Metodi e tecniche della ricerca psicosociale Prof. Zira Hichy - PowerPoint PPT Presentation

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Metodi e tecniche della ricerca psicosociale Prof. Zira Hichy

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Title: Psicologia Sociale Prof. Zira Hichy Corso di Laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche Anno di corso: I Author: Zira Hichy Last modified by – PowerPoint PPT presentation

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Title: Metodi e tecniche della ricerca psicosociale Prof. Zira Hichy


1
Metodi e tecniche della ricerca
psicosocialeProf. Zira Hichy
Testo Di Nuovo, S. Hichy, Z. (2007).
Metodologia della ricerca psicosociale. Bologna
Il Mulino.
2
Come nasce una ricerca
  • Quando si conduce una ricerca bisogna seguire
    delle regole precise.
  • Le fasi della ricerca sono
  • Identificazione del problema di ricerca
  • Studio delle teorie
  • Definizione delle variabili
  • Pianificazione del disegno di ricerca
  • Osservazione
  • Analisi dei dati
  • Interpretazione dei dati
  • Comunicazione dei risultati.

3
Identificazione del problema di ricerca
  • Interessi personali del ricercatore. Questi sono
    molto importanti perché stimolano
    lindividuazione dei problemi, suggeriscono la
    direzione del lavoro di ricerca e aiutano a
    perseguire tale lavoro. Gli interessi riguardano
    vari campi, ad es., le emozioni, la creatività,
    particolari abilità, aspetti della propria vita
    etc. Ad esempio, linteresse di Pavlov per le
    secrezioni psichiche lo portarono a scoprire i
    riflessi condizionati.

4
  • Fatti paradossali e fortuna. Un evento
    paradossale può dare vita ad un nuovo problema di
    ricerca. Ad esempio, Darley e Latané trassero
    spunto dal caso di Kitty Genovese per teorizzare
    il concetto di responsabilità diffusa.
  • Per quanto riguarda il caso o la fortuna, si
    parla di serendipità, che indica la capacità di
    fare scoperte utili alle quali non si mirava. Ad
    esempio, Alteman e Szechtman hanno scoperto che
    pizzicando lievemente la coda di un topo, nel 90
    dei casi i topi mangiavano. Ora si usa questa
    tecnica per indurre lobesità nei ratti.

5
  • Tentativi di risolvere problemi pratici. In
    questo caso, il ricercatore ha un problema,
    derivato dalla realtà che lo circonda, che vuole
    risolvere.
  • Gli esempio sono vari trovare le tecniche per
    guarire i bambini autistici, incentivare
    lutilizzo dei mezzi pubblici.
  • Teorie e risultati delle ricerche. Tutte le
    teorie psicologiche fanno sorgere nuove
    problematiche, che possono essere il punto di
    partenza per nuove ricerche. Ad esempio,
    lipotesi del contatto di Allport ha fatto
    sorgere numerosi problemi, generando molte
    ricerche.
  • Anche i risultati di precedenti ricerche possono
    far sorgere nuovi problemi. Un esempio è il
    modello di Hinkle e Brown.

6
Studio delle teorie
  • Prima di condurre una ricerca è indispensabile
    analizzare le teorie che si sono occupate di
    quello specifico argomento.
  • Lo studio della teoria consente di
  • Definire largomento di ricerca
  • Conoscere i risultati già ottenuti e le
    concordanze e le discordanze.

Lo studio della letteratura giustifica
largomento generale della ricerca e le ipotesi
specifiche.
7
Teoria
Modello
Ipotesi
Non è possibile dedurre ipotesi empiriche
direttamente dalla teoria, ma è necessario
avvalersi di un modello che specifichi le
condizioni in cui le assunzioni della teoria
funzionano.
8
Teoria
Modello
Modello
Modello
Ipotesi
Ipotesi
Ipotesi
Ipotesi
Ipotesi
Ogni teoria può generare più modelli, ognuno dei
quali può dare vita a più ipotesi.
9
Le variabili
  • Una variabile è qualsiasi caratteristica (fisica
    o psichica) che può assumere valori diversi in un
    dato intervallo. Una variabile, quindi, è
    qualsiasi caratteristica che, almeno
    teoricamente, può essere misurata.
  • Le variabili possono essere distinte in base a
  • il livello di misurabilità
  • loggetto a cui sono associate
  • il ruolo che assumono nella ricerca.

10
Per quanto riguarda il livello di misurabilità,
le variabili si distinguono in continue e
discrete.
  • Si dice continua una variabile che, in teoria,
    può assumere qualsiasi valore della serie
    numerica compresa tra due punteggi. Laltezza di
    una persona, ad esempio, può essere di 160 cm,
    161 cm, ma anche di 161,23 cm.
  • Una variabile è discreta, invece, quando non può
    assumere qualunque valore tra due punteggi. Ad
    esempio, il numero di figli di una famiglia può
    essere 3 o 4, ma non 3,25.

11
In base alloggetto a cui sono associate, le
variabili possono essere comportamentali,
organismiche (o soggettive).
  • Per variabile comportamentale si intende ogni
    risposta osservabile di un organismo. Esse
    riguardano comportamenti sia semplici sia
    complessi. Un esempio di variabile
    comportamentale può essere la pressione di un
    pulsante quando compare una luce.
  • Le variabili organismiche o soggettive riguardano
    le caratteristiche della persona. Ad esempio,
    letà, il genere, il nevroticismo, il razzismo.
  • Alcune sono direttamente osservabili (variabili
    organismiche osservabili), ad esempio, il peso o
    laltezza altre, invece, non si possono
    osservare direttamente, ma vengono inferite dal
    comportamento dei soggetti (costrutti), ad
    esempio, lintelligenza o il razzismo.

12
Per quanto riguarda il ruolo che assumono nella
ricerca, le variabili si distinguono in variabili
dipendenti, indipendenti e intervenienti (o di
disturbo).
  • Le variabili indipendenti sono gli stimoli
    (eventi) che si ipotizza causino dei cambiamenti
    su un comportamento.
  • Le variabili dipendenti sono le variazioni del
    comportamento che si suppone dipendano dalle
    modifiche delle variabili indipendenti.
  • Le variabili intervenienti o di disturbo sono
    variabili che disturbano la relazione tra la
    variabile dipendente e quella indipendente.

13
Le variabili indipendenti e dipendenti vengono
anche definite ripettivamente variabile stimolo e
variabile risposta.
  • Le variabili stimolo sono gli eventi che causano
    un effetto su un organismo (ad es., cibo).
  • Le variabili risposta sono le reazioni che un
    organismo ha in seguito alla stimolazione (ad
    es., salivazione).

14
Esistono due tipi di variabili indipendenti
manipolate e non manipolate.
  • Le variabili manipolate sono quelle che lo
    sperimentatore controlla e modifica attivamente.
  • Le variabili non manipolate sono quelle che non
    possono essere controllate a piacere dal
    ricercatore. Queste sono prevalentemente
    variabili oranismiche, come lintelligenza, il
    genere, etc. In questo caso, il ricercatore può
    solo dividere i soggetti in base a queste
    variabili. Ad esempio, se si vuole studiare
    latteggiamento nei confronti degli
    extracomunitari in base allappartenenza
    politica, il ricercatore può dividere i soggetti
    secondo le idee politiche e verificare se vi sono
    differenze nellatteggiamento verso gli
    extracomunitari.

