DIABETE SENILE: OBIETTIVI TERAPEUTICI - PowerPoint PPT Presentation

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DIABETE SENILE: OBIETTIVI TERAPEUTICI

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Title: DIABETE SENILE: OBIETTIVI TERAPEUTICI


1
DIABETE SENILE OBIETTIVI TERAPEUTICI
  • Il trattamento è analogo a quello previsto nei
    pazienti più giovani e si basa essenzialmente su
  • - dieta,
  • - attività fisica,
  • - antidiabetici orali
  • - insulina.
  • Lunica differenza è la necessità di una attenta
    valutazione funzionale geriatrica complessiva

2
  • NELLANZIANO IL RAGGIUNGIMENTO DI UNA GLICEMIA
    NORMALE VA PERSEGUITO INSIEME AD ALTRI OBIETTIVI
    PRIMARI
  • Benessere soggettivo con eventuale eliminazione
    della sintomatologia diabetica
  • Conservazione o ripristino di un normale
    metabolismo energetico
  • Prevenzione crisi ipoglicemiche
  • Prevenzione complicanze metaboliche acute
  • Rallentamento complicanze d'organo

Limpegno che la terapia intensiva richiede al
paziente anziano è spesso improponibile
3
Estratto dal Position Statement ADA 2007 Livello
raccomandazioni
4
Livello raccomandazioni Standard italiani AMD
SID 2007
5
Il compenso glicemico e il trattamento
ipoglicemizzante nellanziano (ADA2006 -AMD 2007)
  • Nei diabetici anziani gli obiettivi glicemici
    dovrebbero essere individualizzati. Se le
    condizioni generali sono relativamente buone, il
    valore di HbA1c potrà essere compreso tra 6,5 e
    7,5.
  • (Livello della prova VI, Forza della
    raccomandazione B)
  • Negli anziani fragili (con complicanze, affetti
    da demenza, con pluripatologie, nei quali il
    rischio di ipoglicemia è alto e nei quali i
    rischi di un controllo glicemico intensivo
    superino i benefici attesi) è appropriato un
    obiettivo meno restrittivo, con valori di HbA1c
    compresi tra 7,5 e 8,5.
  • (Livello della prova VI, Forza della
    raccomandazione B)
  • Nei diabetici anziani lo schema di
    automonitoraggio dovrebbe essere commisurato al
    grado di autosufficienza e quindi alle singole
    capacità funzionali, affettive e cognitive. Lo
    schema deve essere basato sugli obiettivi
    glicemici e di HbA1c programmati, sulle reali
    possibilità di modificare la terapia e sul
    rischio di ipoglicemia.
  • (Livello della prova VI, Forza della
    raccomandazione B)

6
Continua
  • Se in un soggetto anziano è indicata una terapia
    con antidiabetici orali, non è opportuno
    lutilizzo di clorpropamide e glibenclamide.
    (Livello della prova V, Forza della
    raccomandazione B)
  • In diabetici anziani con valori di creatininemia
    1,5 mg/dl (1,4 mg/dl nel sesso femminile), o
    livelli di clearance della creatinina indicativi
    di ridotta funzionalità renale, non è opportuno
    luso di metformina, dato il maggior rischio di
    acidosi lattica.
  • (Livello della prova IV, Forza della
    raccomandazione B)
  • In diabetici anziani trattati con metformina il
    controllo della creatininemia dovrebbe essere
    effettuato almeno una volta allanno e in
    occasione di ogni incremento posologico. In
    soggetti di età 80 anni o con ridotta massa
    muscolare è preferibile la misurazione della
    clearance della creatinina.
  • (Livello della prova VI, Forza della
    raccomandazione C)

7
La valutazione funzionale
  • Il paziente anziano con diabete tipo 2 dovrebbe
    avere una valutazione multidimensionale
    geriatrica e una valutazione delle sindromi
    geriatriche.
  • (Livello della prova VI, Forza della
    raccomandazione B)
  • La valutazione deve includere la misura delle
    funzioni globale/fisica, cognitiva e affettiva.
  • (Livello della prova VI, Forza della
    raccomandazione B)
  • La valutazione funzionale deve essere completata
    da un accertamento delle comorbilità e dello
    stato nutrizionale.
  • (Livello della prova VI, Forza della
    raccomandazione B)
  • Il diabetico anziano dovrebbe essere valutato
    periodicamente riguardo alla possibilità di
    eseguire attività fisica e informato sui benefici
    che ne possono derivare e le risorse disponibili
    per incrementare il livello di attività
    praticata.
  • (Livello della prova VI, Forza della
    raccomandazione B)

8
Continua
  • Nei diabetici anziani dovrebbero essere valutati
    periodicamente lapporto alimentare, lo stato
    nutrizionale e lidratazione, fornendo
    indicazioni per una terapia nutrizionale adeguata
    allo stato socio-economico e culturale, consigli
    sul contenuto della dieta e sui potenziali
    benefici derivanti da una riduzione del peso
    corporeo. Dovrà sempre essere valutato anche il
    rischio di una malnutrizione calorico-proteica,
    condizione assai frequente nella persona anziana.
  • (Livello della prova VI, Forza della
    raccomandazione B)
  • Il diabetico anziano presenta un rischio
    aumentato di depressione maggiore, per cui
    particolare attenzione deve essere posta alla
    ricerca di sintomi suggestivi di tale diagnosi,
    sia nel corso della valutazione iniziale, sia in
    occasione di peggioramenti dello stato clinico
    non altrimenti giustificabili.
  • (Livello della prova III, Forza della
    raccomandazione C)
  • Il diabetico anziano dovrebbe essere invitato a
    tenere una registrazione aggiornata dei farmaci
    assunti, da presentare al medico curante.
  • (Livello della prova VI, Forza della
    raccomandazione C)

9
Continua
  • Il medico curante di un diabetico anziano
    dovrebbe prendere in considerazione la possibile
    presenza di un decadimento cognitivo, sia nel
    corso della valutazione iniziale, sia in presenza
    di un declino non altrimenti giustificabile dello
    stato clinico che si manifesti, ad esempio, con
    unaumentata difficoltà nella cura di sé.
  • (Livello della prova VI, Forza della
    raccomandazione C)
  • Lo screening annuale del diabetico anziano
    dovrebbe prevedere la ricerca di sintomi di
    incontinenza.
  • (Livello della prova VI, Forza della
    raccomandazione C)
  • Il diabetico anziano dovrebbe essere interrogato
    su eventuali episodi di cadute a terra. In tal
    caso, ne andranno indagate le cause (per es.
    farmaci, fattori ambientali, ecc.).
  • (Livello della prova VI, Forza della
    raccomandazione C)
  • Durante la valutazione iniziale, il diabetico
    anziano dovrebbe essere interrogato sulla
    eventuale presenza di dolore cronico.
  • (Livello della prova VI, Forza della
    raccomandazione C)

