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IL POSTMODERNO: L ERA DELLA COMPLESSIT Alcune riflessioni sul valore formativo dell arte contemporanea Dott.ssa Federica Goffi Federica.goffi_at_email.it – PowerPoint PPT presentation

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Title: IL%20POSTMODERNO:%20L


1
IL POSTMODERNO LERA DELLA COMPLESSITÀ
  • Alcune riflessioni sul valore formativo dellarte
    contemporanea
  • Dott.ssa Federica Goffi
  • Federica.goffi_at_email.it

2
  • Il modello complessità è emerso con forza
    (quasi con prepotenza) nella riflessione
    culturale degli ultimi ventanni, imponendosi
    come neoparadigma per pensare, ormai, tutti i
    saperi e, nel contempo, la realtà. (F. Cambi,
    La complessità come paradigma formativo, in M.
    Callari Galli, F. Cambi, M. Ceruti, Formare alla
    complessità, Carocci, Roma, 2003, p. 127).
  • Gli aspetti, che dal punto di vista sociale
    riguardano tale paradigma sono lo sviluppo
    tecnologico e massmediale, e un concetto
    allargato di cittadinanza in seguito
    allintensificarsi dei fenomeni migratori. Così
    cresce lincertezza, il nomadismo, una forma
    plurale di coscienza, che sono insieme
    elementi positivi o negativi (Ivi, p. 125)

3
  • Come teorizzato da E. Morin in Francia a
    partire dalla Testa ben fatta, lo scenario appena
    delineato implica una riforma del pensiero e
    dellinsegnamento per educare luomo postmoderno
    a formarsi alla complessità, appunto, a partire
    da un diverso approccio verso la conoscenza.
  • (Cfr. E. Morin, La testa ben fatta, cit., p. 6,
    dove è scritto che la sfida della globalità è
    dunque nello stesso tempo una sfida di
    complessità. In effetti, cè complessità quando
    sono inseparabili le diverse componenti che
    costituiscono un tutto e quando cè un
    tessuto indipendente, inter-retroattivo fra le
    parti e il tutto e fra il tutto e le parti).
  • In seguito allelogio da parte del sociologo
    francese del disordine e del caos, accanto ad
    unastratta razionalità, incapace appunto di
    rappresentare la complessità umana, leducazione
    deve avere come obiettivo anche quello di
    stimolare il pensiero divergente e la creatività,
    al fine di agevolare la transdisciplinarietà, e
    tale aspetto rende ancora più pertinente la
    validità e il contributo delleducazione
    estetica, che dovrebbe concentrare il proprio
    punto di forza sulla comunicazione.
  • (Cfr. E. Morin, Educare nellera planetaria,
    Raffaello Cortina, Milano, 2001, dove a p. 54 fa
    notare che da un punto di vista etimologico la
    parola complessità deriva da complectere, la
    cui radice è plectere, che significa intrecciare,
    collegare. Dal rapporto, invece, tra le parole
    perplesso e complesso (perplexus significava
    anche ingarbugliato, aggrovigliato, ecc.) Morin
    afferma che la complessità si presenta sotto
    laspetto inquietante della perplessità, vale a
    dire di ciò che è ingarbugliato, inestricabile,
    del disordine, dellambizione e dellincertezza
    (Ivi, p. 55).

4
LIDENTITÀ DELLUOMO POSTMODERNO
  • Come evidenzia Cambi, lidentità della persona ha
    perduto unità e stabilità, ha acquistato
    debolezza, così che al centro del suo farsi
    etico si pone la responsabilità, la scelta di sé,
    la volontà di volersi, lazione formativa, ma nel
    suo aperto proiettarsi nel mondo, dove abitano
    altri io e proprio nella loro diffrattiva
    differenza, si valorizza la tensione del
    dialogo. (F. Cambi, La complessità come
    paradigma formativo, in M. Callari Galli, F.
    Cambi, M. Ceruti Formare alla complessità, cit.,
    p. 127
  •  
  • Per uneducazione allera planetaria cè
    dunque da chiedersi se esista un nucleo
    essenziale di saperi e comportamenti, un nucleo
    etico che possa accomunare e avvicinare la specie
    umana, ed è a questa domanda che la scuola
    dovrebbe cercare di rispondere.

5
LA SOCIETÀ DELLA CONOSCENZA COME SOCIETÀ
DELLA COMPRENSIONE.
  • Si dovrebbe, pertanto, riflettere sul fatto che
    la società della conoscenza rischia
    lasservimento alle regole ed agli imperativi del
    tecnopolio, se non è finalizzata e può trovare la
    sua motivazione profonda nella società della
    comprensione.
  • Lelemento che consentirebbe al soggetto di far
    fronte al disorientamento provocato dalla
    globalizzazione sarebbe proprio il mantenere vivo
    il senso dellumanità, sviluppare una forma di
    intenzionalità etica che abbia per oggetto ciò
    che accomuna popoli e culture. (G. Mollo,
    Globalizzazione ed espansione della coscienza, in
    Rassegna di pedagogia, LXIII, luglio-dicembre,
    2005, p. 255).

6
  • Il sentimento etico profondo di cui si parla è
    allora la volontà di comprensione, allo sviluppo
    del quale la società odierna potrebbe frapporre
    degli ostacoli se, ad esempio, si tengono
    presenti le seduzioni del mondo dellimmagine e
    le continue istigazioni al disimpegno, indotte
    anche dai pervasivi messaggi centrati
    sullapparire e sul consumare. (Ivi, p. 256)
  • Difatti, lestetico può esercitare una funzione
    di opposizione nei confronti di una realtà
    mortificante in quanto i modelli esistenziali che
    esso contiene si dimostrano capaci sia di
    denunziare una realtà da respingere sia di
    contribuire apprezzabilmente a progettare una
    realtà umana da inventare. (B. Rossi, Parole e
    linguaggi delleducazione, p. 100)
  • Il rischio del nuovo macchinismo sollecitato
    dallinformatica, dalla telematica ecc. sarebbe
    quello di stimolare la formazione delluomo
    technologicus che sopprime e mortifica la
    propria essenziale ricchezza interiore.

7
 LARTE CONTEMPORANEA COME ARTE ERMETICA.
  • Per coscienza estetica, dunque, si intende una
    coscienza che si oppone al vivere allinsegna
    dello stereotipo, delluniformità,
    dellirrazionalismo, traendo invece dallarte e
    dagli artisti la volontà e il desiderio di una
    rigenerazione integrale della personalità.

8
  • La forma artistica, di solito, si comunica
    mediante la sua stessa struttura ma, come
    sostiene G. Dorfles, può risultare pienamente
    comprensibile proprio attraverso la conoscenza
    del contesto in cui è inserita, che ne enfatizza
    il valore informativo.
  • Come conseguenze dello sviluppo delle tecnologie
    nella società contemporanea, linvolontarietà
    della fruizione e la diffusione di opere darte
    false sarebbero responsabili di quella sorta di
    ascolto disattento da parte del fruitore che,
    in tal, senso andrebbe educato.
  • La comunicazione e dunque la stessa
    comprensione dellarte in definitiva è solo in
    parte istintiva, autonoma . Anche larte,
    invece, deve essere imparata anche la
    comunicazione attraverso larte per avvenire
    presuppone la presenza di un codice in parte
    almeno istituzionalizzato. (G. Dorfles, Le
    oscillazioni del gusto, Lerici, Milano, 1966, pp.
    81-82).

