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Il ruolo pedagogico e l'azione professionale dell

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Il ruolo pedagogico e l'azione professionale dell allenatore sportivo nel contesto educativo: analisi e studi approfonditi del rapporto con i propri atleti – PowerPoint PPT presentation

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Title: Il ruolo pedagogico e l'azione professionale dell


1
Il ruolo pedagogico e l'azione professionale
dellallenatore sportivo nel contesto educativo
analisi e studi approfonditi del rapporto
con i propri atleti
Prof. Francesco Perrotta Prof. Angelo
Pannelli
2
  • abstracts di Francesco Perrotta, Angelo
    Pannelli Universita degli Studi di Bolzano
    Facolta di Scienze dell Formazione docente di
    scienze motorie specializzato SSIS,
    allenatore-giocatore FIP
  • Il ruolo pedagogico e l'azione professionale
    dellallenatore sportivo nel contesto educativo
    analisi e studi approfonditi del rapporto con i
    propri atleti
    Per
    promozione della salute si intende il processo
    che consente alla gente di esercitare un maggiore
    controllo sulla propria salute e di migliorarla.
    Per conseguire uno stato di completo benessere
    fisico, mentale e sociale, lindividuo o il
    gruppo deve poter individuare e realizzare le
    proprie aspirazioni, soddisfare i propri bisogni
    e modificare lambiente o adattarvisi. La salute
    è, pertanto, vista come una risorsa per la vita
    quotidiana . ( Carta di Ottawa, 1986)


  • Limportanza dellavviamento alla pratica
    sportiva e un fattore fondamentale al
    miglioramento dello sviluppo psicofisico del
    giovane,pertanto lattivitasportiva nel
    praticarla sviluppa azioni positive incentrate
    sulla consapevolezza delle proprie capacita,
    migliorarando progressivamente la propria
    autonomia e autostima e predispone il giovane
    nello spirito di collaborare con il
    gruppo-squadra con la possibilita durante la
    performaces sportiva di andare incontro alle
    difficoltà affrontandole e superandole con
    successo.

3
  • Da qui la necessita di uneducazione nel
    praticare unattività sportiva gia nel periodo
    infantile e nelleta scolare principalmente la
    pratica sportiva predispone in modo efficace lo
    sviluppo di competenze motorie agevolando in modo
    profiguo il suo sviluppo intellettivo-motorio.
    Promuovere la salute significa mettere la
    persona al centro e questo può essere raggiunto
    mediante un approccio centrato sulla persona.
    (Zucconi Howell, 2003) Non solo allenatore,
    quindi, ma educatore e life coach o allenatore
    di vita. Si tratta di una figura di riferimento
    capace di rispondere ai bisogni cognitivi e
    affettivi/emotivi, rispetto alla quale latleta
    sviluppa in termini bolwbyani ( 1989) un
    attaccamento.
  • il life coach dà spazio agli atleti per
    riflettere sugli eventi ed attribuire ad essi
    valore e significati. Fonagy (2005) parla di
    capacità metacognitiva fondamentale per la
    salute mentale. Leducatore sportivo deve
    comunicare efficacemente utilizzando parole che
    non mirino a squalificare il giovane ma
    favoriscono laprirsi di un dialogo. un giudizio
    tecnico o una valutazione sul piano agonistico,
    Questultimo, infatti, può essere favorito
    attraverso lutilizzo dell ascolto attivo in
    cui lempatia in quanto agente educativo
    rilassa, dà conferma e riporta in una dimensione
    umana anche la persona più spaventata, bloccata e
    confusa. ( T. Gordon, 1991)
  • Un buon allenatore,), senza dubbio avere la
    giusta preparazione tecnica ma in primis una
    sua autonomia acquisita dallesperienza su
    campo che si matura nel tempo che lorienta nel
    programmare l allenamento prima sulle esigenze
    che vengono fuori dai suoi allievi e poi al
    raggiungimento della vittoria in gara.

4
Introduzione al lavoro (premessa)
Durante queste due ultime decadi, analisi dello
addestratore-sportivo di rapporto destato in
ricercatori derivando da una diversità
sorprendente delle discipline scientifiche un
interesse costante.
È primo di tutti un il disegno di Taylor del
rapporto di azionamento che ha guidato i
ricercatori nella loro operazione. L'addestratore
è stato compreso come quello che immagina,
progetta ed esenta l'azionamento. Lo sportivo è
stato considerato come il realizzatore semplice
dei programmi di azionamento e delle prestazioni
con il corso concorsi.
La tendenza corrente gradirebbe piuttosto che lo
sportivo è considerare come l'artigiano
principale del suo successo (o del relativo
guasto).
In questo lavoro, si proporrà un terzo disegno
del rapporto di azionamento, che riposerà
sull'idea di una distribuzione bilaterale della
capacità delladdestratore nei confronti dello
sportivo, come elemento bivalente.
Proveremo a sostenere questo disegno usando i
modelli ideali suggeriti dalla sociologia delle
organizzazioni, per cominciare con l'analisi
strategica (Crozier Friedberg, 1977). Le
domande che si porranno toccheranno così con la
natura dei pali che animano gli attori (gli
sportivi presi in considerazione), alle risorse
ed ai beni di cui presentano rispettivamente sia
con le strategie e sia con lo strumento per per
soddisfare i loro propri interessi.
5
Questo punto sarà concretizzato sotto forma di
una griglia di nuova lettura dello rapporto tra
laddestratore e lo sportivo. Applicheremo questo
metodo in tre studi finalizzati distinti, che
considereranno rispettivamente
il settore dello svago di sport
mezzo del dilettante di sport
il mondo della concorrenza ad alto livello.
  • Vengono prese in considerazione la maggior parte
    delle categorie di sport per determinare le
    situazioni che costituiscono tipologia di
    Parlebas (1999)e in effetti
  • situazioni di sociomotricità determinate dallo
    scontro-comunicazione (arti marziali),
  • situazioni psicomotorie isolate da esso
    (atletismo) e
  • situazioni di sociomotricità con atleti che
    messi alla prova contro degli avversari
    (pallacanestro).

Questo lavoro infine consisterà di due grandi
parti (1) nel primo, teorico, trasporteremo
l'occhiata più esauriente e più critica possibile
sulle varie sfaccettature dello
addestratore-sportivo di rapporto, prima della
prova di sviluppare il metodo più integrated di
questo oggetto particolare della ricerca. (2) nel
secondo, empirico, proporremo un calcestruzzo di
tre studi finalizzati, progettato per fornire i
fondamenti di una teoria che riposa su una
distribuzione bilaterale della capienza degli
attori dello addestratore-sportivo di rapporto.
