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MALATTIE CEREBROVASCOLARI

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MALATTIE CEREBROVASCOLARI: STROKE Dott.ssa Giovanna Liliana Pio Responsabile Divisione di Riabilitazione Intensiva Casa di Cura Madonna della Catena – PowerPoint PPT presentation

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Title: MALATTIE CEREBROVASCOLARI


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MALATTIE CEREBROVASCOLARI
  • STROKE
  • Dott.ssa Giovanna Liliana Pio
  • Responsabile Divisione di Riabilitazione
    Intensiva
  • Casa di Cura Madonna della Catena

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DEFINIZIONEOMS
  • Improvvisa comparsa di segni e/o sintomi
    riferibili a deficit focale e/o coma delle
    funzioni cerebrali
  • Durata superiore alle 24 ore
  • Non attribuibile ad altra causa apparente se non
    a vasculopatia cerebrale.

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EPIDEMIOLOGIA
  • Terza causa di morte dopo le malattie
    cardiovascolari e le neoplasie
  • 10-12 di tutti i decessi per anno
  • Principale causa d invalidita
  • Seconda causa di demenza

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CLASSIFICAZIONE
  • Ischemico
  • Emorragico
  • Emorragia subaracnoidea

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FATTORI DI RISCHIO NELLO STROKE
  • Gli studi epidemiologici hanno individuato
    molteplici fattori che aumentano il rischio
    ictus.
  • Alcuni di questi non modificabili, tipo letà ,
    altri possono essere modificati con misure non
    farmacologiche o farmacologiche.
  • Il loro riconoscimento costituisce la base della
    prevenzione sia primaria che secondaria
    dellictus.

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FATTORI DI RISCHIO MODIFICABILI
  • Ipertensione arteriosa,
  • Alcune cardiopatie ( in particolare FA)
  • Diabete mellito
  • Iperomocisteinemia
  • Ipertrofia ventricolare sinistra
  • Stenosi carotidea
  • Fumo di sigaretta
  • Eccessivo consumo di alcool
  • Ridotta attività fisica

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FATTORI DI RISCHIO PROBABILI
  • Dislipidemia
  • Alcune cardiopatie ( forame orale pervio,
    aneurisma settale)
  • Placche dellarto aortico
  • Uso di contraccettivi orali
  • Terapia ormonale sostitutiva
  • Sindrome metabolica e obesità
  • Emicrania
  • Anticorpi antifosflolipidi
  • Fattori dellemostasi
  • Infezioni
  • Uso di droghe
  • Inquinamento atmosferico

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STROKE ISCHEMICO
  • DEFINIZIONE
  • Occlusione vasale trombotica e/o embolica,
  • Grave riduzione della pressione arteriosa

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EPIDEMIOLOGIA
  • Rappresenta la forma piu frequente di ictus (80
    circa)
  • Colpisce soggetti di eta media superiore a 70
    anni, piu spesso uomini che donne
  • La mortalita acuta (a 30 gg) e pari a circa il
    20, mentre quella ad un anno e pari al 30
    circa.

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EZIOPATOGENESI
  • Da patologia delle arterie di maggiore calibro
    (a. carotidi, a. vertebrali o a. basilare),
    responsabili di infarti che colpiscono la
    corteccia e le strutture sottocorticali
  • Da patologie dei vasi di piccolo calibro (a.
    perforanti) che causano infarti sottocorticali o
    lacune
  • Da patologie cardiache (cardioembolico), causati
    da emboli a partenza cardiaca
  • Infarto cerebrale daltra origine (dissezione,
    poliglobulia, ipoglicemia)
  • Infarto cerebrale di origine sconosciuta.
  • Circa 1/3 degli infarti sono preceduti da TIA, di
    giorni , settimane,mesi o anni. Tale eventualita
    e piu frequente negli infarti atero-trombotici
    che in quelli embolici.
  • Spesso l infarto si verifica durante il sonno ed
    il malato si sveglia al mattino con i difetti
    neurologici gia completi linizio puo avvenire
    anche durante la veglia,di solito senza rapporti
    con gli sforzi fisici o stress (a differenza
    dagli ictus emorragici).