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  • Dallaltro lato, però, data la tendenza di
    rinnovarsi costantemente, di tendere
    allastratto, al complicato, larte contemporanea
    viene spesso considerata come unottima
    giustificazione per non incontrare larte, poiché
    ritenuta incomprensibile.
  • Può, al riguardo, apparire legittima lipotesi
    di una mancata o errata educazione o di una
    insufficiente attenzione alla funzione
    dellartista oggi. (G. Dorfles, Le oscillazioni
    del gusto, Lerici, Milano, 1966, pp. p. 108)

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LEDUCAZIONE ESTETICA COME EDUCAZIONE AD
APPRENDERE AD APPRENDERE.
  • Da qui lesigenza, insomma, di sostenere la
    pertinenza delleducazione estetica nelle
    istituzioni scolastiche, cercando innanzitutto di
    coniugare lestetico allapprendimento,
    intendendolo come proattività creativa.
  • Tale concezione dellapprendimento delinea un
    soggetto protagonista del processo apprenditivo,
    impegnato totalmente, coinvolto nelle sue
    funzioni più profonde, orientato allaffermazione
    del suo Io. (B. Rossi, Parole e linguaggi
    nelleducazione, cit., p. 111.) B. Rossi, Parole
    e linguaggi nelleducazione, cit., p. 111.

11
  • La questione dellapprendere ad apprendere, in
    particolare, viene connessa allesperienza
    estetica, in quanto con Varchetta possiamo
    ritenerla una metacompetenza che si avvale della
    capacità negativa, cioè passerebbe attraverso la
    capacità di persistere nel sopportare
    lincertezza, il mistero, il dubbio . (G.
    Varchetta, Organizzazione e management delle
    istituzioni dellarte e della cultura la sfida
    delle meta-competenze, in U. Morelli, G. De Fino
    (a cura di), Management dellarte e della
    cultura, Franco Angeli, Milano, 2010, p. 139).
  •  
  • È dunque interessante notare come la
    capacità negativa, nella prospettiva bioniana,
    venga esplicitamente connessa alla capacità di
    sostenere lambiguità, lo stupore e la
    meraviglia. Si vuole, attraverso la capacità
    negativa, preservare lautonomia di un pensiero
    orientato da una ragione possibile, contro ogni
    totalizzante positività. Attraverso tali
    prospettive si salvaguardia la suggestione
    meta-razionale di un pensiero narrativo, di un
    qualcosa non parcellizzato compiutamente e capace
    di nutrire un residuo non completamente
    analizzabile. (Ivi, p. 141).
  •  

12
  • Affinché, dunque, leducazione estetica possa
    costituirsi come uno strumento con cui impedire
    luniformità del gusto, con cui sviluppare una
    certa dose di giudizio critico, che spinga
    leducando a reagire contro il conformismo e la
    consumazione passiva di forme, è importante che
    le forme dellarte ma anche quelle offerte dai
    paesaggi della vita quotidiana non vengano
    decodificate secondo schemi prefissati ma in base
    alla propria intelligenza creativa.
  • Si afferma insomma lesigenza di uneducazione al
    potere di discernimento e di apprezzamento della
    forma, alla conoscenza dei più svariati linguaggi
    artistici, anche quelli ritenuti minori come
    dunque larte contemporanea può assumere in tal
    senso un ruolo significativo?

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 IL CONCETTO DI FORMA NELLETÀ POSTMODERNA
  • Il concetto di forma, con i suoi paradigmi, si
    trova ad essere il vero protagonista della nostra
    condizione postmoderna, ma cosa si intende con
    questo termine?
  • Secondo alcuni il postmoderno va identificato
    col nichilismo (e omologando il nichilismo
    stesso) e va visto come lultima tentazione di
    una secolarizzazione che produce derive, rovine,
    perdite Per altri il postmoderno è un tempo
    da accogliere e proprio perché libera, certo,
    anche da governare, rimettendo al centro un
    impegno sociale (la solidarietà) o la formazione
    dei soggetti (il soggetto-come-persona), in modo
    da eclissare ogni lettura del postmoderno come
    deriva. In altri ancora la postmodernità è
    lavvento della Tecnica, o nel bene o nel male
    . (F. Cambi, Abitare il disincanto, Utet,
    Torino, 2006, p. 26.)
  •  
  • La società postmoderna, nellaccezione appena
    esposta, è dunque caratterizzata dallavvento
    della complessità, fatta di pluralismi, di
    progettazioni, di confronti, di tensioni e di
    aperture, un tempo di de-costruzioni e di
    ri-costruzioni, come sottolinea Cambi, che vede
    come protagonista un soggetto che si fa carico
    del proprio orientamento di senso e lo fa
    formandosi nellautonomia/responsabilità/progettua
    lità. (Ibidem)

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  • È in questo panorama che si è affermata unidea
    di forma nuovissima, fatta di squilibri e di
    lacerazioni. Si può parlare, allora, ancora di
    forma? Sì, poiché dà struttura e ha struttura.
    Anche se il modello è radicalmente altro rispetto
    al passato, storicamente inedito, proiettato sul
    possibile, lincerto, lirraggiungibile anche.
    Una forma tragica? Sì, se si vuole. Ma senza
    annichilimenti e frustrazioni.
  • Cambi traduce questa situazione, che si sarebbe
    delineata a partire dallIlluminismo, con il
    trionfo della ragione e del giudizio critico, con
    il termine di dis-incanto, preso a prestito da
    M. Weber. (F. Cambi, Abitare il disincanto, cit.,
    p. 28).

15
 
  • Se larte astratta tendeva a rappresentare
    lessenza del fenomeno artistico, larte
    contemporanea vede la scomparsa graduale
    delloggetto con il fine di mettere in
    discussione larte stessa come istituzione.
  • Lapparenza dellopera e delloggetto estetico
    in generale si presenta ai nostri occhi nei
    termini di una forma o struttura indecidibile,
    edificata spesso con unoperazione di bricolage
    sui resti della tradizione passata . (F.
    Carmagnola, M. Senaldi, Synopsis. Introduzione
    alleducazione estetica, Guerini, Milano, 2005,
    p. 57).
  • Questi concetti, con cui M. Senaldi e F.
    Carmagnola definiscono il concetto di forma
    ricavabile da tante opere darte contemporanea,
    sono dunque strettamente collegati alla tematica
    della morte di Dio e del nichilismo, il mondo
    ultraterreno perde di significato, i valori
    razionali moderni cercano di predominare sulla
    vita e sul mondo e soddisfano il bisogno di
    verità insito nelluomo.

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CHE CI VUOLE, POTEVO FARLO ANCHIO!
  • Cercherò di mostrarvi perché non tutti possiamo
    essere artisti, anche se può sembrare facile fare
    certi obrobri.
  • Vi invito a guardare allarte contemporanea
    come a unespressione necessaria della realtà del
    mondo che ci circonda e del tentativo di
    comprenderla.
  • (F. Bonami, Lo sapevo fare anchio,
    Mondadori, 2007, p. 5)
  • In una società che considera geniali dei
    programmi televisivi i cui protagonisti hanno un
    quoziente dintelligenza più basso di quello di
    un bruco, possiamo adirarci se esiste qualcuno
    capace di trasformare la banalità in arte?.
  • (Ivi, p. 15)

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R. Ryman Untitled, 1970
G. De Chirico, Enigma di un pomeriggio
Dautunno, 1909
P. Manzoni, Merda dartista, 1961
G. De Dominicis, Mozzerella in carrozza, 1970
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  • GIORGIO DE CHIRICO molto più di un quadro
  • La metafisica in realtà con la pittura ha ben
    poco a che fare, laveva inventata il filosofo
    Aristotele De Chirico prende a prestito il
    termine solo per capire se un dipinto può anche
    raccontare qualcosa dinvisibile, qualcosa che,
    come unidea, sta solo dentro la mente. (F.
    Bonami, Lo sapevo fare anchio, p. 142)
  • Poi comincerà ad invecchiare davvero
    dichiarandosi antimoderno, senza rendersi conto
    che stava anticipando il postmoderno, uno strano
    termine diventato di moda verso la metà degli
    anni 70 e che non si è mai ben capito cosa
    volesse dire, se non la possibilità di mescolare
    un po tutti gli stili creando delle cose un po
    di cattivo gusto.
  • GINO DE DOMINICIS e PIERO MANZONI trovate o
    capolavori?
  • espose mozzarelle in carrozza, che altro non
    era se non quanto descritto dal titolo, una bella
    bufala seduta dentro una carrozza. Il problema
    di questa arte è che si basa sullidea, non sulla
    tecnica. (Ivi, p. 14 16)
  • Piero Manzoni voleva dirci che essere artisti
    significa trasformare tutta la propria vita in
    arte, comprese le proprie scorie.
  • ROBERT RYMAN il nulla che precede ogni
    creazione.
  • Dipinge le sue tele interamente di bianco.
    . Linsegnante in questo caso dice
    allallievo Non ho idee oltre la tela bianca, e
    tu?. Lallievo quindi deve affrontare un problema
    che non riguarda solo Ryman, ma tutti noi, vale a
    dire il dramma del vuoto e del modo in cui può
    essere colmato, nellarte ma anche nella nostra
    vita quotidiana.
  • Su un quadro di Ryman la nostra fantasia può
    proiettare tutto.
  • (Ivi, p. 16 p. 17)
  • Potevo farlo anchio, ma non ci ho pensato!