6
Indice
le caratteristiche dell'allenatore
Lallenatore
le caratteristiche degli sportivi
le variabili di contesto
la modificazione dei comportamenti
Lo stile del leadership
Il modello multimediale del leadrship nello sport
La leadrship Scale nello sport
La percezione dello sportivo.
le caratteristiche degli sportivi
le preferenze degli sportivi
Lautopercezione dellallenatore
La modifica dello stile della leadership
dellallenatore
La presa di decisione dellallenatore
Pensieri dettati dalla teoria
Pensieri dettati dalla pratica
La coordinazione delle strategie degli attori
Una distribuzione bilaterale della capacità
7
Riscontro dellanalisi teorica
I tre momenti
Il primo momento
Un attore capace di una strategia
Il secondo momento
La capacità come mezzo di scambio
Il terzo momento
Stati dell'esercitazione della capienza
Chiarimenti sul dispotismo
Mediazione delle rappresentazioni
Uno studio particolare
L' interazione
Conclusioni
L'uomo razionale della teoria classica
I limiti cognitivi
Limiti culturali
Limiti ideologici
Limiti affettivi
Razionalità procedurale
Un attore capace di una strategia
La teoria della regolazione sociale
La griglia di lettura
8
In questi ultimi anni ha preso una certa
importanza la figura delladdestratore sportivo
Chiamato Allenatore sportivo
Lo sportivo è stato considerato come il
realizzatore semplice dei programmi di
azionamento e delle prestazioni durante i
concorsi.
L'addestratore è stato compreso come quello che
immagina, progetta ed esenta l'azionamento di uno
o più sportivi.
Rispetto a pochi anni fa è stata messa in luce la
comunicazione in maniera bilaterale
cioè si tiene conto degli input dati sia
dallallenatore che dallo sportivo
9
Gli statuti ed i ruoli degli allenatori e degli
sportivi nell'addestramento sono stati
inizialmente studiati in modo distinto.
In questa prospettiva (di taylor) i ricercatori
si sono soprattutto messi a fuoco sull'allenatore.
Il polo d'attenzione dei ricercatori si è in
seguito gradualmente mosso in direzione del
secondo membro dell'elemento bivalente, lo
sportivo, in una prospettiva più umanista.
Secondo Saury e Durand (1995), l'adozione del
passo tipico dell'analisi della distribuzione del
lavoro seguita nei primi studi americani in
psicologia dal lavoro avrebbe probabilmente
indotto i pionieri della ricerca
sull'addestramento a considerare l'allenatore e
il progettista dell'addestramento e l'atleta e
l'esecutore.
Spesso utilizzata nella letteratura francofona,
l'espressione relazione allenatore-trascinato
evoca del resto implicitamente questa divisione.
10
Esamineremo i principali risultati degli studi
descrittivi che riguardano gli oggetti di ricerca
seguenti
i comportamenti ed interventi dell'allenatore
la pianificazione
lo stile di leadership
la presa di decisione dell'allenatore.
In pedagogia dello sport, la ricerca centrata
sulla relazione d'addestramento si è inizialmente
ispirata all'approccio che mira ad analizzare il
processo d'insegnamento a partire dai dati
direttamente accessibili,
cioè coloro che si possono temere con tecniche
d'osservazione.
11
L'osservazione dell'allenatore famoso di
basketball del UCLA (Université di California Los
Angeles) John Wooden diretta con l'attività
le istruzioni (33)
il feed-back (30)
altri comportamenti (4)
l'organizzazione (18)
Gli allenatori passavano il 15 del tempo
restante in comportamenti di reazione alla
indiscipline o alla disattenzione, da
organizzazione e da comunicazione generale.
Avendo preso atto della raccomandazione di Trudel
e parte (1994) di privilegiare un sistema di
codifica per intervallo che include la categoria
di comportamento osserva in silenzio, Bernard
(1996) ha elaborato tale sistema d'osservazione
per analizzare i comportamenti di allenatori di
giovani in hockey su ghiaccio.
12
51 del tempo della partita osservando in
silenzio
informazioni, feed-back ed istruzione
Le osservazioni hanno messo in luce che in media,
gli allenatori passavano
27 da dirigerli
ordini o dei consigli ai giocatori mentre sono in
azione
7 a motivarli
15 ad organizzare i propri giocatori
Confrontando i risultati di un allenatore con
l'altro, quest'autori hanno potuto constatare che
il profilo dei comportamenti variava non soltanto
da un allenatore ad un altro, ma anche di un
incontro ad un altro ad uno stesso argomento.
RISULTATI
13
Quindi, gli studi fatti non hanno rivelato un
metodo comune per spiegare l'efficacia degli
allenatori, al di là della messa in evidenza di
tendenze molto generali, come ad esempio
l'importanza dei comportamenti detti istruttivi.
le caratteristiche dell'allenatore
I comportamenti ed interventi degli allenatori
osservati sono stati individuati con tre tipi di
variabili indipendenti
le caratteristiche degli sportivi
le variabili di contesto
14
le caratteristiche dell'allenatore
Sin dallinizio, gli allenatori di successo hanno
suscitato l'interesse dei ricercatori
I quali hanno allora tentato di identificare i
comportamenti che distinguevano gli allenatori di
successo dei loro omologhi meno efficienti
Si è visto che iI raffronto degli allenatori
secondo il loro tasso di successo ha rivelato una
sola differenza significativa gli allenatori che
riuscivano maggiormente interrogavano due volte
più i loro giocatori dei loro omologhi che
riuscivano meno
Però, considerata come una strategia
d'insegnamento adeguata, l'adozione
dell'interrogazione non aveva ancora dimostrato
la sua efficacia nel contesto dell'addestramento
In ogni caso, occorre sottolineare che il
raffronto di allenatori in funzione dei loro
successi senza tenere conto del livello dei loro
sportivi non è affatto suscettibile di arricchire
le nostre conoscenze sulla relazione
allenatore-sportivo
15
Il raffronto dei comportamenti verbali di
allenatori di volley ball nel corso del gioco,
realizzato da Cloes e Al (1993) che prendendo in
considerazione questo parametro, risalta che gli
allenatori dei gruppi vittoriosi emettevano più
interventi degli omologhi perdenti.
Sono stati riscontrati due casi
I risultati ottenuti da Madden (1995) con
allenatori di calcio australiano segnalano al
contrario che gli allenatori dei gruppi perdenti
emettevano il 25 di unità di comunicazione più
soltanto nei loro omologhi vittoriosi.
L'autore attribuiva tuttavia questo fenomeno alla
frustrazione degli allenatori che, che si sentono
incapaci di controllare o cambiare la situazione,
si insorgevano contro i loro giocatori.
Inoltre, i risultati sottolineano anche che gli
allenatori dei gruppi vittoriosi indirizzavano
ulteriori elogi ai loro giocatori e si mostravano
più positivi.
Quest'osservazione sembra a priori logica.
Ricordiamo che Model (1983) e Claxton (1988)
avevano sollevato nei comportamenti degli
allenatori che erano caratterizzati da una
percentuale di vittorie inferiore al 50 una
proporzione di elogi due volte superiore a quella
osservata presso gli allenatori che si
distinguono con una percentuale di vittorie
superiore al 70.
back
16
le caratteristiche degli sportivi
A tale riguardo, i comportamenti dell'allenatore
sono stati in particolare comparati in funzione
dello statuto, del livello di prestazione e come
gli sportivi.
In basketball, Piéron e Bozzi (1988) hanno così
verificato l'esistenza di una relazione
d'addestramento diversa in funzione dello
statuto dei giocatori interessati
gli elogi erano destinati soprattutto ai
giocatori americani.
