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L'et

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Inoltre si fece attribuire il titolo di Augustus ... nelle sue Res Gestae lo stesso princeps asserisce di aver speso 600 milioni di ... (Res gestae divi ... – PowerPoint PPT presentation

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Title: L'et


1
L'età di Augusto
2
La situazione dopo la morte di Cesare
  • I congiurati, dopo l'uccisione di Cesare,
    speravano che la loro azione venisse accolta
    favorevolmente e che il popolo li considerasse
    difensori della libertà. L'esercito invece rimase
    fedele ai suoi comandanti, in particolare a Marco
    Antonio, console in carica.
  • Antonio era nato nell'82. Nipote di Cesare, dal
    54 gli fu a fianco in Gallia, seguendolo poi nel
    passaggio del Rubicone e nella battaglia di
    Farsalo del 48.
  • Antonio tentò dunque di accreditarsi come il
    successore di Cesare, proponendo al senato un
    accordo egli avrebbe controllato l'esercito e
    non avrebbe aperto inchieste sulla morte di
    Cesare, se in cambio i provvedimenti presi da
    quest'ultimo fossero restati completamente in
    vigore.
  • L'accordo venne ratificato nella seduta del
    senato del 17 marzo e l'assemblea si impegnò a
    rispettare le volontà espresse da Cesare nel suo
    testamento.
  • Il giorno successivo, all'apertura del documento,
    si scoprì però che Cesare aveva nominato come suo
    erede non Antonio, bensì il pronipote Gaio
    Ottavio, diciannovenne, nato da una figlia di sua
    sorella Giulia e da lui adottato.

3
Ottaviano
  • Il 23 settembre del 63 il senato, riunito da
    Cicerone, teneva una seduta di cui la congiura di
    Catilina era l'argomento principale.
  • La discussione incalzava, quando sul tardi arrivò
    tutto affannato un giovane senatore, Caio
    Ottavio. Il suo ritardo, disse per scusarsi, era
    motivato da una causa legittima gli era nato,
    quel giorno stesso, un figlio. Ottavio,
    Ottaviano, Augusto.
  • Il suo nome alla nascita era Gaio Ottavio Turino
    (il cognomen, che la famiglia non aveva mai
    avuto, gli venne attribuito in ricordo di una
    vittoria militare riportata nella città di Turi
    dal padre) era figlio per l'appunto di Gaio
    Ottavio, ricco uomo d'affari che, per primo nella
    sua famiglia, la gens Octavia (ricca famiglia di
    Velletri), aveva ottenuto cariche pubbliche ed un
    posto in senato. La madre di Ottavio era Azia,
    figlia della sorella di Cesare, Giulia, e di
    Marco Azio Balbo.
  • Nel 45 fu adottato come figlio dal prozio e,
    secondo la consuetudine, assunse il nome del
    padre adottivo, aggiungendovi la denominazione
    della famiglia di provenienza divenne quindi
    Gaio Giulio Cesare Ottaviano, nome che assunse
    ufficialmente nel 43.
  • Poco prima di venire assassinato, Cesare lo aveva
    nominato magister equitum in seconda, accanto a
    Lepido, in vista della grande spedizione
    d'Oriente che stava preparando contro i Parti,
    inviandolo appena diciottenne ad Apollonia a
    sorvegliare i preparativi per la futura guerra. È
    qui che Ottavio fu informato della morte del
    prozio.

4
Le tensioni a Roma
  • Nel frattempo il clima a Roma tornava a farsi
    difficile.
  • Il popolo aveva appreso che Cesare aveva lasciato
    per testamento 300 sesterzi a ogni proletario e a
    ciascuno dei suoi veterani. Durante i funerali,
    il 20 marzo, la folla chiese la testa di Bruto e
    Cassio le loro case vennero incendiate e, in
    generale, i congiurati dovettero lasciare Roma.
  • Nel maggio del 44 Ottavio tornò a Roma
    dall'Epiro, fermamente deciso a far rispettare le
    volontà testamentarie di Cesare. Poiché Antonio
    rifiutò di consegnargli i beni del padre, Ottavio
    impegnò gran parte del suo patrimonio personale
    per poter distribuire alla plebe e ai soldati le
    somme destinate loro da Cesare.
  • Accresciuta la propria popolarità presso la
    plebe, con astuzia e senso politico Ottavio cercò
    il consenso del senato, trovando ad esempio in
    Cicerone un sostenitore anche il senato, dal
    canto suo, cercava l'alleanza di Ottavio egli
    poteva essere l'uomo da contrapporre ad Antonio
    e, data la sua giovane età, un politico tutto
    sommato controllabile.

5
La sconfitta di Antonio
  • Antonio, percependo in Ottavio un temibile
    avversario, non voleva allontanarsi troppo da
    Roma alla fine del consolato (gli era stato
    infatti prospettato il proconsolato in
    Macedonia) fece dunque approvare una legge
    speciale che consentiva la permuta delle province
    (lex de permutatione provinciarum), in seguito
    alla quale si prese la Gallia Cisalpina di Decimo
    Bruto, assegnando a questi la Macedonia.
  • Contro i suoi metodi si scagliò allora Cicerone,
    che pronunciò in proposito le celebri Filippiche,
    così chiamate perché la loro veemenza ricordava
    le orazioni pronunciate da Demostene contro
    Filippo II di Macedonia.
  • Poiché dunque Decimo Bruto si rifiutò di
    sottostare alle sue imposizioni, Antonio marciò
    con l'esercito verso la Gallia Cisalpina,
    pensando di occuparla con la forza.
  • Il senato, dopo averlo dichiarato nemico della
    patria, inviò il suo esercito ad affrontare
    Antonio le truppe consolari trovarono l'appoggio
    dei veterani di Cesare arruolati da Ottavio.
  • Lo scontro ebbe luogo a Modena nell'aprile del
    43 Antonio ebbe la peggio e si rifugiò nella
    Gallia Narbonese presso Lepido.