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E ANCHE LA FOTOGRAFIA DIVENTA CONTEMPORANEA
Bernd and Hilla BecherCharleroi-Montignies,
B1971
Gabriele Basilico, Roma
U. Mulas, Eugenio Montale, 1962
D. Perrone, I pensatori di buchi, 2002
Luigi Ghirri
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LESTETIZZAZIONE DELLA VITA
  • G. Vattimo, trattando della fine della modernità
    e della morte dellarte in seguito al generale
    processo di estetizzazione della vita quotidiana,
    nota come già le avanguardie novecentesche
    avessero provocato lesplosione dellarte fuori
    dai limiti imposti dalla tradizione, mentre le
    neoavanguardie negano i luoghi ufficialmente
    deputati allarte lopera, insomma, mette in
    discussione il proprio statuto. Questo perché con
    laffermarsi della società tecnologica si assiste
    allidentificazione dellestetica con i media,
    che distribuiscono informazioni e che creano
    anche il consenso, uniformando i gusti e il
    sentire comuni 
  • Larte, dunque, nella contemporaneità sembra
    diventare lantidoto della forma, o come direbbe
    Adorno si eguaglia al mondo mimando lapparenza
    più squallida e banale, a causa
    dellestetizzazione della Lebenswelt. Nellarte
    contemporanea si assiste insomma
    allindistinguibilità formale dellartefatto
    rispetto alla merce o al consumo, poiché è lo
    stesso soggetto che si compone piuttosto come un
    bricolage di comportamenti, solo alcuni dei
    quali, una minoranza, sono effettivamente
    motivabili alla luce di scelte coscienti. (F.
    Carmagnola, Il consumo delle immagini, Mondadori,
    Milano, 2006, p. 152).
  • Se il concetto di lifestyle, per intendere la
    progressiva estetizzazione della vita, riempie di
    senso eccessivo lesistenza quotidiana, larte si
    pone come un antidoto allavvelenamento da stile
    attraverso lindifferenza o linapparente
    inespressività. La nostra società è dominata
    dallapparenza, dalla superficie dei prodotti
    duso che non dipendono più dalla funzione che
    svolgono anche in questo caso lestetico
    predomina rispetto alleffettiva sostanza del
    prodotto dal punto di vista tecnologico e
    strutturale. La forma diventa lelemento che
    cerca insomma di colpire il fruitore,
    indipendentemente dal reale valore funzionale
    delloggetto.

21
DAL READY-MADE E ALLA POP ART
  • Il postmoderno è caratterizzato dalla
    decostruzione del gusto e la sfera estetica si
    allarga sino a raggiungere il mondo delle merci.
    Duchamp sposta lo sguardo dellartista su
    determinati oggetti, non li produce, poiché il
    ready- made stabilisce unequivalenza tra
    scegliere e fabbricare, consumare e produrre.
    (N. Bourriaud, Postproduction. Come larte
    riprogramma il mondo, trad. it., Postmedia Books,
    Milano, 2004, p. 17).
  • Ciò che il ready-made mette in evidenza non è
    solo lassenza di originalità della produzione in
    serie, ma anche il fatto che tale produzione
    produce un eccesso di originalità, una serie
    potenzialmente infinita di originali . (M.
    Senaldi, Enjoy! Il godimento estetico, Meltemi,
    Roma, 2006, p. 45).
  • Un caso emblematico in tal senso è rappresentato
    dalla Pop art che è una reazione a una domanda
    filosofica sulla natura dellarte perché
    qualcosa è arte quando qualcosa di esattamente
    uguale non lo è?. (A. Mecacci,
    Impercettibilmente pop. La second-hand reality
    estetica di Wharol, in F. Desideri , G. Matteucci
    (a cura di), Estetiche della percezione,
    University Press, Firenze, 2007, p. 199).

22
  • Possiamo prendere come oggetto di analisi larte
    di Wharol. Chi non ha presente le opere che
    ritraggono in serie il volto di Marylin, le
    lattine di coca-cola o della minestra Campbell?
  • Larte di Wharol ha sempre a che fare con il
    Merchandising perché è la nostra stessa vita che
    si confronta con la superficie del mondo noi non
    vediamo mai le zuppe, ma loggetto o la marca di
    un cibo che non è più unelaborazione culturale
    della natura da parte delluomo, ma qualcosa
    prodotto dalle macchine. (Ivi, p. 200)
  • Laltro aspetto interessante è che lopera di
    Wharol conduce anche alla tematica della
    maschera, dellidentità dellindividuo, che è
    esemplare negli stessi ritratti di Marylin, di
    cui ne viene rappresentato in serie solo il volto
    in quanto simbolo del suo essere diva o star,
    resa tale dalla stessa cultura di massa di
    qualsiasi media si tratti, lintervistato indossa
    sempre la propria personalità pubblica e
    mediatica, (A. Warhol, America, Donzelli
    Editore, Roma, 2009, p. 20.)
  • I nostri modelli quindi possono essere
    considerati delle persone a metà. I media
    possono trasformare chiunque in una persona
    dimezzata, e possono spingere chiunque a pensare
    che dovrebbe provare a diventare una persona
    dimezzata. (Ivi, p. 22).

23
  • Wharol insomma sembra farci riflettere sul fatto
    che ogni esperienza, oggi, è mediata dalla forza
    iconica dei nuovi mezzi di comunicazione, così
    come lartista contemporaneo usa larte per
    riflettere sulla condizione umana dettata dalla
    contemporaneità.
  • Noi infanti simbolici riusciamo forse a
    narrarci, attraverso larte contemporanea, come
    non ci siamo mai narrati e ci stupiamo di
    vederci ci stupiamo di smettere almeno per un
    po di non vedere di non vedere. (U. Morelli,
    La mente del fruitore darte. Lesperienza
    estetica come avventura affettivo-cognitiva e i
    paesaggi mentali del fruitore darte, in U.
    Morelli (a cura di), Management dellarte e della
    cultura, cit., p. 88)
  •  
  • F. De Bartolomeis, quando afferma che contro
    ogni apparenza anche la pop resta fedele, ma con
    un rovesciamento, al compito di sempre dellarte
    rendere visibile linvisibile. E se linvisibile
    fosse proprio ciò che continuamente abbiamo sotto
    gli occhi o abitualmente adoperiamo? È
    sostanzialmente invisibile in quanto dispone di
    noi, sopprime in noi scelta e invenzione. (Cfr.
    F. De Bartolomeis, Lesperienza dellarte, La
    Nuova Italia, Scandicci, p. 289).

