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L educazione sessuale alle Persone con Disabilit Luigi Croce Grazie al contributo di Silvia Villani Universit degli studi di Firenze * * * * * * * * * * * * 3. – PowerPoint PPT presentation

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Title: L


1
Leducazione sessualealle Persone con Disabilità
  • Luigi Croce
  • Grazie al contributo di
  • Silvia Villani
  • Università degli studi di Firenze

2
(No Transcript)
3
ICF, Classificazione Internazionale del
Funzionamento e della Salute. Dalla
prospettivasanitaria alla prospettiva
bio-psico-sociale Disabilità risultante della
condizione di salute in un ambiente
sfavorevoleIl modello di salute e di disabilità
ICF è un modello biopsicosociale che coinvolge
tutti gli ambiti di intervento delle politiche
pubbliche ed in particolare le politiche di
welfare, la salute, leducazione, il lavoro
4
Aree della sessualità secondo la classificazione
dellICF (OMS, 2001)
  • Funzioni e Strutture del Corpo
  • Funzioni genitali e riproduttive (codici da b640
    a b679).
  • Attività (più o meno limitate) e Partecipazione
    (più o meno ristretta)
  • d5302 Cura relativa alle mestruazioni.
  • d570 Prendersi cura della propria salute.
  • d710-d729 Interazioni interpersonali semplici e
    complesse.
  • d760 Relazioni familiari
  • d7600 Relazioni genitore-figlio
  • d7601 Relazioni figlio-genitore
  • d7602 Relazioni tra fratelli
  • d7603 Relazioni nella famiglia allargata
  • d7608 Relazioni familiari, altro specificato
  • d7609 Relazioni familiari, non
    specificato.
  • d770 Relazioni intime
  • d77100 Relazioni romantiche
  • d7701 Relazioni coniugali
  • d7702 Relazioni sessuali
  • d7708 Relazioni intime, altro specificato
  • d7709 Relazioni intime, non specificato.

5
  • LICF (WHO, 2001) fornisce una nuova visione
    multidimensionale e multicomponenziale del
    funzionamento di una persona a livello corporeo
    (Funzioni e Strutture Corporee), a livello
    personale (Attività) e a livello sociale
    (Partecipazione), secondo il modello sopra
    esposto graficamente.
  • Ciascuna componente contribuisce in termini
    positivi (al Funzionamento) in caso di Funzioni e
    Strutture Corporee integre, in presenza di
    Attività e Partecipazione e di Fattori
    Contestuali facilitatori in termini negativi
    (alla Disabilità) in caso di Menomazione delle
    Funzioni e Strutture Corporee, in presenza di
    Limitazioni delle Attività e di Restrizione
    della Partecipazione, e di Barriere/Ostacoli
    nei Fattori Contestuali.
  • La presenza di una condizione fisica che sta
    allorigine della menomazione, delle limitazioni
    delle attività e delle restrizioni della
    partecipazione, che interagiscono tra loro,
    unitamente ai fattori contestuali, produce, per
    quanto riguarda lespressione della sessualità
    nelle persone con disabilità, varie problematiche
    di notevole peso.

6
SIS profilo dei bisogni di sostegno
  • F7 Impegnarsi in relazioni d'amore e intime
    inizia e mantiene una relazione speciale, intima,
    romantica?
  • Comprende sostegni per
  • pianificare attività per incontrare altri in
    intimità (include ma non è limitato alle
    relazioni sessuali)
  • mantenere relazioni dintimità e
  • apprendere attività che sono connesse a relazioni
    intime come la capacità di dare un appuntamento,
    la comprensione dei confini personali ed il
    rispetto del partner.

7
La sessualità
  • Risultato di una complessa interazione tra
    aspetti biologici (limitati) e abilità,
    cognitive, comportamentali, apprese nel corso
    dellesperienza individuale.

8
La sessualità nel disabilestoricamente
  • Nellottica di handicap come disabilità (legata
    quindi allefficienza dei processi di
    apprendimento),
  • la sessualità degli handicappati è solo disabile
    e come tale ha poco di diverso rispetto a quella
    dei normodotati.

