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Sociologia del Lavoro

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Sociologia del Lavoro a. a. 2005/2006 * ES.: Un ingegnere, con proprio studio personale, svolge un lavoro autonomo. * ES.: Un calciatore svolge un lavoro subordinato ... – PowerPoint PPT presentation

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Title: Sociologia del Lavoro


1
Sociologia del Lavoro
  • a. a. 2005/2006

2
Alle origini della Sociologia
  • La sociologia si propone di sviluppare la
    conoscenza della società
  • Auguste Comte
  • la sociologia come scienza, una fisica sociale,
    allinterno di un più ampio modello delle scienze
    naturali
  • il positivismo
  • Adam Smith
  • la dimensione economica e sociale del lavoro
    umano
  • la teoria della divisione del lavoro, alla base
    dello sviluppo economico delle nazioni
    industriali

3
I classici del pensiero sociologico Karl Marx
(1818-1883)
  • Nella teoria di Marx i rapporti tra gli individui
    sono rapporti di produzione e determinano una
    struttura economica e sociale, divisa in classi.
  • Il capitalista è colui che detiene i mezzi di
    produzione.
  • Loperaio è colui che produce ricchezza
    attraverso il proprio lavoro.
  • Il lavoro acquista un valore trasformativo nel
    processo di produzione di nuova ricchezza.
  • Lespropriazione di tale ricchezza è possibile se
    i modi di produzione consentono la divisione tra
    il capitale ed il lavoro.
  • Secondo Marx il valore di scambio di una merce è
    determinato dalla quantità di lavoro umano
    necessario per produrla. Se nel valore di scambio
    di una merce non si calcola il lavoro umano,
    questa merce è solo un feticcio.

4
I classici del pensiero sociologicoEmile
Durkheim (1858-1917)
  • Durkheim è il primo sociologo ad utilizzare
    indagini sociali scientifiche aprendo la strada
    ad una ricerca sociologica di tipo moderno.
    Loggetto di studio della sociologia è il fatto
    sociale.
  • Nella sua teoria la società si fonda sulla
    solidarietà organica.
  • La solidarietà può essere
  • Meccanica, nelle società semplici e primitive,
    dove c'è coesione sociale e grande omogeneità
  • Organica, nelle società complesse e moderne, dove
    c'è interdipendenza ed eterogeneità
  • Grazie a una maggiore divisione sociale del
    lavoro, nelle società complesse prevale la
    coscienza collettiva su quella individuale.

5
I classici del pensiero sociologico Max Weber
(1864-1920)
  • Weber cerca di definire un modello per
    l'interpretazione della realtà sociale
    l'oggettività delle scienze sociali va ricercata
    nel metodo.
  • Il tipo ideale è un modello di riferimento che ne
    enfatizza alcuni caratteri per determinarne le
    caratteristiche.
  • L'etica protestante e lo spirito del capitalismo
  • Weber individua nel Calvinismo le radici del
    capitalismo
  • la dottrina della predestinazione e letica
    protestante
  • solo alcuni predestinati vanno in paradiso
  • il successo negli affari rappresenta il segno
    della appartenenza al gruppo degli eletti.
  • gli esseri umani sono per vocazione destinati da
    Dio a lavorare
  • stile di vita umile e laborioso, collegato
    allidea di un risparmio che deve essere
    reinvestito

6
Sociologia del lavoro
  • La sociologia del lavoro è sintesi tra
  • teoria e prassi
  • micro e macro
  • approcci disciplinari ed interdisciplinari

7
Sociologia del lavoro
  • Industrial sociology anglosassone
  • ?tesa a risolvere i problemi manageriali della
    grande industria americana.
  • Orientamento
  • Oggetto
  • Approccio
  • statunitense/anglossassone
  • azienda/micro
  • empirico disciplinare

8
Sociologia del lavoro
  • Sociologia lavorista europea
  • ?tesa alla comprensione delle trasformazioni del
    lavoro e delle condizioni del mercato del lavoro.
  • europeo
  • lavoro/macro
  • Teorico interdisciplinare
  • Orientamento
  • Oggetto
  • Approccio

9
Scuole e teorie del 900
  • Taylorismo (1900)
  • Relazioni Umane (1924 - 1932)
  • Tavistock Institute (1946)
  • Job design (1960)
  • Modello giapponese (1970 - 1980)

10
Il lavoro in passato
  • Scarsa mobilità sociale e professionale
  • Forte ruolo di orientamento della famiglia e dei
    contesti sociali
  • Analfabetismo e bassa scolarizzazione

11
Verso il Taylorismo
  • Alla fine dell800 diversi fattori premono
    sulleconomia americana e sul sistema mondiale
    della produzione di massa
  • 1. Disponibilità di nuove tecnologie produttive
  • 2. Gigantismo industriale
  • 3. Offerta di lavoro dequalificata e processi di
    immigrazione
  • 4. Prospettiva di un mercato illimitato
  • Il modo di produrre delle industrie americane non
    corrisponde alle reali potenzialità produttive
  • Organizzazione delle fabbriche in mano ai
    capi-reparto, che assumevano e licenziavano la
    manodopera ogni giorno
  • Gestione arbitraria del lavoro, dei tempi e della
    qualità del prodotto.

12
Organizzazione scientifica del lavoro
  • Frederick W. Taylor
  • propone un modello di organizzazione
  • scientifica del lavoro
  • LOSL si basa sul principio della one best way
  • Esistono diversi modi per svolgere un compito
    lavorativo, ma solo uno è il migliore
  • Il modo migliore si può individuare attraverso lo
    studio e la razionalizzazione dei processi
    lavorativi
  • LOSL si propone di garantire
  • Massima efficienza allimpresa
  • Massimi profitti per limprenditore
  • Massimo benessere per i lavoratori

13
Principi del taylorismo
  • One best way, ossia semplificazione del processo
    lavorativo
  • The right man at the right place, ossia luomo
    giusto al posto giusto, attraverso una selezione
    scientifica della manodopera
  • Organizzazione aziendale gerarchica e avversione
    contro il sindacato
  • Spontanea collaborazione tra lavoratori e
    dirigenti, per conseguire obiettivi comuni e
    maggiori profitti
  • OSL come scienza oggettiva
  • Visione negativa delluomo economico e
    razionale
  • Prospettiva futura di uno sviluppo economico
    senza crisi

14
Conseguenze del taylorismo
  • Progressiva dequalificazione degli operai di
    mestiere
  • Parziale qualificazione della manovalanza
    semplice
  • Sistema di paghe differenziate e personalizzate
  • Divisione tra programmazione ed esecuzione del
    compito
  • Scarsa attenzione agli aspetti psicologici e
    sociali dei lavoratori

15
Il movimento delle Relazioni Umane
  • Premesse
  • Crisi economica degli anni 20
  • New Deal americano riforme economiche, politiche
    e sociali
  • Elton Mayo e la sua équipe di ricerca.
  • La ricerca alla Western Electric Company di
    Hawthorne per verificare
  • lincidenza delle condizioni ambientali sulla
    produttività dei lavoratori,
  • nel rispetto della logica tayloristica
  • Lesperimento della test room (1927) incidenza
    dei fattori economici e psico-sociali
  • Luomo ha una natura sociale e relazionale
  • Luomo ha un forte bisogno di sicurezza
  • La motivazione è un fattore fondamentale
    nellagire umano e quindi anche nel lavoro
  • Lazienda rappresenta un sistema sociale
    complesso ed articolato

