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Title: Fonte: BORJAS


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Fonte BORJAS
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Tassi di sindacalizzazione
Fonte Boeri-Checchi
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Fonte Boeri-Checchi
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Figura 10 - 2 Liscrizione al sindacato in
Italia, 19602005 (percentuale di lavoratori
iscritti al sindacato)
Fonte BORJAS
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Frammentazione sindacale in Italiatotale
iscritti 100
  • Iscritti dichiarati dalle 5 confederazioni
    (2010)
  • CGIL 5.748.269 29
  • CISL 4.542.354 23
  • UGL 2.377.529 12
  • UIL 2.184.911 11
  • CONFSAL 1.818.245 9
  • TOTALE 16.671.308 84
  • Altri sindacati 3.176.639 16
  • Totale 19 .847.947

Fonte Confsal (Confederazione Sindacati
Autonomi Lavoratori) 2011
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Tabella 10 - 1 Andamenti dei tassi di
sindacalizzazione (percentuale di lavoratori
iscritti al sindacato) nelle economie
industrializzate, 19602006
6
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Figura 10 - 3 La decisione di aderire al
sindacatoLa retta di bilancio è data da AT e il
lavoratore massimizza lutilità nel punto P
lavorando h ore. Laumento del salario proposto
dal sindacato (da w a wU) sposta la retta di
bilancio a BT. Se il datore di lavoro riduce le
ore di lavoro a h0, il lavoratore sta peggio
(lutilità diminuisce da U a U0 unità). Se il
datore di lavoro riduce ore a h1, il lavoratore
sta meglio.
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Fonte BORJAS
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Le determinanti delliscrizione al sindacato
  • Lavoratore sindacalizzato beneficia di
    richiesta di ?w gt costo in termini di ? D da
    parte dellimpresa.
  • HIP. A la curva di domanda di lavoro
    dellimpresa sia inclinata negativamente ed
    elastica gt impresa risponde all ?w contrattato
    dal sindacato con ? di settimana lavorativa a h0
    ore, (pacchetto ore - salario in presenza di
    sindacato P0 sulla retta di bilancio BT)
  • gt Iscrivendosi al sindacato, il lavoratore
    starebbe peggio (c.i. U0ltU). Questo lavoratore,
    quindi, non si iscriverebbe al sindacato.

Fonte BORJAS
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Le determinanti delliscrizione al sindacato
  • HIP. B curva di domanda di lavoro dellimpresa
    è inelastica gt i tagli occupazionali indotti dai
    salari più alti saranno contenuti.
  • La sindacalizzazione offrirà una combinazione
    salario occupazione nel punto P1 (nel quale la
    settimana lavorativa dura h1 gt h0).
  • gt In questo caso liscrizione al sindacato
    sposterà il lavoratore su una curva di
    indifferenza più alta (U1 gt U) e il lavoratore
    deciderà di iscriversi.

Fonte BORJAS
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Figura 10 - 4 Il comportamento dei sindacati
monopolistiUn sindacato monopolista massimizza
lutilità scegliendo il punto sulla curva di
domanda D che è tangente alla propria curva di
indifferenza. Il sindacato domanda un salario di
wM euro e il datore di lavoro taglia
loccupazione a EM (dal livello competitivo E).
Se la curva di domanda fosse inelastica (come
indicato dalla retta D), il sindacato potrebbe
domandare un salario più elevato e ottenere
maggiore utilità.
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Fonte BORJAS
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I sindacati monopolisti
  • Il salario competitivo è w. In assenza di
    sindacato, limpresa assumerebbe E lavoratori.
  • Un sindacato monopolista max.zza U scegliendo
    il punto M (tangenza tra domanda e c.i.) al
    salario salario wMgtw limpresa ? loccupazione
    a EMltE
  • Se la curva di domanda fosse inelastica (D) il
    sindacato potrebbe domandare un salario più
    elevato e ottenere maggiore utilità punto M di
    tangenza tra D e U.
  • Questa soluzione ha molte proprietà
    interessanti.

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Fonte BORJAS
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I sindacati monopolisti
  1. Il sindacato sceglie w e limpresa si muove
    lungo la curva di domanda per definire il livello
    di occupazione che max.zza il profitto.
  2. Alcuni lavoratori perderanno i posti di lavoro
    per effetto della richiesta salariale del
    sindacato.
  3. I sindacati ricavano unutilità maggiore (hanno
    maggior successo) se la curva di domanda di
    lavoro è inelastica (le imprese reagiscono poco a
    variazioni del salario). I dati suggeriscono
    infatti che lelasticità della domanda di lavoro
    in imprese sindacalizzate è il 20 minore di
    quella delle imprese non sindacalizzate.

