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Introduzione al Vangelo secondo

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Introduzione al Vangelo secondo COSA SONO I VANGELI Credo che tutti sappiamo molto bene cosa vuol dire la parola vangelo. Nel linguaggio di oggi il termine vangelo ... – PowerPoint PPT presentation

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Title: Introduzione al Vangelo secondo


1
Introduzione al Vangelo secondo
  • Marco

2
COSA SONO I VANGELI
  • Credo che tutti sappiamo molto bene cosa vuol
    dire la parola vangelo. Nel linguaggio di oggi il
    termine vangelo sarebbe da tradursi con
    evangelizzazione, lannuncio di una buona
    notizia.
  • Lespressione greca to euagghelion(e?a???????),
    se la traducessimo oggi, diventerebbe
    evangelizzazione
  • è, originariamente, un nomen actionis, indica
    unazione, non indica assolutamente dei libretti.
  • Noi normalmente pensiamo a dei libri con il
    termine vangelo, invece, nel cristianesimo
    primitivo, indica levangelizzazione, il fatto
    che ci sia un annuncio che dice che Gesù è
    risorto dai morti questo è il vangelo di Dio.

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3
Origine del nome
  • I quattro libretti che noi chiamiamo vangeli, non
    si chiamavano così allinizio. Vangelo è un
    titolo che si è affermato nel corso del II
    secolo, un secolo dopo la genesi dei vangeli, la
    loro comparsa. Allinizio si chiamavano katà
    (secondo) Marco, Luca, Matteo, Giovanni,
    corrispondente al nostro alla alla Marco,
    alla Matteo più o meno, potremmo dire, alla
    maniera di Marco, alla maniera di Matteo.

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Il perché di questo nome
  • È anche un po misterioso il perché portino
    questi nomi, che sono attestati da sempre.
  • Ad un certo punto nel corso del II secolo,
    troviamo lespressione le memorie degli
    apostoli, chiamate anche vangeli e da lì in
    avanti questo termine si precisa sempre di più,
    nel senso che viene sempre più legato a queste
    opere.
  • In origine si sono raccolte delle tradizioni
    (parabole raccontate da Gesù, detti di Gesù o su
    come Lui la pensasse su alcuni argomenti..) che
    servivano ad arricchire la fede di chi ascoltava.
    Quindi un sistema a piccoli pezzi poi
    ricomposto in Vangeli veri e propri.

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Quando nascono i vangeli
  • Oggi, malgrado delle dispute, siamo riusciti a
    capire che il vangelo più antico tra quelli che
    abbiamo, forse il primo (di questo non siamo
    sicuri) è quello di Marco. Difatti, Matteo e
    Luca conoscevano, tutti e due, il testo di Marco
    quando hanno redatto le loro opere essi lo
    completano o lo correggono secondo le loro
    informazioni e i bisogni dei loro lettori. Ciò
    spiega il perché Marco sia stato trascurato dai
    Padri e - fino alla recente riforma - dalla
    liturgia.
  • Il vangelo di Marco è databile, senza dubbio, a
    poco prima o poco dopo il 70 d.C. Dalla morte di
    Gesù è passata una sola generazione. Nel capitolo
    13 Marco si riferisce alla distruzione di
    Gerusalemme come a un avvenimento imminente o da
    poco accaduto.

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Quando nascono i vangeli
  • Marco è colui che ha coniato anche un genere
    letterario nuovo, quello del vangelo scritto. In
    realtà negli scritti del Nuovo Testamento più
    antichi, come sono le lettere di Paolo, il
    termine euagghelion esprime un annunzio che
    riguarda Gesù ovviamente, ma che verte sui
    momenti ultimi, supremi, della esistenza di Gesù
    la morte e la resurrezione, dando di questi
    eventi linterpretazione, come nel testo di I
    lettera ai Corinzi 15,3-5, dove noi abbiamo la
    più antica confessione di fede Vi ho trasmesso
    dunque, anzitutto, quello che anche io ho
    ricevuto che cioè Cristo morì per i nostri
    peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è
    resuscitato il terzo giorno secondo le Scritture,
    e apparve a Cefa e quindi ai Dodici. Questa è
    una confessione di fede veramente arcaica
    (kerigma), che ci porta agli anni trenta del
    primo secolo.