9
La sessualità nel disabile mentale (I)
  • Già altrove (Dèttore, Friedman, LoPiccolo e
    Veglia, 1990 Veglia e Dèttore, 1991 Dèttore,
    1994 1997) abbiamo rilevato come la sessualità
    sia ben lungi dall'essere un aspetto "naturale" e
    "spontaneo" dell'esistenza umana, quanto invece
    il risultato di una complessa interazione di
    aspetti biologici (piuttosto limitati) e di una
    varietà di abilità, cognitive e comportamentali,
    apprese durante il corso dell'esperienza
    individuale.
  • Il quadro fondamentalmente non cambia nel caso
    delle Disabilità mentali, che possono essere
    catalogate fra le Menomazioni dellICF fra cui i
    principali sono i seguenti
  • quanto più elevato è il ritardo mentale, tanto
    maggiore è il ritardo nello sviluppo dei
    caratteri sessuali secondari (Flory, 1936
    Mosier, Grossman e Dingman, 1962) questo avviene
    soprattutto in caso di eziologia di tipo genetico
    o da embrio- o fetopatia, e meno in caso di
    lesione perinatale o di fattori più tardivi
  • le persone con disabilità mentale hanno un tasso
    di fertilità meno elevato (Hall, 1975).

10
La sessualità nel disabile mentale (Ia)
  • Pure, oltre a questo, gli aspetti relativi alla
    sessualità fisica del disabile non si
    differenziano da quelli che caratterizzano la
    sessualità normale.
  • Purtroppo, vi sono atteggiamenti culturali
    pregiudiziali rispetto alla sessualità delle
    persone con disabilità mentali, e questi
    rappresentano, nella terminologia dellICF, dei
    fattori contestuali ambientali che ne limitano
    lespressione delle abilità e ne restringono la
    partecipazione sociale.
  • L'atteggiamento di fondo della nostra società si
    può riassumere, infatti, in un posizione
    curiosamente contraddittoria da un lato i
    soggetti con disabilità (soprattutto di tipo
    fisico) sarebbero ipo- o addirittura asessuati,
    dall'altro i disabili mentali, ma senza
    menomazioni o difetti fisici evidenti, sarebbe
    invece ipersessuati, privi di ogni inibizione,
    irresponsabili e talvolta naturalmente perversi.

11
La sessualità nel disabile mentale (II)
  • D'altra parte talvolta si assiste, soprattutto in
    epoca recente, a un terzo tipo di atteggiamento,
    presente in persone che vogliono dar mostra di
    posizioni "moderne e aperte" il desiderio di
    volere a tutti i costi "sessualizzare" le persone
    con compromissioni, soprattutto intellettive,
    evidenziando presunti bisogni e pulsioni
    sessuali, che talora invece sono solo proiezioni
    di osservatori non obiettivi.
  • E' evidente come tali posizioni siano di
    carattere difensivo nel primo caso si tratta di
    una difesa per negazione, il problema non esiste
    e lo si può ignorare nel secondo caso, invece,
    la difesa avviene per esaltazione del potenziale
    pericolo, portando a misure preventive e
    repressive, che annullano ugualmente il problema
    all'origine nel terzo caso, infine, si aspira a
    una apparente "normalizzazione", che si basa più
    su posizioni ideologiche precostituite che su
    un'effettiva consapevolezza professionale.

12
La sessualità nel disabile mentale (IIa)
  • Questi miti e stereotipi non possono che
    influenzare l'atteggiamento dei genitori o degli
    operatori che si occupano di disabili, per cui
    l'opinione delle persone, i tabù culturali e le
    convenzioni sociali tendono tutte in direzione
    contraria a una espressione adeguata della sfera
    sessuale.
  • Il problema diviene tanto più evidente se si
    pensa che tali atteggiamenti e tabù sono già di
    ostacolo alla piena realizzazione della
    sessualità nelle persone normodotate. Nel caso di
    persone con compromissioni gli ostacoli non
    possono che essere moltiplicati, e non solo per
    aspetti puramente pratici e tecnici.
  • I fattori contestuali relativi agli atteggiamenti
    e alle convinzioni presenti nellambiente
    circostante, unitamente alle limitazioni delle
    abilità dovute alle condizioni fisiche
    allorigine del ritardo evolutivo, possono
    produrre restrizioni alla partecipazione sociale
    in vari aspetti, come per esempio relativamente
    al contatto fisico e allautostimolazione.