24
M. Duchamp, Scolabottiglie, 1914M. Duchamp,
Duchamp come Rose Sélavy (foto di Man Ray,
1920) M. Duchamp, Fountain, 1917
A. Wharol, Marylin Monroe, 1962 A. Wharol,
Minestra in scatola Campbell, 1968
A. Wharol, foto di R. Mappelthorpe
25
  • DUCHAMP il maestro dellironia
  • Marcel Duchamp, il padre di tutto ciò che vi
    farà esclamare Ma sarà arte questa?.
  • Larte per Duchamp era il già fatto, quello che
    egli stesso definiva ready made, una sorta di
    arte precotta.
  • (F. Bonami, Lo sapevo fare anchio, pp.
    27-28)
  • WHAROL un ciarlatano?
  • Wharol è un ciarlatano, allora, quando con la
    sua arte insiste nel farci credere che la
    superficie delle cose e la superficialità delle
    persone sono le uniche cose che veramente
    contano?
  • Partendo dalla banalità, invece, Wharol riesce
    alla fine a farci afferrare con più chiarezza di
    cosa la nostra vita, oggi, sia veramente fatta e
    quali rischi corriamo.
  • (Ivi, p. 43)

26
  • A. Danto, rifacendosi allopera Fountain di
    Duchamp, si chiede Ma allora qual è il fulcro
    concettuale di questopera ancora tanto
    controversa? La mia idea è che risieda
    nellinterrogativo che lopera pone
  • Duchamp non si limitò a porre la domanda che
    cosè larte?, ma piuttosto chiese perché una
    certa cosa è opera darte quando unaltra
    esattamente uguale non lo è?. (A. Danto, La
    destituzione filosofica dellarte, p. 54)

27
  • Poiché oggi loggetto artistico ha perduto la
    sua forma, così come la cultura stessa è
    diventata un aggregato di reperti disomogenei, è
    opportuno riflettere sul concetto di educazione
    estetica, che esce dai suoi confini alti, si
    configura come una riflessione rispetto ad un
    averci a che fare, un orientarsi dellessere
    umano adulto rispetto alla complessità iconica e
    narrativa del mondo delle merci e dei media, là
    fuori, oltre il testo, oltre lopera e la sua
    chiusura formale (F. Carmagnola, M. Senaldi,
    Synopsis. Introduzione alleducazione estetica,
    cit., p. 60.)
  •  
  • Dal periodo delle avanguardie storiche, a
    partire da Duchamp, entra in crisi la nozione
    kantiana di gusto, che può essere sostituita da
    quella che precedentemente abbiamo definito
    lifestyle, collegabile al concetto di
    macdonaldizzazione coniato da G. Ritzer nel suo
    saggio, del 1996, intitolato Il mondo alla
    McDonalds, un termine del marketing
    postindustriale, per il quale le merci sono
    valori duso ma portatrici di mondi di senso, e
    pertanto nulla rimane al potenziale emancipativo
    del gusto in questa visione.  
  • Persino limmaginario sembra alimentarsi
    dalle merci, a partire dalla forma stessa
    delloggetto e, poiché si parla di omologazione
    del gusto, risulta particolarmente significativo
    riflettere di nuovo sul concetto di senso comune
    kantiano, e su che cosa esso possa significare
    nella società odierna. Lo stile e il gusto
    presentano due facce, una socializzata e unaltra
    individualizzata, pertanto leducazione estetica
    in questo senso può anche significare
    uneducazione a riflettere sul proprio stile, a
    quanto cioè di indotto e di autentico ci sia
    nelle nostre scelte.
  • La figura del giudizio riflettente kantiano
    assume qui tutta la sua importanza come una sorta
    di comportamento cognitivo e di auto-orientamento
    per determinare lapprendimento come un processo
    di scoperta accentrato e reticolare. (F.
    Carmagnola, M. Senaldi, Synopsis. Introduzione
    alleducazione estetica, cit., p. 60).

28
  • Quanto detto sembra sufficiente per tentare un
    discorso incentrato sugli aspetti pedagogici
    dellarte contemporanea, che rifletta sul tipo di
    rapporto che cè tra questultima e lodierna
    società consumistica
  • caratteristiche quali la reiterabilità, la
    riproducibilità, la seriabilità non possono,
    infatti, non riversarsi sul comportamento e i
    gusti del consumatore, bisognoso oggi più che mai
    anche di uneducazione allapprezzamento
    estetico.
  • Larte si assume compiti pedagogici si vuole
    insegnare a vedere e perciò si presentano forme
    che di solito si è portati a trascurare più
    banale è il soggetto e più accurata, si presume,
    è la funzione dellarte che attira lattenzione
    su di esso. (F. De Bartolomeis, Larte
    contemporanea e noi, p. 428).

29
  • I principi della ristorazione fast food vanno
    imponendosi sempre più in un numero crescente nei
    settori della società americana e del resto del
    mondo (Ivi, p. 135), provocando laffermarsi di
    aspetti quali la prevedibilità, lefficienza e il
    calcolo che si riflettono anche nel mondo
    delleducazione, quando ad esempio si prediligono
    dei test a scelta multipla, lezioni e libri di
    testo tutti uguali, e lo stesso diffondersi della
    computerizzazione rischia di rendere
    lapprendimento povero di esperienza,
    contribuendo a formare delle menti tuttaltro che
    creative.
  •  
  • Lattività creatrice dipende dalla precedente
    esperienza dellindividuo, per questo,
    esperienze in serie, tutte uguali a se stesse,
    hanno in realtà poco del valore di esperienza.
    (Ivi, p. 142). Quello a cui si sta assistendo,
    secondo Regni, è una progressiva perdita di
    esperienza, un fenomeno provocato dalla moda,
    dallo scambio tra illusione e realtà, tra
    desideri e bisogni il consumo è infatti uno dei
    diversi surrogati, in cui il guadagno di
    esperienza è esonerato dallesperienza stessa,
    allontanato dallesperienza in quanto tale.
    (Ivi, p. 183)
  •  
  • La tendenza al continuo cambiamento,
    generata dallalternarsi delle mode, produrrebbe
    un indebolimento di quelle caratteristiche della
    personalità come il gusto, la critica, la
    capacità di giudicare. Dunque laumento della
    potenza tecnologica porta ad un mondo
    disincantato, oggettivizzato, razionalizzato (R.
    Regni, Geopedagogia, cit., p. 138) con il rischio
    di produrre un deficit etico.

30
  • La felicità come godimento totale o interiore,
    quella felicità indipendente da segni che
    potrebbero manifestarla agli occhi degli altri e
    ai nostri, quella felicità di prove è dunque
    decisamente bandita dallideale del consumismo,
    in cui la felicità è soprattutto esigenza di
    uguaglianza (o ben inteso) di distinzione e deve
    perciò sempre significarsi con riguardo a criteri
    visibili. (J. Baudrillard, La società dei
    consumi, p. 39, Il Mulino, Bologna, 1976).
  • Il colmo è raggiunto dallespressione
    personalizzate voi stessi, il vostro appartenere
    a voi stessi! Quel che dice tutta questa
    retorica è che non cè più nessuna persona. La
    persona in valore assoluto, con i suoi tratti
    irriducibili, con le sue passioni, la sua
    volontà, il suo carattere è assente, spezzata
    via da questo universo funzionale. Ed è questa
    persona assente che si intende personalizzare
    (Ivi, p. 90).
  • Una delle categorie più importanti delloggetto
    moderno, oltre al gadget, è il kitsch. Loggetto
    kitsch è comunemente tutta quella massa di
    oggetti senza gusto, in stucco, fasulli, di
    accessori, di souvenir (Ivi, p. 120)
  • Mentre tutta larte sino alla Pop si fonda su
    una visione del mondo in profondità, la Pop vuole
    essere omogenea a questordine immanente di
    segni omogenea alla loro produzione industriale
    e seriale (ivi, p. 128)

