15 GIUGNO 1891 - PowerPoint PPT Presentation

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15 GIUGNO 1891

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15 GIUGNO 1891 Il LIBRO MASTRO DEI FRATELLI CALIDDU E FEDERICO MESSANA di Montedoro A cura di: Calogero e Federico Nota per leggere il testo: Usare i tasti: Pag ... – PowerPoint PPT presentation

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Title: 15 GIUGNO 1891


1
15
GIUGNO 1891 Il LIBRO
MASTRO DEI FRATELLI CALIDDU E
FEDERICO MESSANA
di
Montedoro A
cura di Calogero e Federico
Nota per leggere il
testoUsare i tasti Pag/avanti
Pag/indietro Esc x finire
2
Caliddu
Federico
3
(No Transcript)
4

GENEALOGIA MESSANA

di Montedoro
Dal Codice diplomatico dei
re Aragonesi (1290) SALVUS DE MESSANA
ABITATOR SCLAFANI (pag. 515)
Antonino
1nozze
2nozze (22.11.1735)
Diego Scavone (Antonina) Vincenzo
(Eleonorra Tulumello)

1724
- - - - - - - - - - - -
Volpe Raimondo Scavone
Rosalia Gaspare (Anna Alfano)

(1721-1785)



Salvatore --- Giuliano
(1783) (1804)
(1761-1795)
(Crocefissa Marranca)
Maddalena - Calogero
- Nicolò - Vincenzo
(1770)
(Orazio Sanfilippo) (A.Sferrazza)
(Gaetana Volpe)
--------------------
(1807)
(1784-1854) Don Ludovico
Morreale/Collura Concetta -
Anna Maria - Calogero
(Onofrio Marotta)
(Arc. Campanella) (Anna Morreale) -
Don Antonino (1804)

(Chierico e notaro)

LUDOVICO


(segue)
5




Vincenzo

Don Giuliano Volpe
1nozze
2nozze
(Francesca Alfano) lt 1829 Ludovico
1861gt (Salvatrice Volpe)
(1850)
(1806-1882)





(1837-1917)


Maria - Anna - Benedetto
Federico - Rosalia - Giuseppe
Calogero - Federico -
Giuseppina (1850) (S.Piccillo) (C.Mammano)
(Chierico) (G.Petix) (S.Cammarata)
(1863-1950) (1868-1957)
(G.Spitalieri)
(1831-1849)
(G.Montagna)
(C.Montana)

Federico


Ludovico
_____ Pietro
Montana





(1881)

(1902-) (1907-) (1893 -
) (1896 -USA ) Fr.scaGiuseppaS
alvatoreFedericoLudovicoPeppino Angelina
Ludovico Pietro Salvatrice Fr.sca -
Giuseppina (Maria Pace)
(1869-1943) (Miccichè) (Montagna)
(Alfano) (F.Barbera) (Chiarelli) (G.Barbera)


Lina - Francesco
- Benedetto (Dino)
Mariolina Lina Pina
Angelina Salvatore Lina (Suora 1998)
(Franca Alfano 1998)
Lillo
Federico Federico Genì
Angelina
Pina
Vito Ciccio Maria
- Totò - Nuccia Totò
Federico
Concetta Lina (1913-2006)
Calogero