13
La sessualità nel disabile mentale (III)
  • Il contatto corporeo, sia come stimolazione
    sensoriale sia come manifestazione di affetto, è
    importante per il soggetto con disabilità quanto
    per il normodotato, ma i tempi di evoluzione del
    primo sono più lunghi. Così, può accadere che
    certi giochi corporei o manifestazioni di affetto
    vengano richiesti dal primo oltre l'età in cui
    essi sono ritenuti culturalmente accettabili,
    innescando talora negli adulti delle
    interpretazioni che gli attribuiscono componenti
    sessuali, che spesso sono in realtà fantasie
    infondate. I genitori, o gli operatori, quindi se
    ne astengono, pensando di correre il rischio di
    scatenare istinti non più controllabili, privando
    invece la persona di esperienze gratificanti, che
    ben poco hanno di strettamente sessuale.
  • Per quanto riguarda invece lautostimolazione,
    essa nella persona con disabilità è altrettanto
    presente e spesso incontra le stesse reazioni
    adulte di intolleranza. Talora esse sono ancora
    più accese, in base ai pregiudizi precedentemente
    evidenziati.

14
La sessualità nel disabile mentale (IIIa)
  • D'altronde tale forma autostimolatoria in queste
    persone può essere più frequente, in quanto essa,
    accanto a quella caratteristica di costituire uno
    stimolo piacevole, può assumere altre funzioni
  • attività di riempimento in momento di noia o di
    solitudine
  • attività sostitutiva al posto di comportamenti
    auto- od eteroaggressivi, spesso dovuti a
    frustrazione
  • eventualmente un modo per attrarre l'attenzione
    non altrimenti ottenibile.
  • Il soggetto con disabilità, avendo repertori
    comportamentali meno ricchi per far fronte alle
    situazioni di scarsa stimolazione o di
    stimolazione negativa, fa ricorso a tale forma di
    gioco sessuale in quanto facilmente disponibile,
    gratificante e attuata fin dalle primissime fasi
    evolutive.

15
La sessualità nel disabile mentale (IV)
  • Reazioni d'intolleranza possono inoltre destare
    la tendenza in tali persone all'"esibizionismo",
    a esporre la propria nudità senza inibizioni.
    Anche in questo caso, molto spesso sono i nostri
    pregiudizi a far vedere in tale comportamento
    aspetti di pulsioni sessuali abnormi, quando
    invece si tratta più semplicemente di un atto
    provocatorio (rinforzato dalle divertenti
    reazioni dell'ambiente circostante), oppure della
    conseguenza di uno scarso apprendimento di norme
    sociali.
  • In tutti questi casi linterazione di fattori
    interni ed esterni alla persona con disabilità
    produce una compromissione finale del
    funzionamento personale e sociale, che ne limita
    lo sviluppo e la serenità di vita.

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I prerequisiti (I)
  • Ogni intervento educativo nel campo della
    sessualità relativamente alle persone con
    disabilità è complicato dal fatto che esso è
    subordinato alla previa acquisizione di alcune
    abilità prerequisite, che non possono essere
    trascurate, pena linsuccesso del programma
    dintervento stesso. Esse sono qui sotto
    descritte.
  • Autocontrollo
  • L'intervento può essere fondamentalmente mirato
    all'acquisizione di capacità di autocontrollo
    cognitivo e comportamentale e di abilità di
    gestione dell'ansia (autoregolazione). Per quanto
    riguarda l'autocontrollo, si rivelano utili due
    classiche tecniche cognitivo-comportamentali il
    training autoistruzionale (Meichenbaum e Goodman,
    1971) e la stress inoculation (Meichenbaum, 1977
    1985).
  • Inizialmente queste due procedure possono essere
    utilizzate, e quindi apprese, per situazioni
    specifiche come inibire la tendenza a rispondere
    impulsivamente, controllare la frustrazione e/o
    la collera, saper gestire l'ansia di fronte a un
    compito difficile, eccetera. Sono utilizzabili
    nell'apprendimento dell'autoregolazione, in
    particolar modo attraverso la tecnica di
    rilassamento muscolare.