10
Continua
  • Ogni Residenza Sanitaria Assistenziale che ospiti
    pazienti diabetici dovrebbe avere un piano o un
    protocollo concordato di assistenza
    diabetologica, sottoposto a regolari revisioni.
  • (Livello della prova VI, Forza della
    raccomandazione B)

11
VALUTAZIONE MULTIDIMENSIONALE PER IL DIABETE
NELLANZIANO
  • Valutazione socioeconomica
  • Abitativa (Casa propria, presso familiari,
    comunità)
  • Familiare (vive da solo o con altri)
  • Reddito (è economicamente autonomo)
  • Valutazione della terapia Farmacologica
  • Valutazione delle abitudini di vita
    (alimentazione, attività fisica, orari dei pasti)
  • Valutazione clinica (Multidisciplinare)
  • Malattia aterosclerotica, Valutazione
    cardiovascolare,
  • Neuropatia( Sensibilità periferica e sistema
    periferico autonomo)
  • Malattie oculari,
  • Nefropatia,
  • Piede Diabetico Esame dei piedi dal punto di
    vista vascolare, neurologico, muscolo-scheletrico,
    cutaneo e dei tessuti molli
  • Esame e adeguamento delle calzature usate
  • Valutazione multidimensionale per il diabete
    nellanziano

12
DIABETE SENILE problemi particolari nel
trattamento
13
PROGRAMMA ASSISTENZIALE PER LA GESTIONE DEL
DIABETE NEGLI ANZIANI Guida per la formulazione
degli obiettivi
  • Stabilire dei target glicemici e pressori
    realistici.
  • Partecipare attivamente a programmi di assistenza
    strutturata che prevedano una valutazione
    regolare delle funzionalità, delle capacità
    cognitive e dellumore, riconsiderando gli
    obiettivi terapeutici
  • Consenso e condivisione delle cure tra paziente,
    caregiver, MMG, Specialista ospedaliero e
    ambulatoriale, infermiere.
  • Definire la frequenza e la natura del follow-up
    (misurare HbA1c almeno ogni 6 mesi)
  • Organizzare il monitoraggio glicemico da parte
    del paziente o care-giver.
  • Rivolgersi, se necessario, ai servizi sociali o
    comunitari.
  • Partecipare a interventi educazionali che
    promuovano uno stile di vita salutare.

14
STUDIO QUADRI 2004 (ISS) 3200 diabetici fra i
18-64 anni
  • 30 riferisce di aver sofferto di una complicanza
  • 19 ha subito un ricovero ospedaliero nellultimo
    anno
  • 73 ha almeno 1 fattore di rischio (ipertensione,
    ipercolesterolemia, obesità)
  • 40 sovrappeso 32 obeso 27 fuma 31 è
    sedentario
  • Solo il 49 ha fatto una visita medica
    approfondita nellultimo semestre
  • Solo il 58 ha fatti il FO
  • Solo il 66 ha fatto la glicata negli ultimi 4
    mesi
  • 56 fa lautocontrollo giornaliero
  • 90 è stato informato su fumo, peso,
    alimentazione, attività fisica
  • Solo il 68 ha avuto informazioni su cosa fare in
    caso di ipoglicemia
  • Solo 49/100 conoscono limportanza del controllo
    del piede

15
CARATTERISTICHE DEL DIABETE NELLANZIANO
(Graydon S. et al, Journal of Gerontology
200156M5-M13)
  • Spesso è assente la triade polidipsia poliuria
    polifagia
  • Sintomi atipici delirium, perdita di
    autosufficienza, incontinenza urinaria, cadute
  • I nuovi casi sono diagnosticati casualmente
    (asintomatico)
  • I deficit cognitivi sono più frequenti
  • Gli eventi ipoglicemici sono più frequenti, gravi
    e prolungati
  • È più facile linsorgenza di acidosi lattica da
    biguanidi

16
Continua
  • Coma iperosmolare non chetosico come prima
    manifestazione nelle case di riposo
  • Le patologie cardiovascolari sono più frequenti
  • Sono frequenti i fatti infettivi broncopolmonari
    e urinari e insorgono facilmente lesioni
    ulcerative infette agli arti inferiori
  • Complicanza del diabete stesso (IMA, Stroke) come
    prima manifestazione clinica
  • Maggiore dipendenza da prestatori assistenziali
    formali o informali

17
(No Transcript)
18
V A R I A B I L I T A
E S P OS I Z I O N E
19
Conseguenze delliperglicemia
Picchi iperglicemici di breve durata hanno un
effetto significativo sullo stess ossidativo
endoteliale
Glicazione\ossidazione di lipoproteine, matrice e
collagene
Alterazione della permeabilità vascolare.
AUMENTO DEL RISCHIO CARDIOVASCOLARE
20
LIPERGLICEMIA POST-PRANDIALE E DANNOSA ?
International Diabetes Federation (IDF) 2007
Valutazione giornaliera del compenso glicemico
(soprattutto se si usano analoghi dellinsulina)
21
VALUTAZIONE DEL CONTROLLO GLICEMICO
  • Emoglobina glicata (HbA1c)
  • La valutazione del controllo glicemico ottenuto
    da parte di un diabetico deve includere il
    periodico dosaggio dellHbA1c
  • (Livello della prova VI, Forza della
    raccomandazione B)
  • Il dosaggio dellHbA1c deve essere effettuato
    almeno 2 volte allanno in ogni diabetico, anche
    se il controllo glicemico è stabilmente
    nellobiettivo terapeutico.
  • (Livello della prova VI, Forza della
    raccomandazione B)
  • Nei pazienti in cui è stata modificata la terapia
    ipoglicemizzante oppure lobiettivo terapeutico
    non è ancora stato raggiunto o non è stabile nel
    tempo, il dosaggio dellHbA1c deve essere
    effettuato ogni 3 mesi.
  • (Livello della prova VI, Forza della
    raccomandazione B)

