
    forza motrice.

3
  • Si inizia dunque a pensare che in un moto
    violento una qualche forza non permanente sia
    impressa nel corpo e che inoltre il corpo stesso
    e non il mezzo fornisca una resistenza al moto.
    Nella versione medievale di Buridano tale forza
    impressa viene chiamata "impetus" ed assume il
    ruolo di causa motrice interna al corpo nel moto
    violento.
  • L"'impetus" non viene solo utilizzato per
    spiegare i moti violenti ma anche i moti
    naturali, ovvero l'accelerazione dei corpi che
    cadono verso i loro luoghi naturali.

4
La teoria dellimpeto Buridano
  • L'argomentazione di Buridano è molto
    interessante egli separa il problema della causa
    della caduta dei corpi da quello
    dell'accelerazione di caduta i corpi cadrebbero
    con velocità uniforme a causa della loro gravità
    (il loro peso rimane costante durante la caduta).
    L'accelerazione richiede dunque una spiegazione
    rinunciando ad ipotesi quali la vicinanza al
    luogo naturale, la rarefazione dell'aria a causa
    del calore prodotto dal corpo in caduta, ecc.,
    Buridano sostiene che l'accelerazione è causata
    dall'accumulo di incrementi di impeto.

5
  • Tre elementi vanno individuati nel processo di
    caduta la pesantezza del corpo, l'impeto, la
    velocità. La pesantezza del corpo è la causa di
    una velocità costante, inoltre in ogni intervallo
    di tempo essa produce un impeto che a sua volta
    nell'intervallo successivo produrrà un incremento
    di velocità.
  • La tradizione aristotelica viene comunque
    rispettata perchè la forza è sempre collegata
    alla velocita e non all'accelerazione, in quanto
    è l'incremento di impetus che produce un
    incremento di velocità nell'intervallo
    successivo.

6
Il teorema della media
  • Tra i più importanti risultati nello studio della
    cinematica nella prima metà del quattordicesimo
    secolo vi sono quelli raggiunti all'Università di
    Oxford, al Merton College e in particolare il
    cosiddetto "teorema della media".
  • Tale teorema lega lo spazio percorso da un corpo
    in moto uniformemente accelerato a quello
    percorso dallo stesso corpo in moto uniforme con
    velocità pari alla velocità media, cioè alla
    velocità nell'istante di mezzo dell'intervallo di
    tempo considerato.

7
Oresme (c. 1323 - 1382) 
  • Di questo risultato vi furono dimostrazioni sia
    di carattere aritmetico sia geometrico e tra
    queste ultime è notevole quella dello scolastico
    parigino Nicola d'Oresme.

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  • I suoi più importanti contributi alla matematica
    sono contenuti nel Tractatus de configurationibus
    qualitatum et motuum.
  • In una qualità, o forma accidentale, come il
    calore, distinse l intensio (il grado di calore
    in ogni punto) e l extensio (come la lunghezza
    della barra riscaldata). Questi due termini sono
    stati spesso sostituiti da Latitudine e
    Longitudine.
  • Per motivi di chiarezza, Oresme concepì l'idea di
    visualizzare questi concetti con figure piane, e
    si avvicinò a ciò che noi ora chiamiamo
    coordinate rettangolari.

9
  • L'intensità della qualità era rappresentata da
    una lunghezza o latitudo proporzionale
    all'intensità, eretta perpendicolarmente alla
    base in un dato punto sulla linea di base, che
    rappresenta la longitudo. Oresme propose che la
    forma geometrica di una tale figura poteva essere
    considerata come corrispondente ad una delle
    caratteristiche della qualità stessa. Oresme
    definì una qualità uniforme (moto con velocità
    costante) come quella che è rappresentata da una
    linea parallela alla longitudine, e di ogni altra
    qualità è difforme. Qualità uniformemente
    difformi (moto uniformemente accelerato) sono
    rappresentate

10
  • da una linea retta inclinata rispetto all'asse
    della longitudine, inoltre descrisse numerosi
    casi diversi di qualità difformemente difformi
    (moto vario). Oresme estese questa dottrina alle
    figure di tre dimensioni. Pensava a queste
    analisi fossero applicabili a molte diverse
    qualità come la sensazione piccante, il candore e
    la dolcezza. Significativo per gli sviluppi
    successivi, Oresme applicò questo concetto
    all'analisi del moto locale dove la latitudo o
    l'intensità rappresenta la velocità,
    la longitudo rappresenta il tempo, e l'area della
    figura rappresentata la distanza percorsa.