6
Ottavio marcia su Roma
  • Il senato si illuse allora di essere tornato
    arbitro della situazione e, temendo Ottavio, le
    cui truppe erano state le vere vincitrici a
    Modena, si oppose alla sua candidatura nel
    frattempo posta per il consolato era troppo
    giovane e non aveva ancora rivestito magistrature
    regolari.
  • Ottavio per tutta risposta, varcato il Rubicone,
    marciò su Roma con le sue legioni.
  • Fattosi eleggere console nei comizi, uno dei suoi
    primi atti fu l'istituzione di un tribunale che
    giudicasse i cesaricidi assunse poi
    definitivamente il nome di Ottaviano.

7
Il secondo triumvirato
  • L'ostilità del senato portò Ottaviano a
    riavvicinarsi ad Antonio, che nel frattempo aveva
    raccolto attorno a sé un grande esercito. Inoltre
    si profilava lo scontro con i cesaricidi Bruto e
    Cassio si erano riorganizzati in Oriente e Sesto
    Pompeo, figlio di Pompeo Magno, teneva sotto
    controllo con la sua potente flotta la Sicilia,
    cui presto avrebbe aggiunto Sardegna e Corsica.
  • L'incontro fra Ottaviano e Antonio, organizzato
    da Lepido, avvenne nei pressi di Bologna e il
    risultato fu un triumvirato (ricordato come il
    secondo, dopo quello fra Cesare, Pompeo e
    Crasso), della durata di 5 anni, che si
    attribuiva il compito di dare una nuova struttura
    allo stato (triumviratus rei publicae
    constituendae). Ottaviano, Antonio e Lepido,
    inoltre, avrebbero portato fino in fondo la lotta
    contro gli assassini di Cesare.
  • La lex Titia legalizzò la magistratura,
    autorizzando i tre a legiferare, nominare
    magistrati e senatori, concludere trattati di
    pace, dichiarare guerra, giudicare reati,
    distribuire terre, coniare monete.
  • I triumviri, infine, si distribuirono le province
    occidentali Lepido ebbe Gallia Narbonese e
    Spagna, Antonio Gallia Cisalpina e Transalpina,
    Ottaviano Africa e Sicilia.
  • A differenza del primo triumvirato, che era stato
    solamente un accordo privato, l'intesa fra
    Ottaviano, Antonio e Lepido era stata ratificata
    era dunque una magistratura a tutti gli effetti,
    per quanto straordinaria.

8
Filippi
  • Per dimostrare pubblicamente la loro fedeltà alla
    memoria di Cesare, ma soprattutto allo scopo di
    aumentare le proprie ricchezze, in vista anche
    dello scontro con i cesaricidi, i triumviri
    stilarono delle liste di proscrizione (sul
    modello di quelle di Silla) degli avversari da
    eliminare e di cui intascare i beni.
  • Si scatenò allora una caccia spietata ai
    proscritti tra le vittime ci fu pure Cicerone,
    cui Antonio non aveva perdonato le ancor fresche
    Filippiche. Ottaviano, sostenuto dall'oratore nei
    suoi esordi politici, non fece nulla per
    salvarlo.
  • Il passo successivo fu lo scontro con Bruto e
    Cassio mentre Lepido rimase a Roma a controllare
    la situazione, Antonio e Ottaviano partirono per
    l'Oriente. Lo scontro si ebbe a Filippi, in
    Tracia, nell'ottobre del 42 Antonio riuscì a
    prevalere sulle truppe di Cassio, che si uccise,
    mentre Bruto inizialmente respinse Ottaviano
    Antonio poi sconfisse anche Bruto, che a sua
    volta si tolse la vita.
  • Alcuni superstiti del loro esercito fuggirono in
    Spagna e si unirono a Sesto Pompeo, che con le
    sue azioni piratesche minacciava il
    vettovagliamento della capitale, ma non era in
    grado di combattere non avendo truppe di terra.

9
La guerra di Perugia
  • Dopo Filippi la rivalità fra Ottaviano e Antonio
    si riaccese.
  • I triumviri avevano licenziato gran parte
    dell'esercito, stabilendo che a ciascun veterano
    fosse assegnato un appezzamento di terra. Mentre
    Antonio a questo scopo riscuoteva tributi in
    Oriente, Ottaviano si era assunto l'incarico di
    procurare le terre requisendole agli italici i
    veterani da sistemare, però, erano circa 170.000
    e di conseguenza parecchie terre dovevano essere
    espropriate. Tra coloro che si videro privati dei
    possedimenti ci fu anche la famiglia di Virgilio.
  • Della delicata situazione pensarono di
    approfittare Fulvia e Lucio Antonio (moglie e
    fratello di Antonio) che, sobillando gli
    espropriati, organizzarono una rivolta ai danni
    di Ottaviano.
  • Anche se Antonio non aveva dato segno di voler
    sostenere i suoi famigliari, Ottaviano tentò in
    tutti i modi di evitare la guerra, senza però
    riuscirci. A Roma si diceva che Fulvia volesse a
    tutti i costi lo scontro per costringere Antonio
    a tornare dall'Egitto, dove era caduto vittima
    del fascino di Cleopatra.
  • Ottaviano dunque affrontò gli avversari a Perugia
    e li sconfisse Lucio ebbe salva la vita e fu
    inviato legato in Spagna Fulvia partì per la
    Grecia, dove morì poco tempo dopo.