22
La lezione dello Studio UKPDS 1998controllo
migliore, meno complicanze
RIDUZIONE DEL RISCHIO
Morte per diabete
Attacchi cardiaci
Complicanze microvascolari
Malattia vascolare periferica
1
p lt0.0001
UKPDS 35. BMJ 2000 321 405-412.
23
ESTRATTO DAL POSITION STATEMENT ADA 2007
  • Lautocontrollo glicemico, condiviso con il team
    diabetologico, è una componente indispensabile
    dellautogestione della malattia diabetica sia
    per raggiungere gli obiettivi terapeutici sia per
    ridurre il rischio di ipoglicemie gravi.
  • (Livello della prova VI, Forza della
    raccomandazione B)
  • Lautocontrollo quotidiano (almeno 3-4
    controlli/die) è indispensabile per la persona
    con diabete tipo 1 in terapia insulinica
    intensiva.
  • (Livello della prova II, Forza della
    raccomandazione A)

24
ESTRATTO DAL POSITION STATEMENT ADA 2007-2008
  • Lautocontrollo glicemico continuativo, con
    frequenza e modalità diverse, è utile per la
    persona con diabete tipo 2 insulino-trattato.
  • (Livello della prova III, Forza della
    raccomandazione B)
  • Lautocontrollo glicemico non continuativo è
    potenzialmente utile per la persona con diabete
    tipo 2 in terapia orale o dietetica, ma non sono
    disponibili chiare evidenze di efficacia sul
    controllo glicemico.
  • (Livello della prova VI, Forza della
    raccomandazione C)

25
Conitinua
  • Per ottenere un buon controllo glicemico e
    raggiungere gli obiettivi glicemici
    post-prandiali può essere utile lautocontrollo
    glicemico post-prandiale. (Livello della prova
    VI, Forza della raccomandazione B)
  • La frequenza dellautocontrollo deve essere
    adattata agli eventi intercorrenti e
    intensificata in presenza di situazioni cliniche
    quali patologie intercorrenti, ipoglicemie
    inavvertite, ipoglicemie notturne, variazione
    della terapia ipoglicemizzante.
  • (Livello della prova VI, Forza della
    raccomandazione B)
  • È necessario istruire il paziente
    allautocontrollo glicemico, valutare
    periodicamente la correttezza dellutilizzo del
    glucometro e la capacità di modificare la terapia
    sulla base dei valori misurati, eventualmente
    facendo uso di un algoritmo condiviso. (Livello
    della prova VI, Forza della raccomandazione B)

26
RACCOMANDAZIONI SULLUSO E LA PERIODICITÀ
DELLAUTOCONTROLLO(AMD-SID 2007)
  • Si individuano le seguenti classi di pazienti in
    funzione della terapia
  • Classe 1) Terapia insulinica intensiva
  • Classe 2) Terapia insulinica convenzionale o
    mista
  • Classe 3) Terapia ipoglicemizzante orale con
    farmaci secretagoghi (sulfaniluree,
    glinidi)
  • Classe 4) Terapia dietetica e/o con farmaci
    insulinosensibilizzanti (metformina,
    glitazoni, tiazilodindioni)

ADA 3-4 controlli/die Diabete 1
27
Raccomandazioni in relazione alle classi su
esposte (AMD-SID 2007)
  • Classe 1
  • a) di regola 4 controlli/die in condizioni
    routinarie
  • b) numero illimitato in condizioni di squilibrio
    glicemico o malattie intercorrenti, per periodi
    limitati alla risoluzione del fatto
  • Classe 2
  • a) numero di controlli quotidiani pari al numero
    di iniezioni 20 in routine
  • b) numero illimitato in condizioni di squilibrio
    glicemico o malattie intercorrenti, per periodi
    limitati alla risoluzione del fatto

28
Raccomandazioni in relazione alle classi su
esposte
  • Classe 3 (secretagoghi)
  • a) numero di controlli pari a un profilo
    settimanale su 4 punti in routine
  • b) fino a 2 controlli/die in presenza di rischio
    elevato di ipoglicemia o conseguenze
    potenzialmente gravi dellipoglicemia
    (coronaropatia, vasculopatia cerebrale,
    retinopatia proliferante)
  • c) numero illimitato in condizioni di squilibrio
    glicemico o malattie intercorrenti, per periodi
    limitati alla risoluzione del fatto
  • Classe 4 (dieta, insulinosenzibilizzanti)
  • Lefficacia dellautocontrollo della glicemia in
    questa classe di pazienti non è a tuttoggi
    dimostrata (ad eccezione del diabete
    gestazionale)
  • la frequenza dei controlli deve esseredecisa dal
    diabetologo in relazione alle singole situazioni
    cliniche.

29
Qual è il ruolo delloperatore rispetto
allistruzione del paziente sullautocontrollo
della glicemia
  • Istruire i pazienti/care-giver sulluso degli
    apparecchi e verificare la loro abilità nelluso
  • Prima di iniziare lautogestione
    dellautocontrollo valutare capacità visive,
    manuali, cognitive
  • Verificare periodicamente la capacità di
    performance rispetto allautocontrollo (anziano
    ogni 2 settimane, ogni 1-2 anni nelladulto)
  • Calibrare periodicamente i valori dellSBMG con
    quelli della glicemia da sangue venoso (obv ADA
    ridurre al 10 i dati inattendibili)
  • Controllare periodicamente i valori dellSBMG con
    lHbA1c, per valutare eventuali falsificazioni
    del diario.

30
CARATTERISTICHE DI UN REFLETTOMETRO PER PAZIENTI
ANZIANI
  • Facile da apprendere (non occorre data e ora)
  • Che permetta una facile esecuzione dellesame
  • Con un ampio display che facilita la visione del
    risultato
  • (27-48 dei diabetici ha problemi di vista)
  • Con linserimento del codice semplice o
    automatico e senza limiti di tempo per
    linserimento
  • Le strisce si devono poter maneggiare senza
    lutilizzo dellinvolucro
  • Lapparecchio non deve dare il risultato se il
    sangue è poco
  • (85 dei valori glicemici bassi sono
    attribuibili a questo errore)
  • (R. Toniato OSDI, 2003)

31
Goal Terapeutico
  • ottimale accettabile
  • Glicemia a digiuno 80-120 120-140
  • Glicemia 2h. dopo i pasti 120-140 140-180
  • - Prima di coricarsi 100140 lt 160
  • - HbA1C lt 6.5-7 lt 7,5-8,5