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  • Il contesto teorico in cui fu elaborata questa
    dimostrazione è però lontano da quello della
    caduta dei gravi esso si riferisce infatti al
    problema della rappresentazione della quantità di
    una qualità.
  • L'estensione della qualità viene rappresentata da
    una linea orizzontale mentre l'intensità della
    qualità da una linea perpendicolare alla
    precedente. Nel nostro caso del moto
    uniformemente accelerato la linea dell'estensione
    rappresenta il tempo e la linea dell'intensità
    rappresenta la velocità.

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Il teorema della media
  • S Vm t Vf/2 t
  • ove S distanza percorsa, Vf velocità finale,
    t intervallo di tempo in cui ha luogo
    un'accelerazione uniforme a partire dalla quiete,
    Vm velocità media.
  • Considerando che la velocità fìnale è
    proporzionale al tempo trascorso si deduce
  • facilmente che lo spazio percorso è proporzionale
    al quadrato dei tempi.

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  • Oresme, "Sulle configurazioni delle qualità e dei
    moti
  • III, 7. Sulla misura di qualità e velocità
    difformi. Ogni qualità uniformemente difforme è
    tanto grande quanta sarebbe la qualità dello
    stesso soggetto o di un soggetto uguale uniforme
    secondo il grado del punto medio dello stesso
    soggetto. E intendo se la qualità è lineare...

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  • ...Sia dunque una qualità rappresentabile
    mediante il triangolo ABC si tratta di una
    qualità uniformemente difforme, terminata al
    grado zero nel punto B (v. fig. 3-2) sia inoltre
    D il punto di mezzo della linea del soggetto. Il
    grado o intensione di tale punto è rappresentato
    dalla linea DE.

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  • Una qualità che fosse uniforme per tutto il
    soggetto secondo il grado DE sarebbe dunque
    raffigurabile mediante il quadrangolo AFGB, come
    è chiaro dal capitolo decimo della parte prima.
  • E' noto invero per la ventiseiesima
    (proposizione) del primo (libro) di Euclide, che
    i due piccoli triangoli EFC ed EGB sono uguali.

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  • Quindi il triangolo maggiore BAC, che disegna la
    qualità uniformemente difforme, e il quadrangolo
    AFGB, che designa la qualità uniforme secondo il
    grado del punto di mezzo, sono uguali.
  • Quindi le qualità rappresentabili mediante tale
    triangolo e mediante tale quadrangolo sono
    uguali, come si voleva dimostrare...

17
  • ...Vale inoltre per la velocità tutto quanto si è
    detto della qualità lineare, purchè tuttavia in
    luogo del punto medio (del soggetto) si prenda
    l'istante di mezzo del tempo che misura la
    velocità...

18
The Science of Motion p.237-40
  • E' stato in questo contesto inglese che Nicola
    dOresme ha sviluppato un proprio sistema per la
    misurazione delle qualità dei moti. Il termine ''
    latitudine , come veniva utilizzato a Oxford,
    aveva connotato una sola dimensione geometrica o
    linea, ma alla radice del suo significato
    geometrico, naturalmente, la latitudine o
    larghezza indica in generale una seconda
    dimensione geometrica, dopo la longitudine o
    lunghezza.