15
Il ricercatore, di solito, ipotizza una relazione
causale tra le variabili indipendenti e
dipendenti, ipozizza, cioè, che i cambiamenti
apportati alla variabile indipendente causino
cambiamenti nella variabile dipendente. Non è
possibile sostenere lesistenza di una relazione
causale tra due variabili senza manipolare
direttamente una di esse.
16
Le ipotesi della ricerca definiscono la relazione
tra le variabili indipendenti e dipendenti. Le
procedure metodologiche servono a controllare gli
effetti delle variabili intervenienti. Il
disegno della ricerca coordina questi due
elementi.
17
Pianificazione del disegno
  • In questa fase il ricercatore compie una serie di
    scelte che portano a delineare il disegno di
    ricerca. Esse riguardano
  • i soggetti da sottoporre alle prove,
  • le condizioni in cui condurre le osservazioni,
  • gli strumenti di misura più affidabili,
  • i metodi più appropriati per codificare i dati,
  • i test statistici per analizzare i dati.

18
  • La possibilità di manipolazione e di controllo
    delle variabili definisce il piano della ricerca.
  • Piani di ricerca in cui è possibile la
    manipolazione delle variabili indipendenti e il
    controllo delle variabili intervenienti studi di
    laboratorio, studi di psicofisiologia clinica,
    uso di test psicodiagnostici standardizzati,
    simulazioni su computer.
  • Piani di ricerca in cui non è possibile la
    manipolazione delle variabili indipendenti
    sperimentazioni applicative, ricerche su gruppi
    precostituiti.

19
  • Piani di ricerca in cui è possibile una
    manipolazione delle variabili, ma il grado di
    controllo delle variabili intervenienti è
    limitato ricerche demoscopiche, metodo
    osservativo stimolato, ricerche mediante
    role-playing.
  • Piani di ricerca in cui non è possibile alcuna
    manipolazione né controllo delle variabili
    intervenienti ricerche di osservazione delle
    interazioni sociali, analisi di
    videoregistrazioni, ricerche etologiche.

20
Conduzione delle osservazioni
  • In questa fase il ricercatore mette in atto le
    procedure stabilite nella fase precedente e
    raccoglie i dati che saranno oggetto di studio
    nelle tappe successive.

Analisi dei dati
Le osservazioni effettuate, di solito, vengono
codificate in forma numerica e disposte in un
determinato ordine, per permettere lelaborazione
statistica. Su questi numeri si applicheranno i
test statistici più appropriati, sia in base al
tipo di dati sia in base allo scopo della ricerca.
21
Interpretazione dei dati
  • In questa fase il ricercatore deve verificare se
    i risultati danno una risposta allipotesi di
    ricerca e se tale risposta contribuisce ad
    approfondire la conoscenza del problema.

Comunicazione dei risultati
I risultati della ricerca vanno comunicati al
pubblico tramite convegni, articoli su riviste
scientifiche e libri. Il resoconto della ricerca
deve contenere una descrizione dettagliata non
solo dei risultati ottenuti, ma anche delle
procedure utilizzate per condurre la ricerca.
22
Le condizioni sperimentali
  • Quando si conduce un esperimento, una delle prime
    scelte che bisogna effettuare riguarda il numero
    delle condizioni sperimentali, ovvero, quanti e
    quali sono i livelli della variabile
    indipendente.
  • Ogni variazione della variabile indipendente crea
    una condizione sperimentale
  • Una variazione due condizioni (assenza vs.
    presenza di trattamento)
  • Due variazioni tre condizioni (assenza di
    trattamento vs. trattamento A vs. trattamento B)

Quindi, per creare le condizioni sperimentali è
necessario manipolare la variabile indipendente,
ovvero, è necessario che la variabile
indipendente assuma diversi livelli.
23
  • Quando si conduce un esperimento bisogna avere
    ameno due condizioni sperimentali, ovvero, almeno
    una variazione della variabile indipendente.

Esempio. Disegno con ununica condizione sperimentale. Esempio. Disegno con ununica condizione sperimentale. Esempio. Disegno con ununica condizione sperimentale.
Trattamento Post-test
Condizione 1 Film violento Livello di aggressività
Con questo tipo di disegno è impossibile trarre
alcun tipo di conclusione relativa alla relazione
tra la variabile indipendente (esposizione a
modelli violenti) e la variabile dipendente
(aggressività).
24
Esempio. Disegno con due condizioni sperimentali. Esempio. Disegno con due condizioni sperimentali. Esempio. Disegno con due condizioni sperimentali.
Trattamento Post-test
Condizione 1 Film violento Livello di aggressività
Condizione 2 Film neutro Livelo di aggressività
  • Con questo tipo di disegno, se troviamo una
    differenza nel livello di aggressività, ovvero,
    se troviamo che nella Condizione 1 il livello di
    aggressività è più elevato rispetto alla
    Condizione 2, possiamo concludere che
    lesposizione a modelli violenti provoca un
    aumento dellaggressività.

25
  • Quando bisogna decidere circa il numero delle
    condizioni sperimentali, bisogna tenere presente
    il principio della parsimonia bisogna ridurre il
    numero delle condizioni al minimo indispensabile
    per poter verificare le ipotesi.
  • Poche condizioni sperimentali possono non essere
    in grado di cogliere tutti gli aspetti
    dellipotesi.
  • Molte condizioni sperimentali possono complicare
    linterpretazione dei dati.

26
Esempio. Esempio. Esempio.
Trattamento Post-test
Condizione 1 Film violento Livello di aggressività
Condizione 2 Videogioco violento Livello di aggressività
Condizione 3 Film neutro Livello di aggressività
In questo disegno, laggiunta di una condizione
in cui si utilizza un videogioco violento, è
inutile ai fini dellipotesi lesposizione a
modelli violenti provoca un aumento
dellaggressività.
27
Esempio. Esempio. Esempio.
Trattamento Post-test
Condizione 1 Film violento Livello di aggressività
Condizione 2 Videogioco violento Livello di aggressività
Condizione 3 Film neutro Livello di aggressività
Condizione 4 Videogioco neutro Livello di aggressività
Questo tipo di disegno è utile per verificare
unipotesi che preveda una differenza tra
lesposizione a film violenti e lutilizzo di
videogiochi violenti.
28
Manipolazione delle variabili indipendenti
  • Non è possibile manipolare tutte le variabili
    indipendenti.
  • Prima di poter manipolare una variabile
    indipendente è necessario operazionalizzarla,
    ovvero, tradurla in una definizione concreta.
    Bisogna, quindi, avere una chiara definizione
    della variabile indipendente.
  • Esistono vari modi per manipolare una variabile
    indipendente.

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  • In alcuni casi è possibile variare direttamente
    il livello della variabile indipendente (ad es.,
    illuminazione di una stanza).
  • Esempio. Ricerca di Zajonc (1968) sulla mera
    esposizione.
  • Ipotesi la familiarità di uno stimolo (variabile
    indipendente) determina un aumento della sua
    piacevolezza (variabile dipendente).
  • La familiarità viene operazionalizzata come il
    numero di volte in cui il partecipante viene
    esposto ad uno stimolo. La variabile indipendente
    può assumere tutti i valori che vanno da zero a
    infinito.

30
Numero di presentazioni Post-test
Condizione 1 1 Valutazione
Condizione 2 2 Valutazione
Condizione 3 5 Valutazione
Condizione 4 10 Valutazione
Condizione 5 15 Valutazione
Condizione 6 20 Valutazione
Condizione 7 25 Valutazione
31
Per decidere quali sono i valori da assegnare
alla variabile indipendente il ricercatore può
  • Cercare in letteratura manipolazioni simili o
    uguali a quella che vuole effettuare
  • Effettuare uno studio pilota, cioè uno studio
    precedente alla ricerca, che ha come scopo quello
    di individuali i livelli pertinenti della
    variabile indipendente.