Nellanziano lobiettivo è ridurre il rischio
dipoglicemia e variabilità glicemia
32
  • PRINCIPI DI TERAPIA NEL DIABETE 2 DELLANZIANO
  1. Terapia non farmacologica (dieta att. fisica)
  2. Antidiabetici orali (soli o più insulina)
  3. Insulina

33
ANTIDIABETICI ORALI E NURSING
FARMACO AZIONE ASPETTI DEL NURSING
SULFANILUREE Stimolano secrez. insulina Lunga durata azione (6-24h.) Scarso potere nel ridurre glicemia post-prandiale Alto rischio Ipoglicemia Metabolizzate dal fegato Eliminate dal rene Controllo glicemia (3-4 v/sett.) Valutare introito alimentare Aumento peso Disturbi gastrointestinali Uso di farmaci Educazione gestione ipoglicemia
GLINIDI (repaglinide) Stimola secrez. B cellule Azione rapida (60-4h) Previene le iperglicemie post-prandiali Basso rischio ipoglicemia (soprattutto notturne) Escrez. biliare Controllo glicemia post-prandiale Assumere prima del pasto
34
LE SULFANILUREE
  • sono tra i farmaci dotati di maggior potere
    ipoglicemizzante
  • sono gravate da un maggior rischio di ipoglicemia
    e di incremento ponderale
  • accelerano il processo del fallimento secondario
    (esaurimento funzionale della ßcellula)
  • non è stato chiaramente dimostrato il
    peggioramento degli outcomes CV (differenze tra
    farmaci della classe)
  • possono bloccare il meccanismo cardiaco
    protettivo del precondizionamento ischemico
    (differenze tra II e III generazione)
  • esistono situazioni in cui è sconsigliabile il
    loro utilizzo (pz con sindromi coronariche acute
    ed in caso di angiografia coronarica).

35
BIGUANIDI (Metformina) Farmaco insulino-sensibilizzante Riduce glicemia a digiuno Non controlla liperglicemia post-prandiale Stimola la glicolisi anerobica (ac. Lattico) Disturbi gastrointestinali e anoressia (nutrizione) Funzionalità renale Rischio di acidosi lattica Pazienti a rischio oltre 75 anni, cardiopatici, insuff. Renale o respiratoria (ipossia ? latticidemia)
TIAZOLIDINDIONI insulino-sensibilizzante Possono dare danno epatico (funz. Epatica) Controllo peso - Ritenzione idrica segni di scompenso cardiaco
ACARBOSE Inibitore alfa-glicosidasi Rallenta scissione carboidrati complessi Riduce glicemia post-prandiale Disturbi gastrointestinali (meteorismo flatulenza)
36
TERAPIA INSULINICA
37
1. QUALI SONO GLI OBIETTIVI DEL TRATTAMENTO
INSULINICO INTENSIVO E LEFFICACIA IN TERMINI DI
RIDUZIONE DELLE COMPLICANZE?
  • 1. Controllo frequente della glicemia (SBMG) da 3
    a 4 volte al dì.
  • 2. Terapia medica nutrizionale
  • 3. Educazione al self-management e al problem
    solving
  • 4. Possibilità di essere ospedalizzati al momento
    dellinizio della terapia.
  • ?
  • 50-70
  • retinopatia, nefropatia, neuropatia

38
TIPI DI INSULINA
  • ANALOGHI ad azione Rapida
  • Humalog Insulina LISPRO
  • Novorapid Insulina ASPART
  • Apidra Insulina GLULISINA
  • RAPIDA
  • Humulin R, Actrapid HM
  • INTERMEDIA
  • Humulin I, Protaphane HM
  • LENTA
  • Monotard HM, Ultratard (sospesa la produzione)
  • MISCELE Rapida/Intermedia
  • Humulin (30/70-50/50)
  • Actraphane (10/90 20/80 30/70 40/60
    50/50)
  • NUOVA MISCELA di ANALOGO
  • Humalog Mix 25
  • NovoMix 30
  • ANALOGHI ad azione LENTA
  • Insulina Glargine Lantus
  • Insulina Detemir Levemir

39
CENNI DI FARMACOCINETICA
Raccomandazioni SIEDP, 2005
40
  • LENTO INIZIO DELLEFFETTO
  • Picco di azione non contemporaneo al picco
    glicemico post prandiale
  • Richiede la somministrazione tra 20 e 40 minuti
    prima del pasto
  • Rischio di ipo in caso di ritardo nellassunzione
    del pasto
  • LUNGA DURATA DAZIONE
  • Fino a 7 ore
  • Aumentata in caso di alti dosaggi dinsulina
  • Ipoglicemia tardiva post prandiale

41
INSULINA ASPART NOVORAPID
Sost. in posizione B28 della Prolina con acido
aspartico
B 30
A 1
S
S
A 21
S
S
S
S
B 1
CATENA A
LEGAMI DISOLFURO
CATENA B
S
CARATTERISTICHE Monomerica Rapido inizio e
picco precoce
42
INSULINA LISPRO HUMALOG
INVERSIONE Lisina-Prolina B 28 B29
B 30
A 1
S
S
A 21
S
S
S
S
B 1
CATENA B
CATENA A
S
LEGAMI DISOLFURO
CARATTERISTICHE Monomerica Rapido inizio e
picco precoce
43
80 60 40 20 0
PLASMA INSULIN
Plasma Free Insulin (µU/ml)
0 2 4 6 8 10 12
Time After Insulin Injection or Meal Ingestion
(Hrs)
44
QUALE PIANO EDUCATIVO PREDISPONI PER UN PAZIENTE
IN TERAPIA CON ANALOGO AD AZIONE RAPIDA (Lispro -
Aspart)
  • rende più facile il calcolo della dose in
    rapporto alla quantità di carboidrati previsti
    nella dieta,
  • la breve durata di azione (4 ore) elimina il
    rischio di ipoglicemia tardiva. Il rischio
    ipoglicemico si colloca invece dopo 30-60 minuti
    ma solo se la dose iniettata è in eccesso
    rispetto allintroito di carboidrati,
  • per il rischio di ipoglicemia precoce è meglio
    ritardare di almeno 3 ore rispetto alliniezione
    un eventuale programma di attività fisica,
  • iniettata al momento del pasto riduce
    liperglicemia post-prandiale alla 1 e 2 ora,
     
  • riduce livelli di HbA1c dello 0,3-0,4
  • Rischio di microangiopatia del 25

45
Continua
  • si può iniettare e mangiare immediatamente od
    anche iniettare linsulina a fine pasto
    commisurando la dose alleffettivo quantitativo
    di carboidrati introdotto (bambini e anziani)
  • va iniettata nellarea addominale anche se la
    rapidità di assorbimento riduce le differenze di
    comportamento farmacocinetico legate alla sede
    diniezione

46
Continua
  • può essere usata nella pompa ad infusione (CSSI)
  • è indispensabile lautocontrollo prima dei pasti
    e dopo 90-120 minuti (a scaletta) per individuare
    il fabbisogno prandiale di insulina e il
    fabbisogno di intermedia per coprire lintervallo
    di tempo lasciato libero dallanalogo.