Anna Maria (Carnabuci)
6
Che Caliddu e Federico Messana, mio nonno e suo
fratello, vissuti a cavallo del novecento,
fossero dei fini e meticolosi "mastri" è
risaputo. Ne parlano le cronache locali e quanti
li hanno conosciuti di persona. Fini e laboriosi
"mastri" pieni d'inventiva, capaci di mettere
mano a qualsiasi lavoro venisse loro prospettato
curavano la manutenzione dell'acquedotto,
gestivano l'orologio della Chiesa di Montedoro
provvedendo alla costruzione delle parti rotte od
usurate, costruirono l'orologio della Chiesa di
Bompensiere, riparavano armi come pistole e
fucili, riparavano e costruivano attrezzi di uso
domestico, di campagna, di lavoro. Quando gli
attrezzi della loro piccola fucina non
soddisfacevano o si rompevano, allora
provvedevano loro stessi a costruirseli secondo
le necessità del caso. Costruivano cancelli ed
inferriate in ferro battuto, i "gattoni" per
sostenere i balconi, riparavano biciclette,
attrezzi per le tante miniere di zolfo, fondevano
l'oro per costruire piccoli oggetti ed erano fini
cesellatori cesellarono alla perfezione in
acciaio, per sfizio (poiché mai, timorosi e
dabbene com'erano, avrebbero potuto
approfittarne), l'effige negativa di alcune
monete correnti. Effige che, applicata al giusto
metallo, avrebbe potuto riprodurre le monete in
corso legale! Per ultimo, preparavano le casse di
zinco per i morti di un certo rango, per l'epoca,
come per don Cesare Caico, morto il 15 febbraio
del 1898, alle ore 2 e un quarto della notte!Le
loro note, in calce ai lavori svolti, oltre che
avere una valenza di cronaca locale spesso
risultano commoventi in quanto rappresentazione
della vita quotidiana.
7
Il tutto è attestato da un "libro di lavoro",
dove registravano meticolosamente ogni operazione
della giornata la data, il committente, il
lavoro eseguito, il capitale impiegato ed il
relativo guadagno. Una "X" a lato indicava, come
spiegano in una nota, che il lavoro era stato
pagato! E si riscontrano cose strane e
divertenti. I pesi erano espressi in "rotoli",
misura in vigore nel Regno delle due Sicilie un
rotolo equivaleva a circa 890 grammi, e cento
rotoli formavano un "cantaro", un quintale
odierno. In una nota si legge "12/8/1899 Caico
Dr. Eugenio - n. 1 tubbo di bicicletta riparato
di la moglie". Che scoperta! Ho seguito tutte le
vicende di Eugenio Caico e della moglie Lulù nel
lungo peregrinare per l'Italia, e scopro che le
famose biciclette che ordinava in Inghilterra da
Bordighera se l'era portate a Montedoro dopo il
suo triste esilio! (vedi Mia cara Lulù). Da quel
"libro di lavoro" emerge uno spaccato di vita che
si conduceva in quegli anni a Montedoro, dal
momento che la costruzione di oggetti o la loro
riparazione, intestate con nome, cognome e
soprannome alle persone, indicano il tenore di
vita e le usanze del paese, chi deteneva un
fucile od una pistola. "10/5/1899 "Cordaro
Angelo - n. 1 canuzi per trareanghe". Al barbiere
Cordaro s'era evidentemente rotto l'attrezzo per
tirare i denti! "14/10/1891 "Sig. Fiocchi
Michele - n. 1 stirratore ovale". Attrezzo da
miniera. "30/1/1891 "Dott. Guarino Angelo - n. 1
paio di chiodi di naca". Al dott. Guarino s'erano
rotti i chiodi che tenevano sospesa lamaca per
il proprio bimbo. "22 luglio 1893 terminata la
costruzione dell'orologio di Bompensiere".
8
28 luglio 1892 Licata Mariano n. 1 fancetto
di miele dato Lascecca pei peri
Sembra un rebus! Certamente è
stato uno scambio alla pari (segno ).Forse
costruirono un falcetto per recuperare il miele
dallarnia, dandolo in omaggio a Licata,
ricevendo in prestito Lascecca (lasinella) per
andare a raccogliere le pere in contrada
Albanello. Loro possedettero una scecca fino
agli anni cinquanta, ma non poteva essere la
stessa del 1892 ! 18 aprile 1893 Terminata
n. 1 culla o naca per Federico (Forse per la