Per ilo terzo quarto, i rimproveri erano
indirizzati ai giocatori di secondo piano.
Colomberotto Piéron e Salesse (1987) hanno
rilevato una differenza simile in ginnastica dove
la relazione dell'allenatore con le migliori
ginnaste prendeva un carattere nettamente più
profondo con quello del colloquio verso le meno
buone.
17
I risultati hanno indicato che le caratteristiche
delle risposte emesse dagli allenatori che
riuscivano bene erano differenti da quelle degli
interventi forniti dalle loro controparti che
riuscivano meno
1) Modo
più risposte verbali.
2) Periodo di emissione
più risposte immediate.
3)Tipo di messaggio
più assenza di risposte e misure correttive.
4) Struttura di riferimento generale
allo stesso tempo più totale e specifico di
risposte.
un'più alta frequenza degli interventi verbali ed
audiovisivi.
1) Modo
Le differenze importanti inoltre sono comparse
fra i giocatori ed i riservisti titolari. Le
risposte ricevute dalle prime sono state
caratterizzate da
una più alta frequenza delle reazioni immediate.
2) Periodo di emissione
4) Struttura di riferimento generale
più totale e specifica di risposte.
back
18
le variabili di contesto
Fra le variabili del contesto che sono state
considerate compare soprattutto il tipo
d'istruzione di situazione, il posto della
riunione nella progettazione ed il risultato
delle riunioni.
Crévoisier (1995) ha approfittato
dell'organizzazione di una sessione di formazione
seguita da 23 allenatori professionali per
analizzare le loro strategie d'intervento
L'originalità di questa ricerca risiedeva nel
fatto che gli allenatori avevano il ruolo
d'osservatore quando non facevano parte dei due
animatori della seduta.
. La griglia d'osservazione riguardava allo
stesso tempo i comportamenti verbali degli
allenatori (interventi, numero, natura),
l'efficacia della seduta che dispensavano
quantitativa orario di lavoro effettivo, tempo
dedicato all'attività, in relazione con la
consegna di partenza, o tempo dedicato al compito
qualitativa livello di realizzazione degli
esercizi proposti)
Il contenuto evolutivo delle sedute implicava
interventi più numerosi nella prima o seconda
parte a motivo dominante tecnico o
tecnico-tattico, mentre il terzo era dedicato ad
esercizi d'applicazione e giochi a temi, dove
occorre lasciare la libertà di scelta ai
giocatori, e di limitare il numero dei suoi
interventi.
19
Il contenuto evolutivo delle sedute implicava
interventi più numerosi nella prima o seconda
parte a motivo dominante tecnico o
tecnico-tattico, mentre il terzo era dedicato ad
esercizi d'applicazione e giochi a temi, dove
occorre lasciare la libertà di scelta ai
giocatori, e di limitare il numero dei suoi
interventi.
Lacy e Darst (1985) hanno tentato di verificare
se i comportamenti di 10 allenatori di calcio
americano a successo (high school) in occasione
di sedute d'addestramento erano inclini a
variazione a seconda che l'osservazione si
svolgesse prima della stagione (della dal 23
agosto al 3 settembre), all'inizio di stagione
(della dal 13 settembre al 4 ottobre) o più tardi
tra la stagione (della dal 18 ottobre al 10
novembre)
(1) il riscaldamento
Hanno anche stabilito una distinzione tra le
quattro grandi parti che costituiscono una seduta
d'addestramento
(2) il lavoro per gruppi
(3) il lavoro collettivo
(4) il condizionamento fisico
20
1) la frequenza dei comportamenti manifestati
dagli allenatori era superiore durante la prima
fase rispetto alle due seguenti
2) gli allenatori manifestavano ulteriori
comportamenti classificati in categorie elogio,
rimprovero, istruzione e dimostrazione corretta
durante la prima fase rispetto alle due seguenti
Questi Autori hanno potuto mettere in evidenza
che
4) gli allenatori si manifestavano meno spesso
durante il riscaldamento e condizionamento fisico
che durante il lavoro per gruppi e collettivo
3) il lavoro per gruppi era più frequente prima
della stagione, mentre il lavoro collettivo
prevaleva una volta la stagione iniziata
back
21
la modificazione dei comportamenti
L'espressione modifica del comportamento è stata
promossa dai vari autori per indicare
l'esecuzione delle risorse della psicologia
attiva per modificare i comportamenti, che sono
normali o patologici (Van Rillaer, 1992).
Questa fase riposa su un disegno del
néo-comportamentista di comportamento, secondo
cui questo ultimo indica direttamente tutta la
forma di attività direttamente o indirettamente
osservabile.
Il comportamento è considerato come un
fenomeno più o meno complesso, che contiene tre
funzioni essenziali
Componente cognitiva
Un controllo non può tuttavia essere spiegato
senza riferimento alla sequenza temporale delle
relative interazioni con l'ambiente.
Componente affettiva
Componente motoria
22
Altre due variabili conseguentemente sembrano
essenziali
Infine, è inoltre importante tenere conto della
condizione dell'organizzazione per capire il
fenomeno in tutta la relativa complessità.
stimoli agli eventi conseguenti al comportamento
stimoli precedenti al comportamento
Le sei variabili che sono state distinte appena
possono riunirsi in uno schema multidimensionale
che esprime inoltre il loro rapporto di
determinismo reciproco
Questa equazione del comportamento (Kanfer
Philips, 1970) indica che è possibile comportarsi
modificando una di queste variabili.
23
Questo metodo multimoda della strategia di
cambiamento del comportamento deve aderire a
determinate regole.
Van Rillaer (1992) in particolare le ha
proposte principi seguenti
selezione degli obiettivi chiave
la formulazione degli obiettivi del comportamento
istituzione dei contratti
introduzione delle procedure di risposte
(feedback)
24
In uno studio nella pallavolo, si è cercato di
modificare le risposte emesse dagli addestratori
delle squadre di giovani e di dilettanti (Cloes,
Lenzen Piéron, 1995).
Lo schema sperimentale, ha contenuto sette fasi
successive
1. Somministrando test sull'abilità motorie ed
analizzare la differente tecnica dalla pallavolo
e le funzioni tattiche di gioco 3 contro 3.
2. fase che consta di tre intervalli di dieci
minuti luna, dove è stata filmata una situazione
di gioco 3 contro 3
3. primo intervento designato sullla tecnica
della pallavolo.
4. prima fase di intervento che punta osservando
gli effetti dell'intervento sulle variabili
dipendenti.
5. secondo intervento designato su altri tipi
tecnica.
6. seconda fase di intervento che punta
osservando gli effetti del secondo intervento.
(del punto 5)
7. Post-test simile alla prova preliminare, ad
uno scopo di controllare l'effetto del programma
sul processo di analisi della prestazione.
Il video con l'analisi della prestazione e
l'emissione di feedback ha permesso nella maggior
parte dei sette addestratori di migliorare pure
le funzioni quantitative come qualitativo le loro
risposte.
25
Lo stile del leadership
Leadership costituisce una delle variabili più
importanti che nell'analisi dal rapporto al
lavoratore-sportivo.
Questo concetto inizialmente ha fatto la relativa
apparenza nel campo militare, gli anni che
precedono il secondo guerra mondiale.