16
Il movimento delle Relazioni Umane
  • Prevale lidea che
  • Il fattore umano è decisivo
  • Elementi psicologici latenti e condizionamenti
    sociali influenzano in modo determinante il
    rendimento dei lavoratori
  • Lorganizzazione aziendale deve tener conto delle
    dinamiche relazionali, che spesso sono informali

17
Tavistock Institute di Londra
  • 1946 - Scuola Inglese Secondo dopoguerra
  • Il modello Socio-tecnico
  • La riorganizzazione del lavoro deve tener conto
    del sistema tecnico e sociale della fabbrica
  • In particolare, levoluzione organizzativa si
    lega a
  • Nuove tecnologie
  • Organizzazione in piccoli gruppi

18
Tavistock Institute di Londra
  • I nuovi principi dellorganizzazione proposti da
    Schumacher
  • Lunità di base dellorganizzazione è il piccolo
    gruppo
  • Lorganizzazione deve garantire stesse condizioni
    e criteri retributivi
  • Lorganizzazione deve promuovere accordi
    flessibili di lavoro per il gruppo
  • Ogni gruppo ha un leader formale
  • Ogni gruppo pianifica il proprio lavoro
  • Ogni gruppo valuta i propri risultati attraverso
    la definizione di standard condivisi
  • Ad ogni gruppo sono assegnati processi produttivi
    indipendenti

19
Il modello del Job design
  • JOB ROTATION (rotazione delle mansioni)
  • Consiste nella rotazione degli operai allinterno
    della stessa catena di montaggio, essi così si
    alternano nello svolgere una serie di compiti.
  • JOB ENLARGEMENT (allargamento dei compiti)
  • Consiste nel raggruppare le operazioni prima
    parcellizzate e attribuirle ad uno stesso
    lavoratore, il quale così realizza un numero
    maggiore di fasi.
  • JOB ENRICHMENT (arricchimento dei posti)
  • Consiste in una modificazione dei compiti volta a
    migliorare la qualità ed il grado di impegno
    intellettuale del lavoratore. Aumenta così la
    responsabilità del lavoratore.
  • Prospettiva comune
  • aumento della soddisfazione
  • maggiore motivazione

20
Verso la Qualità del lavoro
  • 1962 In Giappone nascono i circoli di qualità
  • 1968 - In Francia ci sono le prime agitazioni
    sindacali ed extra-sindacali contro il modello
    organizzativo del lavoro
  • Anni 70 In America crescono i movimenti per la
    qualità della vita lavorativa

21
I Circoli di qualità
  • Sono piccoli gruppi di lavoratori che svolgono
    volontariamente attività di controllo di qualità
    nel proprio settore o in altri settori
    dellazienda.
  • I circoli servono a
  • migliorare la leadership e le capacità gestionali
    dei capi intermedi e dei supervisori
  • innalzare il livello del morale dei dipendenti e
    creare un ambiente favorevole al miglioramento
  • costituire un nucleo attivo per realizzare la
    qualità di tutta lorganizzazione.
  • Gli obiettivi dei circoli sono, oltre al
    miglioramento dellazienda, il rispetto
    delluomo, e di un ambiente dove abbia un senso
    lavorare, e lo sviluppo delle capacità umane.
  • I circoli tendono a sviluppare la creatività dei
    partecipanti, ad ampliarne la visione oltre i
    limiti del proprio posto di lavoro, a potenziare
    la propria personalità in rapporto con gli altri.
    Per queste ragioni i circoli devono essere
    sostenuti dalla direzione, altrimenti diventano
    frustranti.

22
Il modello giapponese
  • Il modello giapponese, tra cultura e
    organizzazione
  • Partecipazione/coinvolgimento dei lavoratori
  • Fabbrica piatta e miglioramento continuo dei
    processi di produzione just in time
  • Modello Toyota
  • produzione snella di piccole quantità di
    prodotti e flessibile alle richieste del mercato
  • la qualità diventa fattore di competizione
  • produzione a basso costo/buon mercato
  • differenziazione e varietà del prodotto

23
Trasferibilità del modello giapponese
  • In occidente ci sono state diverse imitazioni del
    modello, per fronteggiare laggressiva
    concorrenza dei prodotti asiatici
  • Non è stato possibile ricreare le complesse
    condizioni sociali e culturali specifiche del
    contesto giapponese
  • Sono invece riproducibili teoricamente molte
    innovazioni organizzative
  • Just in time
  • Produzione snella
  • Organizzazione piatta
  • Il collettivo virtuoso e i Circoli di Qualità
  • Relazioni industriali e sindacali a livello
    aziendale
  • Miglioramento continuo nella logica della qualità
    totale

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Toyotismo
  • Pratica del just in time
  • riduzione
  • di scarti
  • di tempi morti
  • di accumulo di scorte
  • in un processo volto a sincronizzare il più
    possibile la produzione con la domanda
    proveniente dal mercato.

25
La Qualità Totale
  • Total Quality Management significa
  • 1. qualità delle prestazioni dellazienda
  • 2. qualità del prodotto
  • 3. qualità dellorganizzazione
  • 4. qualità dellimmagine sul mercato
  • 5. qualità del lavoro

26
La logica della qualità
  • Per le aziende significa
  • ridurre al minimo linsoddisfazione del cliente
    attraverso una procedura attenta e puntuale di
    controllo su tutto il ciclo produttivo e
    sullerogazione dei servizi
  • garantire degli standard di qualità ai propri
    prodotti e servizi
  • coinvolgere in questo processo di miglioramento
    continuo tutti i propri dipendenti

27
La logica della qualità
  • Ogni organizzazione si pone volontariamente sotto
    il controllo di professionisti della qualità
    chiamati a verificare e certificare che tutti i
    processi siano svolti secondo regole
    prestabilite.
  • Cambia anche la filosofia di gestione delle
    risorse umane
  • tutti i dipendenti sono chiamati a un processo
    continuo di riqualificazione professionale
  • tutti sono responsabili del processo e devono
    garantire nel tempo gli standard di qualità
    stabiliti

28
La logica della qualità alcuni esiti
  • Viene vista con favore la qualificazione e
    professionalizzazione del lavoro industriale
  • si riducono le distanze tra lavoro direttivo ed
    esecutivo
  • limpresa si apre verso collaborazioni esterne,
    ad una più attiva partecipazione e a un maggiore
    coinvolgimento dei lavoratori.