figlia Salvatrice)23 ottobre 1896 - Il
brigadiere ci ho scassato n. 1 porta ni Capitano
Calogero e ci ho fatto n.1 chiave, e ci hanno
trovato n. 12 balati di zolfo (forse un furto
alla miniera?)21 ottobre 1893 - Chiarelli
Calogera - n. 1 pila zingata zingo suo (L. 1
coniglio) 15 febbraio 1898 - Caico don Federico
- Abbiamo fatto il tabuto, o cassa mortuaria di
zingo, per suo fratello Don Cesare Caico che morì
questa mattina alle ore 2 e un quarto (sardato il
tabuto dentro e fuori 20 ottobre 1898 - Comune n.
4 marchi per pollare le pecore 23 maggio 1900 -
Licata Angelo Infantino - n. 1 marca a 2 lettere
(LA) 2 gennaio 1901 - terminati n. 2 toppi con
segreto- n. 1 della Scarpetta, n. 1 di Tulumello
Vincenzo per mandarli allAmerica 7 marzo 1901 -
Perrone Giuseppe - n. 1 palliera di n. 36, per
recarsela in America 31 agosto 1901 - Morreale
Petrina - n. 3 vetri nel scaffiato 8 marzo
1902 - Comune n. 10 ticchetti per mettere le meti
ai macellai
9
I gattoni per sostenere i balconi
La tomba dei Caico
5 febbraio 1896 - n. 2 minnalori al ienniro di
Pietra di Gesa - n. 1 bottiglia di vino5
febbraio 1896 - n. 1 revolver riparato al
farmacista gruttisi Litri 3 di vino10
febbraio 1896 - Abbiamo misurato lacqua alla
vasca e si trovò litri 18 ogni 36 secondi, e alla
sorgiva si trovò litri 18 ogni 20 secondi
(Onofrio Caico, Augello Alessandro e noi tre)14
febbraio 1896 - Abbiamo trovato il guasto ni
contrada Laburrusa e cera il tubo rotto. Abbiamo
fatto n. 3 manicotti con perni pel tubo rotto -
ferromio - Rot. 13 L.0,30 L. 3,90Abbiamo
misurato lacqua ni acquista e si trovava sempre
19 secondi (col sindaco Caico Onofrio) 10
dicembre 1897 - A Cilona Giuseppe - n. 6 anelli
nuovi di mangiatoia30 dicembre 1897 - Tulumello
Michele - ricevuti chili 2 pasta per n. cugno e
n. 4 plachi2 maggio 1898 - Comune n. 10
bacchette di filo di ferro pel pallottoliere -
pittarlo diversi colori
10
N.2 bandiere per la Chiesa di Bompensiere N. 1
croce allungata lasta e la tranta dietro
Prospetto di balcone in ferro battuto
11
Materiale necessario per costruire n. 5 fanali a
5 bracci in ferro battuto per illuminare le vie
del paeseNe sopravvive un solo esemplare (casa
Duminuco)
Nelle foto di Louise Hamilton sono visibili due
fanali ad uno e due bracci
12
Lunico braccio rimasto (casa Duminuco - Via
Tulumello-Vittorio Emanuele)
13
Muscarolo, sistemato sopra il portone adornava
e fungeva da presa daria
Il portone di casa Caico con relativo
muscarolo(Foto Louise Hamilton)
21.3.1894 N. 2 vetri per lurna (pag.
51)10.6.1896 Caico Don Federico - n. 1
valora di rame rosso nel baldacchino della
Chiesa (pag. 92) 29.3.1899 Nellurna n. 1
vetro e n. 1 affa di asta (167)
14
31 ottobre 1899 Ferramenta per il D. Guarino
Angelo
15
Per me stesso (ferramenta di
casa nostra)14 marzo - 30 aprile 1904 -
Terminati n. 2 barconi per me stesso e labbiamo
pesato sono ...
16
lt---- E visibile il castelletto montato dietro
la nuova Chiesa, nel giardino, per fare posto
allorologio ed alle campane
Vedi Libro mastro alle pagine 202-205
La Chiesa col campanile diroccato
La Chiesa provvisoria nel magazzino di Giulia
Caico
Operazione
castellettoIl giorno 29 ottobre 1901, in
seguito agli scavi nella sottostante miniera di
zolfo, crollò parte della volta della Chiesa,
subito dopo che il prete aveva finito di dire
messa. Fu necessario abbattere il campanile di
destra perché pericolante. Alloperazione
assistettero Caliddu e Federico.Il 12 novembre
1901 il Comune decise di spostare la Chiesa nel
magazzino di Giulia Caico, nella piazza
adiacente, e di trasferirvi sia lorologio che le
campane.Caliddu e Federico fecero costruire un
castelletto di legno nel giardino, alle spalle
della nuova Chiesa e fecero scavare un pozzo
sottostante per alloggiare le mazzare
dellorologio. Quindi smontarono lorologio, con