47
INTERMEDIE implicazioni per luso
  • La breve durata di azione della NPH (8 ore)
  • impone che venga iniettata tardi la sera intorno
    alle 23.00 questo per evitare il rischio di
    ipoglicemia notturna verso le 2.00 3.00 quando è
    minore il fabbisogno.
  • non sempre riesce poi a garantire buoni valori
    della glicemia a digiuno al mattino fra le 3.00 e
    le 8.00 dove cè un maggior fabbisogno (fenomeno
    alba).
  •  
  • Vanno iniettate a livello della coscia o dei
    glutei ma esiste una variabilità individuale
    dellassorbimento sottocutaneo.
  •  
  • Non possono essere infuse per via e/v in quanto
    contengono agenti ritardanti (trattandosi di
    sospensioni devono essere agitate prima delluso.
    Lo scuotimento brusco della boccetta o la
    posizione verticale possono favorire la
    formazione di aggregati)

48
ANALOGHI DELLINSULINA A LUNGA AZIONE
49
INSULINA DETEMIR
SOSTITUZIONE di B30 con ACIDO MIRISTICO SOSTITUZIO
NE di B29 Lisina - Threonina
B 30
A 1
S
S
A 21
S
S
S
S
B 1
CATENA B
CATENA A
LEGAMI DISOLFURO
S
CARATTERISTICHE Legame all albumina
50
INSULINA DETEMIR LEVEMIR
  • analogo acilato dellinsulina umana per
    laggiunta di una molecola di acido miristico in
    posizione 30 della catena B, a struttura
    esamerica
  • legame reversibile con lalbumina sottocutanea,
    successivo passaggio nel circolo sistemico in
    forma monomerica, legame con lalbumina
    plasmatica e allungamento dellemivita
  • solubile a pH neutro, rimane in forma liquida nel
    sito sottocutaneo di iniezione, quindi minor
    variabilità glicemica
  • ridotto rischio di ipoglicemie notturne

51
INSULINA GLARGINE LANTUS
Sost. dell'asparagina in A21 con la glicina e
l'aggiunta di 2 residui di arginina in C-term.
della cat B
B 30
A 1
S
S
A 21
S
S
S
S
B 1
CATENA B
CATENA A
S
LEGAMI DISOLFURO
CARATTERISTICHE pH 5.5 -Precipitazione -Lento
regolare rilascio
52
(No Transcript)
53
INSULINA GLARGINE LANTUS
  • UTILITÀ
  • Secrezione basale (1-2 iniezioni)
  • Assenza di picco
  • Non necessità di preparare sospensione

Non può essere miscelata con altre insuline
perché ha un ph acido
54
Insulina Glargine
Iniezione di Glargine (soluzione acida pH
4.0) ? Precipitazione di glargine nel tessuto
sottocutaneo (pH 7.4) ? Dissociazione lenta
degli esameri di glargine dai microprecipitati
? Azione prolungata
Solution limpida pH 4.0
pH 7.4
Precipitazione
Dissociazione
Esameri
Dimeri
Monomeri
10-3 M
10-5M
10-8 M
Membrana Capillare
Insulina circolante
55
IL CONCETTO DEL BASAL/BOLUS
  • Insulina basale
  • Soppressione della produzione epatica di
    glucosio interprandiale e notturna
  • Corrisponde al 40 - 50 del fabbisogno
    insulinico giornaliero
  • Bolo insulinico (pasti)
  • Limitare liperglicemia post-prandiale
  • Inizio immediato e picco dazione massimo entro
    1 ora dal pasto
  • Ad ogni pasto corrisponde il 10 - 20 del
    fabbisogno insulinico giornaliero.

56
(No Transcript)
57
Linsulina basale ideale
  • Mima la secrezione basale da parte del pancreas
  • Durata 24 ore
  • Profilo liscio, senza picco
  • Riproducibilità di assorbimento sottocutaneo
  • Ridotto rischio di ipoglicemia notturna
  • Somministrabile una volta al giorno
  • Le insuline a lunga durata dazione servono per
    mantenere leuglicemia nelle fasi interprandiali
    soprattutto durante il periodo di digiuno notturno

58
MOMENTI DELLA GIORNATA DA PRESIDIARE IN CORSO DI
TERAPIA INSULINICA
RAPIDA PRIMA DEI PASTI Rischio di Ipoglicemia post-prandiale Viene eseguita prima di essere certi dellintroito alimentare o senza rispettare lintervallo insulina -pasto
ANALOGHI PRIMA DEI PASTI Basso rischio di ipoglicemia Iperglicemia Breve durata dazione Può essere iniettata dopo il pasto Prima del pasto successivo prevenibile con luso dellintermedia
INTERMEDIA Rischio di ipoglicemia A fine mattina se fatta al mattino Fra le 24-02 se fatta la sera
PREMISCELATE (ES. 30/70) IN 2 SOMM. Rischio di ipoglicemia Iperglicemia Vedi intermedia Per disequilibrio fra insulinizzazione e ritmo alimentare
59
(No Transcript)
60
(No Transcript)
61
Comè disposto il tessuto sottocutaneo?
differentemente nelluomo e nella donna (nella
donna è più localizzato a livello fianchi e
cosce, nelluomo a livello del collo, poco
presente a livello delle cosce) Presente
abbondantemente in entrambi a livello addominale.
Disposto in modo più uniforme nel bambino
62
INCLINAZIONE DELLAGOADA, 2004
  • Inclinazione a 45 o 90?
  • Linsulina può essere praticata sia a 45 che a
    90.
  • Langolatura dipende dalla lunghezza ago, sede
    diniezione, paziente lo scopo è di prevenire
    iniezioni nel muscolo
  • Serve o non serve fare la plica?
  • Eseguire la plica sia a 45 che a 90 per
    allontanare il sottocute dal tessuto muscolare e
    iniettare senza rischio
  • La plica può non essere eseguita nei soggetti
    obesi (preferire angolatura a 45, aghi di 5 6
    mm sede gluteo)
  • Inoltre
  • manovra di Lesser non serve
  • attendere alcuni secondi
  • prima di togliere lago