32
In alcuni casi non è possibile manipolare
direttamente il valore della variabile
indipendente, ma si può comunque modificarne il
livello. Esempio. Ricerca di Tajfel e Wilkes
(1963) sugli effetti della categorizzazione. Ipot
esi quando esiste una categorizzazione
(variabile indipendente) si tende a sovrastimare
le differenze intercategoriali e sottostimare le
somiglianze intracategoriali (variabile
dipendente). La categorizzazione viene
operazionalizzata presentando lettere diverse per
categorie diverse. La variabile dipendente, viene
operazionalizzata come lunghezza percepita.
33
Categorizzazione Post-test
Condizione 1 Sistematica Lunghezza
Condizione 2 Casuale Lunghezza
Condizione 3 Nessuna Lunghezza
In questo caso, non è possibile variare i valori
della variabile indipendente, tuttavia è
possibile fare in modo che la variabile assuma
livelli diversi nelle varie condizioni.
34
Per manipolare la variabile indipendente è anche
possibile variare le istruzioni date ia
partecipanti. Esempio. Ricerca di Bettencourt et
al. (1992) sugli effetti del tipo di orientamento
sulla discriminazione intergruppi. Ipotesi
Lorientamento di tipo interpersonale, piuttosto
che lorientamento al compito (variabile
indipendente), dovrebbe ridurre la
discriminazione intergruppi.
35
Orientamento Post-test
Condizione 1 Interpersonale Valutazione
Condizione 2 Al compito Valutazione
Condizione 3 Nessuno Valutazione
Orientamento interpersonale durante il compito
bisogna formarsi unaccurata impressione dei
compagni di gruppo. Orientamento al compito
durante il compito bisogna formarsi unaccurata
impressione del compito che si deve
svolgere. Nessun orientamento non vengono date
istruzioni.
36
Una variabile indipendente può essere manipolata
in vari modi. È possibile utilizzare più
manipolazioni nella stessa ricerca, purché siano
le stesse per tutte le condizioni. Esempio.
Ricerca di Gaertner et al. (1998) sugli effetti
della presenza di un ingroup comune sulla
discriminazione intergruppi. Ipotesi Quando si
percepisce la presenza di un ingroup comune
dovrebbe diminuire la discriminazione intergruppi.
37
Gruppi Post-test
Condizione 1 Un gruppo Valutazione
Condizione 2 Due gruppi Valutazione
Condizione 3 Individui singoli Valutazione
38
(No Transcript)
39
La rilevazione delle variabili dipendenti
Le variabili dipendenti servono a valutare gli
effetti della variabile indipendente. Esempio.
Ricerca di Tajfel e Wilkes (1963).
Stimoli 1 2 3 4 5 6 7 8
Valori reali 16.2 17.0 17.9 18.8 19.7 20.7 21.7 22.8
C 17.1 17.9 18.6 19.1 21.4 22.0 22.8 24.2
R e NC 16.9 18.1 18.6 19.8 20.4 21.2 22.2 23.8
C condizione categorizzazione sistematica R
condizione categorizzazione casuale NC
condizione nessuna categorizzazione
40
Anche la variabile dipendente deve essere
operazionalizzata, ovvero deve essere tradotta in
una definizione operativa, per poter essere
utilizzata. Qualunque strumento si utilizzi,
questo deve rappresentare solo ed esclusivamente
la variabile che si intende misurare.
Nelle ricerche si possono utilizzare più
variabili dipendenti, che possono essere
  • Rappresentative di costrutti diversi.
  • Rappresentative dello stesso costrutto.

41
Le procedure di controllo
  • Le procedure di controllo riguardano tutti i
    procedimenti che si mettono in atto per
    neutralizzare o controllare gli effetti delle
    variabili intervenienti.
  • Di distinguono due aspetti del controllo che
    insieme possono eliminare le spiegazioni
    alternative dei risultati.
  • Lesperimento di controllo permette di stabilire
    che la variabile indipendente ha causato i
    cambiamenti della variabile dipendente.
  • Il controllo sperimentale limita il numero di
    variabili che possono intervenire nella ricerca.

42
Esperimento di controllo Lesperimento di
controllo serve a stabilire che la modifiche
rilevate nella variabile dipendente siano dovute
alla variabile indipendente. Esso consiste nel
utilizzare un secondo campione di soggetti
(gruppo di controllo) che è omogeneo a quello
utilizzato per condurre lesperimento (gruppo
sperimentale). Il gruppo di controllo serve ad
avere un punto di paragone fisso per verificare
gli effetti della variabile indipendente se
abbiamo due gruppi sperimentali che differiscono
solo per la variabile indipendente, allora è
possibile attribuire a questa variabile le
differenze trovate nella variabile dipendente nei
due gruppi. È possibile procedere in tre modi.
43
Controllo del trattamento nel gruppo sperimentale
mediante un altro gruppo
Pre-test Trattamento Post-test
Gruppo sperimentale Si Si Si
Gruppo di controllo Si No Si
In questo caso, si confronta il livello della
variabile dipendente del gruppo sperimentale che
riceve il trattamento con quello del gruppo di
controllo che non lo riceve. Se i due gruppi
erano uguali prima del trattamento, rispetto alla
variabile dipendente, le differenze trovate dopo
il trattamento possono essere attribuite
alleffetto della variabile indipendente.
44
Controllo con due gruppi, di cui uno di confronto
(diverso tipo di trattamento)
Pre-test Trattamento Post-test
Gruppo 1 Si a1 Si
Gruppo 2 Si a2 Si
Si confronta il livello della variabile
dipendente del gruppo sperimentale che riceve un
livello del trattamento con quello del gruppo di
controllo che riceve un livello diverso. Anche in
questo caso, se i due gruppi erano uguali prima
del trattamento, le differenze riscontrate dopo
il trattamento possono essere attribuite alla
variabile indipendente.
45
  • Nei due casi che abbiamo appena visto il
    controllo è avvenuto tra i gruppi (between
    groups) ogni gruppo è sottoposto ad ununica
    condizione sperimentale, ovvero, ogni gruppo
    riceve un unico livello della variabile
    indipendente.
  • Il controllo può anche avvenire entro il gruppo
    (within group) abbiamo un unico gruppo che viene
    sottoposto a tutte le condizioni sperimentale,
    ovvero, che riceve tutti i livelli del
    trattamento.

46
Controllo entro un unico gruppo.
Pre-test Trattamento Post-test
Gruppo 1 Si a1 Si
Gruppo 1 Si a2 Si
In questo caso, si confronta il livello della
variabile dipendente nello stesso gruppo quando
viene sottoposto a diversi livelli del
trattamento.
47
Controllo sperimentale Il controllo sperimentale
serve a controllare i possibili effetti di
disturbo della ricerca. Le strategie di
controllo sperimentale si possono distinguere in
  • Strategie generali, che hanno lo scopo di
    effettuare un controllo generale della ricerca
  • Strategie specifiche, che riguardano gli aspetti
    più specifici della ricerca.

48
Strategie generali di controllo
  • Situazione di ricerca come preparato. Questo
    tipo di controllo fa riferimento al fatto che il
    primo controllo riguarda lorganizzazione della
    ricerca, ovvero, la scelta del contesto, della
    manipolazione e degli strumenti. Non esistono
    indicazioni generali, ma un aiuto può venire
    dalla letteratura.
  • Ad esempio, se si vuole studiare lapprendimento
    degli animali si può utilizzare la gabbia di
    Skinner.