Lewin ha definito tre specifici ruoli di
leadership
autocratico
lasciar fare
democratico
Consiste nel spiegare gli obiettivi che si
vogliono raggiungere, stimolare il gruppo per
unauto-organizzazione
Consiste nel dare specifici ordini ad ogni
elemento del gruppo, senza aver dato unidea del
lavoro finale da globale
Consiste nel definire lobiettivo finale e
lasciar fare tutto al gruppo, senza intervenire
in maniera specifica o generale
26
Risultato da ricerche ed esperimenti si evince
che il 70 degli osservati, crede che i migliori
risultati si ottengono con il metodo democratico
che va sfumando verso quello lasciar fare.
Per quanto riguarda il primo metodo, non risulta
ben accetto, in quanto non si parla di gruppo
e, pur avendo uno stesso fine, si lavora
separatamente, senza aver contatti con ngli altri
membri. Inoltre, la figura alla quale si deve
fare riferimento ha una posizione scomoda ed
autoritaria per gli osservati e quindi si lavora
sottopressione e male.
Per quanto riguarda il secondo metodo, invece,
cè un buon responso, perchè il leader spiega
cosa si deve raggiungere, ma, a differenza del
primo metodo, da una mano a creare
unautoorganizzazione allinterno del
gruppo. Inoltre, la sua figura risulta meno
scomoda del primo metodo e più efficace
27
Il modello multimediale del leadrship nello sport
é illustrato nella figura che viene riportata di
seguito e concettualizza la leadership come un
processo interattivo.
28
Secondo questo modello, la prestazione del gruppo
e la soddisfazione dei relativi membri (scatola
7) dipende da tre tipi di comportamenti di
leadership
Comport. necessario (scatola 4)
Comport. reali (scatola 5)
Comport. preferiti (scatola 6)
I precedenti di quest'ultimi sono le
caratteristiche della situazione (scatola 1),
dell'allenatore (scatola 2) e degli sportivi
(scatola 3).
Così, l'allenatore si comporta (scatola 4) in
accordo con le domande e le costrizioni della
situazione (scatola 1). Le preferenze degli
sportivi per i comportamenti di leadership
determinati (scatola 6) dipendono in gran parte
dalle loro caratteristiche individuali (scatola
3).
Le caratteristiche della situazione (scatola 1)
agiscono anche sulle preferenze degli sportivi
tramite la socializzazione di quest'ultimi, che
hanno integrato i valori dell'organizzazione
29
D'altra parte, si ammette che l'allenatore si
comporta (scatola 5) innanzitutto in funzione
delle sue caratteristiche personali
.
esperimento
personalità
competenze
(scatola 2)
Inoltre, il comportamento dellallenatore è
influenzato dalle esigenze della situazione
(scatola 4) e le preferenze degli sportivi
(scatola 6).
Infine, la figura precedentemente disegnata.
indica che la prestazione e la soddisfazione
(scatola 7) sono congiuntamente interessate dalla
congruenza tra i tre tipi di comportamenti di
leadership (Chelladurai, 1990), anche se non era
così nella versione iniziale del modello
(Chelladurai Carron, 1978).
30
La leadership Scale nello sport
istruzione
È stata sviluppata da Chelladurai e Saleh (1980),
ed ha indotto un certo numero di ricercatori a
classificare il comportamento dell'allenatore in
funzione del suo stile d'interazione
ricompensa
appoggio sociale
e del suo stile decisionale
autocratico
democratico
Serpa Patacos e Santos (1991) hanno così rilevato
che gli allenatori dei gruppi di handball che
partecipano al campionato del mondo 1988 (gruppo
C) erano caratterizzati da una
dimensione istruzione dominante
e da una dimensione democratica (meno presenta)
Questa costante si trovava allo stesso tempo
nelle percezioni degli allenatori e degli
sportivi sondati.
31
Modificando l'inizio degli items, infatti è stato
possibile valutare
(1) la percezione da parte degli sportivi dei
comportamenti di leadership del loro allenatore
(2) le preferenze degli sportivi per
comportamenti di leadership determinati
(3) la percezione da parte dell'allenatore dei
suoi comportamenti di leadership.
32
La percezione dello sportivo.
A partire dalla scala di leadership appena
descritta, molte variabili sono state mobilitate
per spiegare le varie concezioni che avevano gli
sportivi nei confronti del loro allenatore
Robinson e Carron (1982) infatti hanno mostrato
che, comparativamente ai titolari, i giocatori
(le riserve) di calcio americano consideravano il
loro allenatore come più autocratico.
addestramento ed istruzione
atteggiamento democratico
Nello stesso ordine di idee, i risultati ottenuti
da Garland e Barry (1988) sottolineavano che,
rispetto ai sostituti, i giocatori di calcio
americano titolari valutavano in maniera più
positiva il livello del loro allenatore. Infatti,
la loro sensazione era quella di
gradito appoggio sociale
feed-back positivo
e non pensavano che fosse autocratico
33
Il livello di prestazione raggiunto dal gruppo
sembra anche agire come mediatore nella
percezione degli sportivi.
Così, Gordon (1986) ha messo in evidenza che,
comparativamente ai gruppi più deboli, i membri
di gruppi di calcio più efficienti valutavano in
maniera positiva il loro allenatore nelle
dimensioni addestramento ed istruzione,
autocratique, appoggio sociale e feed-back
positivo rispetto ai compagni che facevano parte
delle riserve.
Sono state anche rilevate differenze in funzione
della disciplina praticata. Infatti,
comparativamente agli sportivi che praticano una
disciplina individuale, i membri di gruppi di
sport collettivo valutavano in maniera più
positiva il loro allenatore nelle dimensioni
addestramento ed istruzione, autocratique e
feed-back positivo e meno positivamente nelle
dimensioni democratico e appoggio sociale
(Chelladurai Saleh, 1978 Terry, 1984 Terry
Howe, 1984).
Questi risultati dovrebbero essere
rappresentativi di ciò che avviene realmente sul
campo. Serpa (1995) considera, infatti, che una
leadership più strutturata sembra opportuna
quando i compiti sono multipli e che
un'interdipendenza si imponga tra i membri del
gruppo, cosa che sembra essere il caso in sport
collettivo.
34
le caratteristiche degli sportivi
Tuttavia, non convengono con il raffronto dei
comportamenti di direzione auto-valutati dagli
allenatori in funzione del tipo di disciplina
sportiva che inquadrano.
Alexandris Tsormbatzoudis Grouios e Barkoukis
(1999) infatti hanno rilevato che gli allenatori
di gruppi di sport collettivi si attribuivano un
migliore punteggio che i loro omologhi delle
discipline individuali nelle dimensioni
democratico e feed-back positivo.
Quest'autori hanno attribuito questa differenza
alle caratteristiche che distinguevano sport
collettivi ed individuali, in particolare le
abilità tattiche collettive e la differenziazione
dei ruoli, cosa che tenderebbe a contraddire le
considerazioni di Serpa (1995).