17
I prerequisiti (Ia)
  • Conoscenza e cura del proprio corpo
  • Il possedere corrette e sufficienti informazioni
    rispetto alla sessualità permette d'interpretare
    correttamente, e non in modo ansiogeno, diversi
    eventi che possono, altrimenti, produrre
    preoccupazione. Così, si individuano le seguenti
    mete
  • 1) Muoversi e sapere usare il proprio corpo.
  • 2) Conoscere le varie parti del corpo.
  • 3) Conoscere le differenze fra maschi e femmine.
  • 4) Sapere mantenere l'igiene del proprio corpo.

18
I prerequisiti (II)
  • Abilità di comunicazione e sociali
  • Diversi autori hanno proposto delle
    categorizzazioni delle abilità sociali in ambito
    più specifico rispetto alle persone con
    disabilità mentale. Così, McGinnis, Goldstein,
    Sprafkin e Gershaw (1984), nel proporre un
    programma di training di abilità sociali rivolto
    ad alunni con problemi di comportamento o ritardo
    mentale lieve, hanno categorizzato 60 classi
    comportamentali, definite con i rispettivi passi
    istruzionali
  • Abilità prerequisite per la vita di classe 13
    abilità, come "ascoltare", "chiedere aiuto",
    "ringraziare", ecc.
  • Abilità per fare o mantenere amicizie 12
    abilità, come "presentarsi agli altri", "avviare
    una conversazione", ecc.
  • Abilità di gestione delle emozioni 10 abilità,
    come "conoscere le proprie sensazioni",
    "affrontare la paura", ecc.
  • Abilità per controllare l'aggressività 9
    abilità, come "dar prova di autocontrollo",
    "tentare un accordo", ecc.
  • Abilità per gestire lo stress 15 abilità, come
    "affrontare il rifiuto", "rilassarsi",
    "affrontare una rimostranza", ecc.

19
I prerequisiti (IIa)
  • Il training di abilità sociali solitamente deve
    mirare al conseguimento della competenza sociale
    tramite tre procedure fondamentali
  • 1) La simulazione delle interazioni sociali che
    si manifestano nella vita reale (role playing).
  • 2) Il modeling, o modellamento, per mezzo del
    quale si mostra al soggetto come una persona
    socialmente competente si comporterebbe nella
    stessa situazione.
  • 3) Il rinforzo sociale e il feed-back sulla
    prestazione del soggetto. Il trainer sottolinea i
    lati positivi della prestazione e dà dei
    suggerimenti per ulteriormente migliorarla
    (coaching ).

20
I prerequisiti (III)
  • Problem-solving e decision-making
  • Una situazione sociale che produce ansia
    nell'individuo costituisce un problema che
    bisogna affrontare con le modalità più adatte a
    preservare il maggiormente possibile la propria
    percezione di controllo di sé e delle
    circostanze. Inoltre, spesso una risposta
    aggressiva o passiva viene emessa come reazione a
    una situazione problematica apparentemente senza
    uscita, per cui un addestramento mirato ad
    aumentare le capacità di elaborazione di
    alternative può essere un utile completamento dei
    trattamenti qui illustrati. Il soggetto, secondo
    la classica formulazione di D'Zurilla e Goldfried
    (1971) e di D'Zurilla (1986), deve essere aiutato
    ad affrontare il problema nel modo più adeguato,
    considerando con attenzione le varie fasi che
    costituiscono il processo di soluzione di esso

21
I prerequisiti (IIIa)
  • Atteggiamento generale il soggetto deve a)
    riconoscere che incontrare situazioni problemiche
    (quali quelle sociali) è un normale aspetto
    dell'esistenza b) rendersi conto che tali
    situazioni possono essere attivamente
    affrontate c) essere in grado di riconoscere una
    situazione problematica al suo insorgere d)
    riuscire a bloccare la tentazione di reagire
    impulsivamente.
  • Definizione del problema questo deve essere
    definito in termini concreti e verificabili,
    fissando delle mete ragionevoli e chiare. Molto
    spesso la mancata soluzione di un problema
    dipende da una sua errata formulazione.
  • Produzione di alternative il metodo migliore
    consiste nel sospendere il giudizio e nel
    produrne in maggior numero possibile, posponendo
    a più tardi la fase di critica e di scelta delle
    stesse (brainstorming).
  • La presa di decisione le alternative vengono
    esaminate in base a criteri predefiniti
    chiaramente.
  • Verifica una volta scelta e attuata
    un'alternativa, occorre appurare se ha
    funzionato. In caso negativo si avvierà senza
    drammi un nuovo processo di problem-solving.