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Quando nascono i vangeli
  • Ora qui si apre una seria riflessione che
    lasciamo agli specialisti. A noi basta sapere che
    nel 1947 a Khirbat Qumran (rovine di pietra),
    nella grotta 7 (7Q5 è la catalogazione del
    reperto che a noi interessa) sono stati trovati
    dei frammenti, uno dei quali, della grandezza più
    o meno di un francobollo, potrebbe essere,
    secondo la tesi esposta nel 1955 del gesuita
    spagnolo Joseph OCallaghan, esperto papirologo
    (non biblista, particolare importante questo!),
    un frammento del vangelo di Marco. Precisamente
    Mc 6, 52-53 ...perché non avevano capito il
    fatto dei pani, essendo il loro cuore indurito.
    Compiuta la traversata, approdarono e presero
    terra a Genèsaret.... Le discussioni intorno a
    questi ritrovamenti sono ancora in corso, le tesi
    multiple e le impostazioni delle problematiche
    ideologicamente sostenute.

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Quando nascono i vangeli
  • Tutto questo sembrerebbe favorire non le
    interpretazioni tradizionali dei cristiani, sulla
    origine della loro religione, bensì quelle dello
    studioso americano Robert Eisenman, sostenitore
    della tesi che la chiesa di Gerusalemme avesse
    una delle sue sedi nel ritiro di Qumran, e che
    Giacomo ne fosse il capo.
  • Una via mediana ritiene che essendo i vangeli una
    composizione stratificata, gli scritti di Qumram
    potrebbero essere una scheggia di un vangelo
    primitivo già esistente. Infatti, qualcuno
    potrebbe giurare in buona fede che quelle tre o
    quattro lettere dellalfabeto siano un frammento
    staccato proprio dallo stesso testo che leggiamo
    oggi come Vangelo secondo Marco? Non possiamo
    escludere che si tratti di una redazione
    primitiva, o di una fonte a cui lautore del
    nostro Marco greco avrebbe attinto ( molto vicino
    alla fonte Q o addirittura la stessa fonte?).
    Di qualsiasi altro documento si sarebbero
    formulate ipotesi di questo genere. Anche perché
    quello è solo un pezzetto, con poche sillabe, e
    non tutto il Vangelo di Marco.

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Quando nascono i vangeli
  • Che poi non fosse il vangelo, come lo intendiamo
    noi adesso, lo ricaviamo anche da una
    testimonianza interna. Il Vangelo di Marco,
    contiene un esplicito riferimento allassedio di
    Gerusalemme da parte delle legioni di Tito e una
    descrizione della distruzione del tempio, nonché
    delle tribolazioni dei giudei in seguito alla
    grave sconfitta, eventi che riguardano lanno 70,
    come potevano gli esseni avere tra le mani il
    manoscritto marciano se proprio a causa di quella
    invasione romana furono dispersi?

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Formazione
  • Il Nuovo Testamento non è stato creato in un
    istante i Vangeli non sono stati frutto di
    unimprovvisa redazione. La formazione del Nuovo
    Testamento si divide, dunque, in tre tappe
  • Gesù
  • La vita della comunità
  • La redazione scritta

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Gesù
  • La prima tappa è Gesù. È una tappa che occupa
    tutta la lunghezza della vita di Gesù (Gesù che
    parla, Gesù che opera, soprattutto la passione,
    la morte, la resurrezione di Gesù e il dono dello
    Spirito). È il primo momento forte, il momento in
    cui limmagine di Gesù si imprime nei discepoli.
    Tale immagine, tuttavia, è ancora nascosta (come
    una pellicola che viene impressionata).