31
  • Nella panoplia del consumo vi è un oggetto più
    bello, più prezioso, più splendente di tutti
    ancora più ricco di connotazione dellautomobile
    che tuttavia li riassume tutti il corpo (ivi,
    p. 152).
  • Il corpo così riappropriato lo è prima di tutto
    in funzione di obiettivi capitalistici (Ibidem).
  • Con la Body art lopera si incarna nel corpo
    dellartista stesso. Questultima corrente in
    particolare, che vede tra i principali esponenti
    artisti come G. Pane, V. Acconci, B. Nauman ecc.,
    mette in scena lossessione nevrotica
    estetizzante della società contemporanea o la
    normalizzazione della patologia, che si nota ad
    esempio nellattenzione eccessiva diretta verso
    lidentità come apparenza e aspetto fisico. Pane,
    ad esempio, infliggendosi ferite sul proprio
    corpo vuole coinvolgere lo spettatore in
    unautentica esperienza

Vito Acconci e Gina Pane
32
LA TRISTE SCIENZA, OVVERO LA CRISI
DELLIMMAGINARIO
  • Larte contemporanea mette in luce la crisi del
    reale e dellimmaginario in quanto non ha
    unalterità a cui rapportarsi lAltro dellarte,
    come suggerisce Senaldi, è larte stessa come
    istituzione. Il miscuglio che dunque si è venuto
    a creare tra vita quotidiana e arte ha provocato
    una totale immersione dello spettatore nella
    non-arte.
  • Lesperienza estetica nellera contemporanea
    (Cfr. M. Carboni, P. Montani, Lo stato dellarte.
    Lesperienza estetica nellera della tecnica,
    Laterza, Roma-Bari, 2005) è caratterizzata da
    una labile separazione tra reale e immaginario,
    che viene emblematicamente definito da Carmagnola
    con lespressione di triste scienza
    limmaginario con come sporgenza utopica, motivo
    di speranza rispetto alleffettuale, ma come velo
    o sintomo spettrale. (F. Carmagnola, La triste
    scienza, Meltemi, Roma, 2002, p. 42.)
  •  
  •  
  • Dietro tutto il movimento convulsivo dellarte
    contemporanea cè una specie di inerzia, qualcosa
    che non riesce più a superare se stessa Larte
    oggi non ci invita più alla dimensione estetica
    dello sguardo, ma ad un assorbimento
    vertigionoso, esattamente come il mondo che ci
    circonda. (J. Baudrillard, La sparizione
    delllarte, p. 45).

33
J. Pollock, n. 5, 1948
R. Rauschenberg, Combines, 1960 ca.
R. Rauschenberg, Rebus, 1955
C. Oldenburg, Giant Hamburger, 1962
34
  • JACKSON POLLOCK la pittura è azione
  • Capisce che non può più stare, come un gonzo,
    davanti alla tela ma deve entrarci dentro, come
    si entra nella vita e nel mondo. Nasce così
    quella che sarà chiamata la pittura dazione,
    dove lartista si getta sopra la sua creazione.
  • Pollock seguiva un percorso spirituale, un
    istinto, una direzione precisi, sapendo benissimo
    quando era giunto il momento dellultima goccia
    da lasciar cadere sulla tela distesa sul
    pavimento. La poderosa energia che ha
    sprigionato sulla tela è come un vortice che lo
    risucchia negli abissi
  • (F. Bonami, Lo sapevo fare anchio, p. 38
    p. 39)
  • ROBERT RAUSCHENBERG guardatevi intorno!
  • Esperimenti sullorigine del mondo che ci
    circonda, fatto di cose, di aggeggi, ammennicoli
    vari, che tolleriamo se li troviamo sul
    cassettone di casa nostra ma che disprezziamo se
    li vediamo esposti in un museo.
  • (Ivi, p. 67)

35
LA DIDATTICA DELLARTE CONTEMPORANEA
  •   Merita rimarcare, inoltre, che approcci
    costruttivisti nella didattica si pongono in
    linea con il paradigma della complessità, si
    configurano ovvero come quella metodologia capace
    di prospettare applicazioni didattiche che
    traducono nella pratica il pensiero complesso.
  • Per i metodi va fissato il valore del metodo
    costruttivista che guarda allimpresa della
    conoscenza fondata sul principio della ricerca, e
    di una ricerca che tiene costantemente aperta la
    rosa dei propri metodi, implicando una costante
    meta-cognizione di se stessa. (F. Cambi, La
    complessità come paradigma formativo, in M.
    Callari Galli, F. Cambi, M. Ceruti, Formare alla
    complessità, cit., p. 133.)
  • Quanto affermato basta per evidenziare il ruolo
    attivo del soggetto nella formazione delle sue
    conoscenze, in quanto il soggetto che conosce è
    proteso non ad accumulare informazioni, ma a
    coglierne lorganizzazione le parti vengono
    coniugate con il tutto. (Ivi, p. 61)
  • Numerose e tra le più svariate sono state le
    esperienze didattiche con larte contemporanea
    che si sono svolte in Italia, tanto per ritornare
    al contesto dei nostri studi nazionali.
    Esemplificativa in tal senso lesperienza narrata
    da C. Francucci presso la galleria darte Moderna
    di Bologna, e che pone lenfasi proprio sulluso
    dei materiali anomali, di cui si sono avvalsi gli
    artisti soprattutto a partire dagli ultimi
    quarantanni si pensi ai sacchi di A. Burri, ai
    tagli di L. Fontana.

36
A. Kapoor, Cloudgate, 2004, Millenium Park,
Chicago.
A. Kapoor, Untitled, 2007
A. Kapoor, Leviathan, 2011, Parigi, Grand Palais
L. Fontana, Concetto spaziale, 1961
37
  • ANISH KAPOOR langoscia si trasforma in
    meraviglia
  • Il suo successo è dovuto al fatto che una sua
    opera, in un sol colpo, si presenta come un
    monumento, architettura, quadro monocromo e
    attrazione da luna park
  • Si potrebbe dire che Kapoor parla, con la sua
    arte, della superficialità dellanima e della
    voragine del pensiero.
  • (F. Bonami, Lo sapevo fare anchio, pp. 54
    55)
  • LUCIO FONTANA che ci vuole a fare un taglio?
  • Avere il coraggio di distruggere il proprio
    lavoro trasformandolo in qualcosa di migliore non
    è cosa da poco!
  • Lidea di concetto spaziale rinvia chiaramente
    al fatto che tagliando una superficie si crea uno
    spazio, quello che attraversa da una parte
    allaltra la tela.
  • (Ivi, p. 34 35)

38
  • Da questi esempi insomma risulta palese come la
    nozione di quadro sia ormai ristretta e obsoleta,
    e che lartista contemporaneo desideri più che
    altro avere a che fare con il dato reale, allo
    stesso modo anche le esperienze didattiche che si
    ispirano allarte contemporanea accantonano
    matite, colori e pennelli, o meglio, questi
    strumenti sono applicati ad oggetti e materiali
    reali, ad ambienti, a spazi veri e propri.
  • Ecco allora che lapproccio allarte
    contemporanea sarà plurisensoriale dovremmo,
    davanti a unopera, riaprire tutti i nostri
    sensi, perché per poter entrare in contatto con
    lei potremmo doverla ascoltare, toccare, odorare,
    gustare o vedere
  •  
  • Queste esperienze plurisensoriali consentono, tra
    le altre cose, di considerare da altri punti di
    vista quegli oggetti e materiali di uso comune
    che ormai fanno parte dei nostri contesti
    quotidiani, tanto che Francucci può concludere
    che se da queste esperienze didattiche con larte
    contemporanea, svolte con bambini delle scuole di
    ogni ordine e grado, dovesse consentire anche
    solo ad alcuni di loro, di toccare, guardare e
    ascoltare gli oggetti che quotidianamente li
    circondano, dopo aver partecipato a questa
    esperienza, riscoprendoli come nuovi, noi avremmo
    vinto una grande scommessa.
  • (C. Francucci, Spazio, in M. Dallari, C.
    Francucci (a cura di), Lesperienza
    pedagogica dellarte, cit., p. 144. Cfr. anche,
    M. Squillaciotti, Laborarte, Meltemi Roma, 2004
    S. Gori, B. Guarducci, Il bambino e larte
    contemporanea, Gli ori, Prato, 2005).