10
Verso la guerra civile
  • Nel 40 Ottaviano, Antonio e Lepido si
    incontrarono a Brindisi e strinsero un nuovo
    patto per la spartizione delle province ad
    Antonio toccò l'Oriente, ad Ottaviano
    l'Occidente, a Lepido l'Africa. L'Italia era
    territorio neutro.
  • Nel 39, poi, per mettere fine alla resistenza di
    Sesto Pompeo, i triumviri gli accordarono per 5
    anni il governo di Sicilia, Corsica, Sardegna e
    Acaia in cambio Pompeo prometteva di liberare il
    Mediterraneo dai pirati (accordo di Misene).
  • Furono inoltre conclusi due matrimoni che
    avrebbero dovuto stabilizzare le alleanze
    Antonio sposò Ottavia, sorella di Ottaviano, e
    Ottaviano (che aveva lasciato la prima moglie
    Clodia, figlia del famoso tribuno) sposò
    Scribonia, parente alla lontana di Pompeo.
  • A conferma dell'avvenuta pacificazione, Ottaviano
    e Antonio passarono assieme trionfalmente per le
    vie di Roma.
  • Tornato in Egitto, Antonio si stabilì ad
    Alessandria e strinse sempre più i suoi legami
    con Cleopatra cominciò ben presto a comportarsi
    come se le province d'Oriente fossero un suo
    regno e invece che preparare la spedizione contro
    i Parti si impegnò a organizzare l'Oriente in una
    sorta di federazione di monarchie, ponendovi a
    capo proprio Cleopatra.
  • Mentre dunque Antonio perdeva progressivamente
    l'appoggio dell'opinione pubblica, Ottaviano si
    costruiva l'immagine del difensore di Roma e dei
    suoi ideali.
  • Anzitutto nella battaglia navale di Nauloco, in
    Sicilia, egli sconfisse definitivamente Sesto
    Pompeo era il 36, lo stesso anno in cui Antonio
    subiva una pesante sconfitta per mano dei Parti.
    In secondo luogo, per cancellare ogni traccia di
    rapporto con Antonio, ripudiò Scribonia e sposò
    la giovane Livia (che era già sposata con Tiberio
    Nerone, da cui aveva avuto un figlio, Tiberio, il
    futuro imperatore). Sempre nel 36, infine, si
    sbarazzò anche di Lepido, che aveva tentato la
    rivolta armata, ma era subito stato abbandonato
    dal suo esercito. Privato del governo
    dell'africa, fino alla morte (12) fu solo
    pontefice massimo.

11
La vittoria di Ottaviano
  • Il passo successivo di Ottaviano fu lo scontro
    con Antonio, il cui disegno di instaurare a Roma
    una monarchia orientale di tipo ellenistico era
    ormai chiaro e non certo apprezzato.
  • Ottaviano dunque, essendo venuto in possesso del
    testamento di Antonio, ne diede lettura pubblica
    in senato Antonio aveva disposto che le province
    d'Oriente andassero alla sua morte ai due figli
    avuti da Cleopatra, in eredità. Il senato a
    questo punto non esitò a dichiararlo nemico della
    patria e incaricò Ottaviano di muovere guerra
    contro di lui.
  • Ufficialmente però la guerra venne dichiarata a
    Cleopatra, accusata di essersi appropriata della
    parte orientale dell'impero. Dal punto di vista
    formale non era una guerra civile Ottaviano
    difendeva Roma dal dispotismo orientale.
  • Nella primavera del 31 Ottaviano si portò con la
    flotta in Epiro, presso il promontorio di Azio,
    per bloccare l'uscita alle navi di Antonio.
    Questi, il 2 settembre, tentò di farsi largo ma
    venne duramente sconfitto prima ancora che la
    battaglia finisse, con un sessantina di navi
    Cleopatra e Antonio fuggirono.
  • L'anno seguente il loro esercito di terra fu
    sconfitto ad Alessandria. Nella confusione della
    battaglia, si sparse la notizia che Cleopatra era
    morta credendovi, Antonio si tolse la vita. La
    regina a sua volta si suicidò, anche per non
    cadere in mano nemica.

12
Ottaviano signore di Roma
  • Nel 29 si celebrò il trionfo di Ottaviano egli
    fece chiudere le porte del tempio del dio Giano,
    rito che simboleggiava la fine della guerra e
    l'inizio di un'era di pace (la pax augusta).
  • Guerre, lotte civili e proscrizioni avevano
    caratterizzato gli ultimi decenni di vita della
    repubblica e avevano prostrato i romani ogni
    famiglia aveva avuto i suoi morti e praticamente
    tutti avevano subito le conseguenze economiche
    della crisi politica.
  • Il desiderio di pace e stabilità era tale che i
    romani erano ormai disposti anche a farsi
    governare da una sola persona Ottaviano appariva
    come colui che poteva restituire a Roma
    tranquillità e benessere.
  • Occorre in ogni caso sottolineare che i tempi per
    un governo di tipo assoluto erano maturi. Nella
    Roma delle origini la politica si faceva nelle
    assemblee questa era la libertà dei cittadini,
    questa era la democrazia tuttavia, dopo 5
    secoli, le assemblee non erano assolutamente più
    in grado di gestire uno stato così vasto e
    complesso. Era necessario un nuovo sistema
    politico Roma non poteva più essere una
    repubblica aristocratica.
  • Ottaviano tuttavia, se voleva concentrare il
    potere nelle sue mani, doveva fare i conti con
    l'attaccamento dei romani ai valori repubblicani
    i romani volevano essere cittadini, non sudditi.
    Egli dunque agì in modo da governare come un
    sovrano, senza mai dichiararsi tale, e ciò gli
    garantì il potere assoluto per più di 40 anni.