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La vita della comunità
  • Poi cè la seconda tappa, che dura forse alcuni
    decenni, alcuni anni sicuramente la vita della
    comunità, delle prime comunità cristiane, che
    vivono innanzitutto quello che hanno imparato e
    che avevano già incominciato a vivere con il
    Maestro. Lo vivono e lo annunciano, lo celebrano
    nella liturgia e lo spiegano nella catechesi a
    quelli che, man mano, si presentano per chiedere
    di diventare cristiani.
  • Questa è una tappa fondamentale nella formazione
    del Vangelo perché è il momento in cui quelle
    immagini, che Gesù aveva lasciato e che erano
    rimaste impresse nei discepoli, sono come immerse
    in quello che si potrebbe definire un bagno
    rivelatore (cioè come quella pellicola che viene
    lasciata in quegli acidi i quali, sviluppando la
    pellicola, fanno emergere lentamente limmagine
    senza questo tempo quellimmagine non sarebbe
    venuta fuori).
  • In questa seconda fase si formano, si
    costruiscono i ricordi le immagini di Gesù
    cominciano a venire fuori e si danno delle
    forme chi studia questo momento studia la
    storia delle forme, ossia il modo in cui questi
    ricordi si sono organizzati (per esempio il
    modo in cui si sono organizzati i gruppi di detti
    - le cose che ha detto Gesù -, i gruppi di
    miracoli, le raccolte della passione, ecc.). Tali
    raccolte sono nate per un uso pratico, cioè per
    rispondere a quellesigenza concreta della
    comunità di annunciare, celebrare nella liturgia
    e fare catechesi.

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La redazione scritta
  • Poi cè la terza tappa la vera e propria
    redazione scritta, cioè il momento in cui queste
    immagini che sono emerse vengono fissate,
    diventano uno scritto e vengono fissate e vengono
    montate - come una sequenza - in vari modi.
  • Anche questa tappa dura un po di tempo. Il primo
    che incomincia a scrivere non è un evangelista
    il primo che comincia a scrivere è Paolo, che
    scrive per le sue comunità. In seguito vengono
    redatti alcuni testi (che poi noi chiameremo
    Vangeli) che vengono scritti proprio perché
    servono per confermare, edificare, rafforzare
    quella comunità, ma anche per fissare quei
    ricordi prima che i testimoni oculari vengano
    meno (quindi nella paura che quel grande
    patrimonio possa essere, diciamo, in qualche modo
    disperso).

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La redazione scritta
  • La redazione è un fatto complesso perché il modo
    di fissare e il modo di mantenere - ossia di
    organizzare - queste forme è diverso. È diverso a
    seconda della personalità del redattore ciò in
    quanto il redattore ha una sua personalità, un
    suo stile, ha una sua visione del mondo, ha un
    suo gusto, una sua sensibilità, ha anche una sua
    teologia e poi egli scrive a seconda della
    comunità in cui questo processo avviene. Le
    comunità, infatti, sono molto diverse sono in
    situazioni diverse, hanno problemi diversi, sono
    costituite da persone diverse.

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La redazione scritta
  • Questi sono i due elementi che incidono in misura
    maggiore sulla redazione 1) chi la fa e 2) per
    chi la scrive.
  • Allora noi abbiamo redazioni diverse, vangeli
    diversi nel modo di organizzare le stesse
    informazioni che dipendono da questi due fattori.
  • Questo per dire che noi abbiamo a che fare con
    dei veri autori, non semplicemente con dei
    segretari. Essi hanno messo insieme il
    materiale, ma lhanno messo insieme facendo un
    lavoro senzaltro letterario (dipendente dal loro
    stile personale, ecc.), ma anche un lavoro di
    rielaborazione (ordinano, a seconda
    dellobiettivo, il materiale che hanno adattano
    il materiale a seconda delle persone per le quali
    scrivono loro stessi interpretano il testo loro
    stessi, in qualche modo, continuano - con la
    scrittura - il lavoro di approfondimento).

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La redazione scritta
  • Il fatto che loro stessi siano degli autori nel
    vero senso della parola non è in contrasto - è
    importante dirlo - con il carattere ispirato
    della Parola di Dio. Il fatto che siano diversi,
    che abbiano organizzato il lavoro in modo
    diverso, che siano a volte, diciamo, in qualche
    piccola contraddizione tutto ciò non contrasta
    con il carattere ispirato della Parola di Dio,
    perché lispirazione non significa che lo Spirito
    Santo ha dettato tutto alla lettera, parola per
    parola (cosa che, per molto tempo, è stata
    sostenuta anche dalla Chiesa che ha tentato poi
    di risolvere, in modo un pochino difficoltoso, le
    varie contraddizioni). Lispirazione non è
    questo la Dei Verbum (n. 11) lo dice
    chiaramente lo Spirito Santo si serve di queste
    persone nel pieno possesso delle loro facoltà,
    però garantisce che questo lavoro di riflessione
    e di rielaborazione è assistito dallo Spirito.