49
  • Controllo di laboratorio. Si riferisce al luogo
    della ricerca che deve permettere di eliminare o,
    comunque, tenere sotto controllo le variabili di
    confusione. In questo senso, qualunque luogo che
    assolve a tale funzione può essere considerato un
    laboratorio.
  • Le varabili di disturbo dipendono dal tipo di
    ricerca.
  • Il vantaggio del laboratorio sta nel fatto che
    questo permette di mantenere costante lambiente
    in cui si svolge la ricerca. In questo modo si
    elimina lambiente come fattore di disturbo.
  • Il contesto in cui si svolge la ricerca deve
    essere in grado di controllare le caratteristiche
    di richiesta, ovvero tutti gli indizi presenti
    nella situazione di ricerca tramite i quali i
    partecipanti tentano di capire cosa si vuole da
    loro.

50
  • La strumentazione. Questa riguarda le
    caratteristiche degli strumenti di misura. La
    scelta dello strumento di misura dipende dal tipo
    di variabile che vogliamo misurare. Per scegliere
    è possibile fare riferimento alla letteratura.
  • Le caratteristiche indispensabili che gli
    strumenti di misura devono avere sono
  • - Oggettività la somministrazione e
    linterpretazione dei punteggi devono essere
    indipendenti da interpretazioni soggettive.
  • - Affidabilità lo strumento deve dare gli
    stessi risultati a prescindere da variazioni
    momentanee dei soggetti o della situazione.
  • - Validità lo strumento deve misurare la
    variabile per cui è stato creato e non altre.
  • - Sensibilità lo strumento deve essere in grado
    di cogliere i diversi livelli della variabile in
    esame.

51
  • La ripetizione della ricerca. Consiste nel ripete
    la ricerca, per aumentarne laffidabilità.
  • Si distinguono due tipi di ripetizione
  • - La ripetizione esatta, che consiste nel ripete
    la ricerca nel modo più simile alloriginale,
  • - La ripetizione sistematica, che consiste nel
    ripetere la ricerca apportando delle modifiche
    (ad es., strumenti, soggetti, contesto). È
    importante modificare un solo aspetto alla volta,
    per evitare effetti di confusione.

52
La selezione dei soggetti
Strategie specifiche di controllo
Quando si conduce una ricerca, difficilmente è
possibile esaminare tutti i casi disponibili,
ovvero tutta la popolazione di riferimento, ma
soltanto una parte di essa, ovvero il campione.
La scelta dei soggetti (campione) garantisce
lequivalenza dei gruppi e la possibilità di
generalizzare i risultati alla popolazione.
53
  • La popolazione, o universo, è costituita da tutti
    gli elementi esistenti.
  • La popolazione bersaglio indica tutti gli
    elementi di interesse cui si rivolge il
    ricercatore per condurre la sua indagine.
  • La popolazione accessibile è quella parte della
    popolazione bersaglio che può essere
    effettivamente raggiunta.
  • Il campione è quella parte limitata della
    popolazione accessibile che viene presa in esame.
  • Affinché sia possibile estendere i risultati
    ottenuti dal campione allintera popolazione, il
    campione deve essere rappresentativo della
    popolazione oggetto di indagine, deve cioè
    rispecchiare le caratteristiche della
    popolazione.
  • Tramite le procedure di campionamento è possibile
    individuare un campione che sia rappresentativo
    della popolazione. In generale, più numeroso è il
    campione maggiore sarà la probabilità che sia
    rappresentativo.

54
  • Esistono varie procedure di campionamento che
    possono essere raggruppate in due tipologie
  • Campionamenti probabilistici prevedono che ogni
    elemento abbia la stessa probabilità di essere
    scelto. Questi tipi di campionamento mirano ad
    ottenere campioni rappresentativi della
    popolazione rispetto alle sue caratteristiche
    essenziali.
  • Campionamenti non probabilistici si hanno quando
    gli elementi della popolazione non hanno la
    stessa probabilità di essere estratti. In questo
    caso si mira a costruire campioni rappresentativi
    di categorie di variabili che interessano il
    ricercatore.

55
  • Quando si effettua un campionamento non
    probabilistico è possibile incorrere in un errore
    sistematico.
  • Lerrore più frequente consiste nello scegliere i
    soggetti più facilmente reperibili.
  • In questo caso, bisogno fare attenzione alla
    generalizzazione dei risultati.

56
  • Campionamento casuale
  • Il campione si definisce casuale quando si
    estraggono casualmente gli elementi del campione
    con la garanzia che ogni elemento della
    popolazione abbia la stessa probabilità di essere
    scelto.
  • Per effettuare questo tipo di campionamento si
    parte da una lista completa di tutti gli elementi
    del campione. Quindi, si dispongono tutti gli
    elementi in base ad un ordine, e si procede con
    lestrazione.
  • Perché tale campionamento sia affidabile è
    necessario che la numerosità del campione oscilli
    tra il 5 e il 10 della popolazione.

57
  • Campionamento casuale stratificato
  • Questo tipo di campionamento richiede una
    preliminare suddivisione della popolazione in
    strati o sub-popolazioni, in base a una o più
    variabili di rilievo per lindagine. Allinterno
    di questi raggruppamenti si estraggono in maniera
    casuale gli elementi che faranno parte del
    campione.

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Lassegnazione dei soggetti Una volta scelto il
campione bisogna assegnare i soggetti alle varie
condizioni.
  • Assegnazione casuale o randomizzata. In questo
    caso si assegnano i soggetti alle varie
    condizioni sperimentali in maniera casuale.
    Questo tipo di assegnazione controlla gli effetti
    delle variabili di disturbo facendoli incidere
    allo stesso modo nei due gruppi.
  • Si effettua creando una lista di tutti i
    partecipanti e estraendo casualmente i
    partecipanti.
  • È anche possibile stratificare questo tipo di
    assegnazione, dividendo i soggetti in gruppi, in
    base alle variabili da controllare, e,
    allinterno di questi, estrarre i soggetti.

59
  • Il pareggiamento. Si utilizza questo metodo
    quando il campione è piccolo e le variabili da
    controllare sono tante.
  • Il procedimento per pareggiare un campione
    consiste nel disporre in ordine crescente o
    decrescente i soggetti in base alla variabile
    ritenuta influente (ad es., letà) si formano
    delle coppie (ad es., i due più giovani) si
    assegnano casualmente ai gruppi i due membri
    della coppia.
  • In alcuni casi, può essere necessario esaminare
    i soggetti prima di effettuare lassegnazione.

60
  • Lappaiamento. È un particolare tipo di
    pareggiamento che consiste nel appaiare uno a uno
    i soggetti rispetto alle variabili da
    controllare.
  • Si procede dividendo i gruppi in base alle
    variabili di interesse, ed estraendo casualmente
    gli elementi allinterno di ogni gruppo.
  • Esempio. Campione di 80 soggetti (40
    sperimentale, 40 controllo). Variabili da
    controllare genere, età, livello di istruzione
    della famiglia.

61
Soggetti per gruppo Soggetti per gruppo Variabili da controllare Variabili da controllare Variabili da controllare
Sperimentale Controllo Genere Età Liv. Istr. Fam.
5 5 m 6 E.M.
5 5 m 6 D.L.
5 5 m 9 E.M.
5 5 m 9 D.L.
5 5 f 6 E.M.
5 5 f 6 D.L.
5 5 f 9 E.M.
5 5 f 9 D.L.
62
  • Soggetti come controllo di se stessi. Questo
    metodo consiste nel sottoporre ogni soggetto a
    ciascuna condizione sperimentale. Si tratta di un
    metodo di controllo entro il gruppo.
  • In questo caso, bisogna controllare gli effetti
    di ordine e sequenza. Infatti, poiché i soggetti
    svolgono in sequenza i vari compiti, è possibile
    che il compito svolto per primo influenzi il
    secondo.