13
Augusto
  • Nel 28 Ottaviano assunse la carica di princeps
    senatus, grazie alla quale aveva il diritto di
    votare per primo in assemblea, influenzando così
    il voto degli altri.
  • Nel 27 si fece eleggere console (il suo collega
    però aveva poteri minori era detto infatti
    minor).
  • Inoltre si fece attribuire il titolo di Augustus
    ("degno di venerazione"), che divenne per lui
    anche cognomen.
  • Il termine rimanda al verbo augere ("accrescere"
    ne deriva anche auctoritas) Ottaviano si
    presenta come colui che ha accresciuto i domini
    di Roma e restituito autorità al senato. La
    parola ha però soprattutto valore sacrale (è
    legata a termini come augur e augurium)
    Ottaviano è il salvatore di Roma, colui che
    assicura il destino della città nel rispetto
    della tradizione politica e religiosa. Oltretutto
    la divinizzazione di Cesare, da cui è stato
    adottato, lo rende Divi filius ("figlio di un
    dio").
  • Il senato decretò il conferimento di questo
    titolo (dopo aver scartato quello di Romolo,
    troppo legato alla monarchia) consacrando uno
    scudo d'oro con incise le qualità che si
    riconoscevano ad Augusto iustitia, pietas,
    clementia, virtus.

14
La nuova costituzione
  • Nel 23 Augusto lasciò la carica di console (che
    aveva tenuto ininterrottamente dal 31) e si fece
    conferire i poteri della tribunicia potestas e
    dell'imperium proconsulare grazie a ciò egli di
    fatto poteva decidere la politica a Roma e nelle
    province.
  • Lo schema augusteo si fondava dunque
    essenzialmente su due presupposti il rispetto
    della legalità repubblicana e l'accentramento dei
    poteri. Attraverso l'espediente di esercitare le
    funzioni connesse con una magistratura senza
    rivestire la magistratura stessa, poteva
    accumulare poteri di per sé inconciliabili nel
    sistema repubblicano. Al vertice dello stato si
    insediava così un uomo solo, con poteri
    indefiniti, che passava come un primus inter
    pares, un princeps. Questo fu il principato di
    Augusto.
  • Oltre a garantirsi ogni potere mantenendo un
    quadro politico formalmente repubblicano, Augusto
    si preoccupò di collocare nel nuovo sistema le
    antiche istituzioni. In effetti, la funzione
    legislativa di comizi e senato non venne abolita,
    ma diventò mera ratifica delle decisioni di
    Augusto. Anche i magistrati continuarono a essere
    eletti nelle assemblee, anche se venivano scelti
    all'interno di una rosa di nomi suggeriti.
  • Il numero dei senatori, in particolare, venne
    ridotto la maggior parte, poi, era costituita da
    uomini di stretta fiducia di Augusto, che se ne
    garantì l'appoggio riservando loro le cariche più
    prestigiose, quali il governatorato delle
    province e il comando delle legioni.
  • Solo le magistrature minori (edilità e questura),
    che avevano una natura più amministrativa che
    politica, mantennero le loro funzioni.

15
Il dibattito critico sul principato di Augusto
  • La forma di governo cui Augusto diede vita viene
    dunque definita principato la natura giuridica
    del principato (che conteneva in sé i germi di
    quello che poi sarebbe stato l'impero) è però
    oggetto di molte discussioni.
  • Alcuni storici ritengono che il principato fosse
    una sorta di città-stato la costituzione
    augustea infatti continuava a prevedere
    l'esistenza delle magistratura, dei comizi e del
    senato, gli organi tipici della città-stato.
  • Altri pensano che Augusto abbia dato vita a una
    monarchia assoluta la permanenza in vita delle
    vecchie istituzioni era in effetti del tutto
    formale. Ciò che realmente caratterizzava il
    principato era la concentrazione dei poteri nelle
    mani di una sola persona la magistratura del
    princeps non era stata aggiunta alle altre
    cariche, ma le aveva sostituite.
  • Secondo il giudizio dello storico tedesco Theodor
    Mommsen (1817-1903), invece, il principato
    sarebbe stato una diarchia un governo nel quale
    la sovranità era esercitata da due organi, il
    princeps e il senato, al quale erano state
    attribuite nuove competenze. Il senato passò
    infatti a emanare norme di legge, ad eleggere
    magistrati e a giudicare questioni criminali. Al
    controllo del senato vennero inoltre affidate
    alcune province (dette provinciae populi).

16
La riorganizzazione amministrativa Roma
  • All'epoca di Augusto Roma aveva circa mezzo
    milione di abitanti un numero così elevato
    poneva grossi problemi organizzativi. Augusto
    così introdusse a Roma nuovi organi di governo e
    decentrò le funzioni amministrative, mantenendone
    il potere decisionale e di controllo.
  • Le nuove cariche vennero affidate a funzionari di
    sua fiducia, che egli poteva revocare in
    qualsiasi momento. Augusto usò per i suoi scopi
    la classe degli equites anche per diminuirne
    l'influenza politica, attribuì loro
    principalmente funzioni amministrative,
    allettandoli con alti stipendi.
  • I nuovi organi di governo erano i prefetti.
  • Il praefectus urbis era preposto
    all'amministrazione di Roma, dove aveva il
    compito di garantire l'ordine pubblico. Poiché
    Augusto lo nominava solo quando si allontanava
    dalla città, la carica divenne stabile a partire
    da Tiberio, che normalmente risiedeva fuori Roma.
    Era l'unico prefetto di rango senatorio.
  • Il praefectus annonae era incaricato di
    provvedere all'approvvigionamento della città e
    alle distribuzioni gratuite di grano.
  • Il praefectus vigilum era il capo della polizia
    urbana, che si occupava anche di vigilanza
    notturna e degli incendi.
  • Il praefectus praetorii era il capo della guardia
    personale del princeps (le 9 cohortes
    praetorianae, per un totale di 9000 uomimi ca,
    detti praetoriani, selezionati tra i migliori
    giovani italici), al quale era molto vicino,
    arrivando anche (ma solo dopo Augusto) a
    sostituirlo.
  • Roma venne divisa in 14 regioni (la XIV si
    trovava sulla destra del Tevere ed è l'odierna
    Trastevere) e in 265 quartieri, cui
    sovrintendevano edili e tribuni.