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La lunghezza
  • Alla luce di tutto questo quindi, volendo
    affrontare i Vangeli, ci si accorge subito della
    loro diversità, perché come abbiamo già detto, i
    loro autori hanno personalità molto diverse,
    scrivono in un contesto molto diverso e hanno
    prodotto, quindi, redazioni diverse.
  • La differenza più immediatamente tangibile è la
    diversa lunghezza.

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Dimensioni
  • Il Vangelo di Marco, rispetto agli altri, è il
    più breve, essendo costituito di 16 capitoli per
    un totale di circa 700 versetti, ci vuole circa
    unora per leggerlo interamente.
  • Il Vangelo di Matteo è, invece, molto lungo è il
    più lungo per numero di capitoli. Non è il più
    lungo in assoluto, in quanto il più cospicuo in
    quanto a parole è il Vangelo di Luca il Vangelo
    di Matteo, in ogni caso, consta di 28 capitoli
    (quasi il doppio di quello di Marco).

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La questione sinottica
  • E bello notare, anche se si corre il rischio di
    apparire ripetitivi, come i vari puzzle delle
    fonti, dello stile, della lunghezza degli
    scritti, delle caratteristiche dei personaggi e
    dei loro interlocutori, man mano assumono senso
    compiuto dando la esatta rappresentazione del
    contesto in cui si trovava chi ha dato origine a
    tutto questo.
  • Lipotesi più accreditata, circa questa forte
    somiglianza tra Marco, Matteo e Luca, si basa
    sull'esistenza di due depositi di documenti da
    cui hanno attinto questi autori.
  • Un primo deposito di documenti è quello di cui
    hanno usufruito Matteo, Marco e Luca per questo
    motivo - poiché sono tre - si chiama triplice
    tradizione. Sicuramente Marco ha attinto di lì
    Matteo e Luca hanno sicuramente preso da Marco,
    forse hanno anche attinto direttamente a questa
    fonte. È sicuro, invece, che conoscessero il
    Vangelo di Marco ciò avvalla lipotesi che
    abbiano recuperato il medesimo materiale tramite
    lui.
  • Poi cè unaltra fonte si tratta della fonte Q
    (dal tedesco Quelle Fonte), cui hanno attinto
    soltanto Matteo e Luca. Ciò potrebbe spiegare
    come mai Matteo sia più lungo di Marco
    (questultimo era già noto a Matteo) potendo
    contare su due fonti e quindi su più materiale
    (fonte Q e Vangelo di Marco), era logico che la
    redazione di Matteo fosse più ponderosa.

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Ordine di apparizione
  • Una cosa però ancora non è chiara, vale a dire
    perché - nellordine classico, canonico dei
    Vangeli - il primo ad essere incontrato sia
    Matteo. Se apriamo la Bibbia si nota come i
    Vangeli siano citati nel seguente ordine Matteo,
    Marco, Luca e Giovanni. Rispetto alla scansione
    cronologica delle redazioni che indica Marco come
    primo Vangelo (a lui si ispirarono Matteo e
    Luca), Matteo viene citato quale primo
    evangelista. Questo perché in Matteo viene
    abbondantemente citato l'A.T. e, quindi, lo si è
    considerato come una continuazione di esso.

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Chiave di lettura
  • Dice giustamente un proverbio che nella vita
    nulla è gratuito, tranne la morte, che... costa
    però tutta la vita la fine di una vita non può
    essere qualcosa di casuale, ed è convinzione, o
    per lo meno aspirazione inalienabile di ogni uomo
    che essa costituisca il suo fine, come
    coronamento e sigillo definitivo, che le dà
    significato.
  • Questo significato ultimo va costruito con
    pazienza e raggiunto con fatica, attraverso una
    successione graduale di scelte coerenti che
    delineano quello che chiamiamo il progetto
    della vita stessa, senza il quale la vita umana è
    priva di senso.