39
D. HirstFor the love of God, 2007.
D. Hirst, The physical impossibility of death
in the mind of someone living, 1991
D. Hirst, parte dellinstallazione Thousands
years, 1989
Christo, Impacchettamento del Reichstag di
Berlino, 1971
Christo, Impacchettamento del monumento a
Vittorio Emanuele II a Milano, 1970
40
  • CHRISTO la città si trasforma in atelier!
  • Nel 1969 hanno impacchettato con tela di
    plastica e corde il Museo darte contemporanea di
    Chicago, nel 1970 il Monumento a Vittorio
    Emanuele in piazza Duomo e quello di Leonardo da
    Vinci in piazza della Scala, come se avesse
    deciso di portarsi via un pezzo della storia
    dItalia e un pezzo della storia dellarte.
  • Ma il più simbolico di tutti gli
    impacchettamenti rimane il Reichstag di Berlino
    .
  • Per Christo e Jeanne-Claude la natura diventa la
    tela dove ambientare il gesto dei loro astratti
    interventi dove noi diventiamo per un attimo,
    se ci va, i protagonisti.
  • (Ivi, p. 75 p. 77 p. 78)
  • DAMIEN HIRST la tensione tra la vita e la morte
  • Lo squalo e le teste marce di Hirst forse
    appartengono a questo tipo di storia, quella che
    ci guida in un territorio sconosciuto e poi ci
    abbandona alla nostra curiosità, alle nostre
    emozioni e ai nostri ricordi.
  • Hirst in ogni suo lavoro si assume il compito di
    far emergere la vita dal marcio, mettendo a nudo
    lassurdità della nostra esistenza, fatta delle
    più banali idiozie e delle più terribili
    tragedie.
  • (Ivi, p. 85)

41
R. Mappelthorp,
R. Prince
M. Barney, 1996-2003
42
  • ROBERT MAPPELTHORPE lamore per il corpo
  • Le visioni superfinite di Mappelthorpe, invece,
    provano a farci scordare che solo pochi fortunati
    muscoli non sono sostenuti da quello scheletro,
    unisex, che il tempo fa venire inevitabilmente
    alla luce. Negli anni Ottanta le anime e i
    corpi venivano smerciati allingrosso.
  • (Ivi, p. 58 p. 59)
  • RICHARD PRINCE la pubblicità diventa arte
  • La serie di fotografie più belle e riuscite sono
    quelle copiate dalla pubblicità delle Marlboro,
    quelle con i cowboy Rifotografando quella
    pubblicità ed esponendola ingrandita e
    incorniciata in un museo e in una galleria
    lartista la trasforma in arte.
  • La società contemporanea è diventata schiava di
    una mitologia del consumo e ha perso i suoi miti
    originari, quelli che lavevano spinta, oltre che
    a consumare, anche e soprattutto a costruire.
  • (Ivi, p. 61 p. 62 p. 63)
  • MATTHEW BARNEY il cinema come arte
  • La sua saga di cinque film intitolata
    Cremaster si riferisce al muscolo
  • cremastico che fa salire i testicoli di un
    maschio. Lartista è quindi
  • interessato allincertezza dellidentità,
    allambiguità del genere.
  • (Ivi, p. 80)

43
IL RUOLO ATTIVO DELLO SPETTATORE
  • Quello che ci interessa comunque dellarte
    contemporanea è tende a sollecitare un certo
    sforzo interpretativo da parte del fruitore ,
    la collaborazione nel portare a termine,
    nellesplicitare e fare emergere il senso di quel
    pezzo semilavorato che viene prodotto da parte
    dellautore. (F. Carmagnola, M. Senaldi,
    Synopsis. Introduzione alleducazione estetica,
    cit., p. 169).
  •  
  • Lopera darte contemporanea non può essere
    fruita senza anche essere agita, si parla dunque
    del carattere performativo delle arti che, come
    vedremo, può essere sfruttato anche a livello
    didattico. Quello che importa è che lessenza
    dellopera, non essendo più necessariamente
    legata ad artefatti materiali, si identifica con
    il processo, può cioè essere costituita anche da
    gesti, eventi, azioni.
  •  

44
G. Paolini, Senza Titolo, 1962
M. Merz, Igloo, 1962 ca.
J. Kounellis, Senza titolo, 1988
L. Fabro, Il giorno mi pesa sulla notte, 1995
45
  • MARIO MERZ , JANNIS KOUNELLIS, GINO PAOLINI
    il movimento dellarte povera
  • Nel 1967 G. Celant lanciava il movimento
    dellarte povera, nome che di per sé garantiva un
    certo risparmio di mezzi e di spese. Alcuni
    sostengono che il nome fosse un riferimento ai
    materiali usati dagli artisti come il
    carbone, la paglia, lacqua, un cesto di
    insalata, la terra
  • Jannis Kounellis usava il cotone grezzo, Mario
    Merz che usava il suo impermeabile e la sua
    macchina Giulio Paolini che esponeva il retro
    delle tele.
  • A volte rimanevano ermetici e intraducibili
    tra i lavori che hanno attraversato loceano
    troviamo gli Igloo di Mario Merz, che si vede
    proprio che sono degli Igloo .
  • (Ivi, pp. 108-110)

46
  • Larte contemporanea ha un carattere
    performativo a partire ad esempio dagli
    happenings di J. Cage, che portarono alle estreme
    conseguenze lamplificazione del caso e della
    non-intenzionalità duchampiana, superando la
    frattura arte-vita. Con la sonata 4 33 del 52
    anche ludire il silenzio diventa unesperienza
    estetica, e nel 77, lopera teatrale Empty words
    è costituita interamente da un monologo di
    non-sense, rappresentando, così, il puro vuoto.
  •  
  • In tal senso risultano particolarmente
    significative le considerazioni di Dorfles che
    giustificano in qualche modo lesigenza del vuoto
    espressa dallarte contemporanea, connettendola
    al bisogno delluomo di recuperare quello che
    egli definisce lintervallo perduto. Perdere
    lintervallo (e, soprattutto, la coscienza
    dellintervallo) significa ottundere la nostra
    sensibilità temporale e accostarsi a una
    situazione di annichilimento della propria
    cronoestesia della propria sensibilità per il
    passare del tempo e per la discontinuità del suo
    procedere.
  • Recuperare dunque la capacità di ritrovare
    il tempo per soffermarsi e riflettere, non
    sarebbe solo congeniale per liberarsi dalle
    continue sollecitazioni sensoriali offerte dalla
    nostra società, ma anche per riappropriarsi di
    quelle funzioni che non hanno nulla a che vedere
    con il mondo consumistico che, invece, incute
    nelluomo lhorror vacui e di conseguenza un
    annichilimento dellimmaginazione, come
    dimostrano molte opere di arte concettuale o di
    Land art.
  • (G. Dorfles, Lintervallo perduto, Einaudi,
    Torino, 1980, p. 3).