29
Le dimensioni della qualità del lavoro
  • ergonomia bisogni psicofisici degli individui
  • complessità bisogni di impegno nelle difficoltà,
    di creatività, di formazione professionale, di
    accumulazione dellesperienza lavorativa
  • autonomia bisogno di autodeterminare le regole
    da seguire per svolgere le attività assegnate a
    un individuo
  • controllo bisogno di controllare le
    caratteristiche e le condizioni generali del
    lavoro

30
Sociologia lavorista europea
  • Francia
  • Trattato di Sociologia (Friedmann e Naville)
  • Studi accademici
  • Germania
  • Mitbestimmung partecipazione dei rappresentanti
    dei lavoratori nei Consigli di Amministrazione
    delle imprese
  • Scuola di Francoforte
  • Italia
  • Studi industriali e sindacali
  • Le esperienze alla Olivetti di Ivrea

31
Le trasformazioni del lavoro
  • Il lavoro si modifica in termini
  • oggettivi
  • Organizzazione
  • Qualità
  • Tecnologie
  • Tempi
  • Quantità (livelli generali di occupazione)
  • soggettivi
  • Ricerca di realizzazione personale nel lavoro
  • Nuova centralità del lavoro nella vita degli
    individui
  • Attribuzione di nuovi significati al lavoro

32
Le trasformazioni del lavoro
  • Oggettive
  • Finanziarizzazione delleconomia
  • Globalizzazione dei mercati
  • Sviluppo del terziario avanzato
  • Nuove tecnologie
  • Nuovi lavori, nuove professionalità
  • Differenziazione produttiva e riduzione della
    vita dei prodotti
  • Riorganizzazione dellorganizzazione aziendale
    (azienda piatta, azienda rete)
  • Importanza dei processi comunicativi

33
Le trasformazioni del lavoro
  • Rispetto agli atteggiamenti soggettivi
  • Ricerca di maggiore autonomia (con nuove forme di
    dipendenza per gli atipici)
  • Ricerca di maggiori livelli di creatività
  • Modifica del rapporto vita/lavoro con nuove forme
    di transizione
  • Ricerca di percorsi personali nel lavoro
  • Diversa gestione del tempo
  • Maggiori iniziative

34
Evoluzione delletica del lavoro
Etica del lavoro prevalente Idealtipo di lavoratore Fattore caratterizzante
Totalizzante Tradizionale Condizioni di lavoro
Strumentale Evasivo/ consumista Remunerazione
Emancipativa Innovativo Qualità del lavoro/pluralizzazione dei significati
Contingente Sweet and soft Relativizzazione del lavoro in un universo plurale nascente
35
Lavoro e identità
  • Se vuoi trasformare un uomo in una
  • nullità, non devi far altro che ritenere
  • inutile il suo lavoro (Dostoevkij)

36
La nozione di lavoro
  • Attività sociale complessa
  • Rapporto sociale
  • Occupazione
  • Decidere cosa è lavoro e cosa non lo è dipende
    dalla definizione sociale, storicamente
    variabile, delle diverse attività umane

37
La valutazione sociale del lavoro
  • Lavoro come fatica, dovere, sinonimo di
    subordinazione ed eteronomia.
  • Labor et opera (Touraine, 1986)
  • Lavoro come affermazione delle proprie capacità
    ? autorealizzazione, identità sociale, status,
    emancipazione
  • Liberazione dal lavoro vs liberazione nel lavoro?
    (ergoterapia)

38
Il lavoro come occupazione
  • Il lavoro inteso come occupazione è indipendente
    dal contenuto sostanziale dellattività ed è
    definito dal quadro formale in cui si colloca
  • il luogo di lavoro, lorario di lavoro, la
    specializzazione del lavoratore, il contratto.
  • In questo senso, si parla di lavoro astratto,
    perché prescinde dallutilità immediata e
    concreta dellattività lavorativa rispetto ai
    bisogni del lavoratore il lavoro è reso astratto
    dallintermediazione del salario che spezza il
    legame diretto di senso tra le attività in
    termini di rapporto tra mezzi e fini.

39
Il lavoro - definizioni
  • Il lavoro indica unattività dell'uomo in grado
    di produrre un certo utile per se stesso o per
    altri uomini. Il lavoro costituisce un bene
    economico in quanto esiste l'equivalente in
    denaro di ogni lavoro effettuato. Il lavoro
    soddisfa un bisogno di se stessi o di un'altra
    persona (tuttavia, vi sono alcune attività che
    comportano un guadagno ma che non vengono
    considerate lavoro, quali ad esempio la
    locazione di un immobile, vincere al gioco, etc.,
    a meno che le medesime attività non siano svolte
    da un professionista).

40
Il lavoro definizioni (2)
  • Quindi, il lavoro viene ad essere, nelle
    definizioni più ricorrenti, unattività cosciente
    diretta a conseguire un bene economico.
  • Non è, dunque, sufficiente lo svolgimento di una
    qualsiasi attività per parlare di lavoro
    occorre, invece, che lattività sia produttiva di
    un utile, di un bene, che sia cioè economica (per
    bene economico bisogna intendere qualcosa idoneo
    a soddisfare un bisogno e che sia, daltra parte,
    disponibile in quantità limitate).
  • Con il termine lavoro, si intende designare
    lattività umana a tutti i livelli il lavoro
    manuale e quello intellettuale, lattività
    direttiva, quella commerciale, imprenditoriale,
    ecc.

41
Lavoro autonomo
  • Il lavoro si dice autonomo quando viene svolto
    personalmente dal lavoratore, non vi è obbligo di
    essere comandato da nessun'altra persona, cioè
    non vi è vincolo di subordinazione nei confronti
    di colui che paga il lavoro, cioè il committente
    del lavoro. In pratica il lavoro autonomo è il
    contrario di lavoro dipendente.
  • Nel lavoro autonomo si è liberi di scegliere i
    tempi e i mezzi del lavoro. Si è unicamente
    obbligati dal vincolo del risultato richiesto dal
    committente in cambio del corrispettivo in
    denaro.
  • Il lavoratore autonomo è sottoposto alle
    normative di legge, di cui è responsabile in
    proprio è sottoposto alle norme tributarie
    assume in proprio il rischio di impresa, cioè può
    rimettere del denaro e del lavoro qualora non
    raggiunga il risultato voluto dal committente.
  • Il lavoratore autonomo può avvalersi di
    dipendenti.

42
Lavoro dipendente
  • Il lavoro si dice subordinato quando viene svolto
    alle dipendenze di un'altra persona, detta
    imprenditore e si ottiene in cambio del denaro,
    cioè una retribuzione.
  • Lavoro dipendente o lavoro subordinato sono la
    stessa cosa, cioè sono sinonimi e li possiamo
    usare l'uno al posto dell'altro.
  • Nel lavoro dipendente la persona che compie il
    lavoro riceve gli ordini dal datore di lavoro.
  • Il datore di lavoro fissa i tempi in cui il
    dipendente deve lavorare, fornisce i mezzi, cioè
    macchinari, materie prime, luogo di lavoro, ecc.
  • Il datore di lavoro fissa il metodo di lavoro.
  • Il valore dello corrispettivo in denaro, chiamato
    stipendio, viene fissato dai contratti.
  • Il lavoratore dipendente non è sottoposto ad
    ulteriori norme di legge, non è sottoposto a
    particolari norme tributarie, non si assume il
    rischio di impresa, cioè guadagna sempre.

43
Il rapporto di lavoro
  • Il rapporto di lavoro si costituisce nel momento
    in cui un imprenditore decide di avvalersi della
    prestazione lavorativa di un'altra persona, cioè
    il dipendente, dando in cambio al dipendente
    stesso una somma in denaro o in natura, detta
    retribuzione.
  • Per la costituzione del rapporto non occorre la
    forma scritta ma è necessaria la volontà
    contemporanea delle due parti, cioè il datore di
    lavoro o imprenditore da una parte e il
    lavoratore dipendente o subordinato dall'altra.