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CAUSE MENO FREQUENTI
  • Disordine ematologico/ altre cause specificabili
  • Ictus emicranico
  • Contraccetivi orali od estrogeni
  • Vasculopatie infiammatorie primarie (ad es. LES,
    S.di Sjogren, M. di Behcet etc.)
  • Anomalie congenite
  • Vasculopatie traumatiche (dissecazioni).

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QUADRO CLINICO
  • Ictus completo deficit neurologico ab-initio
    grave, solitamente di natura embolica
  • Ictus in evoluzione deficit neurologico con
    decorso a gradini, solitamente di natura
    atero-trombotica

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SINTOMATOLOGIA
  • Disturbi motori
  • Disturbi sensitivi
  • Disturbi del linguaggio
  • Disturbi neurocognitivi (neglet),
  • Deficit visivi
  • Deficit dei nervi cranici
  • Disturbi della coscienza fino al coma

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INDAGINI DIAGNOSTICHE
  • TC cranio-cerebrale
  • Negativa nelle prime 24 - 48 ore
  • RMN encefalo
  • Immediatamente positiva
  • Doppler carotideo
  • Correzione chirurgica.
  • ECG
  • FA o IMA
  • Ecocardiogramma (Transesofageo )
  • Forame ovale pervio .

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ICTUS EMORRAGICO
  • DEFINIZIONE EZIOPATOGENETICA
  • 1)Emorragia intraparenchimale primaria o
    ipertensiva
  • 2)Emorragia da rottura di un aneurisma sacculare
  • 3) Emorragia da rottura di una malformazione
    arterovenosa.

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Epidemiologia
  • Rappresenta il 15/20 di tutti i casi di ictus
  • Colpisce soggetti attorno ai 60 anni, sempre con
    lieve prevalenza per il sesso maschile
  • Le emorragie parenchimali (insieme alle
    subaracnoidee) hanno tassi di mortalità precoce
    alti (30 e 40 circa dopo la prima settimana,50
    e 45 ad un mese).

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Anatomia patologica
  • Raccolta intraparenchimale
  • Inondazione ventricolare
  • Cavità poroencefalica

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SEDI TOPOGRAFICHE
  • Putamen (40-50),
  • Sostanza bianca degli emisferi cerebrali (20),
  • Talamo (10),
  • Cervelletto (10),
  • Ponte (meno del 10 ).

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QUADRO CLINICO
  • Sono spesso presenti disturbi non focali
  • Cefalea, vomito, rigidita nucale e
    depressione della coscienza
  • In circa il 10 dei casi si manifesta anche con
    crisi epilettiche parziali o generalizzate.

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DIAGNOSI
  • TC cranio-cerebrale
  • Area iperdensa, compatta, rotondeggiante
  • Sede (dimensioni, il carattere espansivo sulle
    strutture adiacenti)
  • Dopo la prima settimana, la densita comincia a
    ridursi, per cui la TC rivela una lesione
    isodensa e in seguito ipodensa (Cavità
    poroencefalica).

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TERAPIA
  • CHIRURGICA
  • Emorragie cerebellari di diametro gt 3 cm
  • Emorragie lobari di grandi o medie dimensioni in
    rapido deterioramento
  • Emorragie intracerebrali associate ad aneurismi o
    ad MAV se accessibili chirurgicamente.
  • MEDICA
  • Farmaci che permettono di contrastare
    lespansione dellemorragia (sperimentali)
  • Il trattamento generale coincide con quello
    dellictus ischemico

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EMORRAGIA SUBARACNOIDEA
  • DEFINIZIONE
  • Raccolta ematica nello spazio subaracnoideo
  • EZIOLOGIA
  • Rottura di aneurisma
  • Rottura MAV

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EPIDEMIOLOGIA
  • Rappresenta il 3 circa di tutti i casi di ictus.
  • Colpisce piu spesso soggetti di sesso femminile,
    di eta media sui 50 anni circa.