47
  • Larte contemporanea, quindi, richiede un
    approccio e un impegno particolare da parte del
    fruitore, che deve distaccarsi dagli stereotipi
    della visione che condizionano il suo sguardo.
    Lo strumento che aiuta però lo spettatore, il
    fruitore darte contemporanea, a penetrare questo
    senso, a dargli una direzione trasformandolo in
    significato, è la didattica dellarte. (A.
    Centonze, Arte contemporanea la ricerca
    identitaria, in Quaderno di comunicazione,
    volume 7, 2007, p. 89).
  • Insomma, interessanti percorsi di riflessione dal
    punto di vista educativo potrebbero delinearsi
    nel considerare il ruolo dello spettatore
    richiesto da unopera darte contemporanea in
    tal senso leducazione allarte si dimostra
    indispensabile per acquisire il bagaglio
    necessario per intraprendere dei percorsi di
    interpretazione. In questo modo il
    contemporaneo è aiutato a trasformare la propria
    sensibilità in cognizione e larte può diventare
    uno strumento di conoscenza della
    contemporaneità. (Ibidem)

48
  • Il ruolo della mediazione sta nel guidare,
    nellaccompagnare lo spettatore con tutta una
    serie di informazioni che lo aiutino ad
    instaurare una giusta relazione con lopera. Tali
    interventi possono consistere nel diffondere
    informazioni sullartista e lopera, oppure
    nellincontrare lartista al lavoro, o in ultimo
    nel lavorare sulla scenografia, ovvero
    sullatmosfera in cui il fruitore percepisce
    lopera. (Cfr. M. L. Ceva, Lart contemporain
    demande-t-il de nouvelles formes de mediation?,
    in Culture e Musées, 2004, in
    www.persee.fr/.../pumus_1766-292..., accesso web
    10/09/2012).
  • Su questo aspetto cfr. anche M. Giosi,
    Attraversare i mondi dellarte, cit., in cui a p.
    132 si tratta esplicitamente dellintellettualizza
    zione dellarte contemporanea, ovvero della
    tendenza di questultima di fondersi sempre più
    con il pensiero critico sullarte, con
    quellistanza metariflessiva che accompagna
    lartista nellatto stesso del processo creativo.
  • E questo è anche il risultato di quella perdita
    del carattere di immediatezza dellopera
    darte, ossia il suo darsi a noi come
    oggetto/evento connotato da unorganica fusione
    di forma e contenuto, e il subentrare di quella
    mediazione che appare essere esattamente il
    segno del superamento dellarte ad opera della
    filosofia e che trasforma ogni atto di creazione
    artistica in una riflessione critica nei riguardi
    del suo stesso processo di produzione in atto
    (Ibidem).
  • La situazione appena descritta contribuirebbe a
    rendere larte contemporanea particolarmente
    adatta ad instaurare uno spazio dialogico tra
    autore, opera e fruitore, chiamati a loro volta
    a sviluppare habitus di riflessività critica e
    non soltanto di empatia e distanziamento nei
    confronti delloggetto-arte (Ivi, p. 134). Tale
    spazio dialogico sarebbe particolarmente carico
    di implicazione pedagogiche, rispecchiando il
    dialogo con se stessi e con gli altri, tipico di
    ogni percorso educativo. Inoltre, il
    lettore/fruitore viene chiamato ad assumere un
    ruolo interpretativo attivo e compartecipe, di
    cui possiede una chiara consapevolezza.

49
  • Il contributo a cui faccio riferimento colloca la
    mediazione artistica non tanto in un oggetto
    artistico, ma in un processo prendendo un
    termine da A. Bonito Oliva, si parla, nellambito
    di uneducazione attraverso larte, di Aesthetic
    operations, diverse a seconda dellopera o
    dellartista preso in considerazione quindi ad
    esempio in ambito educativo possiamo attuare
    lOperazione Duchamp, Operazione Warhol ecc., in
    cui si sfrutta per lappunto il metodo, o meglio
    il processo messo in pratica da un artista per
    formare una mentalità estetica, quanto mai
    necessaria per combattere la mentalità economica
    e consumistica. Così si individua il metodo di un
    artista e, usandolo, si può anche ottenere come
    risultato quello di dirigersi in una direzione
    totalmente opposta. (Cfr. P. Maset, Aesthetic
    operations, in S. Sonvilla Weiss, (e) pedagogy,
    Visual Knowledge Building, Peter Lang, 2005,
    pp.59-66)
  • Il concetto di mediazione quando si parla di
    arte contemporanea ed educazione risulta avere un
    ruolo centrale perché il più delle volte certe
    creazioni hanno un senso che si determina proprio
    in rapporto ad un contesto e a delle situazioni
    comunicative ben precise. Si può infatti
    determinare un senso esplicito che è, possiamo
    dire, quello letterale e mostrato dallopera, poi
    vi sono i significati impliciti che necessitano
    di alcune conoscenze supplementari, e in ultimo
    lopera richiede unazione condotta con degli
    interlocutori e non delle verità affermate
    unilateralmente.
  • Le opere darte contemporanea si augurano di
    agire sul mondo servendosi dellazione dello
    spettatore lazione dellartista quindi si
    trasforma in interazione, gli artisti cioè
    chiamano gli spettatori a collaborare nella
    costruzione del senso dellopera per
    completarne il significato, che dunque si
    costruisce in rapporto ad un mondo esterno sul
    quale essa getta una sorta di sguardo critico in
    grado di coinvolgere. La conseguenza per così
    dire rischiosa di tale operazione è che se i
    fruitori non comprendono ciò che vuole dire
    lartista, lopera non è riuscita, ed è per
    questo che un lavoro di mediazione tra larte
    contemporanea e gli spettatori può diventare
    necessario.

50
  • Larte contemporanea è infatti una forma darte
    la cui intersoggettività forma il substrato e che
    assume come tema centrale lessere-insieme,
    lincontro tra osservatore e quadro,
    lelaborazione collettiva del senso. (N.
    Bourriaud, Estetica relazionale, Postmedia Books,
    Milano, 2010, p. 11). Nellarte contemporanea è
    proprio la relazione sociale che costituisce la
    forma , non il materiale fisico eventualmente
    impiegato. (Ivi, p. 9)
  • Bourriaud sostiene che unesposizione darte
    contemporanea sarebbe capace di produrre quella
    che lui stesso definisce la civiltà della
    prossimità, delle zone di comunicazione che
    favoriscono spazi e tempi diversi da quelli della
    vita quotidiana. Questi concetti si comprendono
    appieno se si intende la forma come un incontro
    durevole che offre nuove possibilità di vita,
    allo stesso modo larte attuale dimostra che non
    vi è forma se non nellincontro Lindividuo
    quando crede di guardarsi oggettivamente, in fin
    dei conti non contempla nullaltro che il
    risultato di perpetue transazioni con la
    soggettività altrui. (Ivi, p. 21).
  • Il produrre una forma, così, si carica di
    una forte intenzionalità etica, perché in tale
    ottica può anche significare creare incontri
    possibili, in quanto è la rappresentazione di un
    desiderio che, a sua volta, attraverso lo sguardo
    dello spettatore può portare a nuovi ed ulteriori
    sviluppi.
  • Il co-creare relazioni, infatti, si configura
    come uno dei principali punti di riferimento
    della postmodernità. Lunica realtà a cui
    possiamo appellarci non è il nostro dentro, ma il
    nostro entrare in contatto con laltro, con il
    diverso, è il farsi della relazione lunico punto
    di riferimento possibile nella nostra società
    post-moderna. (R.G. Romano, Ciclo di vita e
    dinamiche educative nella società postmoderna,
    Franco Angeli, Milano, 2005, p. 213.)

51
M. Cattelan La nona ora, 1999
M. Cattelan, Him, 2001
J. Beyus, I like America and America likes me,
1974
A. Pomodoro, Sfera Grande, 1998
M. Cattelan, La rivoluzione siamo noi, 2000
52
  • MAURIZIO CATTELAN tra rivoluzione estetica e
    sovversione sociale
  • Ha ripiegato su animali impigliati e scheletri.
    Dopo gli animali ha preso in giro se
    stesso. Eccolo appeso a un attaccapanni con il
    vestito di feltro del famoso artista Joseph
    Beuys.
  • il povero Woytila, colpito da un meteorite su un
    lungo tappeto rosso. Ha catturato Hitler
    riducendolo a un povero bambino inerme che prega
    con gli occhi gonfi e languidi.
  • Larte di Cattelan funziona perché davanti ad un
    suo personaggio non ci colpisce la forma, ma la
    psicologia, la sua anima, i suoi pensieri, i suoi
    dubbi. (Ivi, p. 103 p. 104)
  • JOSEPH BEUYS limpegno nel sociale
  • parlava di energia e spiritualità, piantava
    alberi, dormiva con i coyote raccontava di
    essere stato vittima di un incidente aereo in
    Crimea, poi salvato dai tartari locali che lo
    avevano coperto di grasso e avvolto nel feltro,
    due materiali che avranno un ruolo fondamentale
    nelle sue opere. (Ivi, p. 70).
  • ARNALDO POMODORO lo sfogo urbanistico
  • se per sfogo urbanistico si intende una
    specie di acne artistica che si manifesta in un
    grande numero di piazze e viali dItalia
    Forse Pomodoro piace perché ci ricorda sempre
    qualcosa, che siano le antiche civiltà o i
    caduti, di qualsiasi tipo (Ivi, p. 133)