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I prerequisiti (IV)
  • Non si può invece che sottolineare l'importanza
    di sforzi in questa direzione, soprattutto nei
    portatori di handicap mentale lieve e
    medio-lieve, per cui tali acquisizioni sono
    davvero importanti.
  • Come rilevano Belmont, Butterfield e Ferretti
    (1982) e Ferretti (1989), infatti, le ricerche
    dimostrano che si rivelano più efficaci le
    procedure educative che offrono ai disabili non
    solo le strategie operative per risolvere un dato
    compito, ma piuttosto le procedure generali alla
    base delle operazioni mentali implicate nella
    soluzione di ogni problema. Tali abilità di
    problem-solving costituiscono appunto delle
    "abilità superordinate" che permettono quella
    generalizzazione degli apprendimenti, che
    costituisce una delle mete più desiderate e più
    difficile nel campo della disabilità.

23
I prerequisiti (IVa)
  • Le procedure di problem-solving possono essere
    insegnate a soggetti con ritardo mentale da lieve
    a medio-lieve negli altri casi l'analisi del
    problema e la scelta della decisione da prendere,
    anche in campo sessuale, ricade sull'educatore
    e/o sulla famiglia. Spesso ciò comporta l'essere
    dolorosamente soli in tale difficile compito, di
    fronte ad alternative che provocano l'attivazione
    di risposte emotive dovute ai pregiudizi sopra
    evidenziati, a domande etico-morali talora senza
    risposta, e a difficoltà pratiche e obiettive.
  • Non si può non sottolineare, a questo proposito,
    l'utilità di una collaborazione fra famiglia,
    tecnici ed educatori, allo scopo, da una parte,
    di aumentare le capacità di generazione di
    soluzioni operative efficaci, dall'altra di
    permettere ai genitori di ottenere un sostegno
    psicologico, oltre che tecnico, in grado di
    alleviare lo stress connesso a determinate
    situazioni.

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Lintervento
  • E organizzato verso
  • Lassessment delle abilità possedute
  • La Task Analysis
  • Programmi mirati al raggiungimento di obiettivi
    predeterminati.

25
Tipici preconcetti verso la sessualità dei
disabili
  1. Sono considerati sessualmente ipodotati/asessuati
  2. Sono considerati ipersessuati o privi di
    qualsiasi inibizione
  3. Vengono forzatamente sessualizzati,
    evidenziandone i presunti bisogni e pulsioni
    sessuali.

26
Programmi di ed. sessuale per disabili
  • Che cosa deve contenere un buon programma?
  1. Area dei prerequisiti generali
  2. Area specifica della sessualità

Qual è lobiettivo principale di un buon
programma?
  • Fornire conoscenze sessuologiche specifiche e
    generali
  • Aumentare le abilità del disabile anche in ambito
    sessuale,
  • attraverso interventi e metodi appropriati.

27
Area specifica della sessualità
  1. CONTATTO FISICO
  2. AUTOSTIMOLAZIONE E NUDITA
  3. GIOCHI SESSUALI
  4. MASTURBAZIONE E POLLUZIONI NOTTURNE
  5. OMOSESSUALITA E COMPORTAMENTI PROBLEMATICI
  6. RAPPORTO SESSUALE

28
Contatto fisicoMete e modalità dapproccio
  • Dixon (1988) propone, in ambito di gruppo, un
    intervento mirato al toccare ed essere toccati
    mirato a
  • Riconoscere i punti del corpo e i modi piacevoli
    o meno di toccare
  • In cerchio si elencano tutti i modi possibili di
    tocco-carezzare, stringere, sfregare,
    solleticare, massaggiare, pizzicare..Ogni
    partecipante spiega quale tipo di modalità trova
    gradevole o meno e in quale parte del corpo
    preferisce essere toccato.
  • Si accetta che qualcuno non vorrà essere toccato.