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Chiave di lettura
  • Se la storia va scritta partendo dalla sua fine,
    il vangelo scritto non ,è altro che il tentativo
    di capire la storia di Gesù partendo dalla sua
    fine, cioè dalla sua croce alla luce della
    resurrezione, per cogliere il suo progetto
    globale di esistenza.

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Chiave di lettura
  • Ciò non risponde tanto a una pura curiosità
    quanto alla necessità di trovare il significato
    proprio della vita cristiana la vita di Gesù
    Cristo è infatti la vita del cristiano, che segue
    il suo stesso cammino, compiendo le stesse scelte
    (cf. Fil 2, 5), in modo che, vivendo lo stesso
    Spirito, nella potenza della sua resurrezione e
    nella comunione dei suoi patimenti, essendosi
    reso conforme alla sua morte, abbia parte alla
    sua vita oltre la morte (cf. Fil 3, 10 s.).

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INTRODUZIONE AL VANGELO DI MARCO
  • Come detto in precedenza se aprite i vangeli,
    trovate Matteo al primo posto e Marco al secondo
    posto. Oltre alla precedente unaltra motivazione
    può essere il fatto che Matteo comincia con la
    genealogia di Gesù e narra alcuni eventi
    interessanti dellinfanzia di Gesù.
  • Invece Marco incomincia subito con la Sua vita
    pubblica.
  • Il Nuovo Testamento comincia partendo da Abramo,
    Davide e tutta la genealogia di Gesù.
  • Invece Marco comincia con Giovanni Battista.

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Introduzione
  • Il vangelo di Marco è il più breve dei quattro
    Vangeli. Questa sua brevità rende particolarmente
    appropriata a Marco la definizione paradossale
    che Martin Kähler diede dei Vangeli Sono
    racconti della passione preceduti da una lunga
    introduzione .
  • Non godette nei secoli cristiani di grande
    popolarità, sovrastato come fu da quello di
    Matteo, del quale si credeva, forse proprio a
    causa della sua brevità, fosse una specie di
    riassunto.

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Introduzione
  • Rispetto agli altri, il Vangelo di Marco Marco è
    molto meno ricco di discorsi e insegnamenti di
    Gesù in realtà spesso si dice che Gesù insegna,
    ma non si specifica mai il contenuto del suo
    insegnamento. Solo il cap. 4 (discorso in
    parabole) e il cap. 13 (discorso escatologico)
    riportano discorsi di una certa ampiezza. Ciò che
    balza agli occhi, in effetti, sono le assenze
    siamo davanti a un Vangelo come è stato
    osservato da Vittorio Fusco senza Discorso
    della Montagna, senza Beatitudini, senza parabole
    della misericordia, senza nemmeno il Padre
    nostro Quasi a ribadire che è la persona di Gesù
    quello che conta, non i suoi insegnamenti .
    Marco si caratterizza dunque per un eccezionale
    concentrazione cristologia.
  • In sostanza, tutto si riassume nella chiamata a
    seguire Gesù.

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I destinatari
  • Per quanto riguarda i destinatari, appare certo
    che Marco si rivolge a cristiani di origine
    pagana, che non vivevano in Palestina. Deve
    infatti spiegare usi liturgici giudaici, costumi
    giudaici come le abluzioni e questioni di purità
    rituale (es. Mc 7,2-4), deve tradurre parole
    aramaiche evidentemente incomprensibili ai suoi
    lettori (es. Mc 3,17) laramaico era la lingua
    parlata correntemente in Palestina. La presenza
    di latinismi, i contatti con la storia romana,
    alcuni dettagli come la spiegazione che due
    spiccioli greci corrispondono a un quadrante
    romano (Mc 12,42), unitamente allantica
    testimonianza di Clemente di Alessandria,
    orientano a identificare il luogo di composizione
    del vangelo in Roma, dove sarebbe stato destinato
    a comunità di cristiani provenienti dal
    paganesimo. Su questo dato è concorde oggi la
    maggioranza degli esegeti.