35
le preferenze degli sportivi
Molte ricerche hanno tentato di identificare gli
stili d'interazione ed di leadership preferiti
degli sportivi. I risultati hanno mostrato che
gli allenatori e sportivi preferivano almeno
tanto o maggiormente uno stile di leadership
autocratico che democratico (Chelladurai
Arnott, 1985 Chelladurai, Haggerty Baxter,
1989 Gordon 1986).
Il raffronto di 95 atleti elite maschili e 65
atleti elite femminili che partecipano alle
Universiadi del 1983 hanno lasciato prevedere che
gli atleti maschili si adattassero meglio di uno
stile di leadership autocratico che le sportive.
Quest'ultimi sarebbero dal canto loro più
interessati a partecipare alle prese di decisione
che le riguardano (Chelladurai Arnott, 1985
Chelladurai e Al, 1989 Chelladurai Saleh,
1978).
È sembrato che l'età non sembrava dovere
modificare la percezione negativa degli sportivi
riguardo al loro allenatore.
36
Un secondo studio che riguarda sportivi più
vecchi (16-17 anni) ha confermato
quest'insoddisfazione generale dei giovani
sportivi, che si traducono con risposte che
indicano la loro volontà di beneficiare di un
allenatore che dà prova di comportamenti più
adeguati (Bortoli, Robazza Giabardo, 1995).
Questa costanza era stata già sottolineata da
Terry (1984), che non aveva neppure rilevato
differenze secondo la nazionalità degli sportivi.
Infine, Erle (1981) ha messo in evidenza che una
variabile situazionale come gli scopi
organizzativi del gruppo esercitava un effetto
significativo sui comportamenti di ledearship
preferiti dai membri. Così, comparativamente ai
loro omologhi che evolvono nell'ambito di gruppi
interni, i membri di gruppi esterni
(inter-colegi) di hockey preferivano ulteriori
comportamenti di addestramento ed istruzione e
appoggio sociale anzichè comportamenti di
feed-back positivo e democratici.
37
Lautopercezione dellallenatore
molti studi hanno tentato di confrontare le
percezioni degli allenatori con quelle degli
sportivi quanto ai comportamenti di leadership
manifestati dai primi. La maggior parte fra esse
(Alexandris e Al, 1999 Disturbisce, il 1994)
mostra una tendenza dei capi ad attribuirsi dei
punteggi d'auto-percezione più elevati e
favorevoli di quelli valutati il loro da
subordinati.
Così, rispetto alle percezioni degli sportivi,
gli allenatori interrogati da Horne e Carron
(1985) si auto-valutavano più positivamente nelle
dimensioni addestramento ed istruzione
democratica, appoggio sociale e feed-back
positivo ed allo stesso livello nella dimensione
autocratica.
Fonseca e Rocha (1995) hanno utilizzato una
versione singolare della scala di leadership per
raccogliere le percezioni di due allenatori di un
gruppo nazionale junior di rugby quanto alle
preferenze dei 30 giocatori (17-18 anni) che
inquadravano.
È sembrato che gli allenatori avevano una
rappresentazione erronea dei comportamenti
preferiti dai loro giocatori, considerando che
quest'ultimi preferivano uno stile di leadership
autocratico mentre era esattamente il contrario.
Secondo Alexandris e Al (1999), il fatto che gli
allenatori si ritengono per lo più democratici in
modo che gli sportivi li considerano piuttosto
autocratici dovrebbe incitare i primi a
migliorare il dialogo con i secondi.
38
La modifica dello stile della leadership
dellallenatore
Missoum (1986) ha suggerito che la raccolta di
informazioni da parte di un partecipante esterno
dovesse permettere un ritorno (feed-back) sul
gruppo.
dal modo di leadership instaurata dall'allenatore
con i suoi sportivi
Tuttavia ha sottolineato che questo ritorno
dell'informazione era direttamente dipendente
dalla sua capacità di trattare dell'informazione
riguardante (capacità d'autoevaluazione,
d'auto-comprensione)
dalla sua personalità
Quest'informazione potrebbe dunque, in alcune
condizioni
favorire una presa di coscienza del tipo di
funzionamento dell'allenatore
causare una riorganizzazione relazionale e
modificare la forma di direzione istituita.
39
Certamente, conoscere la rappresentazione o la
soddisfazione degli sportivi in relazione ai
comportamenti di direzione manifestati dal loro
allenatore può presentare un certo interesse, in
particolare quando si tratta di contribuire a
spiegare il disinteresse o l'abbandono della
pratica sportiva da parte di numerosi giovani
all'età dell'adolescenza (Hultsman, 1993).
(1) l'utilizzo esclusivo del questionario non
costituisce necessariamente un impegno di
validità dei dati raccolti (Ancelin-Schützenberger
, abraham, Alves-Sanchez et Geoffroy, 1978).
Si sa tuttavia che esistono molte ragioni che
descrivono questo fenomeno e sorgono due
principali problemi
(2) una riduzione importante è all'opera negli
studi basati sulla teoria della direzione.
40
Missoum (1983) denuncia un altro inconveniente
principale dei questionari affermando che
l'approccio per questionario resta troppo
frammentario e superficiale ma soprattutto si
limita alla valutazione degli aspetti coscienti.
I fattori situazionali inoltre sarebbero
ignorati, tanto nella teoria delle
caratteristiche di direzione che nella teoria dei
comportamenti di leadership.
D'altra parte, secondo Saury e Durand (1995),
isolare, per studiarli, ad esempio, gli stili di
leadership, indipendentemente dagli elementi del
contesto e dall'attività anche degli attori,
appare un'importazione eccessiva e senza
adeguamento nel settore dello sport, dei concetti
e degli approcci della psicologia sociale, che
contribuiscono a semplificare e spiegare modo
schematico della relazione allenatore-giocatore.
41
La presa di decisione dellallenatore
l'informazione diretta (tempo passato,
vantaggio/svantaggio digitale, giocatori sul
ghiaccio/sul banco)
In hockey su ghiaccio, Trudel, Haughian e Gilbert
(1996) hanno valutato a più del 70 la parte
delle informazioni di terreno nei fattori che
rientrano nelle decisioni prese in situazione di
concorrenza dall'allenatore disinteressato di un
gruppo di giovani. Quest'informazioni di terreno
comprendevano due categorie
l'informazione indiretta (prestazione del gruppo
di alcuni giocatori, decisioni prese
nell'incontro, tempo d'utilizzo dei giocatori)
42
D'altra parte, le conoscenze preliminari
(conoscenza dei suoi giocatori, esperienza,
regolamenti del gioco, ecc.) costituivano meno
dal terzo fattori di cui l'allenatore teneva
conto al momento di prendere le sue decisioni. In
uno studio di caso realizzato in basketball,
abbiamo tentato di identificare i fattori che
inducevano due allenatori a scegliere il loro
gruppo di base ed effettuare le sostituzioni
(Cloes, Lenzen, Sikora et Piéron, 2001).
Le motivazioni di queste decisioni sono anche
stato oggetto della nostra interrogazione.
Abbiamo constatato che se i due allenatori
stabilissero generalmente il 5 di base (o
quintetto di partenza), la loro scelta invece
fosse influenzata da vari fattori. Così,
l'allenatore del gruppo dilettante teneva
soprattutto conto della presenza dei giocatori
agli addestramenti mentre il suo collega che
dirige un gruppo professionale era piuttosto
guidato da aspetti psicologici.