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Fonte BORJAS
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Figura 10 - 5 I sindacati e lefficienza del
mercato del lavoroIn assenza di sindacato, il
salario competitivo è w e il reddito nazionale è
dato dalla soma delle aree ABCD e ABCD. Il
sindacato aumenta il salario nel settore 1 a wU.
I lavoratori licenziati si spostano nel settore
2, riducendo il salario non contrattato dal
sindacato a wN. Il reddito nazionale è dato dalla
somma delle aree AEGD e AFGD. La non corretta
allocazione del lavoro riduce il reddito
nazionale dellarea del triangolo EBF.
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Fonte BORJAS
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POLITICHE DEI REDDITIcontrollo delle dinamiche
relative a salari (w), profitti (p), rendite
(r) per evitare dinamiche inflazionistiche
DI MERCATO (incentivi premianti, sgravi fiscali,
ecc..)
ISTITUZIONALI (patti sociali)
DIRIGISTICHE (Blocco dei salari e dei prezzi)
TIP Tax-based Incomes Policies
MAPMarket Anti-inflation Plans
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Politiche dei redditiregola aurea
Y.p w.N q.w.N quindi p w.N/Y
q.w.N/Y Poichè N/Y è linverso della
produttività del lavoro ( y) Si ha
TOTALE SALARI
TOTALE PROFITTI
PIL
Accettando una determinata distribuzione
iniziale del reddito -e quindi a parità di
margini di profitto- se i salari crescono in
linea con la produttività, linflazione rimane
costante
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Lefficacia della POLITICA DEI REDDITI
  • dipende anche dal grado di centralizzazione del
    sistema di relazioni industriali
  • I sistemi con grado di centralizzazione estrema
    (molto elevata o molto bassa)
  • potrebbero avere risultati migliori sul fronte
    dellinflazione e della disoccupazione i sistemi
    con grado di centralizzazione intermedia
    incoraggiano invece le rincorse salariali e le
    spinte inflazionistiche fondamentale è comunque
    il coordinamento tra i diversi livelli di
    contrattazione

Calmfors e Driffill (1988)
u p
.
grado di centralizzazione
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Calmfors e Driffill (1988) curva a gobba
  • La spiegazione di tale correlazione (descritta
    con una curva a gobba rigirata verso lasse
    delle ascisse, su cui vengono indicati, in misura
    crescente, i diversi gradi di centralizzazione, e
    sulle ordinate il tasso di disoccupazione) sta
    nellipotesi che
  • in un caso forte centralizzazione le
    rappresentanze sindacali sono in grado di
    valutare meglio le eventuali esternalità
    negative, riconducibili a comportamenti di free
    rider (condotte salariali non coordinate tra le
    diverse categorie) e di rincorse salariali con
    tendenze inflazionistiche
  • nel secondo caso bassa centralizzazione- si
    ritiene che siano le forze di mercato e le regole
    di condotta aziendale (maggior aggancio delle
    retribuzioni alla produttività dellunità
    produttiva) a dettare regole di comportamento più
    virtuose sul fronte del contenimento dei salari
    e lampliamento delloccupazione.

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Calmfors e Driffill (1988) analizzando un
campione di paesi OCSE nel periodo 1962-1985
hanno sostenuto che contrattazioni salariali
molto decentralizzate o molto centralizzate
inducono le parti sociali a una maggiore
moderazione salariale e dunque comportano un più
basso livello di disoccupazione rispetto ai gradi
intermedi di centralizzazione (hump shape
hypothesis). La spiegazione proposta dagli
autori circa questa relazione si basa su due
elementi i) da un lato, al crescere della
dimensione dei sindacati (generalmente più
elevata nei casi in cui le contrattazioni
salariali sono più centralizzate), questi
acquisterebbero potere contrattuale e dunque
otterrebbero incrementi salariali più elevati
ii) dallaltro, al crescere del livello di
centralizzazione delle contrattazioni (e dunque
della dimensione dei sindacati), le parti sociali
internalizzerebbero in misura maggiore gli
effetti degli aumenti salariali sul livello
aggregato dei prezzi e sui salari reali. Sotto
certe ipotesi, leffetto netto di questi due
elementi può portare ad avere una crescita dei
salari reali maggiore nei paesi con gradi
intermedi di centralizzazione.
Banca dItalia, Temi di discussione n. 492 (-
Lorenzo Forni, giugno 2004 ) Centralizzazione
delle contrattazioni salariali e disoccupazione
una riconsiderazione dellipotesi hump-shape Il
lavoro, utilizzando dati OCSE relativi al periodo
1960-2000, mostra che non sembra esserci nessuna
correlazione significativa tra grado di
centralizzazione delle contrattazioni salariali e
andamento del tasso di disoccupazione.
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Politiche dei redditi (PdR) e sistemi di
relazioni industriali (SRI)
  • Lesito della PdR dipende anche dalle
    caratteristiche del SRI che caratterizza un
    determinato assetto istituzionale e che ne
    definiscono il grado di corporativismo
    (Tarantelli, 1986)