17
La riorganizzazione amministrativa l'Italia
  • Con Augusto ricevette nuovo impulso anche
    l'urbanizzazione della penisola, soprattutto
    quando si presentò il problema di sistemare
    decine di migliaia di veterani nelle sue Res
    Gestae lo stesso princeps asserisce di aver speso
    600 milioni di sesterzi in acquisto di terre in
    Italia da distribuire.
  • Alcune città, già cospicue per numero di abitanti
    e sviluppo urbano, divennero così colonie (con
    l'appellativo Augusta o Iulia Augusta) dopo
    l'insediamento di veterani tra le altre Bononia,
    Ariminum, Brixia Augusta Taurinorum ebbe invece
    rinnovata la struttura urbana.
  • La sistemazione dei veterani portò anche alla
    fondazione di nuovi centri, come ad esempio
    Augusta Praetoria (Aosta).
  • Con le nuove colonizzazioni si procedette a
    fissare i limiti dei territori dei municipi e
    delle colonie se poi la distribuzione di terreni
    era avvenuta in zone prive di centro urbano, si
    provvide a nuove fondazioni.
  • Municipi e colonie in Italia erano all'epoca
    circa 300, per un totale di circa 6 milioni di
    abitanti.
  • Tra colonie e municipi ormai non c'erano
    differenze in merito alla condizione degli
    abitanti tutti erano cittadini romani di pieno
    diritto. Qualche minima diversità riguardava al
    massimo l'amministrazione locale.
  • Augusto in ogni caso favorì l 'autonomia
    amministrativa solo per ragioni statistiche
    legate ai censimenti e agli arruolamenti
    procedette alla suddivisione dell'Italia in 11
    regioni Latium et Campania (I), Apulia et
    Calabria (II), Lucania et Bruttii (III), Samnium
    (IV), Picenum (V), Umbria (VI), Etruria (VII),
    Aemilia (VIII), Liguria (IX), Venetia e Histria
    (X), Transpadana (XI).
  • In tutta Italia i presidi militari erano
    scomparsi già con il 42 in caso di necessità si
    doveva ricorrere ai pretoriani, unico corpo
    armato autorizzato nella penisola, o alle truppe
    occasionalmente di passaggio durante le marce di
    spostamento verso le province.

18
(No Transcript)
19
(No Transcript)
20
La riorganizzazione amministrativa le province
(1)
  • Per quanto riguarda l'amministrazione periferica,
    l'innovazione più importante e introdotta già nel
    27 fu la divisione delle province in due
    categorie
  • - provinciae populi
  • - provinciae Caesaris
  • Le province "del popolo" erano anche dette
    "senatorie" perché di competenza amministrativa
    del senato (al quale non era invece concesso di
    interferire con il governo delle altre province).
    Esse erano rette da un magistrato con imperium,
    il proconsole, di rango consolare o pretorio. Al
    momento dell'entrata in carica egli emetteva un
    editto che stabiliva le norme a cui i sudditi
    della provincia avrebbero dovuto attenersi. I
    proconsoli avevano dunque poteri civili,
    amministrativi e militari se però nel loro
    territorio venivano a stanziarsi truppe, queste
    dipendevano da comandanti che rispondevano
    direttamente al principe. A questi si
    affiancavano proquestori per l'amministrazione
    finanziaria e procuratori imperiali, che si
    occupavano dell'amministrazione delle proprietà
    del principe.
  • Le province "di Cesare" (province imperiali)
    erano poste sotto il diretto controllo di
    Augusto. Erano quelle più difficili da governare,
    perché turbolente o di confine, e per questo
    vedevano significativi stanziamenti militari.
    Erano rette da funzionari di rango consolare o
    pretorio che, pur avendo ricoperto il consolato e
    avendo a tutti gli effetti diritto alla carica di
    proconsole, erano considerati di rango inferiore
    ai governatori delle provinciae populi, perché
    governavano per conto del principe e dipendevano
    completamente dalla sua volontà, anche per quanto
    riguardava la durata della carica.

21
La riorganizzazione amministrativa le province
(2)
  • Faceva eccezione l'Egitto, che era governato da
    un prefetto di rango equestre (praefectus
    Alexandreae et Aegypti), direttamente nominato
    dall'imperatore. Questa particolare condizione fu
    dettata dal momento in cui il paese nilotico
    entrò a far parte dell'Impero, momento (30 a.C.)
    che coincideva con l'apice della guerra civile
    fra Ottaviano e Antonio. Le ricchezze del paese,
    che Ottaviano voleva assicurarsi, contribuirono a
    dare all'Egitto questo originale e rivoluzionario
    statuto. L'Egitto, pur rimanendo sino a Settimio
    Severo e all'istituzione della prefettura di
    Mesopotamia l'unica provincia equestre con un
    guarnigionamento legionario, fu il prototipo
    delle future province procuratorie nate con
    Claudio. L'Egitto fu sempre considerato dai
    Romani una provincia, e non, come la storiografia
    ottocentesca voleva, un dominio privato di
    Augusto. Quest'ultima teoria, detta della
    'Personalunion', è oggi ormai definitivamente
    superata.
  • La suddivisione amministrativa delle province
    (che subì modifiche nel corso del tempo) aveva
    però anche valore fiscale e di conseguenza
    politico. I tributi riscossi nelle provinciae
    Caesaris, infatti, non venivano versati nelle
    casse dello stato (aerarium), come quelli delle
    altre province, ma finivano nella cassa personale
    di Augusto (fiscus) in queste province dunque
    egli si proponeva come un monarca di tipo
    orientale.
  • In generale occorre dire che le province
    trovarono in Augusto colui che li poteva
    difendere dalle esosità dei governatori e degli
    esattori locali.