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EZIOPATOGENESI
  • LESA spontanea non traumatica è dovuta
  • 85 dei casi rottura di un aneurisma sacculare
  • 10 dei casi si tratta di un ESA idiopatica, non
    aneurismatica
  • 5 a cause rare (es. dissezione arteriosa,
    fistole artero-venose durali,MAV)

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QUADRO CLINICO ESA DA ANEURISMA
Forme ingravescenti
Forme tipiche
Cefalea violenta ed improvvisa Torpore
psichico Rigidità nucale Vomito Dolore
rachideo Febbre elevata
Coma
Exitus
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QUADRO CLINICO ESA DA MAV
Emorragia cerebro-meningea
Segni neurologici focali Segni di irritazione
meningea Mortalità del 10 Basso rischio di
risanguinamento Minimo rischio di vasospasmo
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COMPLICAZIONI
  • Recidiva che si verifica in circa la meta dei
    casi non trattati, manifestandosi tra il 3 ed il
    14 giorno. Puo avere la stessa gravita del 1
    episodio ma spesso e mortale.
  • Vasospasmo (tra il 3 ed il 14 g.) causato dal
    coagulo che avvolge le aa. Cerebrali anche a
    grande distanza dalla sede della rottura. Esso e
    responsabile di infarti cerebrali, di solito
    multipli e rappresenta la piu grave
    complicazione dell ESA.
  • L idrocefalo ostruttivo clinicamente
    caratterizzato da stato di abulia o di mutismo
    acinetico (lobi frontali)

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DIAGNOSI ESA
  • TC cranio-cerebrale (sensibilità diagnostica del
    95)
  • Arteriografia
  • Falso negativo da vasospasmo ripetere
    Arteriografia
  • Circa il 15 dei malati con ESA non presentano
    aneurismi , si tratta di ESA spontanea con buona
    prognosi e senza tendenza alle recidive
  • Per fare diagnosi di MAV e la TAC con mezzo di
    contrasto l esame di prima scelta esso rivela
    circa l 80 delle MAV.
  • Lo studio angiografico completo e necessario in
    una prospettiva chirurgica che deve mirare all
    asportazione totale facilitato da una preventiva
    riduzione della MAV ottenuta mediante
    embolizzazione delle principali aa. afferenti con
    palline di Silastic, sotto controllo
    angiografico e cateterismo selettivo.

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TRATTAMENTO ESA
  • Il trattamento radicale degli aneurismi sacculari
    e chirurgico e consiste nella loro esclusione
    dal circolo, mediante legatura del colletto.
    Lintervento deve essere eseguito precocemente,
    per evitare il vasospasmo e la recidiva dell ESA
  • Il trattamento con il calcioantagonista
    nimodipina (60 mg x os ogni 4 ore) riduce il
    rischio di infarto da vasospasmo

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EVOLUZIONE DELL ESA
  • La mortalita e legata alla gravita dell
    evento iniziale (morte improvvisa o coma
    profondo), sia alle complicazioni successive
    (recidiva e, soprattutto, il vasospasmo).
  • I malati che possono essere operati in buone
    condizioni hanno una elevata probabilita di
    guarigione (attorno al 90).

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Prevenzione primaria
  • La prevenzione primaria per tutti, ma
    specialmente per le persone a rischio, si basa su
    una opportuna informazione sullictus e su una
    educazione a stili di vita adeguati.
  • E stato infatti dimostrato che le modifiche
    degli stili di vita possono produrre una
    diminuzione dellincidenza e della mortalità
    dellictus.

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MODIFICHE DEGLI STILI DI VITAASSOCIATE AD UNA
RIDUZIONE DEL RISCHIO DI ICTUS
  • Smettere di fumare,
  • Svolgere una regolare attività fisica,
  • Mantenere un peso corporeo salutare,
  • Ridurre lapporto di sale nella dieta,
  • Ridurre il consumo di grassi e condimenti di
    origine animale
  • Mangiare pesce 2- 4 volte la settimana
  • Consumare 3 porzioni di verdura e 2 porzioni di
    frutta al giorno
  • Consumare regolarmente latte e alimenti derivati
    con basso contenuto lipidico.