mille precauzioni, e rimontarono il tutto nel
nuovo provvisorio alloggiamento, tra il 30
novembre ed il 31 dicembre 1901. Così cantò
lavvenimento il poeta popolare Agostino Alfano
... scinnieru li
campani di lu campanaru
e l'appinniru in mezzu a lu
jardinu.
17
CHIANCI MUNTIDORUChianci Muntidoru e grida
aiutu, Cu pocu Civili e malu cuvirnatu, Cu un
sulu Tempiu c'amu avutu Sempri l'hannu vulutu
allavancatu. Li Pirriatura di lu Statutu Lu
surfaru di sutta ci hannu tratu, Gesù Cristu si
finci surdu e mutu., li chiama "lu paisi
sfurtunatu".Di la pirrera di lu Cannataru, si
cumincia a ruzzulari Muntidoru Di la pirrera di
li Signuri Lumia Detti scossa lu tempiu di Diu.
Di la pirrera di lu Sagramentu ha trimatu
l'altaru d'ogni santu.Jammu a la chiesa e
dicernu - Mi pentu! Ma Gesù Cristu nun mi duna
cuntu.A li vintinovi ottuvru lu matinu di lu
milli novecentu zeru unu, mentri dicia la missa
lu parrinu cu poca genti e cu lu sagristanu,ha
trimatu lu damusu e lu quatrinu, vicinu la porta
di lu campanaru, lu tirruri chi fu di lu
Parrinu, Heja!... così dicia alu
sagristanu.Doppu ca livau di vivirisi lu vinu
si nni nisceru fori a manu a manu, ci fu un
spaventu nni lu cummicinu, la Chiesa si guardava
di luntanu.
Nun ci fu cchiu l'ufficio Divinu, cà Muntidoru
addivintà paganu. Ora di chiesa fa lu magazzinu
pi pinitenza d'ogni cristianu!..Chiangiti
tutti frusteri e paisani ommini dotti e fimmini
civili, cadiu la chiesa digna, univirsali.
Bedda, adurnata ca nun avia fini!... Hannu
scinnutu lu lorgiu e li campani pi fari cuitari
li parrini, amari tutti cu' cci misi mani
trattati comu Turchi Saracini.Sapiti chi
ficiru ammanu ammanu. Pi chiesa ci addubbaru lu
casinu, scinnieru li campani di lu campanaru e
l'appinniru in mezzu a lu jardinu Chista è
gravizza di lu sagristanu pi sunari mezzojornu e
matutinu,Livaru lu parlamentu du luntanuCa
sunava la missa cu lu tammurinuQuannu arrivaru
a li pedi di l'Artaru dissiru hamu truvatu lu
trisorol... Taliati ca trimau lu campanaru, La
Porta Fanza cu tuttu lu muru(...)
Ficiru stari la chiesa un palummaruCà tutti li
Santi ristaru a lu muru. Quannu nisceru lu
santu Sagramentu di Muntidoru s'intisi lu
chiantu Ci fu nni lu paisi un gran sgumentu
Chianciva ogni statua di Santu. (...)Tutti
davanti a Diu l'hammu a pagari, Gabilloti,
Prupriitaria e surfarara, Ngignera, capumastri e
pirriatura 'infina a li carusi ca lu carriaru,
l'Ammaggistratu cu l'Apiritura E lu Prufeta ca
nun sappi fari, Ora cu' l'arripara sta svintura?
a chistu dannu nun si duvia arrivari. O
Muntidoru, prega di cuntinu quantu ti levi
d'essiri paganu, (...)Vo' sapiri cu' fici stu
latinu, lu fici 'n'omu ca mancu va un granu, di
lu so' nomu chiamatu Agustinu di lu Vituzzi
famiglia d'Alfano. Agostino Alfano
18
Addì 1 gennaio 1904 - Il Commissario mi ha levato
le chiavi dellorologio e le diede a Camillo che
non si fidava a regolarlo e lha guastatoAddì 8
gennaio 1904 - Il Cav. Caico Onofrio mi ha
mandato le chiavi dellorologio a casa mia, con
Cordaro Angelo, e labbiamo fatto suonare chera
fermoCosera successo?Il 31 luglio dellanno
prima, con decreto regio era stato sciolto il
Consiglio comunale ed era stato nominato un
Commissario straordinario, tale Michele Burgio.
Questi, ligio al gruppo Guarino-Morreale, come
annota Petix, prepara il terreno per la sua
ascesa al potere. Licenzia tutti i dipendenti del
Comune legati ai Caico (12 persone tra Montedoro
e Bompensiere) ed accusa la precedente
amministrazione di malversazioni. La lotta fu
aspra. Ma nelle votazioni del 3 gennaio 1904 i
Caico risultarono vincitori per soli 4 voti, e
festeggiarono con tripudi di gioia, fiaccolate e
fanfara! Dice il Petix che quella notte nessuno
dormì chi per la gioia, chi per il rancore.E
noto che i fratelli Messana parteggiavano per i