63
Controllo degli effetti di ordine e sequenza
  • Leffetto dellordine o di pratica. Si riferisce
    allordine in cui i soggetti sono sottoposti alle
    prove. Questi effetti dipendono dalla pratica,
    dallapprendimento, dalla fatica e dal tempo.
  • Leffetto della sequenza o contrasto è dovuto
    alla parziale dipendenza di una condizione
    sperimentale da quella che lha preceduta. Esso
    indica un cambiamento del comportamento del
    soggetto a causa di una precedente esposizione ad
    uno o più trattamenti.

Per controllare questi effetti di usa il
controbilanciamento, che consiste nel
controbilanciare lordine delle condizioni, per
cui quella che è presentata per prima a metà dei
soggetti, sarà presentata come seconda allaltra
metà.
64
Disegni sperimentali monofattoriali
I disegni monofattoriali sono disegni
sperimentali che hanno una sola variabile
indipendente (fattore). Questi possono essere
  • Tra i gruppi, ogni gruppo viene sottoposto ad una
    sola condizione sperimentale
  • Entro il gruppo (disegni a misure ripetute) ogni
    gruppo viene sottoposto a tutte le condizioni
    sperimentali.

64
65
Disegno sperimentale classico
Pre-test Trattamento Post-test
Gruppo A Si Si Si
Gruppo B Si No Si
In questo tipo di disegno entrambi i gruppi
completano sia il pre-test sia il post-test, ma
solo uno dei due gruppi (gruppo sperimentale)
riceve il trattamento.
Pre-test Trattamento Post-test
Gruppo A Si X1 Si
Gruppo B Si X2 Si
È anche possibile sottoporre i due gruppi a due
livelli diversi del trattamento.
65
66
Disegno con due gruppi randomizzati e una sola
prova
Pre-test Trattamento Post-test
Gruppo A No Si Si
Gruppo B No No Si
In questo disegno manca il pre-test, tuttavia,
lequivalenza dei gruppi è garantita
dallassegnazione casuale dei soggetti alle due
condizioni.
66
67
Disegno con tre livelli della variabile
indipendente
Pre-test Trattamento Post-test
Gruppo A Si/No X1 Si
Gruppo B Si/No X2 Si
Gruppo C Si/No X3 Si
In questo disegno la variabile indipendente ha
tre livelli.
67
68
  • In tutti i casi
  • Se il disegno è tra i gruppi, avremo bisogno di
    tanti gruppi quanti sono i livelli della
    variabile indipendente.
  • Se il disegno è entro il gruppo, abbiamo bisogno
    di un unico gruppo di soggetti.

68
69
Esiti di un disegno monofattoriale
Se la variabile indipendente ha effetti, i
livelli della variabile dipendente nelle varie
condizioni devono essere significativamente
diversi. Esempio. Replica della ricerca di
Liedert e Baron (1972). Variabile dipendente
numero di insulti verbali. Per ogni soggetto si
conta il numero di insulti, quindi, per ogni
condizione si calcola la media degli insulti.
69
70
In questo caso, il numero di insulti è superiore
nella condizione sperimentale rispetto alla
condizione di controllo. Si può concludere che
la variabile indipendente ha effetti sulla
variabile dipendente.
70
71
In questo caso, il numero di insulti è uguale
nella condizione sperimentale e in quella di
controllo. Si può concludere che la variabile
indipendente non ha effetti sulla variabile
dipendente.
71
72
In questo caso, il numero di insulti è inferiore
nella condizione sperimentale rispetto a quella
di controllo. Si può concludere che la variabile
indipendente ha effetti sulla variabile
dipendente, ma tali effetti sono contrari a
quelli ipotizzati.
72
73
Disegni sperimentali multifattoriali
I disegni multifattoriali sono disegni
sperimentali che hanno due o più variabili
indipendenti (fattori). Tramite questi disegni è
possibile analizzare sia leffetto principale di
ogni variabile indipendente, sia linterazione
tra le variabili indipendenti.
  • Leffetto principale riguarda leffetto che una
    variabile indipendente ha sulla variabile
    dipendente, a prescindere dagli effetti delle
    altre variabili indipendenti
  • Linterazione riguarda il fatto che leffetto
    della variabile indipendente sulla variabile
    dipendente non è lo stesso per tutti i livelli
    delle altre variabili indipendenti.

74
Disegno fattoriale 2x2
Variabile A Variabile A
A1 A2
Variabile B B1 A1B1 A2B1
Variabile B B2 A1B2 A2B2
In questo disegno ci sono quattro condizioni
sperimentali, date dallinterazione dei due
livelli delle due variabili indipendenti. Se il
disegno è tra i soggetti abbiamo bisogno di
quattro gruppi. Se il disegno è entro il gruppo
dobbiamo sottoporre lo stesso gruppo a tutte le
condizioni sperimentali.
74
75
Esempio. Ricerca di Brown, Vivian Hewstone
(1999).
Variabile A Variabile A
Tipicità Atipicità
Variabile B Omogeneità Gruppo 1 Tipicità/ Omogeneità Gruppo 3 Atipicità/ Omogeneità
Variabile B Eterogeneità Gruppo 2 Tipicità/ Eterogeneità Gruppo 4 Atipicità/ Eterogeneità
Variabile dipendente valutazione delloutgroup.
75
76
  • Ipotesi
  • Se la tipicità ha effetto sulla valutazione
    delloutgroup, i gruppi 12 dovrebbero avere,
    nella variabile dipendente, un punteggio più
    elevato rispetto ai gruppi 34.
  • Se lomogeneità ha un effetto sulla valutazione
    delloutgroup, i gruppi 13 dovrebbero avere,
    nella variabile dipendente, un punteggio più
    elevato rispetto ai gruppi 24.
  • Se la tipicità e lomogeneità interagiscono, la
    valutazione più positiva dovrebbe essere nel
    gruppo 1 e quella più negativa nel gruppo 2.

77
I disegni multifattoriali diventano più
complicati con laumentare delle variabili
indipendenti e dei loro livelli. Disegno
fattoriale 2x2x2
In questo caso abbiamo 3 variabili indipendenti
ognuna con 2 livelli.
77
78
Disegno fattoriale 3x2
In questo caso abbiamo 2 variabili indipendenti,
una con 3 livelli e una con 2 livelli.
78
79
In ogni caso i disegni possono essere sia tra i
gruppi sia entro il gruppo. Quando i disegni
sono entro il gruppo, è sufficiente un unico
gruppo che partecipa a tutte le condizioni
sperimentali. Insorgono problemi di ordine e
sequenza.
79
80
Quando i disegni sono tra i gruppi abbiamo
bisogno di tanti gruppi quante sono le condizioni
sperimentali (ad es., 2x24 gruppi 3x412
gruppi). Insorgono problemi di assegnazione dei
soggetti alle condizioni. Inoltre, tenendo
presente ogni gruppo deve essere costituito da
almeno 10 persone, allaumentare delle condizioni
sperimentali aumenta anche il numero di
partecipanti. È possibile ovviare a questo
problema con i disegni incompleti, in cui si
omettono alcuni livelli della variabile
indipendente o in cui la numerosità dei gruppi è
diversa. Insorgono problemi nellanalisi dei dati
e nellinterpretazione dei risultati.
80
81
Disegni misti
I disegni misti sono disegni in cui alcune
variabili sono tra i soggetti e altre entro i
soggetti. Esempio. Ricerca sulle abilità
cognitive.
Questo è un disegno 2x2, in cui una variabile (il
genere) è tra i gruppi e laltra (tipo di
compito) è entro il gruppo. Avremo bisogno di due
gruppi, ognuno dei quali svolge prima un compito
e poi laltro.
82
Esiti di un disegno multifattoriale
Se le variabili indipendenti hanno effetti
principali, i livelli della variabile dipendente
nelle varie condizioni devono essere
significativamente diversi. Se cè un effetto
dellinterazione, le differenze tra i livelli
delle variabili indipendenti dovrebbero essere
diversi. Esempio. Replica della ricerca di
Brown, Vivian Hewstone (1999). Variabile
dipendente atteggiamento.
82
83
  • Da un punto di vista grafico, se le due linee non
    sono parallele è possibile che via sia
    uninterazione tra le due variabili.
  • In questo caso, entrambi i fattori e
    linterazione sono significativi.