43
I risultati ottenuti nel quadro di questa ricerca
hanno confermato la prevalenza delle informazioni
di terreno, in particolare informazioni
soggettive, nella presa di decisioni relative
alle sostituzioni di giocatori. Infine, Cloes,
Bavier e Piéron (2001) hanno proposto un modello
che illustra le decisioni tattiche degli
allenatori di sport collettivi.
le decisioni pre-interattive che riguardano tutte
le decisioni che l'allenatore è portato a
prendere prima della riunione (piano di gioco,
selezione del gruppo)
Quest'ultimo comporta tre tappe successive
le decisioni interattive che l'allenatore prende
nel corso dell'incontro (consegne, sostituzioni,
tempi morti)
le decisioni post-interattive che riflettono il
passo riflessivo operato dall'allenatore al
termine della riunione, conducendolo in
particolare a portare modifiche al livello del
gruppo in previsione delle scadenze seguenti.
di verificare, alla fine di un incontro, se un
allenatore fosse capace di ricordarsi le
decisioni tattiche prese nel corso di quest'ultimo
Si prefiggeva
identificare i loro obiettivi e fattori incentivi.
44
È stato rilevato anche che un elemento essenziale
è stato riscontrato nei vari studi la parte
preponderante delle informazioni di terreno nella
presa di decisione degli allenatori in occasione
di concorrenze
QUESTA CONSTATAZIONE SUSCITA MOLTE RIFLESSIONI
Inizialmente, tende a confermare che sono
maggiormente le circostanze sociali e materiali
dei passi precedenti di pianificazione (o
decisioni pre-interattive) che orientano l'azione
dell'allenatore.
Ciò è tanto più vero in situazione di
concorrenza, dove il grado d'incertezza si rivela
particolarmente elevato.
Tuttavia non possiamo impedirsi di chiederci se i
fattori incentivi citati dagli argomenti in
occasione delle interviste di richiamo stimolato
sono veramente quelli stessi che li hanno guidati
nel loro processo di presa di decisione.
Certamente, la tecnica del richiamo stimolato si
basa sul postulato di un quasi-isomorfismo tra il
verbalisations causate ed i processi mentali
studiati
45
Molte ricerche sono state condotte per aiutare
gli allenatori nel loro processo decisionale.
Spalanzini e Martel (1995) hanno utilizzato
quattro tecniche di prelievo per raccogliere
informazioni atte ad aiutare un allenatore di
hockey su ghiaccio a formulare aspettative
realistiche verso i suoi giocatori ed a
comprendere meglio le relazioni interpersonali
verso i giocatori.
prestazione generale in hockey
un questionario che mira a determinare le sue
attese verso i giocatori del gruppo, espresse in
termini di
di relazione con i compagni di squadra
Si trattava di
di comportamenti sociali e di atteggiamenti
durante l'addestramento
di sforzi fatti durante gli addestramenti e gli
incontri
,,,,
di capacità di ragionare e comprendere le
spiegazioni
un questionario sociometrico (sociogramma),
completato dai giocatori, per precisare la natura
delle relazioni sviluppate nell'ambito del gruppo
un questionario, diretto ai giocatori,
riguardante le loro attese rispetto ad essi
stessi e la loro percezione delle attese avere un
colloquio dall'allenatore a loro riguardo
46
Questa raccolta di dati abbastanza esauriente si
accompagnava ad una strategia di controllo
pedagogico che mira a presentare all'allenatore i
diversi strumenti utilizzati, analizzare con lui
le informazioni raccolte e sfruttarle a profitto
del miglioramento della cornice offerta ai
giocatori.
La ricerca-azione è condotta da un attore
(allenatore) su una pratica alla quale è
mescolato, o alla quale si mescola.
produzione di conoscenze
Troppo spesso criticata per la sua non
scientificità, questo passo persegue
congiuntamente due obiettivi
cambiamento della realtà con l'azione
47
- Alcuni giocatori desideravano una migliore
comunicazione e degli incoraggiamenti più
frequenti ed un trattamento più equo
Questa tecnica permise allallenatore di capire
che
- il gruppo era composto da due gruppi
completamente distinti, più tre giocatori isolati
- l'imposizione del capitano nei confronti dei
giocatori isolati
- La figura dell'allenatore che era mal percepita
dai giocatori isolati giocatori
48
A seguito di questa constatazione, molti piani di
azioni sono stati proposti, fra i quali appaiono
l'installazione di attività sociali con il gruppo
l'organizzazione di una riunione dell'allenatore
con il gruppo per ricordare i suo obiettivi e
precisare le sue attese per la stagione
l'instaurazione di riunioni individuali tra
l'allenatore ed i giocatori per scambiare le loro
idee a proposito delle loro attese reciproche e
dei loro ruoli rispettivi come membri del gruppo
la pianificazione di riunioni individuali con
alcuni giocatori per comunicare loro un feed-back
49
Pensieri dettati dalla teoria
Molti universitari hanno sottolineato l'interesse
di applicare i principi della psicologia umanista
a chi vuole un'alternativa allo stile di coaching
tradizionalmente dedicato al miglioramento delle
prestazioni ed all'accumulo di vittorie e di
trofei.
Secondo Lombardo (1987), lo sport ha un ruolo di
socializzazione a giocare. Affinché prepari al
massimo gli individui da affrontare le esperienze
della vita corrente, lo sport deve sviluppare il
lato humaniste della personalità (creatività,
immaginazione, pianificazione, iniziativa)
anziché favorire i comportamenti come risposta
meccanica, conformismo, obbedienza, ecc.
50
Pensieri dettati dalla pratica
In una relazione che prevedeva le relazioni
nell'ambito dell'istituzione sportiva,
l'allenatore di calcio Fernandez (1986)
denunciava il fatto che quando un conflitto si
creava tra agli allenatori o ai dirigenti, gli
sportivi avevano soltanto due possibilità
sottoporsi o andare via. Raccomandava di
conseguenza di aumentare la rappresentatività
degli sportivi nell'ambito degli organi
decisionali delle associazioni sportive.
Lo specialista tedesco di 400 m Karl Honz (1984)
rivendicava da parte sua il diritto degli atleti
alla decisione, anche se risulta a volte in
errori dovuti alla mancanza d'esperienza. Secondo
questo vecchio campione, l'autonomia di che
pratica costituisce il pilastro degli sport
individuali. Spetta all'atleta decidere in ultima
analisi, affinché possa assumere interamente il
suo successo o il suo fallimento.
51
La coordinazione delle strategie degli attori
Arripe-Longueville e Fournier (1998)
Tiro con larco maschile
Hanno tentato di descrivere e confrontare modi
diversi di interazione tra allenatori e sportivi
in due discipline
Judo femminile
Nella preparazione del modello, le azioni
dell'addestratore erano state adottate in base a
(1) organizzazione
(2) l'azionamento
(3) la competizione che effetto diretto fa sullo
sviluppo dello sportivo.
Tre variabili sembrano interessare il processo di
azionamento
(3) i fattori del contesto
(1) caratteristiche personali dell'addestratore
(2) quelli degli sportivi
, e.