22
(No Transcript)
23
La politica economica
  • La politica economica di Augusto fu di stampo
    prevalentemente liberista, nel senso che egli si
    astenne dall'intervenire in modo massiccio in
    materia.
  • Indirettamente le attività economiche vennero
    favorite dalle condizioni di stabilità politica e
    pace, nonché da una serie di iniziative utili
    allo sviluppo degli scambi commerciali, quali la
    costruzione di un'imponente rete stradale e
    l'organizzazione di un efficiente sistema
    postale.
  • In generale sotto Augusto tutto l'impero, che
    doveva contare circa 50 milioni di abitanti,
    godette di un benessere diffuso.
  • Augusto si occupò invece seriamente di politica
    monetaria. L'organizzazione dello Stato era ormai
    costosissima, visto soprattutto l'alto numero di
    funzionari pubblici e il fatto che l'esercito era
    composto da professionisti che andavano
    regolarmente retribuiti.
  • Si rese dunque necessario coniare più moneta
    Augusto introdusse allora un sistema doppio,
    riservando a sé stesso la possibilità di battere
    moneta d'oro e d'argento e lasciando che il
    senato battesse in rame. Fissò quindi precisi
    rapporti tra i valori delle diverse monete la
    certezza del cambio rendeva così più sicure e
    agevoli le transazioni commerciali.
  • La riforma di Augusto restò alla base del sistema
    monetario romano per circa tre secoli.

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(No Transcript)
25
La riforma militare (1)
  • Negli anni che seguirono la battaglia di Azio la
    politica di Augusto fu volta più a garantire la
    pace che a compiere nuove conquiste egli
    continuò tuttavia a occuparsi dell'esercito con
    grande attenzione, conscio del fatto che il
    consenso popolare di cui godeva non lo
    autorizzava a prescindere dall'appoggio dei
    militari.
  • Diversi furono dunque i provvedimenti che Augusto
    prese relativamente all'esercito
  • - prolungò il periodo di ferma militare (la ferma
    poteva durare fino a 20 anni per la fanteria e 10
    per la cavalleria)
  • - ridusse le legioni a 25 ciascuna di esse era
    composta da 6.000 uomini ed era stanziata a
    difesa delle frontiere
  • - incentivò il sistema, in uso già in età
    repubblicana, delle truppe ausiliarie,
    contingenti forniti da altri stati in virtù di
    trattati di alleanza o reclutati come mercenari
  • - introdusse un reclutamento volontario regolare,
    che offriva ai soldati la possibilità di fare
    carriera
  • - ripristinò la severità delle antiche pene
    militari e limitò la concessione di decorazioni
    onorifiche
  • - introdusse l'uso di trasferire di frequente i
    generali, per evitare che questi stabilissero
    legami troppo forti con le proprie truppe
  • - costruì una flotta militare permanente

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La riforma militare (2)
  • Nonostante le legioni fossero spesso stanziate in
    zone disagiate, l'arruolamento era vantaggioso
    per molti, ad esempio per i provinciali
    arruolandosi essi acquistavano la cittadinanza
    romana e quando lasciavano l'esercito ricevevano
    terra non lontano da dove avevano prestato
    servizio.
  • La riforma militare di Augusto ebbe così
    conseguenze importantissime
  • - l'ingresso dei provinciali nell'esercito, anche
    in virtù dell'acquisizione della cittadinanza,
    diede il via al processso di sprovincializzazione
    di Roma e contemporaneamente gettò le basi per la
    romanizzazione dell'Europa i provinciali
    portavano infatti la propria cultura ai romani e
    ne assumevano la loro
  • - spesso i provinciali conoscevano poco e male il
    latino, anche quello popolare, e parlavano così i
    propri idiomi mischiandoli con la lingua di Roma
    siamo agli albori dunque della nascita delle
    lingue neolatine
  • - proprio la struttura su cui Roma aveva
    costruito la propria grandezza, l'esercito, si
    avviava ad esserne significativo elemento di
    crisi composto sempre meno da romani e sempre
    più da provinciali, l'esercito diventerà una
    forza maggiormente legata alla voglia di
    conquista e ai carismi dei diversi condottieri (e
    quindi nel complesso meno affidabile) che non
    guidata e ispirata dall'amore per la patria e
    dalla lealtà alle antiche tradizioni.