83
84
  • Da un punto di vista grafico, se le due linee
    sono parallele o sovrapposte, non ci sono effetti
    dellinterazione.
  • In questo caso, gli effetti principali di
    entrambi i fattori sono significativi, ma non
    linterazione.

84
85
Metodi descrittivi di ricerca
  • I metodi descrittivi di ricerca sono tecniche che
    servono per identificare e descrivere le
    variabili di un comportamento o di un fenomeno e
    le loro eventuali relazioni.
  • Sono molto utili nelle analisi preliminari di
    unindagine.
  • I metodi descrittivi di ricerca sono
  • le ricerche correlazionali,
  • losservazione naturalistica,
  • lo studio dei casi singoli,
  • la ricerca darchivio,
  • gli studi longitudinali e trasversali,
  • linchiesta,
  • la meta-analisi.

85
86
Le ricerche correlazionali
  • La ricerca correlazionale ha lo scopo di
    determinare la relazione tra due variabili, che
    non sono né manipolate né controllate in senso
    stretto.
  • In una ricerca correlazionale
  • si seleziona il campione di soggetti,
  • si misurano le variabili di interesse e
  • si procede con le analisi per verificare se
    esiste una relazione sistematica tra le
    variabili.
  • Questo tipo di ricerca presenta alcuni problemi.

86
87
  • La terza variabile. Questo problema riguarda il
    fatto che a volte la correlazione trovata tra due
    variabili non dipende dalla loro reciproca
    relazione, ma dallinfluenza di una terza
    variabile.
  • Ad esempio, la relazione tra atteggiamento verso
    gli immigrati e emozioni provate nei loro
    confronti potrebbe dipendere dalla quantità di
    contatto che si ha con gli immigrati.
  • La direzionalità. Questo problema riguarda il
    fatto che stabilire lesistenza di una relazione
    tra due variabili non dice nulla riguardo quale
    delle due variabili causi laltra.
  • Ad esempio, se si trova che gli studenti migliori
    provengono dai licei, non è possibile stabilire
    se sono i licei a dare la formazione migliore o
    se sono gli studenti più intelligenti a scegliere
    i licei.

87
88
  • Le ricerche correlazionali non sono in grado di
    fornire informazioni di natura causale, tuttavia,
    sono utili
  • nelle fasi pre-sperimentali, per rilevare la
    relazione tra le variabili o per identificare un
    problema,
  • quando non si possono effettuare esperimenti.

88
89
La ricerca darchivio
  • La ricerca darchivio consiste nellanalizzare
    dati darchivio, cioè, osservazioni, misure o
    rilevazioni già precedentemente raccolte da altre
    persone (che non sono il ricercatore).
  • Esempi di dati darchivio sono le informazioni
    anagrafiche, lincidenza di alcuni fenomeni
    sociali, dati relativi alla mortalità, ai
    matrimoni, alla disoccupazione, etc.

89
90
  • Due sono gli scopi principali della ricerca
    darchivio.
  • Esse vengono effettuate per descrivere un
    particolare fenomeno (ad es., crescita della
    popolazione, diffusione delle malattie).
  • Le ricerche darchivio vengono anche effettuate
    per delineare la relazione esistente tra alcune
    variabili, senza comunque stabilire un rapporto
    di causalità (ad es., la relazione tra il lavoro
    che si svolge e lincidenza di alcune malattie).

90
91
  • Vantaggi della ricerca darchivio
  • Questo tipo di ricerca non produce leffetto di
    reattività nei partecipanti, poiché i dati sono
    stati registrati al di fuori del contesto di
    ricerca.
  • La ricerca darchivio è lunico metodo
    disponibile per verificare le ipotesi relative ad
    alcuni fenomeni, come ad esempio, quelli accaduti
    in passato.
  • Non richiede molte risorse, come apparecchiature
    costose o laboratori sofisticati. Sono
    sufficienti le autorizzazioni per accedere ai
    dati.

91
92
  • Limiti della ricerca darchivio
  • La ricerca darchivio può rispondere solo a poche
    ipotesi, quelle, cioè, per cui si hanno dati a
    disposizione.
  • La ricerca darchivio dipende dalla selettività
    dellarchivio. Negli archivi non si trovano tutte
    le informazioni che possono essere utili, ma solo
    quelle che sono state raccolte.

92
93
  • Inoltre, non tutte le informazioni vengono
    conservate per lungo tempo, dopo un determinato
    periodo di tempo le informazioni ritenute inutili
    vengono distrutte.
  • Un altro limite dipende dallaccuratezza con cui
    sono state raccolte le osservazioni. La ricerca
    darchivio è affidabile solo se i dati sono stati
    raccolti con precisione.

93
94
  • La ricerca di Philips (1977) sugli incidenti
    automobilistici mortali.
  • Le autorità della California sospettavano che
    molti incidenti automobilistici mortali fossero
    in realtà dei suicidi.
  • Philips ipotizzò che le persone che si suicidano
    ricorrono a questo gesto dopo la divulgazione di
    fatti analoghi.
  • La sua ipotesi era che il numero di incidenti
    automobilistici doveva essere correlato
    positivamente con le notizie di suicidio
    divulgate dai media.
  • Per verificare questa ipotesi Philips studiò
    tutti gli incidenti automobilistici mortali
    avvenuti in California durante la settimana
    successiva alla diffusione di una notizia di
    suicidio.

94
95
  • Confrontò, quindi, il numero di questi incidenti
    con quelli avvenuti negli stessi giorni di un
    altro anno (periodo di controllo).
  • I risultati mostrarono un aumento degli incidenti
    automobilistici del 9, con una punta massima del
    30 il terzo giorno dopo la diffusione della
    notizia relativa al suicidio.
  • In questo modo Philips dimostrò che laumento di
    incidenti mortali era correlato con le notizie
    diffuse dai media.
  • Egli, inoltre, trovò che esistevano delle
    somiglianze tra i dettagli diffusi dai media e
    quelli degli incidenti.

95
96
Losservazione naturalistica
  • Losservazione naturalistica, o etologica,
    rientra nel campo dellosservazione diretta del
    comportamento che è sempre stata una delle
    principali tecniche utilizzate dalla psicologia.
  • Losservazione è una tecnica di rilevazione del
    comportamento umano che consiste nel guardare
    cosa succede ad un determinato soggetto, in una
    determinata situazione.
  • Nellosservazione naturalistica, il ricercatore
    raccoglie dati sul comportamento dei soggetti
    senza interferire con il loro comportamento.
  • Tale tecnica è quella che rispetta maggiormente
    il naturale fluire del comportamento ed è,
    quindi, consigliabile quando si desidera
    raccogliere descrizioni delle sequenze
    comportamentali.