29
Contatto fisicoMete e modalità dapproccio
  • Imparare a distinguere tra modi buoni e cattivi
    di toccare si discutono, anche con lausilio di
    fotografie, modalità di contatto cattive (ad
    es. qualcuno in autobus pone una mano sulle
    ginocchia), sottolineando la differenza tra
    queste e quelle buone ovvero
  • La mancanza di accordo reciproco
  • Il fatto che sono sconosciuti
  • La repentinità del gesto
  • Per ogni situazione si spiega come ciascuno abbia
    il diritto di opporsi a tali azioni e si
    suggeriscono le modalità più adeguate per farlo
  • Dire NO apertamente
  • Chiedere aiuto ad adulti
  • Chiedere aiuto a persone in divisa

30
2. Autostimolazione e nudità Mete e modalità
dapproccio
  • Si deve principalmente insegnare i tempi e i
    luoghi dove è possibile o meno mostrarsi
    svestiti.
  • È utile chiarire il concetto di pubblico e
    privato (dixon 1988) anche con lausilio di di
    fotografie che mostrano attività e luoghi
    pubblici o privati, bar, ristorantiil bagno, la
    camera da letto
  • Come già sottolineato, lautostimolazione è
    spesso il sintomo di un problema.

31
2. Autostimolazione e nudità Mete e modalità
dapproccio
  • È utile allora unanalisi funzionale fornire
    stimoli, attività interessanti, capire dove nasce
    la frustrazione del soggetto e fornire le
    competenze per risolvere le difficoltà, concedere
    attenzione usandola come rinforzo per
    lacquisizione di utili comportamenti.

32
3. Giochi sessuali Mete e modalità dapproccio
  • La meta principale è ancora una volta la
    discriminazione sociale quando-dove-con chi è
    possibile eseguire tali giochi.
  • Considerare le reazioni negative quando questi
    giochi sono tentati con gli adulti.

33
3. Giochi sessuali Mete e modalità dapproccio
  • Quando è impossibile ottenere la discriminazione
    sociale, piuttosto che metodi punitivi (che sono
    difficili da condurre e spesso ottengono il
    risultato opposto di aumentare il comportamento
    indesiderato), è più utile luso dellestinzione
    e dello spostamento dellattenzione su altre
    attività più adeguate e totalmente diverse.

34
3. Giochi sessuali Mete e modalità dapproccio
  • Infatti togliere a tali comportamenti la
    conseguenza rinforzante (tipo espressioni
    scandalizzate o divertite) e indirizzare il
    soggetto su attività differenti e accettate che
    ne attraggono lattenzione, sono il mezzo più
    valido e efficace per ridurre lemissione del
    comportamento indesiderato.

35
4.La masturbazione difficoltà delloperatore
  • La masturbazione tocca importanti ambiti del
    pensiero fondati anche su posizioni morali o
    religiose assolutamente rispettabili. Familiari e
    operatori (Veglia, 2001) devono decidere cosa
    può rappresentare la masturbazione per quel
    ragazzo, e scegliere insieme la strada più
    percorribile.

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4.La masturbazione difficoltà delloperatore
  • Lesplorazione del proprio corpo, la scoperta di
    parti sensibili, lintenzionalità della
    stimolazione e lorganizzazione di comportamenti
    più complessi, sono alla base dellapprendimento
    della masturbazione. Essa nel disabile va
    considerata anche sotto un punto di vista etico e
    ogni contesto educativo, secondo il proprio
    sistema di valori, deve affrontare questo aspetto
    del problema prima di progettare un intervento.

37
4.La masturbazione difficoltà delloperatore
  • Vi sono disabili che provano con insistenza a
    masturbarsi senza provare piacere o senza
    riuscire a raggiungere lorgasmo.
  • Il desiderio si manifesta in modo normale ma la
    disabilità può produrre continui insuccessi fino
    a influire negativamente sul tono dellumore.
  • Spesso infatti è lincapacità di masturbarsi che
    rende nervosi i ragazzi e non la masturbazione
    in se stessa.