44
Il contratto di lavoro
  • Tuttavia, la forma scritta del contratto di
    lavoro è richiesta nei seguenti casi
  • quando si vuole stabilire un periodo di prova,
    cioè un periodo di esperimento dell'attività
    lavorativa, durante il quale le due parti possono
    cambiare idea, cioè recedere dal contratto
  • quando le parti vogliono stipulare un contratto
    per un periodo di tempo fissato in precedenza,
    cioè a tempo determinato finito il tempo
    pattuito, il contratto si scioglie
  • quando le parti vogliono stipulare un contratto
    di formazione e lavoro, che ovviamente è un
    contratto a tempo determinato
  • quando le parti vogliono stabilire un contratto
    di lavoro a tempo parziale cioè un tipo di
    contratto in cui il lavoratore lavora un ridotto
    numero di ore per ogni giornata lavorativa e
    quindi si tratta di tempo parziale orizzontale in
    quanto si riducono le ore di tutte le giornate
    lavorative oppure il lavoratore lavora per un
    ridotto numero di giorni e quindi si tratta di
    tempo parziale verticale in ambedue i casi la
    retribuzione è ridotta in proporzione

45
Il contratto di lavoro (segue)
  1. quando il datore di lavoro intende assumere un
    dirigente
  2. quando il datore di lavoro assume un piazzista o
    un viaggiatore, in quanto occorre prefissare i
    limiti della zona affidatagli e i limiti
    dell'incarico ricevuto
  3. quando il datore di lavoro vuole inserire nel
    contratto un patto con cui si garantisce che alla
    fine del contratto il dipendente non inizi a fare
    concorrenza allo stesso datore di lavoro, cioè il
    patto di non concorrenza. 

46
La lettera di assunzione
  • Sebbene la forma scritta non è necessaria per la
    stipula di un contratto di lavoro, tuttavia si
    consiglia di assumere un dipendente o di farsi
    assumere sempre sotto forma scritta si evitano
    in tal modo contrasti e fraintendimenti fra le
    parti. La forma scritta con cui viene stipulato
    il contratto tra datore di lavoro e dipendente si
    chiama lettera di assunzione.

47
La lettera di assunzione (segue 1)
  • Nella lettera di assunzione occorre precisare
  • lidentità delle due parti
  • la decorrenza del lavoro, cioè il giorno dal
    quale inizia il rapporto di lavoro
  • la durata del rapporto di lavoro, cioè, se si
    tratta di lavoro a tempo determinato la data di
    fine del contratto o se non vi è termine si
    specifica che è a tempo indeterminato
  • la sede di lavoro, cioè il luogo preciso dove il
    lavoratore dovrà prestare la sua opera, con
    l'indicazione anche di variazioni della sede di
    lavoro, sia temporanee (cioè, le trasferte o le
    missioni), sia definitive (i trasferimenti)
  • la qualifica, la categoria, le mansioni del
    lavoratore, con descrizione sommaria del lavoro
    da fare

48
La lettera di assunzione (segue 2)
  • l'orario di lavoro, cioè giorno, ora e minuti di
    inizio del lavoro e giorno, ora e minuti della
    fine della prestazione, per ogni giorno
    lavorativo, con previsione di turni particolari o
    di lavoro non previsto (detto lavoro
    straordinario) ferie, cioè giorni non
    lavorativi in aggiunta ai festivi retribuiti dal
    datore di lavoro
  • il trattamento economico, cioè il corrispettivo
    in denaro previsto dal contratto collettivo di
    lavoro (accordo tra sindacati dei lavoratori e
    sindacati dei datori di lavoro che fissano un
    minimo di stipendio per ogni tipo di lavoro)
  • la durata del periodo di prova, se previsto
  • i termini del preavviso di recesso, cioè quanti
    giorni prima una parte deve avvisare l'altra
    qualora intenda annullare il contratto, cioè
    recedere dal contratto.

49
IL CONCETTO DI LAVORO
  • SOSTANZIALE ASTRATTO

  • MERCIFICAZIONE
  • SPECIALIZZAZIONE

50
Lavoro astratto e modernità
  • Il concetto di lavoro astratto è un prodotto
    della modernità e del capitalismo, ed in
    particolare di due processi, quali la
    mercificazione e la specializzazione del lavoro

51
MERCIFICAZIONE
  • Per mercificazione si intende la riduzione di
    ogni aspetto della realtà del lavoro alla
    fisionomia propria delle merci, in particolare il
    lavoratore non ha il controllo e luso diretto
    del prodotto, immesso sul mercato come merce e
    non consumato direttamente dal produttore/lavorato
    re.

52
LA SPECIALIZZAZIONE
  • La specializzazione consiste nel processo
    attraverso cui i lavoratori acquisiscono
    labilità di compiere operazioni parziali con
    macchine sempre più precise e tecnologicamente
    avanzate.
  • Artigiano ? Operaio ? Operaio specializzato

53
La sociologia del lavoro ambito disciplinare
  • La sociologia del lavoro e delle organizzazioni
    è lo studio delle dinamiche comportamentali delle
    persone nel contesto lavorativo e nello
    svolgimento della loro attività professionale in
    rapporto alle relazioni interpersonali, ai
    compiti da svolgere, alle regole e al
    funzionamento dellorganizzazione.

54
La sociologia del lavoro e delle organizzazioni
LAVORO
UOMO
ORGANIZZAZIONE
55
LA SOCIOLOGIA
  • Esistono diverse visioni della società
  • Organismo cresce, si sviluppa, conosce stati di
    salute e di malattia, declina (la struttura è
    presente nella sua totalità in ogni singolo
    aspetto) Marx, Durkheim
  • Meccanismo società come insieme di atomi
    individuali (vanno indagati gli interessi, le
    motivazioni dei singoli individui) Boudon,
    Lazarsfeld
  • Processo un susseguirsi di eventi e significati
    generato da quel che precede e che influenzano
    ciò che segue (sono gli attori sociali che
    costruiscono la realtà. Indagine sulla cultura)
    Weber, Goffman
  • Sistema che trasforma le risorse materiali e
    simboliche (sottosistemi specializzati in
    particolari azioni. Funzionalismo) Merton, Parsons

56
MODELLO DETERMINISTA
  • S ? R

57
LA VARIABILE UMANA
  • S ? O ? R

58
Paradigmi delle teorie organizzative
  • Le teorie classiche, quelle delle relazioni umane
    e delle neo-relazioni umane si sono avvalse di
    una concezione deterministica, quasi
    comportamentista, del fattore umano luomo è
    considerato sottomesso passivamente alle
    pressioni dellorganizzazione. Ognuna di queste
    teorie auspica un tipo di stimolo - finanziario,
    relazionale o motivazionale - per scatenare i
    comportamenti desiderati in vista del
    raggiungimento degli obiettivi dellorganizzazione
    . Diversa è la posizione delle teorie ad
    orientamento diagnostico per lanalisi
    strategica gli individui, e per estensione i
    gruppi, sono considerati come dei protagonisti,
    dei soggetti capaci di comportarsi
    nellorganizzazione con libertà e razionalità,
    protesi a raggiungere i propri fini.
    Nellorganizzazione ogni attore persegue così una
    propria strategia.

59
LAVORO UN PROBLEMA DI DEFINIZIONE
  • Il lavoro è considerato come un insieme di
    attività praticate allinterno di contesti
    organizzati socialmente e culturalmente. Nella
    nostra società molto spesso la domanda chi sei si
    traduce in che lavoro fai, in questo modo il
    lavoro diviene un forte indicatore per rendere la
    persona socialmente riconoscibile
    nellinterazione (Depolo - Sarchielli, 1987).
    Pertanto, lavere o il non avere unattività
    lavorativa diviene un mezzo per categorizzare le
    persone, per assegnare loro un posto (e un
    significato) nel nostro ambiente psico-sociale.