96
97
Le caratteristiche dellosservazione naturalistica
  • La non intrusività. Questo comporta che
    losservatore non manipoli le variabili che
    interessano e che rimanga in disparte.
  • Poiché il comportamento delle persone risulta
    modificato quando sanno di essere osservate, la
    presenza dellosservatore, in questo tipo di
    tecnica, deve essere vissuta come parte
    dellambiente naturale.
  • I metodi per preservare la non intrusività sono
    lo specchio unidirezionale, gli ambienti ben
    mimetizzati, gli strumenti di registrazione audio
    e video.

97
98
  • La mancanza di artificiosità. Nellosservazione i
    soggetti sono osservati nel loro ambiente
    naturale.
  • La sistematicità. Il ricercatore, quando conduce
    unosservazione, deve selezionare i comportamenti
    da osservare, scegliendo quelli che suppone siano
    più legati allipotesi che vuole verificare.

98
99
Limiti dellosservazione naturalistica
  • Tale tecnica non è utilizzabile quando si vuole
    individuare le cause di un comportamento. Infatti
    un comportamento può essere prodotto da più
    variabili, e con losservazione non si è in grado
    di isolarle o controllarle.
  • Losservazione, inoltre, richiede tempi molto
    lunghi.

99
100
La ricerca di Jones Jones ha analizzato un
gruppo di bambini di quattro anni di età mentre
giocavano insieme. Il comportamento di ogni
bambino è stato osservato per diversi periodi,
applicando uno schema di codifica comprendente 22
unità di comportamento precedentemente definite
(ad es., picchia, sorride, corre, piange). In
questo modo Jones è riuscito ad individuare
alcuni comportamenti compositi, ovvero
costellazioni di unità comportamentali che
tendono a verificarsi contemporaneamente. Uno di
questi riuniva le unità ride-faccia
giocosa-salta-colpisce-lotta, ed è stato definito
gioco turbolento.
100
101
Quando si conduce unosservazione bisogna
delimitare loggetto da osservare. Lipotesi
della ricerca funge da primo delimitatore,
tuttavia, essendo questa per sua natura vaga,
bisogna attenersi anche ad altre regole. Le
regole di conduzione sono
  • la categorizzazione,
  • lunità di tempo,
  • la registrazione.

101
102
La categorizzazione Il primo modo per
delimitare loggetto dellosservazione è la
categorizzazione. Essa consente di ridurre la
complessità del fenomeno osservato, raggruppando
i suoi elementi in classi, per poi agire su
queste classificazioni. Prima di cominciare
unosservazione, bisogna stilare un elenco dei
vari comportamenti possibili e raggrupparli in
categorie. Ad esempio, osservando il gioco di
alcuni bambini, attività come correre, salire o
saltare, possono rientrare nella categoria
attività motoria.
102
103
Le categorie devono essere definite chiaramente,
poiché la collocazione di un comportamento nella
categoria sbagliata può compromettere la verifica
delle ipotesi e la successiva interpretazione dei
dati. Inoltre, alcuni tipi di comportamento
sono classificabili solo a posteriori, ovvero,
dopo averli messi in relazione con altri elementi
che ne chiariscono la natura. Ad esempio, se
vediamo una persona correre non possiamo sapere
se lo fa perché ha fretta, perché fugge da
qualcosa o semplicemente per il gusto di correre,
se non mettiamo in relazione questo
comportamento con altri elementi presenti
nellambiente.
103
104
Il tempo di osservazione Il tempo di
osservazione indica la quantità di tempo da
dedicare ad una ricerca. Esso varia in base al
tipo di ricerca da eseguire e può durare da pochi
giorni a qualche anno. Lunità di tempo,
invece, si riferisce alle ripartizioni temporali
effettuate allinterno dallosservazione. La
lunghezza dellunità di tempo dipende dal grado
di continuità o discontinuità con cui si conduce
lindagine. Più il ricercatore è attento alla
continuità di un comportamento, più lunga sarà la
durata dellunità di tempo.
104
105
Per capire la rilevanza di un comportamento
bisogna prendere in considerazione tre fattori,
allinterno dellunità di tempo.
  • Frequenza. Indica il numero di volte, allinterno
    dellunità di tempo, in cui si verifica un
    comportamento.
  • Latenza. Indica il tempo che intercorre tra
    linizio dellunità di tempo e il verificarsi del
    comportamento.
  • Intervallo. Indica il tempo che trascorre tra la
    fine di un comportamento e linizio del
    successivo.

105
106
Una delle maggiori difficoltà delle analisi
temporali consiste nello stabilire linizio e la
fine di un comportamento e limportanza della sua
durata. Da un punto di vista concettuale i
comportamenti si suddividono in molari e
molecolari. Prendendo, invece, in considerazione
laspetto temporale, i comportamenti si
suddividono in stati ed eventi puntuali.
  • Stato. Comportamento che ha una durata
    significativa.
  • Evento puntuale. Comportamento che ha una durata
    irrilevante.

Di solito i comportamento molari sono stati
mentre i comportamenti molecolari sono eventi
puntuali.
106
107
  • Comportamento molare. Questo tipo di
    comportamento è visto dallosservatore come
    dotato di senso e intenzionalità, anche quando
    non è consapevole per il soggetto. Sono attività
    che si protraggono nel tempo e che hanno un fine.
    Alcuni esempio sono leggere un libro, scrivere
    una lettera. In questo caso non è possibile
    delimitare temporalmente un comportamento, poiché
    alcuni possono avere una durata molto lunga (ad
    es., risparmiare dei soldi).
  • Comportamento molecolare. Questo tipo di
    comportamento è caratterizzato da immediatezza.
    Sono comportamenti che iniziano e finiscono nel
    giro di pochi secondi. Un esempio può essere un
    colpo di tosse o un sorriso. In questo caso
    occorre definire il limite temporale di ogni
    comportamento.

107
108
La registrazione La registrazione di
unosservazione, a prescindere dal mezzo
utilizzato, deve riguardare i processi e non i
contenuti. Non si può, ad esempio, registrare
lintelligenza (contenuto), ma solo le modalità
di risoluzione di un compito (processo). Questo
è importante perché bisogna mantenere separata
losservazione di un comportamento dalla sua
interpretazione. Le interpretazioni o le
riflessioni sui comportamenti vanno comunque
annotate, ma tenute separate dal comportamento
oggettivo osservato. Queste vengono definite note
di osservazione.
108
109
  • Le note di osservazione comprendono
  • eventi precedenti ricordati in un secondo
    momento,
  • concetti e deduzioni analitiche,
  • impressioni e sensazioni personali,
  • note per informazioni aggiuntive.

La registrazione di queste note non deve mai
essere fatta contemporaneamente allosservazione.
109
110
  • La ricerca di Corsaro
  • Un esempio di osservazione etnografica è lo
    studio condotto da Corsaro sulle relazioni tra
    bambini in età prescolare e la cultura infantile,
    in una scola materna americana.
  • Nel definire il proprio ruolo di osservatore,
    Corsaro utilizza una strategia di accesso
    reattiva, che lascia ai bambini il tempo e la
    voglia di accettare losservatore e di lasciarlo
    entrare lentamente nel loro mondo, con il ruolo
    che essi decidono di assegnargli.
  • Questo permette di partecipare alle attività dei
    bambini senza alterarle e, inoltre, di accedere
    al loro mondo interno.
  • Losservazione è stata condotta con una routine
    tipica, che si può riassumere con le parole dello
    stesso autore.