53
L. Freud, Riflesso con due bambini, 1965
R. Guttuso, Crocefissione, 1944
R. Botero, Ballerina In movimento, 1988
Mimmo Paladino, Medusa, 1984
54
  • LUCIAN FREUD non a tutti piace fare la
    rivoluzione
  • Le pennellate, con le quali costruisce la creta
    umana dei suoi soggetti, sono come i minuti che
    si accumulano su di noi giorno dopo giorno in
    ogni suo quadro Lucien Freud ci ricorda che
    sinvecchia . (Ivi, pp. 45-46)
  • MIMMO PALADINO, ENZO CUCCHI, SANDRO CHIA la
    transavanguardia
  • Mentre il linguaggio creativo dellarte povera
    non ha mia cessato di influenzare gli artisti di
    mezzo mondo, la Transavanguardia è stata una
    brutta influenza di stagione incapace di
    scrollarsi di dosso il peso della storia
    dellarte passata. (Ivi, p.114).
  • RENATO GUTTUSO il pittore ufficiale della corte
    del Pci
  • La Crocefissione del 1941 mandò su tutte le
    furie il vaticano perché raffigurava Maria
    Maddalena e la Madonna nude, intente a pulire il
    corpo di Cristo sulla croce.
  • Il suo genuino bisogno di descrivere, più che
    di rappresentare i dintorni della realtà
  • (Ivi, p. 137-138)
  • BOTERO ci fa gonfiare, gonfiare, ma non ci fa
    scoppiare!
  • Le sue figure, non grasse ma gonfie, danno pace
    e tranquillità, ispirano simpatia come un tempo
    lomino Michelin Di Botero invece ricordiamo
    tutto quello che si vede, nulla, se mai ci fosse,
    di ciò che rappresenta
  • (Ivi, p. 127-128)

55
Alcuni artisti di Fluxus
Daniel Spoerri
B. Vautier,
W. Vostell
56
  • DANIEL SPOERRI i ristoranti e le cene con gli
    amici si trasformano nel suo atelier!
  • Negli anni sessanta poteva succedere di vedere
    appese alle pareti di una galleria darte tavole
    apparecchiate con avanzi di cibo appiccicati
    sopra.
  • Spoerri faceva parte del famoso gruppo di
    Fluxus, ai cui esponenti piaceva improvvisare le
    proprie opere lasciando che tutto fluisse, da
    qui il nome fluxus.
  • LEAST VILLAGE
  • Gli anni Ottanta si avviano alla fine e gli
    artisti invece che in movimenti e gruppi
    preferiscono radunarsi dentro un nuovo quartiere
    LEast Village
  • Così nel giugno del 1981 aprì la Fun Gallery,
    dove iniziarono ad esporre graffitari doc come
    Kenny Scharf, Keith Haring e Samo, destinato a
    diventare una celebrità con il nome di Basquiat.

57
Kate Haring
M. Basquiait
Takashi Murakami
G. Richter, Eule, 1992
G. Richter, Confrontation, 2, 1988
58
  • KATE HARING un dolce tristissimo fumetto
  • Nessuna parola, nessuna frase, solo tanti
    geroglifici che anche gli analfabeti potevano
    contemplare senza il timore di ritrovarsi poi a
    saper leggere.
  • i graffiti realizzati sui vagoni della
    metropolitana newyorkese. Immediatamente sente il
    destino di immergersi negli intestini della
    città e inventa il suo linguaggio di figurine,
    cagnetti e dischi volanti. (Ivi, pp. 91-92)
  • MURAKAMI il super-flat
  • la popolarità dei graffiti di Haring, dopo
    quasi ventanni, sembrano trovare la loro
    reincarnazione nel lavoro di Murakami.
    Super-flat di cosa stiamo parlando? Un
    orologio? Un cellulare? Superflat è una
    società dove arte popolare e arte colta si
    mischiano e si confondono, anzi non vengono quasi
    mai divise.
  • I personaggi sono esseri ambigui, a metà tra
    bestie mitologiche e animali domestici, eroi
    della fanstascienza. fluttuano in questo
    universo irreale, a metà tra programma televisivo
    per bambini e fantascienza. Il pubblico di
    Murakami è costituito da ragazzi che divorano
    fumetti e comunicano solo con sms . (Ivi, pp.
    97-98)
  • GERARD RICHTER luniverso delle immagini
  • Ha capito che tutto quello che ci circonda
    sarebbe diventato parte di una realtà parallela,
    il mondo delle immagini e delle fotografie.
  • Richter realizza i quadri astratti con molteplici
    tonalità di colore, mentre quelli figurativi
    hanno toni grigi.
  • vi accorgerete della sua grandezza e di quanto
    sia difficile oggi, rimbambiti da jpg e mms e dei
    telefonini, fare un quadro, bello o brutto che
    sia, che dica verità sulla vita.
  • (Ivi, p. 49, p. 52)

59
LARTE CONTEMPORANEA E I NUOVI MEDIA
  • Cè inoltre da considerare la medialità come
    legittimo campo di esercizio della creatività e
    della fruizione estetica la medialità
    costituisce infatti lultima dilatazione del
    territorio estetico. (Ivi, p. 143)
  • I media interattivi, e con essi lidea di
    spazio virtuale o di cyberspazio, hanno infatti
    contribuito ad abbattere la distanza della
    contemplazione, propria dellesperienza estetica
    tradizionalmente intesa, per favorire una forma
    di immersione colpevole di provocare due
    atteggiamenti contrapposti da una parte la
    perdita di orientamento, dallaltra lo sviluppo
    di un senso di onnipotenza, favorito dalla
    sensazione di vivere in un tempo continuo, di
    infinita prossimità. I confini tra vivente e
    non vivente tendono a sfumare, con la
    conseguenza che è ancora più difficile per il
    soggetto pronunciare giudizi, anche per la
    confusione tra sentire e capire.
  • Le nuove tecnologie hanno dunque lanciato una
    nuova indagine sulla funzione delle immagini, si
    veda ad esempio la Net art che sfrutta Internet
    come materiale artistico. La teoria dellArt
    education postmoderna si basa sullutilizzo di
    software digitali che rendono più semplice luso
    delle immagini, che spesso sono reinventate a
    partire da altre.

60
  • La conseguenza è che lo spettatore non cerca più
    il dialogo con le immagini offerte dai diversi
    media, ma si abbandona ad esse, e tale fenomeno
    sembra che sia stato messo in evidenza proprio
    dalla video-arte, ovvero
  • luso artistico del video, le cui immagini
    spesso evocano quegli effetti di deriva e di
    dissoluzione, di fluidità che richiamano
    loperazione di sfaldamento di senso e di
    struttura messo in atto dalla neo-televisione.
  • (A. Piromallo Gambardella, Al di là dello sguardo
    di medusa ovvero al di là del reale, in A.
    Piromallo Gambardella (a cura di), Luoghi
    dellapparenza. Mass media e formazione del
    sapere, cit., p. 64).

61
  • Con Dallari, possiamo individuare uno stretto
    rapporto tra il sapere narrativo e le nuove
    tecnologie, quando per esempio afferma che il
    sapere narrativo contemporaneo è senzaltro
    rappresentato dal mondo della multimedialità e in
    particolare della comunicazione massmediologica,
    e definisce gli artisti, proprio per la capacità
    che hanno di mediare tra lo spazio reale e
    limmaginario, i tecnici della comunicazione di
    massa.
  • Il pedagogista si concentra sullimportanza che
    ha per il bambino assumere un occhio criti
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