27
La politica estera (1)
  • Nonostante Augusto non coltivasse progetti
    espansionistici particolarmente ambiziosi, egli
    si trovò più di una volta a impegnare l'esercito
    sui confini a volte i suoi interventi furono
    vere e proprie campagne di conquista, che
    portarono all'estensione del territorio di Roma.
  • Questa politica non era peraltro in contrasto con
    la sua pax nella mentalità romana la pace era
    infatti garantita solo dal dominio di Roma.
  • Tra il 20 e il 19 a.C. il generale Vipsanio
    Agrippa pacificò definitivamente la Spagna,
    sconfiggendo le tribù del nord della penisola.
  • Nel 16 a.C. i due figliastri di Augusto, Tiberio
    e Druso, condussero con successo una spedizione
    nel Norico, che divenne una nuova provincia la
    zona era importante, in quanto ricca di miniere
    d'oro e di ferro. Dell'anno dopo sono la
    conquista di Rezia e Vindelicia. L'intento di
    queste campagne era l'organizzazione delle Alpi,
    intesa a garantire sicurezza all'Italia.
  • Dal 14 al 9 Agrippa prima e Tiberio poi
    occuparono la Pannonia il confine di Roma giunse
    al Danubio. Subito dopo toccò alla Mesia.

28
La politica estera (2)
  • I veri impegni di Augusto furono però i Germani e
    i Parti.
  • Druso nel 9 a.C. riuscì ad arrivare fino
    all'Elba, dove trovò la morte. Il comando in
    Germania passò allora a Tiberio, che in puntate
    successive attraversò più volte il territorio
    germanico, tuttavia senza mai sottometterlo
    realmente.
  • Il 6 d.C. segnò l'inizio del drammatico
    ripiegamento le tribù germaniche, coese, diedero
    vita a una grande rivolta e per la prima volta a
    Roma si ebbe paura Augusto ebbe difficoltà nelle
    leve militari e arrivò a minacciare di morte i
    renitenti.
  • Nel 9 i Germani guidati da Arminio tesero
    un'imboscata ai Romani nella foresta di
    Teutoburgo e li annientarono Quintilio Varo, il
    generale, per la sconfitta si uccise.
  • I territori al di là del Reno vennero perduti per
    sempre la Germania non sarebbe mai stata una
    provincia romana. Da allora Augusto rinunciò a
    estendere i confini dell'impero, convintosi che
    le risorse di Roma potevano solo bastare a
    difenderlo, non ad ampliarlo.
  • Sul confine orientale i Parti rappresentavano da
    sempre un pericolo Augusto preferì evitare lo
    scontro armato e si impegnò in una complessa
    azione diplomatica, grazie alla quale riuscì a
    sistemare sovrani-clienti sui troni di Tracia,
    Bosforo e Ponto l'Armenia invece, da tempo
    contesa fra Roma e Parti, finì con il rimanere
    nella sfera di influenza di questi ultimi.

29
(No Transcript)
30
Principato e propaganda
  • Augusto si premurò con grande sollecitudine di
    curare la propaganda, per organizzare il consenso
    attorno a sé e al suo operato.
  • A tal fine egli compose un'autobiografia (Res
    gestae divi Augusti) in cui presentava i successi
    della propria attività di governo, ma soprattutto
    fece leva su artisti e letterati, che vennero
    mobilitati per esaltare l'immagine vittoriosa e
    pacificatrice che Augusto voleva dare di sé.
  • L'intento principale era quello di diffondere
    l'ideologia del principato, proponendo all'intera
    società romana valori comuni di cui Augusto si
    presentava come garante
  • - l'universalità di Roma, il cui compito era
    assicurare la pace e diffondere la civiltà
  • - le antiche virtù dei padri, tra cui soprattutto
    il valore militare, l'attaccamento alla patria e
    alla famiglia, il concepire la vita come
    officium, il rispetto delle leggi e la pietas
  • Augusto favorì dunque la cultura, facendo tra
    l'altro costruire a Roma due nuove biblioteche.
  • Egli tuttavia preferì non impegnarsi direttamente
    nella gestione del rapporto con gli intellettuali
    e lasciò il compito all'amico Gaio Cilnio
    Mecenate, un ricchissimo cavaliere di stirpe
    etrusca che non volle mai assumere incarichi
    politici, ma divenne di fatto un vero e proprio
    ministro della cultura.
  • Mecenate utilizzò le sue enormi ricchezze per
    creare attorno a sé un circolo di poeti e
    letterati favorevoli al regime il noto circolo
    di Mecenate. All'interno del gruppo vigeva una
    certa libertà intellettuale, ma il clima di
    protezione di cui godevano gli artisti li
    induceva a indirizzare la propria opera
    all'esaltazione di Augusto e del suo principato.
  • Fra i nomi più illustri del circolo si possono
    citare i poeti Publio Virgilio Marone e Quinto
    Orazio Flacco.
  • Augusto fece dunque dell'arte, e non solo della
    letteratura, uno strumento di potere (ars ut
    instrumentum regni).

31
Urbs marmorea
  • Allo stesso scopo propagandistico mirarono quindi
    gli interventi architettonici e urbanistici
    realizzati a Roma, che Ottaviano si vantò di aver
    lasciato in marmo dopo averla ricevuta di mattoni
    e legno.
  • Augusto si impegnò nel restauro di antichi
    monumenti, nel completamento di opere lasciate
    incompiute e nella costruzione di nuovi edifici.
  • In particolare venne costruito il Foro di
    Augusto, al cui centro fu innalzato il tempio di
    Marte Ultore il dio della guerra vi era venerato
    per aver favorito la vittoria di Ottaviano sui
    cesaricidi.
  • Il monumento più significativo è però l'Ara Pacis
    Augustae, un altare che celebrava la pace di cui
    godeva l'impero in quel periodo.
  • Augusto si preoccupò anche di ottenere il
    consenso della plebe, curando in particolare
    l'approvvigionamento e la manutenzione degli
    acquedotti.
  • Inoltre provvide alla realizzazione di giochi e
    feste e alla distribuzione di cibo e denaro, in
    parte attingendo al suo patrimonio personale.
  • Per sintetizzare con sprezzo la condizione del
    popolo romano di età imperiale che, persi i
    valori repubblicani, aspirava soltanto a cibo e
    giochi, più tardi il poeta satirico Giovenale
    conierà l'espressione divenuta proverbiale panem
    et circenses.