19
  • Oresme ha approfittato di questa situazione
    linguistica per proporre un sistema di
    misurazione delle qualità o velocità in due
    "dimensioni" di latitudine e longitudine,
    latitudine in riferimento all'intensità di una
    qualità o movimento e longitudine per la sua
    estensione sia nel corpo affetto dalla qualità
    sia nel mobile sia nel tempo. Come i suoi
    predecessori, Oresme considerò distribuzio-ni
    uniformi, uniformemente difformi, e
    diffor-memente difformi di intensità o di
    latitudine rispetto allo spazio o longitudine.
    Due caratteristiche distinguono in particolare il
    suo lavoro da quello dei suoi predecessori.

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  • Prima di tutto, comincia sistematicamente a
    descrivere il suo metodo di "raffigurazione"
    dell intensità rispetto all'estensione in un
    modo che ha portato alcuni storici a vedere il
    suo lavoro come un passo nella direzione della
    rappresentazione grafica. Anche se questultimo
    termine è anacronistico, il raffronto non è del
    tutto infondato. Oresme utilizza il suo sistema
    per trattare le qualità o moti di punti, linee,
    piani, e di solidi. La qualità o il moto di un
    punto è rappresentato da una sola riga che indica
    la sua intensità.

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  • Per la qualità o il movimento di una linea,
    Oresme rappresenta l'estensione del soggetto
    attraverso una linea di riferimento orizzontale
    (vedi fig. 10). Su questa linea base egli disegna
    linee verticali per rappresentare l'intensità
    della qualità o la velocità del movimento del
    soggetto in ogni punto.
  • Per una qualità o movimento uniforme, tutte le
    verticali sono uguali e la figura che ne risulta
    è un rettangolo. Per una qualità o moto
    uniformemente difforme, la figura che ne risulta
    è un triangolo o un trapezoide.

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  • Qualità difformemente difformi possono essere
    rappresentati da figure a gradino, semicerchi, o
    da altri figure irregolari -fermo restando che
    ogni linea che rappresenta unintensità deve
    partire da un punto della linea di base
    orizzontale corrispondente a un punto del
    soggetto. (Vedi fig. 11 per alcune configurazioni
    possibili e impossibi-li.) Per la qualità o
    movimenti di piani, la configurazione di qualità
    o movimento è fa-cilmente rappresentata da una
    figura solida con una base che rappresenta il
    soggetto e il sistema può anche essere esteso a
    sog-getti tridimensionali con le configurazioni di

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  • qualità o movimento per piani infiniti
    all'in-terno del soggetto immaginati come solidi
    che si compenetrano. Oltre a rappresentare la
    variazione di intensità o di velocità da una
    parte di un soggetto ad un altra, il sistema di
    Oresme è stato utilizzato anche per
    rappre-sentare variazioni nel tempo, nel qual
    caso la linea di base (fig. 10) rappresenta un
    tem-po. Pertanto, la configurazione di velocità
    di un moto uniforme è un rettangolo, e la
    confi-gurazione di velocità per un'accelerazione
    uniforme era un triangolo, se l'accelerazione ha
    iniziato da una velocità uguale a zero, o un
    trapezoide, se l'accelerazione è passata.

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  • da una velocità ad unaltra. A parte l accen-to
    sulla rappresentazione geometrica, Ore-sme
    differisce dai suoi predecessori di Ox-ford anche
    perchè le sue misure primarie di qualità e moti
    divennero non l'intensità, pura e semplice, o la
    velocità, pura e semplice, ma la cosiddetta
    "quantità della qualità" o "quantità di moto",
    dove la quantità di una qualità o moto era pari
    alla sua intensità moltiplicata per la sua
    estensione. Per un soggetto lineare, la quantità
    della qualità o del moto era facilmente
    rappresentata dallarea della configurazione
    immaginata

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  • dall'area del rettangolo per una qualità o
    movimento uniforme, dall'area del triangolo o
    trapezio per una qualità o movimento
    uni-formemente difforme, e così via. Prendere in
    considerazione una simile quantità di quali-tà o
    di movimento fu un passo importante in direzione
    diversa dalle idee degli autori di Oxford, per i
    quali il prodotto di unintensità per
    un'estensione non aveva alcun reale si-gnificato
    ontologico. Nel caso delle configu-razioni di
    Oresme di velocità rispetto al tempo, piuttosto
    che rispetto ad un soggetto esteso, tuttavia, il
    prodotto dell'intensità del-la velocità rispetto
    allestensione del tempo.