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I TRATTAMENTI MEDICI CHE POSSONO RIDURRE IL
RISCHIO DI ICTUS
  • Nel paziente iperteso
  • Trattamento dellipertensione arteriosa,
    lobiettivo suggerito dalle linee guida è una PA
    lt di 130 e lt di 80 mmHg nei diabetici e almeno lt
    140 e lt 90 mmHg o decisamente più bassi in tutti
    i soggetti ipertesi.
  • Nel paziente con Fa associata a valvulopatia è
    indicata la terapia anticoagulante
  • Nel paziente con Fa non valvolare di età gt 75
    anni e con fattori aggiuntivi di rischio trombo
    embolico ( diabete, ipertensione, scompenso
    cardiaco, dilatazione atriale sinistra,
    disfunzione sistolica ventricolare sinistra) è
    indicata la terapia anticoagulante orale.
  • In alternativa alla terapia anticoagulante si
    utilizza laspirina che risulta efficace sia pure
    in misura inferiore, soprattutto nei seguenti
    casi
  • Età gt 65 anni se controindicata la terapia
    anticoagulante orale,
  • Età gt 75 anni se prevale il rischio emoragico su
    quello trombo-embolico
  • Nei casi in cui sia prevedibile una scarsa
    compliance o vi siano difficoltà di accesso ad un
    monitoraggio affidabile.
  • Nel paziente con protesi valvolari cardiache
    meccaniche è indicata la terapia anticoagulante.
  • Nel paziente coronaropatico con colesterolo
    elevato, è indicato il trattamento con le
    statine.
  • Nel paziente diabetico di età gt 30 anni con un
    fattore di rischio aggiuntivo è indicato luso
    dellaspirina in prevenzione

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TRATTAMENTO GENERALE IN FASE ACUTA
  • Nelle prime 48 ore dallictus vengono sorvegliate
    le funzioni vitali
  • ( ritmo e frequenza cardiaca, PA, saturazione O2
    nel sangue e temperatura) e lo stato neurologico
    ( monitoraggio.)
  • Vanno prevenute le infezioni urinarie e polmonari
    e va posta particolare attenzione allo stato
    nutrizionale del paziente ( è importante
    riconoscere la presenza di disfagia).
  • Vanno prevenute le TVP in pazienti a rischio
    elevato (plegigi,con alterazione dello stato di
    coscienza,obesi,con pregressa patologia venosa
    agli arti inferiori) e indicato luso
    delleparina a basso peso molecolare da iniziare
    al momento dellospedalizzazione.In pz non a
    rischio elevato di TVP, il ricorso sistematico
    all eparina comporta un bilancio
    beneficio/rischio di complicanze emorragiche
    intracerebrali e /o sistemiche inaccettabile.
  • Vanno trattate le eventuali crisi epilettiche e
    ledema cerebrale
  • Di importanza fondamentale è la mobilizzazione
    precoce già nelle prime ore dopo lictus. Il
    compito della riabilitazione è quello di favorire
    il recupero, almeno parziale, oltre a promuovere
    strategie di compenso atte a vicariare le
    funzioni perse.