110
111
  • Entravo a scuola ogni mattina poco dopo
    lingresso dei bambini, guardavo leventuale
    emergere di un episodio e poi mi andavo a mettere
    dove lepisodio si stava svolgendo. Il termine
    migliore per qualificare la mia partecipazione
    alle attività dei bambini può essere quello di
    periferica. Entravo nellarea ecologica, mi
    spostavo quando era necessario, rispondevo quando
    ero interpellato e occasionalmente davo il mio
    contributo verbale quando mi sembrava
    appropriato. La mia attività era periferica, nel
    senso che non ho mai tentato a) di iniziare o
    terminare un episodio, b) di ricostruire
    unattività quando veniva interrotta, c) di
    comporre le dispute o d) di coordinare o dirigere
    lattività. Ciò che ho fatto è stato tentare di
    giocare, diventare una parte dellattività senza
    influenzare la natura o landamento degli episodi.

111
112
  • Il processo di accettazione risultò piuttosto
    lento e graduale. Allosservatore furono poste
    una serie di domande, in seguito fu invitato a
    prendere parte ad alcuni giochi e gli venne
    attribuito un soprannome. Egli evitò
    accuratamente di assumere qualunque ruolo adulto
    ciò nonostante, nelle rare occasioni in cui gli
    capitò di raccomandare i bambini di stare
    attenti, essi gli ricordarono che non era il loro
    insegnante e non poteva dire loro cosa dovevano o
    non dovevano fare.
  • La strategia utilizzata da Corsaro non è lunica
    possibile, ma una delle migliori, poiché è a metà
    strada tra quella di comportarsi come un bambino,
    assumendo il ruolo meno adulto possibile, e
    quella di farsi accettare come un adulto
    familiare, ma non interessato a partecipare, alla
    cui presenza i bambini tendono con labituarsi
    come a un pezzo di arredo.

112
113
La tecnica di registrazione nellosservazione
etnografica di CorsaroLa tecnica di
osservazione adottata da Corsaro consiste nello
scrivere delle note che rilevano a più livelli
ciò che viene osservato.
  • Le note di campo (Nc) registrano ciò che avviene
    in modo letterale, dettagliato e senza
    interpretazioni.
  • Le note personali (Np) registrano le reazioni
    dellosservatore alle caratteristiche specifiche
    degli eventi osservati, incluse le sue risposte
    ai sentimenti e ai comportamenti dei bambini.
  • Le note metodologiche (Nm) precisano gli aspetti
    dellosservazione da modificare.
  • Le note teoretiche (Nt) colgono gli aspetti del
    comportamento dei bambini interessanti per
    linterpretazione.

La registrazione di questi diversi livelli
permette allosservatore di mantenere distinti i
dati dai commenti.
113
114
Esempio di registrazione con i quattro tipi di
note
  • Data 29 ottobre
  • Scena Sabbiera allaperto
  • Partecipanti Rita (R), Barbara (B), Bill (Bi),
    Linda (L), Richard (Ri), Jack (J).
  • Nc Cinque bambini (R, B, L, Ri, J) giocano
    intorno alla sabbiera che si trova in giardino. I
    bambini fanno finta di preparare dolci, torte,
    ecc., mettendo la sabbia dentro le scodelle e
    altri utensili da cucina. Vicino alla sabbiera si
    trovano anche un lavandino giocattolo con un
    rubinetto e un forno giocattolo. Per la maggior
    parte del tempo i bambini sembrano coinvolti nel
    gioco in parallelo, ma ci sono anche scambi
    verbali quando hanno bisogno di condividere gli
    utensili o altri oggetti necessari per il gioco.

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  • B-Bi Ho bisogno di un po dacqua (Bi sta in
    piedi davanti al lavandino e si sposta al lato
    non appena B si avvicina).
  • Bi-B Non cè acqua qui (riferendosi al fatto che
    il rubinetto non è quello vero).
  • B-Bi Certo, è un acqua per finta.
  • Bi-B OK.
  • B-Bi Tutti quanti dobbiamo condividerne uno
    soltanto.
  • Successivamente si verifica un altro episodio di
    cooperazione e condivisione.
  • B-J Jack?
  • J-B Che cosa cè?
  • B-J Sto mettendo questo nel forno.
  • J-B OK (B mette la scodella nel forno).
  • B-J Ecco qua, questa è la mia, Jack (J ora tiene
    in mano una scodella e B la riempie di sabbia).

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  • (J ora afferra un cucchiaio che sta nella
    sabbiera)
  • J-B Mio.
  • B-J No, puoi prendere questo (B allunga a J un
    cucchiaino).
  • (Poco dopo questo scambio B lascia larea del
    gioco senza annunciarlo ed entra in classe)
  • Ora soltanto R, J e L restano a giocare introno
    alla sabbiera. Ri si avvicina e guarda gli altri
    bambini per qualche minuto. Ri va poi da J e
    dice
  • Ri-J È ora di lavarsi!
  • Poi Ri afferra la scodella di J piena di sabbia e
    cerca di rovesciarla. J fa resistenza e la
    rovescia per suo conto. Poi entra in classe. Ri
    resta lì per pochi minuti, gioca nella sabbiera e
    poi se ne va. R e L giocano (ci sono diversi
    scambi verbali) fino a che un educare non
    annuncia che è ora di lavarsi.

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  • Np Mi ero reso già conto che qualunque tentativo
    di registrare ogni cosa che i bambini dicevano
    era infruttuoso. Pertanto, qui mi sono basato
    soltanto su un riassunto. Mi era sembrato che
    Richard avesse detto che era ora di lavarsi e per
    questa ragione avesse cercato di svuotare la
    sabbia di Jack, ma era chiaro che Jack non era
    caduto nella sua trappola.
  • Nm Farò in modo di osservare linterazione
    soprattutto intorno alla sabbiera. Non dovrebbe
    essere difficile, perché potrei sedermi sotto la
    sabbiera ed essere alla stessa altezza dei
    bambini. Lintrusione potrebbe essere minore
    intorno alla sabbiera che nellarea del gioco
    della casa.

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  • Nt 1. Il fatto che i bambini passassero da un
    gioco apparentemente parallelo allinterazione,
    per negoziare la condivisione di oggetti, è
    interessante e dovrebbe essere esaminato
    ulteriormente. Questo fatto suggerisce che i
    fattori contestuali sono importanti nelluso che
    i bambini fanno del linguaggio sociale ed
    egocentrico.
  • 2. Così come era avvenuto in episodi precedenti,
    i bambini non hanno usato marcatori linguistici
    per annunciare che lasciavano larea e dopo che
    se ne erano andati non sembravano essere
    fraintesi dagli altri bambini.
  • 3. Il gioco introno alla sabbiera è simile a
    quello nellarea del gioco della casa nel senso
    che i bambini allestiscono le routine domestiche
    (ad es., cuocere, lavare ecc.). Tuttavia, nel
    gioco intorno alla sabbiera, non vengono
    assegnati specifici ruoli (ad es., madre, padre,
    bambino, ecc.) come spesso avviene nel gioco di
    ruoli che viene fatto nellaltra area.

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Tecniche di registrazione Le due principali
tecniche di registrazione sono la
videoregistrazione e il metodo carta e matita.
La videoregistrazione offre la possibilità di
riosservare i comportamenti e di rendere visibili
movimenti troppo veloci per locchio umano.
Inoltre, elimina la selettività dei comportamenti
e consente a più osservatori di studiare lo
stesso materiale. Tuttavia, la presenza della
telecamere può causare reattività nei soggetti,
inoltre, il camp
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