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4.Masturbazione e polluzioni notturne Mete e
modalità dapproccio
  • I. Principali passi sottolineati da Veglia
    (1991)
  • Osservazione del grado di abilità già posseduta
    dal soggetto
  • Elaborazione di una task analysis, specificando i
    prerequisiti
  • Decidere quale deve essere loperatore che
    sincaricherà della conduzione del programma,
    avendo la serenità e la costanza di farlo più
    persone creerebbero confusione e uneccessiva
    violazione della privacy
  • Svolgere lintervento educativo utilizzando varie
    tecniche pedagogiche come il rinforzo, il
    concatenamento

39
4.La masturbazione Mete e modalità dapproccio
  • II. Principali passi sottolineati da Veglia
    (1991)
  • Individuare i momenti educativi in modo che
    sinseriscano in modo naturale allinterno della
    vita del soggetto
  • Operare appena possibile il distacco
    dalloperatore per far riacquistare al soggetto
    la sua privacy e la possibilità di decidere
    autonomamente
  • Eseguire, dal momento di acquisizione
    dellabilità in poi, un controllo rispetto ai
    tempi e ai luoghi in cui viene emesso il
    comportamento in questione, intervenendo in
    direzione correttiva se necessario solo per tali
    aspetti e ricordando sempre lesigenza del
    rispetto della privacy.

40
4.La masturbazione Mete e modalità dapproccio
  • Specificatamente (1991)
  • Verificare che loperatore possegga i
    prerequisiti necessari e che sia sostenuto dal
    gruppo
  • Operare lanalisi dei compiti per descrivere con
    precisione i prerequisiti, le abilità possedute e
    la sequenza di comportamenti da attivare per
    masturbarsi con successo
  • Mantenere la masturbazione legata ad una fase del
    desiderio e eccitazione

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4. Abilità per loperatore che deve insegnare la
masturbazione
  • Possedere buone conoscenze sessuale
  • Saper utilizzare le tecniche di insegnamento
  • Aver fatto chiarezza sulla natura del
    comportamento che si vuole insegnare e le
    implicazioni etiche
  • Avere individuato una motivazione coerente con il
    proprio sistema di lavoro e di convinzioni
  • Possedere una buona consapevolezza delle propria
    sessualità
  • Saper gestire le emozioni soprattutto quelle
    legate alla sessualità
  • Avere un buon rapporto con il proprio corpo e un
    approccio sicuro a quello altrui
  • Poter escludere un interesse morboso verso
    lutente o la situazione di apprendimento

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5. Omosessualità e comportamenti problematici
43
6. Rapporto sessuale
  • Tolta la visione stereotipata del rapporto
    sessuale come coito finalizzato allorgasmo è
    comprensibile come unesperienza sessuale più
    ampia possa essere vivibile anche dai disabili.
  • Liberarsi dai vincoli del rapporto sessuale come
    prestazione con inizio e fine prefissati, è
    importante per tutte le coppie ma fondamentale
    per i disabili.

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6. Rapporto sessuale
  • Ciò permette infatti ai disabili di trovare un
    loro modo di fare lamore degno e accettabile,
    dove vi sia rispetto, gioco, fantasia e non noia
    o sopraffazione.
  • In questa ottica possiamo definire due differenti
    mete
  • Imparare che cosa è un rapporto sessuale
  • Cosa vuol dire essere responsabili

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6. Rapporto sessualePrincipali punti di
discussione
  1. Il rapporto sessuale è solo una parte
    dellattività sessuale, che può comportarlo o
    meno
  2. Lo scopo dellattività sessuale e quindi anche
    del rapporto, è il provare piacere insieme da
    parte dei due partner
  3. I partner sono solitamente persone adulte, di
    sesso diverso, consapevoli di ciò che stanno
    facendo e che accettano reciprocamente di farlo

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6. Rapporto sessualePrincipali punti di
discussione
  • Il rapporto sessuale (coito) comprende la
    penetrazione, ma lattività sessuale può
    comportare attività diversa da questa
  • Durante il rapporto sessuale si può provare
    uneccitazione piacevole e talora, ma non
    necessariamente, lorgasmo.
  • Il rapporto sessuale, se svolto senza particolari
    precauzioni può portare alla gravidanza.
  • Lattività sessuale in generale è unattività
    normale e positiva che non ha nulla di sporco né
    sbagliato.