63
aspetti in discussione (1)
riutilizzo siringhe secondo lADA possono
essere riutilizzate ma bisogna valutare il
paziente (vista adeguata per richiuderle,
condizioni igieniche, abilità manuali)
(Ada 2004)
riutilizzo aghi sebbene accettato dal team
diabetologico, si deve considerare che - il
riutilizzo dellago danneggia la punta -
lasciare lago collegato alla penna favorisce
lentrata di aria nella cartuccia influenzando la
dose somministrata - linsulina tende a
cristallizzare allinterno dellago ostruendolo
(Diabetes Care 2002)
64
COMPLICANZE ACUTEIPOGLICEMIAIPERGLICEMIA
65
Hypoglycemia the limiting factorin the glycemic
management of type I and type II
diabetesDiabetologia 45937948, 2002
  • rischio di ipoglicemia fatale o non fatale
    associato a uso di ipoglicemizzanti orali aumenta
    esponenzialmente con letà
  • Nel 70 dei casi sono implicate le sulfaniluree
  • Studio UKPDS eventi di ipoglicemia severa in
    Diabete tipo 2 in follow-up a 6 anni
  • 2,4metformina
  • 3,3sulfonilurea
  • 11,2insulina

66
Nell'anziano l'ipoglicemia è pericolosa!
La risposta allipoglicemia vasocostrizione,
aumento PAO e consumo O2, stress
  • Provoca danni a livello del circolo coronarico e
    cerebrale
  • Un controllo metabolico troppo rigoroso può
    portare nell'anziano ad ipoglicemie evidenti ma
    spesso anche misconosciute e sempre dannose
    specie a livello del S.N.C.(ischemia cerebrale)
  • Nei pazienti con coronaropatia possono
    manifestarsi anche aritmie o infarti a volte
    asintomatici e quindi più difficilmente
    diagnosticabili
  • Sinstaura un quadro di ipoglicemia cronica

67
IPOGLICEMIA (ADA 2005)
  • Diminuzione dei valori della glicemia plasmatica
    uguali o inferiori a 70 mg/dl
  • La soglia dinsorgenza dei sintomi ipoglicemici
    tende ad essere più bassa nei soggetti con
    controllo ottimizzato o con recenti episodi
    ipoglicemici, in terapia insulinica intensiva
  • ASINTOMATICHE
  • SINTOMATICHE

68
POSSIBILI CAUSE DIPOGLICEMIA NELLANZIANO
  • Può essere legato ad un controllo metabolico
    troppo rigido e favorito da una ridotta risposta
    ormonale controregolatoria
  • Politerapia e scarsa adesione agli schemi
    terapeutici
  • Uso di sulfaniluree
  • Una recente ipoglicemia può predisporre a crisi
    ipoglicemiche per riduzione di risposta ormonale
    con riduzione dei sintomi durante una successiva
    ipoglicemia
  • Compromissione dello stato cognitivo (percezione
    ipoglicemia)
  • Difficoltà a correggere precocemente le
    ipoglicemie
  • Insufficienza epatica e/o renale
  • Comorbilità che mascherano o confondono i sintomi
    (demenza, depressione, disturbi del sonno, ecc)

69
  • Eccesso di insulina, sia accidentale (per errore
    di preparazione o tecnica di iniezione
    dinsulina) che per errato calcolo della dose
    (attenzione allestate!)
  • Ridotto introito alimentare per
  • alterazione dei sensi (gusto e odorato),
    adentulia, rigidità articolari o i tremori che
    limitano la preparazione dei cibi (grado di
    autonomia)
  • irregolarità nellassunzione dei pasti
  • disordini affettivi e cognitivi (depressione,
    demenza )
  • Fattori sociali (solitudine)
  • Esercizio fisico insolito o non accompagnato da
    opportune correzioni della terapia e
    dellintroito alimentare
  • Lingestione di alcol, specie a digiuno, può
    causare ipoglicemia, per inibizione della
    produzione di glucosio da parte del fegato

70
Altered response to hypoglycemia of healthy
elderly people Journal ofClinical
EndocrinologyandMetabolism 1994781341-1348
  • Soggetti anziani sani
  • Ridotta produzione di glucagone e adrenalina in
    risposta allipoglicemia
  • Riduzione dei sintomi autonomici e non dei
    sintomi neuroglicopenici

71
(No Transcript)
72
SINTOMI AUTONOMICI
dovuti allaumentata attività del SNA per
contrastare lipoglicemia (stimoli dallarme
inducono la persona ad assumere zuccheri)
  • Ansia
  • Tremori
  • Palpitazioni
  • Intorpidimento della lingua, delle labbra e delle
    dita
  • Irritabilità
  • Pallore
  • Sudorazione
  • Rabbia
  • Nausea - Fame (parasimpatico)

Questi sintomi ad eccezione della sudorazione
possono essere assenti nei pazienti che usano B-
bloccanti
73
SINTOMI NEUROGLICOPENICI
  • Difficoltà di concentrazione
  • Conpromissione della memoria a breve termine
  • Mal di testa
  • Confusione
  • Difficoltà nella parola
  • Cambiamenti di comportamento
  • Visione doppia o offuscata
  • Disturbi nella visione a colori, specialmente
    rosso e verde
  • Sonnolenza
  • Debolezza e vertigini
  • Convulsioni
  • Coma

Legati alla riduzione della glicemia con
sofferenza delle cellule cerebrali con sintomi
neurologici sempre più accentuati
74
IPOGLICEMIA SINTOMATICAqualche dato
  • Nel complesso, la frequenza stimata di
    ipoglicemia moderata è di circa 0,1-0,3
    episodi/paziente-giorno. (Ann Intern Med
    2002136504-14)
  • Nello studio DCCT, lincidenza dellipoglicemia
    severa era 3 v. maggiore nei soggetti D1 trattati
    con terapia insulinica intensiva rispetto ai
    soggetti in terapia convenzionale (0,6 rispetto a
    0,2 episodi/paziente-anno) 5. (N Engl J Med
    1993329977-86)
  • In modo analogo, nello studio SDIS lipoglicemia
    severa era 2 v. e mezzo più frequente nei
    pazienti in terapia insulinica intensiva (N Engl
    J Med 1993329304-9).
  • Nel diabete tipo 2 la frequenza di ipoglicemia
    severa riportata in letteratura è più bassa
    rispetto a quella del diabete tipo 1.