60
Lottery Question
  • Immagina di aver vinto alla lotteria o di aver
    ereditato una cospicua somma di denaro che ti
    permetterà di vivere confortevolmente per il
    resto della tua vita senza lavorare. Pensi che
    continuerai a lavorare lo stesso oppure no?
  • Il 69 delle donne e il 65 degli uomini (su un
    campione rappresentativo di lavoratori inglesi)
    risponde che avrebbe continuato a lavorare anche
    se fosse stato loro garantito il denaro per
    vivere.

61
I benefici del lavoro
  • Warr (1982) ha individuato i benefici che
    derivano alle persone dallavere un lavoro
    denaro, attività, varietà, organizzazione del
    proprio tempo, contatti sociali, posizione
    sociale ed identità nella società.
  • Il lavoro permette alle persone di mettere in
    pratica le proprie conoscenze, di sviluppare
    capacità ed abilità rappresenta una fonte di
    varietà e svolge un ruolo importante
    nellorganizzazione del tempo.
  • Fino a 50-60 anni fa il lavoro occupava il 25-30
    della vita di una persona, attualmente poco più
    del 10, in quanto la scuola si protrae per un
    periodo più lungo, lorario di lavoro è più
    corto, vi sono più giorni di ferie.

62
Il valore del lavoro nella costruzione
dellidentità
  • La rappresentazione di sé tende a costruirsi
    progressivamente in quanto il lavoro mette in
    contatto lindividuo con altre persone, e le
    valutazioni che provengono dagli altri sono una
    fonte importante di informazione su se stessi.
    Inoltre, il lavoro permette a ognuno di
    auto-valutarsi direttamente sulla base dei
    risultati conseguiti e degli obiettivi raggiunti.

63
Lidentità
  • L'identità, in senso largo, è innanzitutto un
    insieme di caratteristiche che permettono di
    definire espressamente un soggetto.

64
Lidentità (2)
  • Dall'esterno, l'identità è una delle definizioni
    possibili di un soggetto sociale. Questa
    definizione si riferisce a un certo numero di
    criteri (riferimenti identitari). Raramente è
    possibile enunciare tutti i criteri utilizzabili.
  • A seconda della natura dei criteri scelti per la
    definizione, si parla di identità differenti
  • Identità obiettiva
  • Identità culturale
  • Identità di gruppo
  • Identità sociale
  • Identità professionale

65
Lidentità (3)
  • Si parla di
  • identità obiettiva quando si scelgono dei
    riferimenti identitari d'ordine obiettivo nome,
    sesso, età, territorio, ambiente o altri
    conosciuti e verificabili
  • identità culturale quando si prendono
    essenzialmente dei riferimenti di ordine
    culturale lingua. religione, codici culturali,
    ideologia...
  • identità di gruppo quando si prendono riferimenti
    concernenti gruppi di appartenenza
  • identità sociale in riferimento alla posizione
    sociale
  • identità professionale in riferimento al
    curriculum vitae e alle attività professionali.

66
IDENTITÀ SOCIALE
  • Sartre poneva nella sua globalità il problema
    dell'identità sociale collocando l'individuo in
    uno spazio umano esteso a tutti gli uomini "Io
    mi situo, diceva, come Europeo in rapporto agli
    asiatici e ai Neri, come vecchio in rapporto ai
    giovani, come magistrato in rapporto ai
    delinquenti, come borghese in rapporto agli
    operai".

67
IDENTITÀ SOCIALE (segue)
  • L'identità sociale è la somma di tutte queste
    relazioni di inclusione o di esclusione in
    rapporto a tutti i gruppi costitutivi di una
    società.
  • Essendo le società generalmente gerarchizzate in
    strati, in ceti, in classi sociali, una identità
    sociale classifica automaticamente l'individuo o
    il gruppo nella gerarchia sociale. A ciascuna
    posizione sociale, legata all'identità sociale,
    corrisponde un insieme di diritti, di doveri, di
    risorse e di prescrizioni di comportamenti.

68
SENTIMENTO DELL'IDENTITÀ
  • Per Allport, il senso di sé o dell'identità è
    composto da sette elementi essenziali collocati
    così nel loro ordine di apparizione genetica
  • il sentimento corporale
  • il sentimento dell'identità dell'Io nel tempo
  • il sentimento delle opposizioni sociali del
    nostro valore
  • il sentimento del possesso
  • la stima di sé
  • il sentimento di poter ragionare
  • l'intenzionalità dell'essere.

69
SENTIMENTO DELL'IDENTITÀ (segue)
  • Questi aspetti fondamentali del sentimento di
    identità personale sarebbero legati a necessità
    fondamentali o bisogni della natura umana
  • bisogno di sensazioni, bisogno di punti di
    riferimento, bisogno di considerazione, bisogno
    di possesso, bisogno di conoscenza e bisogno di
    avere degli obiettivi.

70
LA FUNZIONE DEL LAVORO
  • Luogo dapprendimento della vita sociale
  • Luogo della socializzazione
  • Luogo della costruzione delle identità
  • Luogo dinterazione e scambio
  • Legame sociale
  • Costruzione del sistema degli status e dei ruoli
    allinterno di un dato assetto sociale

71
IL VALORE DEL LAVORO
  • Senso di utilità sociale
  • Strumento di autorealizzazione
  • Identità sociale e personalità
  • Sentimento di appartenenza alla società
  • Etica del lavoro

72
STATUS RUOLO statico dinamico
  1. posizione sociale cui sono connesse norme
    comportamentali
  2. il grado di prestigio, lonore, il rispetto, la
    deferenza, attribuito ad una posizione sociale o
    a chi la occupa
  3. laspetto allocativo di una posizione sociale
  1. norme e aspettative che convergono su un
    individuo in quanto occupa una determinata
    posizione in un sistema sociale.

73
Attese altri ruoli Attese organizzative
Aspettative personali
  • ruolo
  • Comportamento effettivo

74
METAFORE ORGANIZZATIVE
  • Macchina
  • Organismo
  • Strumento di esercizio del potere
  • Cervello

75
INDIVIDUO LIBERTÀ
  • ORGANIZZAZIONE RAZIONALITÀ

76
IL FORDISMO
  • Catena di montaggio
  • Grande impresa
  • Integrazione verticale
  • Produzione di massa
  • Organizzazione scientifica del lavoro
  • Contratto a tempo pieno e indeterminato

77
IL TAYLORISMO
  • Parcellizzazione del lavoro
  • Separazione progettazione ed esecuzione dei
    prodotti
  • Organizzazione burocratica e controllo gerarchico
  • Sistema di economie di tempo e di materiali

78
HUMAN RELATIONS (ANNI 50)
  • Elton Mayo 1932/33 ricerca Western Electric di
    Hawthorne
  • Il fattore umano
  • La motivazione al lavoro

79
CORREZIONI AL TAYLORISMO (anni 60)
  • job rotation
  • job enlargement
  • job enrichment

80
IL POSTFORDISMO (dagli anni 70)
  • Globalizzazione
  • Flessibilità
  • Downsizing
  • Deverticalizzazione esternalizzazione/terziarizza
    zione
  • Delocalizzazione
  • Delayering
  • Espansione del terziario

81
Principi della società postindustriale
  • il passaggio dalla produzione di beni alla
    produzione di servizi
  • limportanza crescente della classe dei
    professionisti e tecnici rispetto alla classe
    operaia
  • la centralità del sapere teorico
  • il problema della gestione dello sviluppo
    tecnico
  • la creazione di una nuova tecnologia
    intellettuale e cioè costituita da macchine
    intelligenti in grado di sostituire luomo.