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6. Rapporto sessualePrincipali punti di
discussione
  • ESSERE RESPONSABILI
  • Elaborazione del concetto in generale attraverso
  • Definizione in gruppo della parola responsabile
  • Discussione
  • Esercitazione sul concetto di essere
    responsabile, prepare storie quotidiane poi
    lavorare con esperienze dei soggetti.

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6. Rapporto sessualePrincipali punti di
discussione
  • ESSERE RESPONSABILI in ambito sessuale
  • Conoscenza delle possibili conseguenze di un
    rapporto sessuale
  • Preoccupazione per la libertà di scelta del
    partner nellaccettare o meno il rapporto
    sessuale
  • Attenzione per il proprio piacere e quello
    dellaltro
  • Attenzione alle proprie esigenze che vanno
    espresse, e a quelle del partner
  • Attenzione allintegrità fisica propria e
    dellaltro
  • Consapevolezza che il rapporto sessuale è
    unoccasione interpersonale importante che
    dovrebbe essere intrapresa in presenza di un
    legame affettivo

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7. Abilità personali e interpersonali specifiche
  • LE MESTRUAZIONI
  • LA CONTRACCEZIONE
  • ABILITA DI AUTODIFESA SESSUALE
  • IL CORTEGGIAMENTO

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7. Le mestruazionimete e modalità di approccio
  • PASSAGGI DA ESEGUIRE
  • INDIVIDUALMENTE O IN GRUPPO
  • Individuare le conoscenze relative al concetto e
    accordarsi su di un unico termine da usare
  • Sottolineare la naturalità ciclica delle
    mestruazioni tipica delle donne e non legata a
    una malattia
  • Affrontare il concetto di pubblico e privato
  • Considerare la possibilità dei dolori mestruali
    sottolineare che si tratta di un aspetto normale
    di alcune donne
  • Indurre un addestramento sugli aspetti igienici
    legati al mestruo pulizia personale, uso degli
    assorbenti

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7. I contraccettiviMete e modalità di approccio
  • Occorre valutare se il disabile è in grado di
    elaborare e far proprie le informazioni.
  • Riassumere concetti di rapporto sessuale, e
    introdurre i concetti di astenzione e
    sterilizzazione
  • Sottolineare come metodi diffusissimi come coito
    interrotto non siano affatto sicuri
  • Esporre i vari metodi anticoncezionali con
    lausilio di grafici e disegni
  • Se possibile valutare vantaggi e svantaggi di
    ogni metodo- discussione generale-

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7. I contraccettiviMete e modalità di approccio
  • Individuare il possibile metodo corretto per
    ognuno
  • Allenare le capacità di autocontrollo in questo
    caso femminile, assegnando un compito di
    automonitoraggio del proprio ciclo mestruale.
  • Ciò aumenta la consapevolezza della regolarità
    temporale lattenzione a un compito da eseguire e
    una sensibilizzazione a un problema che può
    aumentare la motivazione a preoccuparsi della
    contraccezione nel caso si presenti la
    possibilità di un rapporto sessuale

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9. Matrimonio, gravidanza e figli
  • Per i portatori di handicap lieve, è essenziale
    la comprensione dei concetti legati alla
    gravidanza e al parto e delle responsabilità del
    ruolo di genitore e di quelle derivanti dal
    matrimonio.
  • Si considera necessario
  • Non assecondare fantasie inerenti rapporti di
    matrimonio donne con handicap medio-grave
    possono vedere in ragazzi giovani la possibilità
    di avere un compagno e si attribuiscono il ruolo
    di moglie. Talvolta questo gioco è sostenuto da
    educatori e familiari che credono di essere
    tolleranti nellassecondare, ma che facilitano
    fantasie che possono divenire poi molto
    frustranti.

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10. Malattie veneree e AIDS
  • Considerate le principali caratteristiche di
    gonorrea, sifilide e AIDS, esse vanno esposte in
    forma semplice e senza drammatizzazioni, trattate
    in gruppo o singolarmente.
  • Dopo occorre sempre valutare con prove di
    comprensione, come è stato acquisito largomento.
  • Importante è qui il tema della prevenzione
    attraverso luso del preservativo.
  • Qui si può sottolineare il fatto di evitare
    rapporti sessuali con sconosciuti o persone di
    cui non si è sicuri.
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