Caico ed avevano varie concessioni come la
gestione dellacquedotto, la manutenzione della
carrozza, la conduzione dellorologio della
Chiesa madre. Anche loro erano stati colpiti dal
Commissario con la revoca della gestione
dellorologio! Revoca immediatamente revocata
dal momento che lorologio era una loro creatura
e solo loro erano (e furono) in grado di farlo
funzionare a dovere, fino agli anni sessanta
quando, sciaguratamente e per insipienza, venne
distrutto e sostituito con un quadrante
elettrico.Era un orologio alla francese, con
decine di rotismi complicati ed alimentato da tre
pesanti màzzare, tre grosse pietre legate a
delle corde che dallalto del campanile toccavano
quasi terra.Le màzzare, che davano la carica,
quotidianamente dovevano essere sollevate
(caricate) girando una manovella. Suonava le ore,
le mezzore, i quarti, mezzogiorno e ciccannini!
(Per me, ragazzino, (eravamo negli anni
cinquanta), era un piacere farmi portare sulla
torre dellorologio ed aiutare mio nonno a tirare
le màzzare. Salvo sgarrare ai suoi ordini
(inseguendo passeri e colombe per i tetti della
Chiesa) e sentirlo gridare Porca terra, è
pericoloso!.
19
IL TERREMOTO Mio nonno Federico, geloso
custode dell'orologio della Chiesa, ogni
tanto mi portava sulla torre campanaria per
tirare in alto i contrappesi in
pietra (màzzare) e ne succedevano di tutti i
colori! "Se vuoi venire, là, sull'orologio, devi
ubbidire e fare quel che ti dico in silenzio
salir la torre, mogio, e non toccare niente,
manco col dito!". Ma giunti roteando fin sulla
cima, la testa ti fumava, come un vulcano, e
bisognava sostar solo un pochino, prima di
proseguir verso l'arcano. Finalmente un portone,
ch'era serrato, si apriva e ti mostrava,
meraviglia, di attrezzi e ruote un
grandapparato, che ti lasciava stupito come una
triglia. "Attento a quel gradino, porca
terra! Siediti là, e non batter manco
ciglia!" gridava già mio nonno trafelato, prima
ancor che la soglia avea varcato. Ubbidiente e
col fiato trattenuto, sistemato nell'angolo come
ordinato, assistevo cogli occhi ben
sgranati, alle complicate manovre da scenziati.
Un poco d'olio ad una ruota dentellata con
penna d'oca gelosamente conservata, una sbirciata
al bilanciere dondolante, una soffiata a un
ingranaggio semovente. Poi, con delicatezza da
barbiere anziano, mise a girare un meccanismo
strano, ed io sbirciando con aria un po
giuliva mi accorsi che un gran masso in sù
saliva. "E' la màzzara che tutto manda
avanti!" disse mio nonno, con un tono
trionfante, "Se vuoi provare tu, fa un passo
avanti, ma attento a non mollar, ti rompi i
denti!". Timoroso e con strizza da
novizio, cominciai a girare quell'artifizio, conte
nto che la pietra quaternaria saliva lesta per la
torre campanaria. Ma un volo di colombo,
disgraziato, mi distrasse dal lavoro
complicato, e mollai la manovella che in un
baleno provocava un disastro a ciel sereno. Quel
grosso masso che saliva in alto, libero
dell'attacco, tutto d'un tratto cominciò a
rotolare senza più freno, sbattendo col fragor di
un autotreno.
Della chiesa tremaron le fondamenta, le luci
tutte si spenser come d'incanto, anche la croce
si mise a tentennare, e pure i santi sembravan
borbottare.Il prete che la messa avea
cantato, al fragore che sembrava terremoto lasciò
l'altare correndo a perdifiato, seguito al volo
da tutto l'apparato. Varcai la porta correndo
come un ogiva, mentre mio nonno col bastone
m'inseguiva giungemmo ansanti sulla porta
principale mentre la gente pregava sopra il
messale! Capita la cagion del terremoto e che la
morte sicura avean scansato, con l'occhio destro
ringraziavan Dio, ma col sinistro godean pel
dramma mio. Quel galantuomo di mio nonno
Federico mi perdonò d'averlo tanto tradito ma
per un anno non volle più sapere, di portarmi
lassù, manco a vedere!
Federico
20