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  • ha un significato ontologico evidente
    cor-risponde alla totale distanza percorsa.
    Quin-di, se si equiparano le quantità" di due
    ve-locità rispetto al tempo, questo era lo
    stesso che equiparare le distanze percorse. La
    correttezza, apparentemente ovvia, di di-re che
    due moti sono uguali se le distanze che
    attraversano sono uguali ha fatto rite-nere
    corretto, per analogia, il concetto di "quantità
    di una qualità". Sulla base di que-sta analogia,
    quindi, Oresme ha adottato la misura del grado
    medio per le distribuzioni uniformemente difformi
    di tutti i tipi.

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  • Un moto uniformemente difforme è uguale al suo
    grado medio perché attraversa lo stesso spazio
    che sarebbe stato attraver-sato da una velocità
    uniforme al suo grado medio nello stesso tempo.
    Ciò potrebbe es-sere dimostrato geometricamente
    dimo-strando che l'area del triangolo, o
    trapezoi-de, che rappresenta il moto
    uniformemente difforme è uguale all'area del
    rettangolo che rappresenta il moto con velocità
    uniforme corrispondente al grado medio (vedi fig.
    12). Allo stesso modo, quindi, una qualità
    unifor-memente difforme si diceva uguagliasse una
    qualità uniforme al suo grado medio,

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  • perché entrambe le qualità contengono la stessa
    quantità di qualità. Al di là del tipo di casi
    già considerati, Swineshead e Oresme si sono
    occupati spesso di casi con inten-sità infinite e
    anche con qualità totali infini-te. Se lasciamo
    che l'intensità di una qualità aumentari
    all'infinito rispetto alle successive parti
    proporzionalmente decrescenti di un soggetto
    finito (cioè, se un soggetto quali-ficato ha
    una intensità di un certo grado nella sua prima
    metà, due volte quell'intensi-tà nel suo quarto
    successivo, tre volte nel-lottavo successivo, e
    così via), che cosa possiamo dire di una adeguata
    misura

29
  • quantitativa di questa qualità? La quantità di
    tempo trascorso da questi autori nel discu-tere
    questi casi ci dice che la considerazio-ne
    dellinfinito nei loro tentativi di misurare le
    qualità non è stata una estensione acci-dentale
    dellapplicazione di latitudini e gradi, ma è
    stata parte integrante della loro impre-sa. Si
    adatta abbastanza bene, inoltre, con la tendenza
    che è già stata notata nell'analisi dei sofismi,
    poiché i casi di varianti che co-involgono
    l'infinito possono spesso essere considerati, e,
    a volte sono anche esplicita-mente etichettati,
    sophismata.

30
  • Nei decenni dopo la comparsa delle opere di
    Heytesbury Swineshead, e Oresme, discussioni
    sullintensione, remissione, latitudini, e gradi
    di forme erano molto comuni, e furono compilati
    molti manuali piuttosto elementari suii concetti
    di base delle loro opere.

31
P. Duhem 1914 La teoria fisica
  • Affinchè un attributo presente nei corpi possa
    esprimersi con un simbolo numerico, è necessario
    e sufficiente, secondo il linguaggio di
    Aristotele, che appartenga alla categoria della
    quantità e non alla categoria della qualità
    (p.120)
  • Ma una medesima qualità può manifestarsi con una
    molteplicità di intensità differenti (p.129)
  • Innalzamento di intensità (intensio),
    abbassamento di intensità (remissio) (p.123)

32
  • Quantità sono additive, qualità no (p.131)
  • Il linguaggio dellalgebra consente di ragionare
    tanto sulle diverse intensità di una qualità,
    quanto sulle diverse grandezza di una quantità
    (p.133)
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