75
IPOGLICEMIA NOTTURNA qualche dato
Il DCCT ha dimostrato che le ipoglicemie gravi si
manifestano nella maggior parte dei casi durante
la notte (43) e non sempre sono precedute da
sintomi di allarme. Generalmente lipoglicemia
notturna è molto frequente, infatti può essere
presente fino al 50 dei profili notturni, è
asintomatica in circa il 25-40 dei casi, può
essere prolungata fino a diverse ore (anche 4-6
ore) ed essere completamente misconosciuta.
76
Pazienti a rischio di ipoglicemia asintomatica
(hypoglicemia unawareness)
  • È la complicanza più frequente dellipoglicemia
    notturna (alcuni autori sottolineano che se alle
    h. 22 la glicemia è inf. 110 mg/dl il rischio di
    ipoglicemia notturna è dell80)
  • Anziani
  • Con neuropatia autonomica (ridotta o assente
    risposta adrenergica)
  • In trattamento insulinico intensivo o con
    sulfaniluree che hanno presentato ultimamente
    episodi ipoglicemici frequenti e ricorrenti

Solo sintomi neuroglicopenici
25 dei pazienti con DM1 10 pazienti con DM2
(Diab Med 2003)
77
TRATTAMENTO DELLIPOGLICEMIA
Ipoglicemia LIEVE Ipoglicemia MODERATA Ipoglicemia SEVERA
Asintomatica o con sintomi autonomici Sintomi autonomici e neuroglicopenici (parestesie periorali, visione offuscata, cafalea) Quadro di neuroglicopenia (letargia, convulsioni, coma)
Riconosciuta e trattata dal paziente o famigliari a domicilio Riconosciuta e trattata dal paziente o famigliari a domicilio Richiede lassistenza di altre persone
78
TRATTAMENTO IPOGLICEMIA LIEVE O MODERATA (ADA
2006)
Glicemia uguale o maggiore a 70 mg/dl Mangiare pane o alimenti ricchi di amido o frutta e ricontrollare la glicemia dopo 15 (Regola del 15)
Glicemia inferiore a 70 mg/dl Assumere zollette di zucchero (3) o succo di frutta o coca-cola (1/2 lattina) e ricontrollare la glicemia dopo 15 In un secondo momento (dopo circa 45) agli zuccheri semplici vanno associati zuccheri complessi
Sospetta ipoglicemia non documentata Prendere alimenti contenenti zuccheri e rilevare al più presto la glicemia
ADA15- 20 gr glucosio
79
Introito di glucosio Glicemia incremento Tempi di risposta
10 gr Cryer, Diabetes Care 1994 Da 60 a 97 mg/dl 30 mg/dl Dopo 30 decade dopo 1 h.
15 gr Slama et al. Arch Intern MEd 1990) 38 mg/dl Dopo 20
20 gr Cryer, Diabetes Care 1994 Da 58 a 122 mg/dl 60 mg/dl Dopo 45 decade dopo 1h., maggiore risposta dopo 15
Il paziente deve definire il suo algoritmo
personale!
80
20 gr di glucidi equivalgono a circa
crackers 31,5 gr 5 crackers
Pane (25 gr. glucosio) 50 gr 1 panino
Pancarrè 50 gr 3 fette
mela 200 gr 1 mela
Latte (magro o parz. scr.) 400 ml
Coca-cola 200 ml 1 bicch.
zucchero 3 zollette
Succo di frutta 125 ml 1 bottiglietta
81
Trattamento ipoglicemia GRAVE (paziente
incosciente)
  • Glucagone (esempio Glucagen HypoKit) 1 mg i/m
    (agisce in 10-15, lazione decresce dopo 1,5 h.
  • (usare con cautela nel D2 da un colpo di frusta
    alle ßcellula con aumento insulinemia)
  • Somministrare Glucosata 20 500 ml in 2 ore e 30
    minuti (circa 0,45 gr/Kg/ora)

82
Ipoglicemia da terapia che fare ?
  • Ipoglicemia determinata da sulfoniluree a media
    lunga emivita
  • ? terapia infusionale
  • Ipoglicemia da insulina a breve durata (Lispro,
    Aspart, Glurisina) ? dipende dalla gravità della
    ipoglicemia
  • Ipoglicemia da insuline a medio lunga emività
  • ? terapia infusionale
  • Ipoglicemia da terapia non nota
  • ? trattamento infusionale

83
IPOGLICEMIA DA SULFANILUREE GRAVE
  • Paziente incosciente
  • In presenza di sintomi neurologici è opportuno
    sempre effettuare un controllo glicemico anche se
    non ci sono segni di ipoglicemia
  • Necessita di infusione continua e/v di glucosio
    per 12/24 h., 3-4 mg/kg/min
  • La somministrazione di glucagone non risulta
    utile perché lazione delle sulfaniluree è molto
    lunga
  • È associata a gravi incidenti macrovascolari come
    IMA ictus

mortalità 10 - morbilità 5 (G. Bolli, Il
Diabete 6/1997) 2 casi/100 pazienti/anno (Sicolo,
Il Diabete 1999)
84
INTERAZIONI DELLE SULFANILUREE
  • INCREMENTANO LAZIONE IPOGLICEMIZZANTE
  • 1) etanolo
  • 2) salicilati ad alte dosi
  • 3) fenilbutazone
  • 4) sulfamidici incluso il cotrimossazolo
  • 5) cloranfenicolo
  • 6) Dicumarolo
  • RIDUCONO LAZIONE IPOGLICEMIZZANTE1)
    barbiturici2) corticosteroidi3) estrogeni
  • 4) Rifampicina
  • 5) diuretici tiazidici
  • FARMACI CON AZIONE IPOGLICEMIZZANTE DUBBIA1)
    allopurinolo2) aspirina a basse dosi3)
    b-bloccanti4) bezafibrato5) inibitori delle
    monoamino ossidasi6) antidepressivi triciclici

85
PREVENZIONE DELL IPOGLICEMIA
  • Avere sempre a disposizione
  • zucchero a rapido assorbimento
  • un tesserino di riconoscimento come diabetico
  • il glucagone se indicato (sapere come usarlo)
  • Nellimpossibilità di misurare la glicemia
    assumere zucchero ai primi sintomi sospetti
  • Istituire un programma di monitoraggio della
    glicemia che consenta di prevenire lipoglicemia