52
Lo studio di Arripe-Longueville e di Fournier
(1998) è stato ispirato dai concetti
dell'ergonomia conoscitiva e della psicologia
professionale, in particolare la dimensione
orizzontale di lavoro collettivo messa a fuoco
sulle funzioni impiegate nell'attività
collettiva, indipendentemente da tutta la
gerarchia statutaria. sembra evidente che la
dimensione verticale privilegiata corrisponde ad
una situazione di regolazione
53
Tiro con larco.
(1) individualizzarlo processo di azionamento
Nel tiro con l'arco, l'analisi qualitativa delle
dichiarazioni degli addestratori ha mostrato che
è stato adottato un modo di interazione basato
sulla cooperazione con gli arcieri e consta di
tre strategie
(2) responsabilizzare lo sportivo in questo
processo
(3) rinforzare coesione del gruppo
In più, l'analisi delle dichiarazioni degli
arceri ha indicato che quelle hanno adottato un
modo di interazione che riposa sulla parte
interna di cooperazione quale tre strategie erano
(2) usare gli interventi dell'addestratore per
precisare il punto del tiro e più ripianificare
l'azione
(3) analizzare sistematicamente il
processo-risultato dei legami
(1) progettare gli obiettivi con l'addestratore e
ridefinirli se necessario
54
Per concludere, l'analisi delle situazioni
dazione e la concorrenza chiarita comunemente
dagli addestratori e dagli sportivi hanno
mostrato che
(1) si sviluppano degli obiettivi comuni
concentrati sul processo di produzione della
prestazione e non sul risultato
(2) la considerazione di ogni individuo porta ad
una fonte possibile di conoscenza
(3) cè un connubio tra una trattativa, punto
(1), e la costruzione di una fonte di conoscenza
collettiva, punto(2)
Questa forma di lavoro collettivo, fornita con
una cultura della fucilazione all'arco che
sviluppa il punto della fucilazione è stata
descritta come cooperazione riflessa dagli
autori, che hanno organizzato fra le situazioni
della cooperazione distribuita (Rogalski, 1994).
55
judo.
(1) stimolare la concorrenza interindividuale
(2) causare verbalmente gli atleti
Nel judo da un lato, l'analisi qualitativa delle
dichiarazioni degli addestratori ha indicato che
quelle hanno adottato un modo autorevole di parte
interna di interazione di cui le sei strategie
sono state espresse
(3) avere indifferenza nei vari momenti di
esposizione verso di loro
(4) entrare in conflitto con loro
(5) rinforzare la coesione dell'elite
(6) mostrare favoritismi all'interno degli ultimi
In più, l'analisi delle dichiarazioni dei
judokates ha indicato che quelle hanno adottato
un modo di interazione che riposa sulla parte
interna di autonomia di cui le cinque strategie
sono state espresse
(1) mostrare diplomazia
(2) realizzare le prestazioni eccezionali
(3) sollecitare direttamente gli addestratori
(4) selezionare le competenze degli addestratori
secondo i loro bisogni
(5) aggirare se necessario, disposizioni
contrattuali
56
Per concludere, l'analisi delle situazioni di
azionamento e la concorrenza chiarita comunemente
dagli addestratori degli stessi sport hanno
indicato che le loro rispettive strategie sono
state finite dagli obiettivi comuni, concentrato
sul risultato e sul consistere nel perpetuare la
tradizione di merito dominando il mondo del judo.
Questa forma di attività collettiva basata sulle
lotte di potere o di trattativa e di permettere
l'autoregolazione del sistema era paragonabile
con la cooperazione tacita descritta da Lacoste
(1991).
57
Una distribuzione bilaterale della capacità
Arripe-Longueville e Fournier (1998) hanno
giudiziosamente concettualizzato vantaggiosi
fatti di ergonomia conoscitiva e di psicologia
professionale per investigare sulle percezioni
degli addestratori e degli sportivi per
identificare l'adeguatezza e forniscono le
rispettive strategie.
Da un lato, non sono stati convinti della
spiegazione esclusivamente data in risposta
diametralmente opposta alle strategie
identificate nel tiro con l'arco e nel judo degli
allenatori nei confronti dei loro sportivi.
Secondo Arripe-Longueville e Fournier (1998)
effettivamente, questo l'ultimo deriverebbe
rispettivamente da una cultura del tiro dell'arco
di sviluppo del punto dello scocco e una cultura
del judo che riposa sul rendimento storico del
sistema dello stagno di pesci, importante per i
candidati. Postulando l'esistenza di una
distribuzione bilaterale con lallenatore-sportivo
come elemento bivalente, si arriverà a
migliorare la comprensione della la natura dei
rapporti che si sviluppa allinterno delle
organizzazioni sportive.
58
Riscontro dellanalisi teorica
Inizialmente descriveremo questa corrente
essenziale della sociologia organizzazioni che è
l'analisi strategica.
Esamineremo più ulteriormente il concetto di
razionalità. Per rifinire, progetteremo la teoria
di regolazione sociale. Secondo Friedberg (1994),
la teoria dell'azione organizzata, che è alla
base dell'analisi strategica , è il prodotto del
confronto incessante tra i dati della ricerca e
il presentare di problemi tramite la loro
analisi e la loro interpretazione.
Generalizzato e formalizzato per la prima volta
nell'attore e nel sistema ( del Crozier
Friedberg, 1977), il ragionamento impiegato per
affrontare queste difficoltà consta di tre parti
(Friedberg, 1994)
(1) l'idea di un attore capace di una strategia
(2) la capacità come mezzo dello scambio
(3) il ricorso al concetto del sistema
59
Un attore capace di una strategia
Il termine attore non ha alcuna tendenza della
classificazione o della qualificazione con il
senso dove senta Donnadieu e Denimal (1994).
Friedberg (1994) specifica che è uno che non
raggiunge lo statuto dell'attore non ha
conquistato nulla. Qualcuno è un attore del suo
insieme semplice, del contesto di azione studiato
finchè il relativo comportamento contribuisce per
strutturare questo contesto. Non è un problema di
chiarezza è una domanda dell'insieme dei membri
di un contesto di azione.
il concetto di strategia deve, come lo abbiamo
sottolineato precedentemente, essere inteso come
la scelta delle soluzioni convenienti (Chifflet,
2003).
(1) la funzione offensiva. Un attore si comporta
in modo tale da migliorare la sua capacità di
azione.
Amblard, Bernoux, Herreros e Livian (1996)
distinguono due funzioni
(2) la funzione difensiva. Un attore si comporta
al fine di conservare le sue azioni per la le
successive.
60
La capacità come mezzo di scambio
Secondo Boudon, Besnard, Cherkaoui e Lécuyer
(1998), la capacità indica la facoltà, in senso
generale, per comportarsi in senso diretto con
l'essere umano, mentre in un senso derivato, esso
indica l'attitudine di un attore per
intraprendere le efficaci azioni.
La formula di Hobbes (1971), secondo la quale la
capacità di un uomo consiste nel suo presente
medio per ottenere un certo futuro abbastanza
migliore, ha rivelato un disegno notevole della
capienza, che ne avrebbe fatto un punto forte e
puro dell'attore stesso.