82
NUOVE PROFESSIONI
  • Diffusione ed uso degli strumenti informatici
  • Richiesta di nuove competenze cognitive,
    comunicative, sociali/relazionali life skills
  • Processo di professionalizzazione.

83
COMPETENZE
  • Competenze cognitive saper trovare soluzioni e
    prendere decisioni
  • Competenze relazionali saper interagire con gli
    altri
  • Competenze affettive gestire le proprie emozioni
    ed avere una consapevole autostima.

84
LA FLESSIBILITÀ DEL LAVORO
  • Il capitalismo flessibile
  • Regime dellincertezza
  • Biografia funambolica

85
IL RISCHIO
  • La società 2080 working poors
  • Brasilianizzazione
  • La staticità come scelta obsoleta
  • Dinamici, elastici, veloci!
  • La corrosione del carattere

86
LA FLESSIBILITÀ NEL MERCATO DEL LAVORO
  • Deregolamentazione
  • Flessibilità
  • Quantitativa Qualitativa

87
FLESSIBILITÀ QUANTITATIVA (numerica o esterna)
  • Possibilità da parte di un impresa di adeguare il
    volume e le caratteristiche professionali degli
    occupati al suo interno allandamento del ciclo
    produttivo o ai mutamenti tecnologici
  • Flessibilità in entrata o/e in uscita

88
FLESSIBILITÀ QUALITATIVA (funzionale o interna)
  • La possibilità da parte dellazienda
  • di spostare i lavoratori da un luogo ad un altro
  • di modificare liberamente il contenuto della
    prestazione e degli orari di lavoro secondo
    larticolazione del ciclo produttivo
  • di attivare modificazioni salariali in
    adeguamento allandamento dellimpresa e del
    sistema economico nazionale

89
CONSEGUENZE SOCIALI DELLA FLESSIBILITÀ
  1. Sfera della progettualità
  2. Costruzione della carriera professionale
  3. Cambia la funzione sociale del lavoro?
  4. Una flessibilità per vivere o per morire?

90
IL MODELLO DEI DISTRETTI INDUSTRIALI un esempio
di flessibilità sostenibile e contestualizzata
  • rete di piccole e medie imprese integrate,
    diffuse sul territorio in aree distrettuali
    specializzate settorialmente
  • produzione di beni di qualità
  • fattori istituzionali
  • capitale sociale

91
I GIOVANI la discriminazione per età
  • Disoccupazione da inserimento
  • Socialmente e cognitivamente accettabile
  • Il ruolo della famiglia ? solidarietà
    intergenerazionale
  • Aspettative lavorative ed istruzione
  • Job shopping
  • Flessibilità e precarietà

92
Mercato della vita Mercato del lavoro
  • luogo virtuale di incontro tra domanda e offerta
    di lavoro
  • concetto astratto
  • il lavoro come merce anonima
  • relazione di scambio simmetrica
  • prezzo/salario con funzione di riequilibrio fra
    domanda e offerta
  • azione razionale
  • capacità lavorativa
  • personalità
  • competenze
  • affidabilità

93
MERCATO DEL LAVORO COME ISTITUZIONE SOCIALE
  1. Il lavoro non è propriamente una merce ? forza
    lavoro e alienazione
  2. Relazione asimmetrica tra lavoratore e datore di
    lavoro ? intervento dello Stato
  3. Salario condizionato da fattori sociali e
    istituzionali ? equità
  4. Azione influenzata da fattori sociali,
    istituzionali, cognitivi ? no modello
    utilitaristico

94
Le trasformazioni del lavoro
  • Contenuto del lavoro e relazione dimpiego
    (contratto, volontario, occasionale)
  • Stabilità lavorativa vs flessibilità (compiti,
    organizzazione, posto di lavoro, luogo)
  • Lavoro autonomo/lavoro dipendente
  • Qual è la forma tipica di lavoro? Il lavoro è
    storicamente determinato?

95
Mercato e Lavoro
  • IL LAVORO È UNA MERCE?
  • INDUSTRIA E INDUSTRIALIZZAZIONE
  • Come nasce il mercato del lavoro?
  • I MODELLI DI REGOLAZIONE DEL LAVORO
  • FORME TIPICHE DI LAVORO E IMPRESA

96
IL LAVORO UNA MERCE ANOMALA
  • Domanda di lavoro ? richiesta di competenze
    differenziate (liv. istruzione, esperienza,
    capacità tecniche)
  • Offerta di lavoro ? si differenzia in base alle
    caratteristiche individuali (età, genere,
    istruzione, )

97
Lindustrializzazione
  • Alcuni fattori rilevanti da considerare
    nellanalisi del processo di industrializzazione
    in Europa
  • La divisione del lavoro (A. Smith) e
    lorganizzazione
  • Lapplicazione della tecnologia (Landes) e il
    trasferimento tecnologico (e di conoscenza) tra
    settori produttivi (es. innovazione in campo
    energetico)
  • La formazione del mercato del lavoro (Polanyi) e
    del credito (Simmel)
  • Lurbanizzazione e la modificazione delle scelte
    riproduttive (sviluppo demografico)
  • La presenza di unelite/classe dirigente nazionale

98
I modelli di regolazione del lavoro I
  • Esiste solo il mercato? alcune caratteristiche
    del Mdl modificano il funzionamento di questo
    mercato secondo logiche diverse dalla razionalità
    economica in senso stretto
  • Inoltre, il lavoro produce identità sociale e
    quindi la logica di scelta dellattore non sempre
    segue la razionalità economica

99
I modelli di regolazione del lavoro II
  • Il mercato del lavoro possiede caratteristiche
    specifiche
  • Il rapporto tra domanda ed offerta è
    personalizzato, esistono legami fiduciari, la
    merce lavoro non è omogenea
  • Le transazioni non sono paritarie e le dimensioni
    di controllo e potere insite nel rapporto
    favoriscono la presenza di gerarchie
  • La remunerazione non è solo monetaria ma anche
    simbolica

100
I modelli di regolazione del lavoro III
  • Il lavoro è regolato quindi anche da meccanismi
    istituzionali
  • una chiave di lettura è data dai tre modelli di
    integrazione sociale (Polanyi)
  • RECIPROCITÀ identità soc. riconosciuta
  • SCAMBIO transazione libera
  • REDISTRIBUZIONE autorità legittimata

101
I modelli di regolazione del lavoro IV
  • Il mercato del lavoro è sempre stato regolato
    dalle istituzioni per tre ordini di ragioni
  • vi sono aspetti del lavoro che il mercato non può
    regolare (organizzazione produttiva,
    distribuzione del potere e gerarchia nelle
    imprese)
  • Il mercato può essere meno efficiente (meno
    vantaggioso dal punto di vista economico) che non
    il ricorso ad una forma di allocazione diversa
    (es. mercati del lavoro interni vs esterni)
  • Lo scambio sul mercato del lavoro è disuguale
    (necessità di tutela sociale) e di sovente dallo
    scambio atomistico/individuale si passa alla
    contrattazione collettiva, allo scambio politico,