Composizione del libro Il libro, riscoperto in
uno dei tanti cassetti di casa, si presenta in
buono stato di conservazione. E costituito da
circa 300 fogli in formato 21x15, ligati
insieme, come dice lo stesso Caliddu, ad un dorso
di pelle ed una copertina di duro cartone
colorato in rosso. La copertina si presenta
leggermente usurata. I fogli sono composti da 15
righe di circa 1 cm. daltezza.La seconda e la
terza di copertina hanno un fondo verde. Le
pagine sono vergate con grafia chiara con pennino
ad inchiostro nero, spesso con matita nera, a
volte con matita viola. Nella seconda di
copertina, a matita, è scritto
1891 Ligato da me stesso Messana Calogero addì
15 giugno 1891 e tutto il lavoro
marcato nei mesi indietro è stato copiato da un
altro libroIl diario di lavoro, infatti, inizia
con la data 13 aprile 1891, e dellaltro libro
cui fa cenno non si ha alcuna traccia.Le pagine
compilate sono 231, più 22 bianche, più altre 22
di riepilogo per un totale di 275.Le pagine
sono numerate solo dalla 1 alla 31, al centro
pagina in altoLe pagine riportano la data in
giorno, mese, anno
un segno (una X indica che il lavoro è stato
pagato) nome,
cognome (e spesso il soprannome) del committente
la descrizione
del lavoro eseguito (a volte un piccolo disegno)
i rotoli
utilizzati (1 rotolo equivaleva a circa
870/grammi) il
capitale impiegato
il guadagno ed il totaleSpesso alla
descrizione del lavoro è associato il motivo,
come la costruzione di un tabuto di zinco per
la morte di don Cesare Caico, avvenuta questa
mattina 12 febbraio 1898 alle ore 2 e un quarto,
o la misurazione in secondi del tempo di
riempimento di una lattina dacqua per scoprire
le perdite dellacquedotto. Piccole notizie,
appena accennate, che ci fanno scoprire fatti ed
eventi sconosciuti. Le annotazioni vanno dal 1891
al 1908.
21