32
  • L'Ara Pacis Augustae fu costruita tra il 13 e il
    9 a.C. per celebrare la pace e la prosperità
    dellimpero di Augusto. Laltare è circondato da
    un recinto marmoreo riccamente decorato con
    bassorilievi. Linsieme monumentale,
    originariamente situato nel Campo Marzio, è stato
    ricostruito in tempi recenti presso il Mausoleo
    di Augusto.

33
La moralizzazione dei costumi
  • La propaganda augustea sosteneva che i mali di
    Roma derivavano dall'abbandono delle antiche
    virtù e dalla decadenza della famiglia.
  • I romani tendevano a sposarsi sempre meno, il
    numero delle nascite era in calo e l'adulterio
    era una pratica molto diffusa.
  • Per risolvere la situazione, tra il 18 e il 9
    a.C., Augusto promulgò una serie di leggi, che
    nell'insieme vanno sotto il nome di leges Iuliae.
  • Augusto introdusse ad esempio l'obbligo di
    sposarsi per gli uomini e le donne che avevano
    fra 25 e 65 anni pose forti limiti alle
    possibilità di lasciti per chi non aveva figli e
    alle eredità di chi non era coniugato stanziò
    premi in denaro per le famiglie numerose e favorì
    l'accesso alle cariche pubbliche per i padri di
    famiglia concesse maggiori libertà alla donne
    con più figli.
  • Inoltre, con la lex de adulteriis l'adulterio
    divenne un crimine punito con l'esilio e la
    confisca di metà del patrimonio in alcuni casi
    gli adulteri potevano anche essere uccisi. Chi
    per qualche motivo non denunciava l'adulterio
    subito, veniva considerato colpevole a sua volta.
  • Le legge, pensata per tutelare la famiglia, finì
    col danneggiarla le confische privavano i figli
    dell'eredità le famiglie erano in balia di
    ricattatori che minacciavano di denunciare
    adulteri presunti per estorcere denaro.
  • Tra coloro che furono colpiti da questi
    provvedimenti vi fu anche Giulia, figlia di
    Augusto stesso e Scribonia, che venne relegata
    dal padre a Ventotene. Ma in questo caso Augusto
    aveva voluto probabilmente colpire Tiberio, suo
    figliastro e marito di Giulia desiderando
    infatti allontanarlo dal potere, lo aveva
    costretto a lasciare la figlia, facendo accusare
    lei di adulterio. Giulia morì in seguito in
    esilio, mentre Tiberio fu reintegrato come
    successore di Augusto.
  • La lex de adulteriis in realtà venne poco
    applicata la tradizione secondo la quale
    l'adulterio era da considerarsi faccenda privata
    era forte e i romani non erano disposti ad
    accettare l'intrusione dello stato nelle proprie
    vite. Lo stesso Augusto poi ebbe numerose
    relazioni extraconiugali.

34
Il recupero della religione tradizionale
  • Per Augusto (dal 12 a.C. pontifex maximus) era
    importante potersi presentare come difensore
    della tradizione pure in ambito religioso.
  • Era opinione diffusa che i disastri delle guerre
    civili fossero stati causati anche dall'ira degli
    dei per lo stato di trascuratezza in cui
    versavano i culti tradizionali la pace che
    Augusto era stato capace di garantire doveva
    accompagnarsi al recupero della pax deorum, lo
    stato di armonia tra mondo umano e divino, che
    poteva essere garantito solo dal rispetto delle
    pratiche cultuali.
  • Augusto allora rinnovò antichi culti caduti in
    disuso, guardando con sospetto alle credenze
    orientali le cerimonie in onore di Iside e
    Osiride ad esempio vennero vietate all'interno
    della città di Roma. Inoltre il princeps si
    dedicò al restauro e alla ricostruzione di molti
    edifici sacri.
  • La rinascita delle tradizioni religiose romane fu
    comunque orientata all'esaltazione del principe
    Augusto divenne membro di tutti i principali
    collegi sacerdotali e venne considerato divi
    filius, in quanto figlio adottivo di Cesare.
  • Pur non giungendo mai a presentare sé stesso come
    un dio, Augusto favorì la diffusione del culto
    del proprio genius (il suo spirito protettore) e
    del proprio numen (la forza divina che si
    manifestava attraverso di lui). Nelle regioni
    orientali dell'impero, tuttavia, cominciò a
    manifestarsi spontaneamente la tendenza alla
    divinizzazione del sovrano in Egitto poi Augusto
    si fregiava del titolo di faraone (cioè dio).

35
La morte di Augusto
  • Augusto morì a Nola il 19 agosto del 14 d.C.
  • Racconta Svetonio che sul letto di morte si
    guardò allo specchio e disse "Se la recita vi è
    piaciuta, allora applaudite".
  • Augusto aveva riorganizzato lo stato, aveva
    garantito a Roma la pace, aveva dato alla città
    uno splendore senza pari, aveva introdotto una
    forma politica (il principato) che avrebbe
    traghettato Roma verso un nuovo destino
    l'impero.
  • Alla sua morte, per suo volere, assunse la carica
    di princeps il figliastro Tiberio, adottato nel 4
    d.C. Tiberio aveva già dato buona prova delle sue
    capacità militari combattendo contro le tribù
    germaniche. Un anno prima di morire Augusto aveva
    depositato un testamento nel quale designava
    Tiberio suo erede anche se formalmente il
    principato non era ereditario, il senato rispettò
    le volontà di Augusto.
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