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Lautore
  • I primi cristiani tendevano a collegare la
    composizione dei Vangeli con uno dei dodici
    apostoli. Se la tradizione attribuiva il testo a
    un uomo chiamato Marco, oggi, molti studiosi,
    credono che il Vangelo sia stato scritto da un
    ignoto autore cristiano, il quale fuse numerose
    tradizioni orali, costruendo un testo compatto e
    avvincente.
  • La più antica citazione che identifica Marco
    quale autore evangelico proviene dallopera dello
    storico della Chiesa del III secolo Eusebio di
    Cesarea, che riporta lopinione di uno scrittore
    precedente di nome Papia (II secolo) questi, a
    sua volta, cita una dichiarazione concernente il
    Vangelo di Marco che risale a un personaggio
    ancora più antico, detto il presbitero E il
    presbitero soleva dire Marco, interprete di
    Pietro(del quale era discepolo), trascriveva
    accuratamente, ma non in ordine, ciò che
    ricordava di quanto detto e fatto dal Signore.
    Pare certo che, secondo Papia, questo Marco fosse
    Giovanni Marco, cugino di Barnaba, citato negli
    Atti degli Apostoli (At 15, 37-39) come compagno
    di Paolo e in alcune lettere dello stesso san
    Paolo (Col 4, 10 2 Tm 4, 11 Fm 24) e in I Pt 5,
    13. La critica non ha potuto dimostrare né
    smentire questa opinione.

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Contesto esistenziale
  • Negli anni 70, epoca in cui Marco scrive il suo
    vangelo, le comunità vivevano una situazione
    difficile. Erano perseguitate, dal di fuori,
    dall'Impero Romano. Dal di dentro, si vivevano
    dubbi e tensioni. Alcuni affermavano che Giovanni
    Battista era uguale a Gesù. (At 18,26 19,3).
    Altri volevano sapere come dovevano iniziare
    l'annuncio della Buona Notizia di Gesù. In questi
    pochi versetti, Marco comincia a rispondere,
    raccontando come iniziò la Buona Notizia di Dio
    che Gesù ci annuncia e qual è il posto che
    Giovanni Battista occupa nel progetto di Dio.

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Battesimo di conversione
  • Ma oltre a battezzare, Giovanni predica.
  • Il verbo usato in greco è kerìsso che indica il
    compito dellaraldo che legge ad alta voce,
    proclama, ciò che il proprio padrone ha scritto.
    Laraldo non dice cose sue, ma riferisce ciò che
    un altro ha detto. Marco per conversione usa la
    parola metànoia (cambiamento di mente).
  • Da questo si deduce che Giovanni non invita a
    ripercorrere nuovamente il deserto per tornare in
    patria bensì a compiere unoperazione morale da
    farsi dentro il proprio cuore, riorientandolo
    verso il Signore che sta per venire.
  • Il Signore allora perdonerà i peccati egli
    userà misericordia e grazia a chi ha peccato,
    cioè, come dice il termine greco amartìa o
    ebraico attàh, Dio perdonerà chi ha fallito il
    bersaglio, chi ha orientato male la propria
    vita.
  • Il battesimo dato da Giovanni è il segno della
    volontà di cambiare rotta, di andare nella
    direzione giusta, cioè incontro al Signore che
    viene.

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Battesimo di conversione
  • Giovanni è presentato come colui che battezza,
    cioè immerge nellacqua che, detto in maniera
    forte, equivale ad annega nellacqua infatti
    questo è il senso racchiuso nel verbo greco
    baptìzo.
  • Equivale, a far morire nellacqua la persona
    perché essa possa di nuovo vivere in maniera
    diversa.
  • È strano che Marco dica che Giovanni battezza
    nel deserto il deserto è ciò che per natura
    non ha acqua. Esso però ha la forza di fare
    morire di fame, di sete, di solitudine per cui
    il deserto, infine, ha la stessa funzione
    dellacqua.