STORIA E COINCIDENZE I LORO
CLIENTI PRINCIPALI COMUNE
CAICO GUARINO
MULINO FIOCCHI - MICCICHE
(Miniera) DON TIBURZIO (Miniera)
22
Il ritiro
delle armiCol proclama del 5 gennaio 1893, il
governo presieduto da Francesco Crispi, impone lo
stato dassedio in tutta la Sicilia, a causa del
forte movimento dei fasci siciliani che da
qualche anno rumoreggiavano in tutta lIsola
(Petix). In Montedoro ci fu il disarmo generale
per cui tutti i cittadini di buona volontà
consegnarono le armi da fuoco, ma ci fu chi
preferì nasconderle.I fratelli Caliddu e
Federico furono incaricati di raccogliere dette
armi, di sistemarle in delle casse e di spedirle
a Caltanissetta. Così risulta dalle loro
annotazioni Addì 28 gennaio 1894 - Assistito
alla consegna delle armi in Montedoro (n. 164)
(le armi
consegnate dai montedoresi furono 164) Addì 29
gennaio 1894 - Assistito alla consegna delle armi
a Bompensiere (n. 29)
(le armi consegnate dagli abitanti
di Bompensiere furono 29)Addì 30 gennaio 1894 -
Inchiodate le cassi dei fucili per spedirli a
Caltanissetta
23
Le sorgenti dacqua
potabileLa popolazione di Montedoro ha da sempre
sofferto il problema dellapprovvigionamento
dellacqua potabile, nonostante le numerose
sorgenti, a causa del sottosuolo impregnato di
zolfo. - La sorgente della cuba, che scaturiva
dalle marne (trubi), poco potabile e sufficiente
per un migliaio di persone - La sorgente
del feudo di Graziano, (sorgenti del Salvatore e
Acqua Ammucciata) ottima ma fuori mano e spesso
contesa, giunse in paese nel maggio 1884 nella
fontana a 3 cannoli in l.go Capraia, alimentando
n. 4 cannoli sparsi per il paese.- Altre
sorgenti , che davano acqua meno buona da bere,
perchè sulfurea Gebbia dei Gueli,
Mintina, Zaccagnini, Marialacani, Mollichella,
Rovittello, Lavatore, Mintina, Ligamaro, Vecchio
MatteoTanti erano i problemi per convogliare
lacqua in paese a causa del territorio
impervio, soggetto a frane ed a guasti (di cui
alcuni memorabili). Parecchi erano i cannoli
sparsi per il paese, che i f.liiMessana
sorvegliavano, pronti ad intervenire in caso di
guasti, come spesso annotano. Prendevano il
nome dal posto di ubicazione- il cannolo della
Palma - ubicato nellattuale Piazza XX Settembre,
angolo Via Colonnello Fara, sovrastato da una
folta palma gt- il cannolo della Pirciata-
il cannolo di Maggiore- il cannolo di mattiola-
il cannolo di Ninu la ricca- il cannolo di Don
Cicciu
Cannolo della palma
24
Tracciato della conduttura dellacquedotto nel
territorio di Montedoro
25
Lintero percorso dellacquedotto, dalla
sorgente dellAcqua Ammucciata alla Vasca
26
Come si presenta attualmente la vecchia sorgente
dellAcqua Ammucciata, in territorio di
Serradifalco
27
Fontana con tre cannoli e fanali ad un braccio
28