Boudon ed Al (1998) hanno insistito di più sul
carattere relazionale della capacità. Questo
ultimo consisterebbe soprattutto nei rapporti
asimmetrici fra gli attori ed i gruppi di attori,
la sua esercitazione che è condizionata tramite
una distribuzione disuguale delle risorse.
Infine, ad un livello organizzativo, la capacità
è definita da Mintzberg (1986) come la capacità
di produrre o modificare i risultati o gli
effetti organizzativi
61
Stati dell'esercitazione della capienza
Parlando (voce), prova ad influenzare la
decisione in un senso conformemente ai relativi
obiettivi ed interessi.
Secondo Hirschman (1970), un attore può adottare
tre atteggiamenti o strategie confrontati ad una
decisione che prepara
Può anche mostrare la lealtà (lealtà) mentre
accosente o persino mentre aderisce alla
decisione.
Può infine decidere di non essere implicato
affidando la cura agli altri attori per decidere
fra loro (uscita)
L'assenza di azione (di reazione) costituisce una
strategia con l'intera parte effettivamente.
(1) che la realizzazione degli obiettivi di A
dipende da B.
Il discorso, quale può anche qualificare
linfluenza della capacità di un attore (A) che
viene esercitata su unaltro attore (B) suppone
tuttavia che quattro circostanze siano
soddisfatte (Middle-class Nizet, 1995)
(2) che cosa è sufficiente importante per il A.
(3) differire gli obiettivi di A e di B.
(4) che la distribuzione della capienza non è
troppo irregolare.
62
Mediazione delle rappresentazioni
È circa il concetto delle rappresentazioni di
Bourgeois e Nizet (1995) che definisce come
costruzioni mentali che vengono elaborate in una
situazione data in opposizione alla conoscenza
che rappresenta le costruzioni senza correlazione
mentale alle situazioni specifiche.
Secondo gli stessi autori, lo sviluppo delle
rappresentazioni avviene dall'attivazione di
determinate componenti dazione di conoscenza,
chiamate disegni.
Parlebas (1999) ha sollecitato l'importanza delle
rappresentazioni nel contesto sportivo
L'osservazione banale indica che ogni oggetto
reagisce in un particolare modo ad una pratica
data. Dai colloqui principali all'estremità di un
gioco sportivo, si nota che la rappresentazione
di ogni autore varia in un maniera sorprendente.
L'individuo percepisce e tratta le difficoltà
secondo la sua propria capienza conoscitiva,
assegna i significati secondo le sue motivazioni
e sensibilità personale
Quindi, il rapporto è
63
dal quale potrebbe introdursi una variabile
intermedia la rappresentazione che gli attori
hanno delle circostanze. Diventerebbe
conseguentemente (Middle-class Nizet, 1995)
Inoltre, se si tiene conto dei due attori A e B,
il rapporto finale sarebbe
In particolare la strategia della legittimazione
consiste, per A di fare, per attivare B, più
disegni che la conducono per cambiare la relativa
rappresentazione e realizzare una valutazione
positiva della decisione che A propone a lui. Da
questa valutazione positiva, B va, alla
conclusione di una scelta (di cui la razionalità
è particolarmente limitato), per privilegiare il
suo comportamento verso gli obiettivi A
64
L' interazione
Un'interazione simmetrica è un'interazione in cui
un individuo tende ad adottare i comportamenti
simili a quelli del suo socio e viceversa.
Il rapporto fra due che interagiscono, dove il
comportamento delluno stimola il comportamento
dell'altro, gli costituisce un esempio semplice.
Nell'interazione complementare da un lato, un
individuo tende ad adottare i comportamenti
differenti da quelli dell'altro. Il rapporto fra
un addestratore che dà le istruzioni e uno
sportivo che ascolta loro può illustrare questo
secondo tipo di interazione.
In questo caso, si osserva solitamente una
posizione di livello alto (high) e una posizione
di livello basso (low)
Il primo è presente quando l'individuo che occupa
la posizione più attiva e così sembra impiegare
la maggior parte del potere sopra al rapporto.
Nell'esempio precedente, si può considerare che
l'addestratore occupi la posizione alta e lo
sportivo la posizione bassa.
65
Notiamo che, per Watzlawick ed Al (1975), questa
distinzione non presenta un carattere normativo
un tipo di interazione non è migliore dell'altro,
della simmetria e della complementarità che sono
state sufficienti per laltro, secondo le
circostanze.
Considerano che fra due individui, le forme di
interazione debbano alternare, come le loro
rispettive posizioni, nell'ambito della pena di
versamento nel campo di quello patologico.
In breve, in un rapporto, un individuo è
probabile occupare tre posizioni
l'alta posizione (high)
la posizione bassa (low)
la posizione simmetrica
66
L'uomo razionale della teoria classica
Nell'economia, per molto tempo, il termine
razionale ha rivestito unimportanza e specifica
carica per la quale è solitamente opposto
dell'assurdità, esagerato, idiota, capriccioso,
quindi è sinonimo di intelligente, giudizioso
(Simon, 1978).
Le teorie economiche e statistiche tradizionali
hanno dato una visione d'ottimizzazione dell'uomo
razionale, secondo quale non si sarebbe
accontentato mai di quello che aveva.
Questa teoria classica del migliore senso, è
stata presa in questione Selon March e da Simon
(del 1964), che non hanno ripartito questo la
visione d'ottimizzazione dell'uomo razionale.
Questi autori conseguentemente hanno sviluppato
una nuova teoria della razionalità per cominciare
da una rappresentazione più realistica
dell'essere umano, vista come un'organizzazione
che opera le scelte, prende le decisioni, risolve
i problemi, ma che può allo stesso tempo fare
soltanto una cosa (o poche cose) e che possono
prestare attenzione soltanto ad una piccola parte
di informazioni che sono registrate nella
relativa memoria.
67
Limiti cognitivi
Un modello della razionalità assoluta non tiene
conto dei limiti conoscitivi dell'organismo
umano. Secondo Crozier e Friedberg (1977), l'uomo
è limitato nella sua risoluzione non solo perché
non può comprendere tutte le scelte possibili, ma
anche perché ragiona in sequenza.
Il processo di socializzazione a cui affatto
l'evoluzione che si muove dell'individuo è
sottoposta dentro un'azienda interessa
inevitabilmente le scelte che questa proporrà
durante la relativa esistenza.
Limiti culturali
Shepherd e Luckmann (1986) distinguono due
livelli da socializzazione
La socializzazione primaria è la prima
socializzazione che l'individuo subisce nella sua
infanzia e grazie a che esso sta bene ad un
membro dell'azienda.
La socializzazione secondaria consiste di tutto
il processo posteriore che concede per per
incorporare un individuo nei nuovi settori del
mondo obiettivo del relativo azienda.
I campioni che un individuo usa sono così il
risultato di un addestramento culturale, cioè di
una socializzazione di rinforzo dalle sanzioni
dell'ambiente(Crozier Friedberg, 1977)
68
Lindice della distanza gerarchica (IDH) è
definito come la misura del grado di accettazione
per quelli che hanno meno potere nelle
istituzioni o nelle organizzazioni di un paese di
una distribuzione disuguale dell
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