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Stile e Contenuto
  • Se cè un libro che distrugge le idee preconcette
    sul Messia, questo è proprio il Vangelo di Marco.
    Il Vangelo dei contrasti. Non si può scorrerlo
    come un bel documentario. Gesù è qui, presente
    ci mette a disagio, non solo con il suo
    insegnamento e i suoi gesti, ma mediante la sua
    stessa presenza e il suo destino. Il lettore è
    coinvolto nei sentimenti contraddittori dei
    contemporanei dallo stupore allo scandalo,
    dallentusiasmo allodio, dallattaccamento al
    rifiuto.

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Stile e Contenuto
  • Marco ha il linguaggio e il talento del narratore
    popolare. La sua composizione non è ordinata la
    grammatica rudimentale il vocabolario povero. Ha
    unespressione sovente monotona e schematica, che
    però si anima dimprovviso, e diviene varia e
    suggestiva lo stile si fa allora vivo e
    pittoresco. Marco infatti non intende dipingere
    un ritratto o scrivere una biografia di Gesù
    vuole invece attirare lattenzione dei lettori
    sul mistero della persona di Cristo. E pone il
    lettore di fronte allavvenimento facendolo
    partecipare allazione.

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Umanità di Gesù
  • A differenza degli altri Vangeli, Marco riferisce
    poco dei discorsi di Gesù, ma sviluppa volentieri
    i racconti. Più che l'insegnamento sono il
    destino e lopera di Gesù che devono provocare il
    lettore.
  • In questo Vangelo, Gesù di Nazareth appare come
    un essere che suscita meraviglia per i suoi
    contrasti. Eccolo molto umano. È il
    carpentiere palesa sentimenti lo stupore, la
    collera, la compassione, la tristezza abbraccia
    i bambini, rimprovera i lebbrosi, ama il giovane
    ricco che linterroga e parla duramente al padre
    di un epilettico raduna le folle, poi le sfugge.
    I suoi discepoli sono sconcertati ama stare con
    loro e a volte li evita. Eccolo allora ad un
    altro livello, inaccessibile, misterioso.

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Gesti straordinari
  • Compie dei gesti straordinari, ma proibisce che
    se ne faccia propaganda. Pronuncia parole che
    suscitano la meraviglia e fra tutti coloro che
    lavvicinano, nessuno sfugge alla necessità di
    prendere posizione.
  • Ecco innanzi tutto la folla brulicante che lo
    assedia e limportuna, entusiasta e sbigottita,
    conquistata e timorosa, che cerca i suoi miracoli
    e che pure lo sfugge. Oppure appaiono sulla scena
    i gruppi che lo circondano di incomprensione - i
    suoi familiari - o di ostilità - tutte le
    organizzazioni ufficiali della religione e della
    politica farisei, erodiani, sadducei, scribi.

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Chi è Gesù
  • Una domanda percorre tutto questo Vangelo chi è
    quest'uomo?
  • Marco conosce la risposta, quella del credente.
    Ma intende dimostrarla. Il suo intento non è di
    farci ammirare il ritratto di una forte
    personalità vuole piuttosto attirarci nel
    disegno di Dio che si realizza in un modo del
    tutto paradossale nella persona e nellopera di
    Gesù. È solamente al termine, nella passione e
    risurrezione, che si svela il mistero per coloro
    che accettano di seguire questa avventura fino
    alla fine, di impegnarsi per il Vangelo.

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Chi è Gesù
  • Chi è quest'uomo? Senza tregua cadono le false
    risposte quelle delle attese ufficiali del
    popolo, quelle delle nostre proprie attese. I
    demòni stessi sono ridotti al silenzio affinché
    non proclamino troppo presto che Gesù è il
    Messia. Si rimane colpiti dal mistero che
    circonda il suo essere, dal segreto messianico,
    caratteristico del Vangelo di Marco.
  • Per un attimo, almeno per i discepoli, le false
    immagini sono cadute, e Pietro può proclamare la
    sua fede nel Messia (8, 29) è una svolta in
    tutto il Vangelo. Ma ben presto, affinché nessuna
    illusione si impadronisca dei suoi, Gesù li
    coinvolge nella via della passione. È la seconda
    iniziazione seguire Gesù porta a condividere la
    condizione del Servo sofferente.