La loro attivitàCaliddu (1863-1950) aveva
prestato il servizio militare a Torino dal 1883
al 1886, presso il regio esercito, ed era tornato
in paese con una specializzazione in meccanica
fine. Federico (1868-1957) sicuramente avrà
appreso dal fratello tale arte, visto che
vivevano in sintonia, oserei dire in perfetta
sincronia, ogni momento della giornata. Sotto
casa possedevano una piccola bottega completa di
attrezzi per lavori fini ma anche grossolani come
incudine, martelli e mazze, forgia, tenaglie. La
loro attività infatti spaziava dalla costruzione
o riparazione di orologi e piccoli oggetti
preziosi, alla costruzione di ferramenta come
cancellate, forni per il pane, attrezzi per la
miniera, riparazione e costruzione di pistole e
fucili. Ma anche la riparazione di piatti che
saldavano con filo di ferro dopo averli perforati
con un trapano a corda.
Riepilogo dei lavori riscontrati nel
Libro Mastro- surchiari e lucchetti -
ferramenta per porte - parmigiane - gattoni per
sostenere balconi - maniglie -zappe e zapponi
- trispa (supporto per sostenere le tavole del
letto) - chiavi - lucchetti semplici e con
combinazione - roncole - stirratura tondi e ovali
per la miniera di zolfo - riparazione di
pistole, revolver e fucili da caccia - palliere
(per fondere i pallini da caccia)- installazione
di vetri - martelli, cunei e scalpelli da taglio
- chiavi di botte - ferro da stiro - chiodi di
vario tipo -tiralana - pallottoliere per la
scuola - battagli per la campana - muscalora di
portone - spiletti - calìa caffè - cancaruna -
tuliere (calcio) per fucile (anche artistici co
una testa di animale) - sculaturi di pomodoro al
spiziale - graticola di fornello - chiodi di naca
- torchio di mustu - affi e viti al principe
Pignatelli - fintizzi di lamera - surchiari,
affoni e naticchi - lattine per olio - pila
zincata - riparazione del mulino - forbice di
tùnniri - stanchetti - balestra di fucile -
trabacca - canalata - fondo di bigliolo (tanti!!)
- taglia zone (molle) di orologio - torchio per
pasta - rubinetti - posa vacile - binocolo
riparato - bilancia - porta ritratto - forni di
pane - brascera - baionetta - stadera - sciabole
arrotate - decalitro - spironi di pasta - chiave
di cantarano - forbici - puntali di vommaru - -
inferriate dogni tipo - fanali da uno a cinque
braccia per lilluminazione del paese (a
petrolio) - - porta per tomba - tabuto di zinco
per Don Cesare Caico - riparazione di carrozze
private e del postale- gestione e manutenzione
dellacquedotto che prelevava acqua dalle varie
sorgenti del circondario- costruzione
dellorologio per la Chiesa di Bompensiere-
gestione e manutenzione dellorologio della
Chiesa di Montedoro- riparazione di biciclette a
Don Eugenio Caico e Luisa Hamilton- numerazione
delle vie di Montedoro e Bompensiere-
riparazione del mulino a vapore (Federico
possedeva labilitazione per la conduzione)
29
UN SEGRETO
INCONFESSABILE Come si evince dal contesto del
Libro mastro, Caliddu e Federico erano degli
esperti armaioli. Riparavano armi militari,
fucili da caccia, revolver e pistole dogni tipo.
A loro ricorrevano quindi oltre che i carabinieri
del posto, amici e conoscenti del paese e del
circondario. Il loro lavoro si svolgeva alla luce
del sole, poiché mai avrebbero infranto la legge.
Avevano però un segreto, che pesava nel loro
cuore come un macigno, e che portarono fino alla
tomba. Caliddu era morto nel 1950, mentre
Federico nel 1957 stava per esalare lultimo
respiro. E volle scrollarsi di dosso quel pesante
macigno che lopprimeva. Chiamato a sé un figlio,
confessò! Dopo 56 anni! Confessò che ai primi
di maggio del 1901, mentre in contrada Albanello
erano intenti a raccogliere le pere, furono
avvicinati da Rosario Bufalino, che da qualche
mese sera dato alla macchia, dopo essere
scappato dal carcere di Serradifalco, ed era
attivamente ricercato. Il Bufalino con fare
minaccioso consegnò loro una pistola che
necessitava di una riparazione e li pregò
vivamente di fargliela ritrovare, in gran
segreto, riparata e funzionante, nel posto da lui
indicato. Cosa potevano fare i due poveretti se
non ubbidire allintimidazione? La pistola fu
riparata e fatta trovare al latitante come
stabilito. Il resto è cronaca Il 16 maggio
seguì il ferimento dellavvocato Antonino
Morreale, fu accusato ed arrestato lallora
sindaco Federico Caico, subito scarcerato perché
estraneo al fatto (ne parla Louise Hamilton nel
suo libro), seguirono le scorrerie del Bufalino.
Finchè, nella notte tra il 28 e 29 ottobre venne
sorpreso dalla forza pubblica ed ucciso in un
conflitto a fuoco.E ovvio che loro nessuna
colpa avevano per quanto successo, né per quella
maledetta riparazione estorta con minacce. Del
resto basta scorrere il Libro Mastro per vedere
quante volte, in tempi non sospetti, avevano
riparato pistole e fucili al poveroBufalino.Ma
quel fatto pesò molto alla loro coscienza al
punto da renderlo un segreto incoffessabile!
ROSARIO BUFALINO
30
Quello che resta della
Putìa.
31
La vecchia incudine della putia
32
.e la vecchia morsa
33
Il compasso costruito il 28-03-1908
e siglato C.F.M. (Calogero Federico
Messana)
34
La forgia ed a sinistra il vecchio mantice
35
Bastone animato, regalo di Don Cesare Caico,
gelosamente custodito da mio nonno. E una
bellissima lama di Toledo, finemente cesellata,
con incisa in rilievo la frase
Non ti fidar di me se il cor ti
manca.La custodia ed il manico sono in cuoio
36
Orologio omaggio della famiglia
Caico
37
8 febbraio 1898 - Terminato n. 1 animolo per
cogliere il filo per noi - Arcolaio, arnese fatto
di stecche in cerchio sul quale sadatta la
matassa (marredda) da dipanare (dal greco
anèmos vento)
38
Attrezzi rimasti
39
Giare utilizzate per contenere
lolio e le olive
40
Vecchio squadro da agrimensore (moderno
teodolite) appartenuto al trisavolo Volpe
Giuliano, agrimensore
41
La bilancia del loro negozio
42
Il libro si presenta in buono statoDorso in
pelleCopertina in cartone colorato in rosso
43
(No Transcript)
44

1891
Ligato
da me stesso Messana Calogero addì 15 giugno 1891
e tutto il lavoro marcato nei mesi indietro è
stato copiato da un altro libro M.C.
45
Nota esplicativa, come incipit Il segno di
croce -X- è di essere pagato dove non è il
detto segno di -X- voldire che non è pagato!Da
notare che i Caico NON pagavano quasi MAI
Messana Rosalia - n. 1 ferrata - un vestito
terminato
46
N. 4 gattoni - rotoli 89 in tutto Lire 30
47
Fanala di Bompensiere e Montedoro
48
Capitale per fare n. 10 fanala (Totale 215,00
Capitale 76,30 Guadagno 138,70)
49
N. 2 mazzaroli di vricciali , Miccichè Vincenzo
50
Mantione Salvatore - n. 1 pirciaturi a tinaglia
per mercare i pecori allorecchio Lire 2,50
pagato con
carni Lire 2,25
51
N. 1 runca nuova fatta a padre FiorellaS.
Fiocchi Miccichè G.ppe n. 1 stirraturi ovale
52
Augello Alessandro n. 1 appinnaglia nuova e 2
perni
53

Fine del Libro Mastro
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