DIMENSIONI
Neocooptazione
Centralizzazione della contrattazione
collettiva
Neoregolazione del conflitto industriale
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Il grado di NEOCORPORATIVISMO del sistema di
R.I.si misura attraverso tre parametri
(Tarantelli)
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Lipotesi di politica dei redditi di Tarantelli
  • La stabilità dei prezzi come bene pubblico,
  • La stabilità delle quote distributive (legge di
    Bowley),
  • Il recupero del potere dacquisto, dal passato al
    futuro la politica salariale danticipo,
  • Il rientro dellinflazione attraverso la
    programmazione concertata degli scatti di scala
    mobile e la disciplina di prezzi, tariffe e
    prezzi amministrati (inflazione programmata).

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LE QUOTE DISTRIBUTIVEin Italia
Quota Reddito da Lavoro 0.70 70
Redd. Da K
Y w.N r.K 1 w.N r.K
Y Y
Fonte Tronti
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Fonte Tronti
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Diminuisce la quota di reddito da lavoroin
Italia e nel complesso dei paesi sviluppati
  • Dal 1975 ad oggi, nei paesi sviluppati, la quota
    del reddito nazionale che va al fattore lavoro è
    diminuita di circa 10 punti percentuali dal 75
    al 65.
  • La crescita corrispondente della quota che va a
    remunerare il capitale ha favorito soprattutto i
    settori finanziari delleconomia e la
    distribuzione dei dividendi ai possessori di
    azioni (rapporto ILO, 2013)

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La caduta della quota del lavoro in Italia e nei
principali paesi avanzati (2005-1992)
Fonte Tronti su dati Oecd
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Nel mondo aumento della quota dei profitti e
crescita economica
Fonte Oecd, Eurostat.
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LA SCALA MOBILE
  • La scala mobile veniva calcolata seguendo
    l'andamento variabile dei prezzi di particolari
    beni di consumo, generalmente di larga
    diffusione, costituenti un paniere. Una
    commissione aveva il compito di determinare ogni
    tre mesi le variazioni del costo della vita
    utilizzando come indice di riferimento le
    variazioni dei prezzi di tali beni (indice dei
    prezzi al consumo, IPC).
  • Accertata e resa uguale su base 100 la somma
    mensile necessaria per la famiglia-tipo, in
    riferimento ad un dato periodo per l'acquisto dei
    prodotti del paniere, le successive variazioni
    percentuali dei prezzi dei beni di consumo
    divenivano i punti di variazione dell'indice
    stesso del costo della vita, a cui i salari
    venivano direttamente adeguati.

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Accordo di S.Valentino 14.02.1984
  • 14 febbraio 1984 con l accordo di
    S.Valentino, si è esplicitamente cercato di
    realizzare un patto sociale di natura
    neocorporativa, finalizzato a contenere i
    conflitti di lavoro e il processo
    inflazionistico, il cui differenziale rispetto ai
    principali paesi europei risultava piuttosto
    elevato. Gli interventi prefigurati volti a
    contenere il costo del lavoro e ad introdurre una
    maggiore flessibilità nei rapporti contrattuali,
    nonché orientati ad introdurre incentivi per il
    Mezzogiorno e per la formazione di nuove imprese-
    si sarebbero dovuti accompagnare ad un controllo
    dei prezzi amministrati sulla base di un tasso di
    inflazione programmato (pari al 13) e al
    controllo della spesa pubblica.
  • Il governo emanò un decreto-legge in cui
    venivano predeterminati i punti di contingenza
    nel meccanismo di scala mobile allora in vigore
    tale meccanismo indicizzava i salari,
    integrandone il potere dacquisto eroso
    dallinflazione attraverso unindennità di
    contingenza che veniva per lappunto calcolata in
    riferimento ai punti prestabiliti.
  • Nel dicembre del 1991 il meccanismo della scala
    mobile venne eliminato, sostituendo ad esso, per
    i due anni successivi un compenso forfettario,
    pari a 20.000 lire mensili, riducendo così del
    50 gli effetti del precedente meccanismo.