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Chi è Gesù
  • Veramente quello di Marco è il Vangelo della
    passione.
  • Come gli uomini potranno comprendere tale
    esigenza e questa croce scandalosa posta al
    termine della strada? Gesù affronterà da solo
    lumiliazione e la morte. Soltanto allora, quando
    nessuna ambiguità è ormai possibile, egli si
    proclamerà Messia e Figlio di Dio. Soltanto
    allora si rivelerà perché egli stesso si sia
    chiamato fin dall'inizio Figlio delluomo,
    quellessere cioè di origine divina che entra
    nella nostra storia per giudicare e perdonare in
    nome di Dio.

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Chi è Gesù
  • Sulla croce, tutto cambia. Questa morte è
    efficace. Un pagano, il centurione, primizia
    della Chiesa (15, 39), proclama già il Figlio di
    Dio. Il Risorto convoca i discepoli per un nuovo
    incontro, apre la strada della missione della
    Chiesa. Finalmente la sua personalità è rivelata.
    Così il Vangelo è chiarito dalla croce. Esso è
    lazione decisiva di Dio nella storia, la lotta
    contro Satana e contro tutte le forze del male
    per liberare gli uomini da ciò che li incatena è
    la presenza del Figlio di Dio manifestata dai
    miracoli e dallinsegnamento. La passione è il
    momento essenziale di questpera che stabilisce
    nel mondo un nuovo ordine delle cose.
  • E il libro si conclude in maniera brusca.

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Chi è il Discepolo
  • Accanto alla prima domanda a cui l'evangelista
    vuol rispondere nel suo Vangelo "Chi è Gesù?,
    ve ne è unaltra ad essa "Chi è il discepolo?".
  • Sono due facce del medesimo mistero la "via" di
    Gesù è la stessa "via" del discepolo.
  • Per rispondere a queste due domande, c'è
    innanzitutto da precisare che, nel Vangelo di
    Marco, la rivelazione del mistero di Gesù e del
    discepolo non avviene solo attraverso discorsi
    progressivi, sempre più espliciti, ma attraverso
    una storia che, man mano che si vive, si
    chiarisce il Vangelo è racconto, dramma, storia,
    non una dottrina che si apprende, o un catechismo
    che si impara a memoria. Se si vuol capire, se si
    vuol leggere dall'interno, bisogna essere
    coinvolto in quella storia, si deve vivere la
    sequela, Non c'è posto per l'osservatore
    neutrale.
  • Marco non si limita a rivelare poco a poco il
    mistero cristiano (chi è Gesù?), ma si preoccupa
    di condurre il lettore a scoprire le proprie
    paure, le proprie resistenze (chi è il
    discepolo?).
  • Così il Vangelo si muove contemporaneamente su
    due linee la rivelazione del mistero di Cristo e
    la manifestazione del cuore dell'uomo. E' il
    continuo scontro fra questi due aspetti che fa di
    Mc. un vangelo attuale, drammatico e inquietante.
    L'uomo vede i gesti di Gesù, sente le sue parole,
    ma resta incredulo.
  • I motivi di questa resistenza vengono dal suo
    cuore "malato" (Mc. 7, 17-23), che Gesù è venuto
    a guarire.

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Conclusione del Vangelo
  • La fine della vicenda terrena di Gesù è
    riprodotta in due tradizioni testuali differenti.
    La maggioranza dei manoscritti greci presenta il
    finale lungo, che termina con 16, 20, mentre un
    minor numero finisce a 16, 8. Opinione prevalente
    è che la versione originaria sia la seconda
    (lectio brevis), cioè che Marco abbia deciso di
    concludere con 16, 8 e che successivamente il
    finale sia stato ampliato attingendo al Vangelo
    secondo Luca. Forse un epilogo eccessivamente
    brusco ha dato origine a una conclusione
    considerata più soddisfacente.

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42
Conclusione del Vangelo
  • Tutto questo, il Vangelo cioè, ha avuto inizio
    con Giovanni Battista e continua tuttora nella
    missione della Chiesa. Il lettore non è invitato
    a contemplare il passato, ma a impegnarsi in
    questo Vangelo, a seguire Gesù senza pentimenti,
    per fare a sua volta la scoperta che fu quella
    degli apostoli e dei discepoli.

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Fratelli di Gesù
  • Grazie e alla prossima
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