86
Continua
  • Lievi abbassamenti glicemici quotidiani a 60-70
    mg/dl che in presenza di vasculopatia ostruttiva
    cerebrale causano neuroglicopenia
  • Il ripetersi degli episodi ipoglicemici modifica
    nellanziano la percezione dellipoglicemia che
    si presenta
  • Importanza del controllo glicemico (almeno
    1v/sett. fra le 2,00-3,00)
  • Variazioni della terapia se si presentano troppo
    frequentemente valori glicemici di 70-80 mg/dl
    (definire degli OBV glicemici più alti)

Senza sintomi autonomici Con sintomi neuroglicopenici
Possono essere confusi con uno stato di demenza
87
Listruzione sullipoglicemia deve essere fatta
allinizio e ripetuta periodicamente
  • Spesso le persone con D2 sono state poco istruite
    sullipoglicemia o nellanno mai sperimentata
  • Il diabetico tende ad essere meno vigilante nel
    tempo se non sperimenta episodi ipoglicemici
  • Lo stile di vita si modifica nel tempo
    (decadimento)
  • I sintomi dellipoglicemia variano con
    laumentare della durata della malattia
  • I familiari/badanti devono essere
    coinvolti/sostituirsi (variabilità)

88
CRITERI PER IL TRATTAMENTO IN REGIME DI RICOVERO
OSPEDALIERO DELLA CRISI IPOGLICEMICA GRAVE CON
NEUROGLICOPENIA (ADA, Diabetes Care 2000)
  • Glicemia inf. a 50 mg/dl senza risoluzione, con
    il trattamento, della conpromissione del sensorio
  • Coma, disorientamento, atassia, disfagia da
    documentata o sospetta ipoglicemia
  • Ipoglicemia trattata ma con nessun adulto
    responsabile che può rimanere con il paziente
    nelle 12 h. successive
  • Ipoglicemia da sulfaniluree

89
IPERGLICEMIA
  • CAUSE
  • Pasto troppo abbondante
  • Dose insufficiente insulina, mancata assunzione
    ipoglicemizzante orale
  • Dose insulina troppo alta con ipoglicemia
    notturna effetto rimbalzo (Somogyi)
  • Dose dinsulina alta con ipoglicemia notturna
    seguita da un assunzione eccessiva di zucchero
    per compensarla (è sufficiente assumere 15 gr. di
    glucosio)
  • Breve durata dazione dellinsulina serale
    (verificare la glicemia durante la sera o la
    notte) effetto tramonto
  • Maggior bisogno dinsulina nelle prime ore del
    mattino per effetto ormonale Effetto alba

90
STATI IPERGLICEMICI FATTORI PRECIPITANTI
  • Terapia insulinica inadeguata
  • Infezioni
  • Pancreatite
  • IMA
  • Farmaci (cortisonici, tiazidici,
    simpaticomimetici e nuovi antipsicotici)
  • Malattie cerebrovascolari
  • Qualsiasi condizione di allettamento prolungato
  • Alterazione del senso della sete
  • Diabetes care 2006192739-2747

91
EDUCAZIONE DEL PAZIENTE IN TRATTAMENTO INSULINICO
SULLA PREVENZIONE E GESTIONE DOMICILIARE
DELLIPERGLICEMIA
  • Elencare i principali sintomi diperglicemia
  • Elencare le principali cause diperglicemia e
    identificare la propria causa
  • Eseguire il controllo glicemico in caso di
    sintomi diperglicemia o sintomi neurologici,
    cardiaci, infezioni

92
EDUCAZIONE DEL PAZIENTE IN TRATTAMENTO INSULINICO
SULLA PREVENZIONE E GESTIONE DOMICILIARE
DELLIPERGLICEMIA
  • Eseguire controllo corpi chetonici nelle urine
  • Se il paziente ha già fatto la sua dose abituale
    dinsulina
  • ALGORITMO
  • 2-3 UI dinsulina s/c ogni 2 h. oltre la dose
    abituale fatta. In caso di chetonuria bolo di 5UI
    poi 2-3 UI ogni 1-2h.
  • Controllo ogni ora della glicemia (glicosuria)
  • Reintegrare acqua e Sali. In caso di chetonuria
    ogni 1-2 h. assumere 200 cc di bevande zuccherate
    (10-15 gr. Glucosio)
  • Quando la glicemia raggiunge i valori di 200-250
    mg/dl sospendere insulina
  • Assumere zuccheri complessi per evitare
    ipoglicemia

93
CRITERI PER IL RICOVERO OSPEDALIERO IN CASO DI
CHETOACIDOSI DIABETICA(ADA)
  • Chetoni sierici positivi
  • Ph arterioso lt 7,30 e/o bicarbonato lt 15 mmol/l
  • Chetonuria

94
(No Transcript)
95
(No Transcript)
96
(No Transcript)
97
Obiettivi di cura per i pazienti in RSAClinical
Guidelines for Type 2 Diabetes Mellitus
EuropeanUnion Geriatric Medicine Society.
http//www.eugms.org/ documents/clinicalguidelined
iabetes.pdf (visitato il 09/03/2007).
  • mantenere il massimo livello di qualità di vita e
    di benessere, evitando di sottoporre i pazienti a
    interventi medici e terapeutici non appropriati e
    superflui
  • fornire supporto e opportunità per mettere in
    grado i pazienti di gestire la propria condizione
    diabetica, ove ciò sia possibile e utile
  • raggiungere un controllo metabolico soddisfacente
    (se non ottimale), evitando sia iper- sia
    ipoglicemia, consentendo il massimo livello di
    funzione fisica e cognitiva

98
Obiettivi di cura per i pazienti in RSAClinical
Guidelines for Type 2 Diabetes Mellitus
EuropeanUnion Geriatric Medicine Society.
http//www.eugms.org/ documents/clinicalguidelined
iabetes.pdf (visitato il 09/03/2007).
  • ottimizzare la cura dei piedi e la cura della
    vista, per favorire il miglior grado possibile di
    mobilità, ridurre il rischio di cadute ed
    evitare ricoveri ospedalieri non necessari
  • assicurare un piano nutrizionale e dietetico
    bilanciato al fine di prevenire uno stato
    malnutritivo (in eccesso e in difetto)
  • effettuare uno screening efficace delle
    complicanze del diabete a intervalli regolari,
    con particolare attenzione alla neuropatia e alla
    vasculopatia periferica, che predispongono
    allulcerazione e allinfezione dei piedi, nonché
    alle complicanze oculari.
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