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SCALA MOBILE
1975 la scala mobile, applicata fino ad allora
al solo settore bancario, venne unificata agli
altri settori con un accordo stipulato tra la
Confindustria e le tre maggiori organizzazioni
sindacali CGIL, CISL e UIL. 14 febbraio 1984 un
decreto del Governo Craxi taglia 4 punti
percentuale della Scala Mobile, convertendo un
accordo delle associazioni imprenditoriali con
Cisl e Uil. Al decreto farà seguito la
conversione nella legge 219 del 12 giugno
1984. Il 9 e 10 giugno 1985 si svolge il
referendum abrogativo sulla scala mobile,
promosso dal solo PCI di Enrico Berlinguer, della
norma che comporta un taglio di quattro punti
della scala mobile. Con un'affluenza alle urne
del 77,9, 45,7 SI all'abrogazione della norma e
54,3 NO all'abrogazione della norma, il taglio
rimase. La scala mobile è stata definitivamente
soppressa con la firma del protocollo triangolare
di intesa tra il Governo Amato I e le parti
sociali avvenuta il 31 luglio 1992. Con la scala
mobile è stata abolita l'indennità di contingenza
ed è stato introdotto per tutti i lavoratori
dipendenti (dirigenti esclusi) lelemento
distinto della retribuzione
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RIFORMA DEL SISTEMA CONTRATTUALEaccordo quadro
firmato a gennaio (aprile accordo attuativo) 2009
da Confindustria CISL e UIL (non CGIL)
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Politiche occupazione giovanile
  • nel 1977 dalla legge 285, incentivi a favore
    della cooperazione giov.
  • legge 44/1986 sulla imprenditorialità giovanile
    nel Mezzogiorno
  • legge 275/1991, si è posto lorizzonte temporale
    della legge 44 al 1993,
  • estendendone leleggibilità a tutte le imprese
    del territorio nazionale, ma con requisiti più
    restrittivi nella composizione occupazionale
    (imprese interamente composte da lavoratori con
    18-35 anni di età o con sola presenza femminile)
  • Crediti dimposta per la promozione
    delloccupazione (Leggi finanziarie)
  • -Contratti di Formazione Lavoro (CFL), introdotti
    nel 1977 e poi variamente modificati con
    successive normative
  • -Piani di Inserimento Professionale (PIP),
    introdotti con la legge 451/1994,
  • -Apprendistato

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Politiche occupazione femminile
  • strutture sociali di assistenza allinfanzia,
    anziani e inabili
  • sussidio al costo dei servizi di cura familiare
    potrebbero incrementare sia lofferta che la
    domanda di lavoro femminile.
  • un sussidio pari al 50 del costo potrebbe avere
    un effetto positivo sul tasso di occupazione
    femminile pari a 10 punti percentuali.
  • un incremento del 10 nella disponibilità dei
    servizi di cura potrebbe tradursi in un aumento
    di 15 punti percentuali della probabilità di
    trovare lavoro da parte delle lavoratrici con
    basso grado di istruzione e di 8 punti da parte
    delle donne più istruite (Del Boca, Pasqua e
    Pronzato, 2005).
  • proposte interventi di natura fiscale dal
    credito di imposta per chi ha famigliari a carico
    (Boeri, DelBoca, 2007) alla tassazione
    differenziata per genere (Alesina, Ichino, 2007)
    o a quella riguardante lintroduzione di un
    quoziente familiare, per tener conto -nel
    prelievo fiscale- della numerosità dei componenti
    il nucleo familiare. Gli effetti stimati sulla
    domanda e offerta di lavoro femminile hanno segno
    e intensità più disparati (Cavalli e Fiorio,
    2006Aassve, Pazienza e Rapallini, 2007).

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POLITICHE FORMATIVE
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