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TERAPIA FARMACOLOGICA IN FASE ACUTA SPREAD 2007
  • TERAPIA SPECIFICA NELLE PRIME ORE si basa
  • sulla disponibilità di strutture e di personale
    dedicati alla cura dellictus ( stroke unit)
  • nel caso dellictus ischemico sulla possibiltà di
    sciogliere il coagulo nelle prime 3 ore (
    trombolisi) e di contrastare la formazione di
    ulteriori trombi attraverso farmaci che
    prevengono laggregazione delle piastrine (
    antiaggreganti, in primo luogo, laspirina).
  • TROMBOLISI
  • Il farmaco r-tPA recombinant tissue plasminogen
    activator somministrato per via endovenosa nelle
    prime tre ore alla dose di 0.9 mg ogni kg di peso
    corporeo ( max 90 mg) 10 in bolo, il resto
    nellarco di unora) . Lefficacia del
    trattamento diminuisce progressivamente dopo le
    tre ore.
  • ANTIAGGREGANTI
  • Laspirina va consigliata in fase acuta ad un
    dosaggio di 300 mg in tutti i pazienti ad
    esclusione di quelli candidati al trattamento
    trombolitico nei quali può essere iniziato dopo
    24 ore, o con indicazione al trattamento
    anticoagulante.
  • In alternativa per i pazienti già in trattamento
    con aspirina prima dellictus e per quelli che
    hanno controindicazioni alluso di aspirina si
    utilizzano ticlopidina 250 mg x2/die (eseguendo
    almeno 2 controlli dell emocromo al mese per i
    primi 3 mesi) , o clopidogrel 75 mg /die,o
    dipiridamolo a lento rilascio 200 mg e ASA 25 mg
    x2/die.

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ANTICOAGULANTI
  • Sono indicati nei pazienti con Fa non valvolare e
    nei pazienti con altre eziologie cardioemboliche
    che hanno un elevato rischio di recidiva precoce
    (es. protesi valvolare meccaniche) nonché nei
    casi con patologia aterotrombotica dei vasi
    arteriosi extra cranici che , malgrado adeguata
    terapia antiaggregante, presentano ripetute
    recidive.

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PREVENZIONE SECONDARIATERAPIA A LUNGO TERMINE
SPREAD 2007
  • Nei TIA e nell ictus ischemico non
    cardioembolico e indicato il trattamento
  • antiaggregante con ASA 100-325 mg/die.
  • Per l uso prolungato ASA 100 mg/die.
  • Nel caso ASA non sia efficace o non tollerato e
    indicato il trattamento antiaggregante con
    clopidogrel 75 mg/die.
  • E indicata anche ticlopidina 500 mg/die che
    pero presenta rispetto al clopidogrel un profilo
    di sicurezza minore quindi richiede controllo
    emocromo ogni 2 settimane.
  • Nell ictus o TIA cardioembolico associato a
    cardiopatie valvolari emboligene e indicata la
    terapia anticoagulante

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PROGNOSI
  • DAL 40-50 dei pazienti muore entro 3 settimane
    dallo stroke .
  • Il 25 muore entro 2 anni
  • La maggiore mortalità si verifica nelle emorragie
    cerebrali
  • ( 70/80 ),mentre è più bassa nellinfarto (
    20).
  • La perdita di coscienza implica una prognosi
    peggiore
  • Altri segni presentano un significato prognostico
    negativo incontinenza, deviazione laterale
    dello sguardo.
  • Dei pazienti che sopravvivono allevento acuto ,
    dopo 6 mesi la metà è disabile.
  • I pazienti che hanno presentato un ictus possono
    andare incontro ad un ulteriore ictus o ad un
    IMA.
  • La prognosi degli infarti lacunari è è usualmente
    buona con parziale o completa risoluzione del
    deficit solitamente in 4-6 settimane.

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CAUSE PIU FREQUENTI DI MORTE NEI PRIMI GG DOPO
UN ICTUS
  • Polmoniti,
  • embolia polmonare ,
  • ischemia miocardica

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CONCLUSIONE
  • Se da un lato e vero che negli ultimi 30 anni
    e stato dimostrato un graduale declino della
    frequenza degli ictus (di circa il 50),
    attribuito al piu efficace trattamento di alcune
    delle condizioni che li favoriscono, come l
    ipertensione arteriosa e le cardiopatie
    emboligene,dall altro si calcola che l
    evoluzione demografica, caratterizzata da un
    sensibile invecchiamento , portera in Italia,se
    l incidenza dovesse rimanere costante, ad un
    aumento dei casi di ictus nel prossimo futuro.

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GRAZIE
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