102
IL MERCATO DEL LAVORO ITALIANO
  • mercato dualistico
  • forte discriminazione di genere e scarsa
    partecipazione femminile
  • disoccupazione da primo inserimento
  • alta protezione sociale dai rischi della
    disoccupazione per i breadwinner
  • disoccupazione di lunga durata
  • scarsa mobilità occupazionale ascendente
  • domanda di lavoro prevalentemente poco
    qualificata

103
LA RICERCA DEL LAVORO
104
MODALITÀ DI RICERCA DEL LAVORO
  1. metodi formali e istituzionali servizi per
    limpiego, partecipazione a concorsi pubblici,
    linvio spontaneo di curriculum e lettera di
    assunzione
  2. uso dei giornali pubblicazione di e risposta ad
    inserzioni
  3. canali informali e personalistici le relazioni
    personali e le segnalazioni ? il capitale sociale

105
MODELLI DI DISOCCUPAZIONE IN EUROPA
  • disoccupazione da inserimento ? Portogallo,
    Grecia, Spagna, Italia
  • disoccupazione industriale ? Gran Bretagna, ed in
    parte lIrlanda
  • disoccupazione equidistribuita? Germania,
    Danimarca, Svezia, Austria
  • disoccupazione femminile ? Francia, Belgio,
    Olanda

106
OCCUPAZIONE
  • acquisizione di un reddito monetario in seguito
    allo svolgimento di unattività lavorativa
  • riconoscimento sociale e personale

107
DISOCCUPAZIONE
  • una condizione economica non avere
    unoccupazione
  • unattività essere alla ricerca di
    unoccupazione
  • unattitudine essere disponibile ad accettare un
    lavoro alle condizioni esistenti
  • uno stato di necessità avere un più o meno
    elevato bisogno di procurarsi un reddito

108
OCCUPATI
  • persone con attività lavorativa
  • altre persone con attività lavorativa che pur
    essendosi dichiarati studenti, casalinghe o
    pensionati, hanno effettuato almeno unora di
    lavoro nella settimana precedente

109
PERSONE IN CERCA DI OCCUPAZIONE
  • disoccupati in senso stretto, che per un
    qualunque motivo hanno perso un precedente lavoro
    dipendente
  • in cerca di prima occupazione, che non hanno mai
    avuto un precedente lavoro
  • altre persone in cerca di lavoro, che pur
    essendosi autodefiniti studenti, casalinghe o
    pensionati, hanno successivamente dichiarato di
    cercare lavoro

110
Non forze di lavoro o popolazione non attiva
  • popolazione in età non attiva la soglia
    inferiore è posta a 15 anni, in corrispondenza
    con il divieto di lavorare, e quella superiore a
    64/74
  • popolazione non attiva, benché in età attiva
    (studenti, casalinghe, ritirati dal lavoro e
    inabili dai 15 ai 64/74 anni).

111
EVOLUZIONE DEI MODELLI DI ORGANIZZAZIONE
  1. Modello taylorista-fordista comando, controllo,
    lavoratori come manodopera
  2. Modello produzione di massa gerarchia e
    rappresentanza dei lavoratori
  3. Modello Grande-Famiglia gerarchia e attività
    sociali
  4. Modello gestione risorse umane strutture piatte,
    ampliamento mansioni, meritocrazia
  5. Modello partecipativo strutture flessibili,
    valorizzazione capitale umano

112
LA MOTIVAZIONE
  • processo attraverso il quale lindividuo
    canalizza dellenergia verso il raggiungimento di
    una meta-incentivo per il soddisfacimento di
    determinati bisogni, posto che il bisogno è una
    carenza che genera una tensione, per la riduzione
    della quale lindividuo pone in essere il
    comportamento che ritiene più adatto. (Franco
    Fontana 1994)

113
LA MOTIVAZIONE
  • linsieme dei fattori o motivi che stanno alla
    base del comportamento, lo sollecitano e
    lorientano in determinate direzioni in genere
    tutti i comportamenti sono motivati, cioè
    presuppongono un motivo-bisogno che spinge
    allazione, e perseguono un piano per la
    soddisfazione del bisogno. (Enrico Auteri 1998)

114
LA MOTIVAZIONE
  • Motivazione specifica
  • Contratto psicologico
  • Fidelizzazione
  • Marketing interno

115
La divisione del lavoro
  • Smith e La fabbrica di spilli
  • Saper Fare e Saper Essere

116
A. Smith
  • È evidente che il lavoro non assistito di un
    individuo solitario è del tutto incapace di
    provvederlo di cibo, di vestiario e di alloggio
    come non solo richiede il lusso di un grande, ma
    si suppone richiedano, in una società
    civilizzata, gli appetiti naturali del contadino
    più modesto.

117
A. Smith
  • Divisione del lavoro
  • Solo la divisione del lavoro, in base alla quale
    ogni individuo confina se stesso in un
    particolare ramo di attività, può spiegare la
    superiore prosperità che si verifica nelle
    società civilizzate e che, nonostante le
    ineguaglianze della proprietà, si estende fino al
    più infimo membro della comunità.
  • esempio la fabbrica di spilli
  • La ricchezza delle nazioni. Abbozzo 1763

118
Ddl e ricchezza delle nazioni
  • È limmensa moltiplicazione delle produzioni di
    tutte le differenti attività, conseguenza della
    divisione del lavoro che, nonostante le grandi
    diseguaglianze della proprietà, dà luogo, in
    tutte le società civilizzate, a questa universale
    prosperità che si estende fino ai più bassi
    strati della popolazione.

119
Ddl e progresso tecnologico
  • Il prezzo del prodotto del lavoro diminuisce e il
    salario del lavoratore aumenta
  • È così che in una società opulenta e commerciale
    il lavoro diventa più caro e il prodotto più a
    buon mercato
  • una piccola quantità di lavoro (appropriatamente
    e giudiziosamente impiegato) procura grande
    abbondanza di beni necessari e utili per vivere.

120
Ddl e benessere nazionale
  • Lavoro applicato con grande abilità e giudizio,
    sostenuto dallaccordo e dalle forze unite di una
    società superiore, assistito da innumerevoli
    macchine maggiore quantità di prodotto rispetto
    alla sua maggiore ricompensa
  • Più opulenta sarà la società, più il lavoro sarà
    caro e meno costoso il prodotto.
  • La concorrenza dei paesi poveri (minori profitti,
    minori salari) avrà effetto solo in presenza di
    alcuni rilevanti errori nella propria politica
    economica

121
Perché la ddl aumenta la produzione
  • Maggiore abilità di ogni lavoratore
  • Risparmio di tempo per passare da un tipo di
    lavoro a un altro
  • Macchine che aiutano il lavoratore a svolgere
    lattività di molti.

122
SPECIALIZZAZIONE E DIVISIONE DEL LAVORO
  • I fattori determinanti il forte aumento della
    produttività industriale a partire dalla
    rivoluzione industriale
  • la sostituzione di energia meccanica a quella
    muscolare
  • lintroduzione di metodi per l'esecuzione di
    operazioni ripetitive procedure, utensili,
    macchinari
  • limpiego di materiali e dispositivi specifici
    per la gestione più efficiente dei materiali
  • lintroduzione di dispositivi e formule
    organizzative che consentono il trasporto e il
    collegamento di numerose operazioni elementari.

123
Divisione del lavoro e divisione della conoscenza
  • I fattori determinanti la divisione del lavoro
    sono in ultima analisi riconducibili alla
    possibilità di riutilizzare la conoscenza
  • Vantaggi nello sviluppo di conoscenze
    specialistiche problem solving distribuito
  • Le conoscenze acquisite diventano un vantaggio
    sociale se sono riutilizzabili perché vengono
    incorporate in artefatti (metodi, tecnologie,
    prodotti) o sono trasmesse

124
Ddl e invenzioni
  • Fu la divisione del lavoro che probabilmente
    causò linvenzione della maggior parte di quelle
    macchine per mezzo delle quali il lavoro è così
    facilitato e ridotto. Quando lintera forza della
    mente è rivolta a un solo particolare oggetto,
    come deve essere in conseguenza della divisione
    del lavoro, la mente è più adatta per scoprire i
    metodi per raggiungere tale obiettivo rispetto a
    quando la sua attenzione è dispersa tra una
    grande varietà di cose (es. aratro seminatrice
    mulino a mano, ecc.).

125
Ddl e conoscenza scientifica
  • Saper fare e saper essere Persone il cui
    mestiere non è il fare qualcosa, ma osservare
    ogni cosa, e che per tale ragione sono capaci di
    combinare assieme i poteri dei più opposti e
    distanti oggetti (81). Da artigiano artista a
    filosofo.
  • Solo un vero filosofo poteva inventare il motore
    a vapore e la prima forma dellidea di produrre
    un così grande effetto da una energia della
    natura cui prima non si era mai pensato
  • La filosofia o speculazione, col progredire della
    società, diventa, come ogni altro mestiere,
    lunica occupazione di una particolare classe di
    cittadini.

126
Le cause della ddl
  • Effetto della particolare inclinazione della
    natura umana
  • la tendenza a barattare, permutare e scambiare
    una cosa con unaltra

127
Bisogno umano di cooperazione
  • Lindividuo ottiene aiuto dagli altri se
    riuscirà a volgere a proprio favore la cura che
    quelli hanno del proprio interesse e a dimostrare
    che torna a loro vantaggio fare per lui ciò che
    richiede loro
  • dammi quello che voglio e tu avrai quello che
    vuoi.

128
Cooperazione interessata
  • Non è dalla benevolenza del macellaio, del
    birraio e del fornaio che ci aspettiamo il
    pranzo, ma dalla considerazione che essi fanno
    del proprio interesse. Noi ci volgiamo non alla
    loro umanità, ma al loro interesse e non parliamo
    mai loro delle nostre necessità, ma dei loro
    vantaggi.

129
DIVISIONE DEL LAVORO ECOMPLESSITÀ
  • Le interdipendenze derivanti dalla divisione del
    lavoro determinano complessità si richiede
    infatti a unità specializzate di rispondere a
    condizioni incerte realizzando il coordinamento
    di un numero crescente di unità le cui decisioni
    di controllo sono connesse e caratterizzate da un
    certo grado di irreversibilità.

130
Come coordinare unità di produzione specializzate
  • meccanismi decentrati di coordinamento
  • sviluppo di meccanismi accentrati di
    coordinamento verso la fabbrica fordista.

131
PER CAPIRE MEGLIO I MECCANISMI DI COORDINAMENTO
ADOTTATI, SONO OPPORTUNEALCUNE DISTINZIONI
132
ALCUNE DISTINZIONI
  • Divisione orizzontale e verticale
  • Divisione del lavoro interna ed esterna

133
DIVISIONE ORIZZONTALE DELLAVORO
  • Con lallargamento del mercato, è possibile che
    le aziende si specializzino in determinati
    prodotti
  • Falegname ? produzione di mobili da cucina,
    camere da letto, ecc.
  • Calzolaio ? produzione di scarpe da uomo, da
    donna, sportive, da montagna.
  • La specializzazione permette di usare macchine ad
    hoc, conoscere
  • il mercato, sviluppare nuove tecnologie, ecc., ma
    si può realizzare solo se la domanda è abbastanza
    ampia.
  • Nel caso di divisione orizzontale del lavoro il
    principale problema di coordinamento è luso di
    risorse specializzate indivisibili se il mercato
    è ampio, il problema è risolto dal mercato
    stesso.

134
DIVISIONE VERTICALE DEL LAVORO
  • Se la domanda è sufficientemente ampia, si
    possono specializzare singole fasi di un processo
    produttivo, che vengono assunte da unità
    produttive dotate di risorse (di macchinario e di
    lavoro) specifiche
  • falegname ? prime lavorazioni del legno processi
    di assemblaggio distribuzione
  • calzolaio ? operazioni di taglio di orlatura
    fabbricazione di accessori distribuzione

135
DIVISIONE VERTICALE DEL LAVORO (segue)
  • Nel caso della divisione verticale del lavoro le
    attività delle unità specializzate nelle singole
    fasi devono essere collegate in modo coordinato
    in caso contrario si sostengono costi (ad esempio
    una fase a valle è costretta a restare inoccupata
    per mancanza di materiale)

136
DIVISIONE VERTICALE DEL LAVORO LA PRODUZIONE
ARTIGIANALE
  • Lettere unità
  • Numeri fasi

137
DIVISIONE VERTICALE DEL LAVORO LA PRODUZIONE
INDUSTRIALE (A)
138
Economie della DDL
  • La possibilità di realizzare le economie della
    divisione del lavoro dipende dalla capacità di
    coordinare le singole attività, nel senso che
  • per ottenere un flusso stabile di produzione si
    richiede che i tempi di lavorazione siano
    controllati
  • ogni fase è un input per la successiva i singoli
    lavoratori svolgono operazioni complementari e il
    risultato di una fase influisce sul lavoro di
    quella successiva controllo della qualità,
    standardizzazione, informazione

139
DIVISIONE VERTICALE DEL LAVORO LA PRODUZIONE
INDUSTRIALE (B)
140
DIVISIONE DEL LAVORO INTERNA ED ESTERNA
  • COME SI REALIZZA LA COMPATIBILITÀ DEI PIANI
  • Scambio di informazioni (flussi informativi)
  • Spostamento della disponibilità dei beni nel
    tempo o nello spazio

141
DIVISIONE DEL LAVORO ESTERNA
  • Specializzazione tra diverse imprese che
    partecipano a una stessa filiera produttiva
  • Le relazioni sono governate da scambi informativi
    (negoziazioni, ordini, prezzi) talora molto
    semplici (acquisto di commodities), talora più
    complesse (es. forniture specializzate o su
    disegno)
  • Le imprese hanno autonomia decisionale e
    negoziale e si adattano reciprocamente in modo
    indipendente sulla base dei segnali che ricevono
  • La gestione delle relazioni con le imprese della
    filiera è detta supply chain management

142
DIVISIONE DEL LAVORO INTERNA
  • La specializzazione del lavoro tra le singole
    unità entro unimpresa è definita centralmente
  • Le relazioni tra le unità produttive sono
    governate, oltre che da scambi diretti di
    informazioni, da una gerarchia di piani e di
    programmi che limitano progressivamente la
    libertà decisionale delle unità inferiori, ma
    agevolano la convergenza dei comportamenti
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